Ceroli Totale

Mario Ceroli, La Cina, 1966, legno pino di Russia

 

Dal 7 October 2025 al 11 January 2026

Roma

Luogo: Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

Indirizzo: Viale Belle Arti 131

Curatori: Renata Cristina Mazzantini, Cesare Biasini Selvaggi

Telefono per informazioni: + 39 06 32298221

Sito ufficiale: http://gnamc.cultura.gov.it


Dal 7 ottobre 2025 all’11 gennaio 2026, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, in collaborazione con Banca Ifis, presenta la rassegna CEROLI TOTALE, una mostra monografica dedicata a Mario Ceroli (Castel Frentano, 1938). A cura di Renata Cristina Mazzantini, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, e Cesare Biasini Selvaggi, l’esposizione ripercorre settant’anni di ricerca dello scultore attraverso una selezione di venti opere tra sculture e installazioni provenienti dalla collezione della GNAMC, di Banca Ifis e dell’artista.
 
Nell’ambito dell’iniziativa Artista alla GNAMC, sarà Ceroli protagonista 2025. Il programma di “artisti in visita”, ovvero di visiting artist, concepito con la formula “un anno, un artista, una sala”, coinvolgerà il maestro in una serie di incontri con il pubblico, gli studiosi nonché agli studenti delle Accademie e delle facoltà di Valle Giulia, permettendo soprattutto ai giovani di approfondire direttamente il lavoro dell’artista. Per l’iniziativa Artista alla GNAMC, Ceroli ha creato due opere site-specific dal titolo La grande quercia e Le ceneri.
 
«È un privilegio ripercorrere con Mario Ceroli le tappe più significative di una carriera artistica che, capolavoro dopo capolavoro, attraversa la storia dell’arte italiana, dalla Scuola di Piazza del Popolo all’Arte Povera, fino ad oggi. Ceroli ha magnificamente messo in scena una mostra ricca di suggestioni che reinterpretano ogni lavoro, storico e recente, con auto ironia in una costante ricerca di sé», dichiara Renata Cristina Mazzantini, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea e co-curatrice della mostra.
 
«"Ceroli Totale” è una selezione dei capolavori acquisiti da Banca Ifis, che documenta la sua carriera artistica dagli anni Cinquanta ad oggi. È un obiettivo che abbiamo iniziato lo scorso anno proprio alla GNAMC, che oggi si rafforza con questa mostra e che prevede nel 2026 l'apertura al pubblico del Museo Ceroli. La volontà della Nostra Banca è avanzare verso l’apertura del museo per conservare la collezione - nell'ambiente affascinante della casa, giardino e hangar- studio dell'artista - e consentirne la ricerca e la sperimentazione attraverso laboratori e atelier destinati ai giovani, dichiara Ernesto Fürstenberg Fassio, Presidente di Banca Ifis».
 
«Questa mostra l’ho concepita secca e semplice, con un sapore attuale, seria, fatta con la testa ma anche con il cuore, culturalmente sana. Le opere che si succedono di sala in sala mi fanno sentire lo slancio e l’entusiasmo di quando da ragazzo, a diciassette anni, realizzai il tronco inchiodato oggi esposto dal titolo “Composizione”, di proprietà della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Quando ho terminato l’allestimento mi è sembrato di trovarmi in una grande piazza, quella di piazza del Popolo, del Caffè Rosati, quando Roma era l’avanguardia, con le gallerie dell’epoca, La Tartaruga, La Salita, L’Attico, e la nuova generazione della scuola romana» dichiara Mario Ceroli.
 
«La mostra CEROLI TOTALE è stata ideata dall’artista come un’opera d’arte in sé, “totale”, un nuovo atto di una lunga e coerente continuità e libertà immaginativa di messe in scena che si susseguono da settant’anni fino a oggi. La mostra intende evidenziare come la ricerca permanente di Ceroli sia sempre riuscita a rinnovarsi nello spazio rischiando i successi e le consacrazioni ogni volta conseguiti, anticipando in modo pionieristico sensibilità, tendenze, macro orientamenti della creatività contemporanea», dichiara Cesare Biasini Selvaggi, co-curatore della mostra.
 
La mostra presenta, in 10 sale del museo, una selezione di capolavori dell’artista come La Cina (1966), Primavera (1968), Balcone (1966), Progetto per la pace (1969), La battaglia (1978), accanto a lavori mai esposti, tra cui Sesto senso (1999), Le chiacchiere (1989), Tela di Penelope (1992) e Arpa birmana (1992). L’esposizione è concepita per offrire una messa in scena del teatro ceroliano, dove ogni lavoro è scritturato dall’artista come un personaggio convocato a “interpretare” un ruolo inedito, in una permanente ricerca di contemporaneità. Molti dei complessi plastici occupano lo spazio assegnato affinché lo spettatore vi si immerga e ne sia partecipe, come se trasportato in un altrove artificiale.

Il percorso espositivo parte con tre opere di Ceroli inserite all’interno del nuovo allestimento delle collezioni della GNAMC. Ultima cena (1965) “apre la scena” sui dodici apostoli, divisi in due gruppi, intagliati nel legno grezzo con un’essenzialità “giottesca”, uguali nella loro postura rigorosa su uno scranno, senza la consueta tavola imbandita di fronte. Al centro, il fulcro della scultura dall’espressività monumentale è rappresentato da un posto vuoto, che non è un’assenza qualunque, ma proprio quella di Gesù. Segue Le bandiere di tutto il mondo (1968), un’installazione di oltre otto metri e mezzo lineari di canali zincati che ospitano, come antichi sacelli, pigmenti policromi, frammenti di vetro, frammenti di carbone, gomma lacca, sassi, trucioli di ferro, scaglie di solfato di rame: ciascun elemento racconta in sé la propria storia. Quest’opera, del periodo dell’Arte Povera, acquisita nel 2024 dal museo nell’ambito del PAC-Piano per l’Arte Contemporanea, è la dichiarazione d’amore dell’artista alla bellezza della terra, dove la diversità della vita, espressa anche dai colori, nel suo perpetuo movimento trascende confini, linguaggi, culture.

All’ingresso delle sale dedicate alla monografica su Ceroli attende il visitatore Mangiafuoco (1990), una sorprendente scultura inedita costituita da assi (il volto) e filamenti di legno (i capelli della folta chioma), ottenuti dai residui di precedenti lavori, il loro “negativo” nel ridisegno permanente che Ceroli, da sapiente artigiano-burattinaio, fa della vita, «Gli alberi sono la vita, e assomigliano molto all’uomo, alla sua struttura fisica», ricorda sempre l’artista.

La vita è sempre il punto di partenza dell’arte di Ceroli. I suoi progetti creativi, la sua manualità flirtano senza sosta con la memoria, a partire da quella familiare, e con l’evanescenza del ricordo. Tela di Penelope (1992) è una scultura in mostra che si collega all’infanzia dell’artista in Abruzzo, vissuta intensamente nel paese di Castel Frentano in casa della nonna materna, Filomena, quotidianamente intenta alla tessitura a telaio. La Tela di Penelope evoca l’intimità e la cura di un mondo di gesti femminili all’ombra del focolare domestico. Questo “piccolo mondo antico” rivive nella scultura di Ceroli dove gesto e composizione, colore e materiale, si fondono tra loro, lungo un fluido sinestetico che scorre tra immagini sbiadite dal tempo, profumi e fragranze lontane ma persistenti, insieme alla melodia ritmica e ipnotica del telaio (evocata dall’Arpa birmana, 1992).

Anche Primavera (1968) rappresenta un ulteriore reinvenzione autobiografica dell’artista, in questo caso di una pagina della sua adolescenza quando, d’estate, trascorreva giornate intere nei giardini all’italiana di Palazzo Farnese. Primavera è un parallelepipedo formato dall’accostamento di travi di legno dalla punta aguzza, un omaggio dell’artista al giardino all’italiana, uno dei più importanti ambiti della progettazione nella storia dell’architettura del paesaggio, che attinge alla materia, alla manualità e all’idea di “teatralità” in quanto “rappresentazione di vita”.

Ceroli da buon “paleologo” apre varchi nei codici dell’arte occidentale e ne dà una testimonianza spettacolare con La battaglia (1978), ispirata ai tre pannelli della celebre Battaglia di San Romano di Paolo Uccello. Questo complesso plastico (dedicato alla memoria di Pier Paolo Pasolini, con cui Ceroli aveva collaborato), è un fronte di quasi nove metri lineari per tre metri e mezzo d’altezza, ben lontano dal rappresentare un semplice d’aprés, se non per la visione scenica quasi teatrale con l’azione vista orizzontalmente. Lo spettatore viene inghiottito da una sequenza quasi cinematografica: si trova a fronteggiare la schiera e la griglia di lance e i cavalli.

Tra le opere selezionate c'è anche Composizione, un tronco d’albero, uno dei rari tronchi inchiodati realizzati da Ceroli dal 1956 al 1960. Composizione del 1957-1958 ottenne da Cesare Brandi nel 1960 il Premio per la giovane scultura presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, che acquisì il lavoro.

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