Gioberto Noro. Transizioni di fase

Gioberto Noro, D-Zone #1, 2006
Dal 22 January 2015 al 22 February 2015
Torino
Luogo: Parco d'Arte Vivente - PAV
Indirizzo: via Giordano Bruno 31
Orari: venerdì 15-18; sabato e domenica 12-19
Costo del biglietto: intero € 4, ridotto € 3
Telefono per informazioni: +39 011 3182235
E-Mail info: info@parcoartevivente.it
Sito ufficiale: http://www.parcoartevivente.it
Giovedì 22 gennaio, alle ore 18.00, nell’ambito del programma artistico 2015 del PAV, inaugura Transizioni di fase, mostra personale di Gioberto Noro.
Gioberto Noro non è il nome di un singolo artista, bensì il moniker dei due fotografi torinesi Sergio Gioberto (1952, Torino) e Marilena Noro (1961, Torino), che non a caso scelgono di elidere la congiunzione “e” nel presentarsi. Il loro lavoro è infatti frutto di uno sforzo congiunto, di una perfetta comunione di intenti.
Difficilmente, di fronte al loro lavoro, lo spettatore può limitarsi a un'osservazione passiva. Qualcosa, in questi scorci di paesaggio in cui natura ed edifici incompiuti interagiscono, stimola un fecondo senso di inquietudine, portandoci a riflettere non solo sulla singola immagine, ma, a ben vedere, sullo statuto della fotografia nel suo complesso. La domanda che ci si pone è: il soggetto è reale?
Nel libro Un'autentica bugia, il giornalista Michele Smargiassi sostiene l'inconsistenza del problema del vero, per quanto concerne la fotografia, un mezzo d'espressione che comincia a "mentire" ben prima dell'avvento del digitale. Il processo di trasformazione di una serie di elementi reali in un'immagine bidimensionale impone al mezzo fotografico di alterare la realtà. La fotografia è un'impronta del reale, ma non è e non può essere il reale medesimo; non può narrarci storie e situazioni lineari, limpide e automaticamente leggibili, ma può fornirci degli elementi e suggerirci una serie di domande con le quali provare a comprendere questi stessi elementi.
Il rapporto che le opere di Gioberto Noro intrattengono con il reale non si configura come una relazione pacifica e lineare, piuttosto come uno "scontro dialettico", nel quale l'atto del fotografare (un gesto che rivela la sua intrinseca violenza, per il mondo anglosassone, già nell'uso del verbo to shoot) divora le impronte di una serie di soggetti e le sottopone a un processo di alterazione regolato da inversioni di polarità, da quelle dinamiche di contrasto che, in senso letterale quanto metaforico, appaiono come una condizione costante del mezzo fotografico.?
In Transizioni di fase la materia allo stato gassoso è oggetto di ricerca degli artisti, quale forma di mutamento, evoluzione e alterazione della percezione. Della serie Elogio della nuvola fa parte Omaggio ad Antonio da Correggio, dove il contrasto tra l'astrattezza fisica delle nuvole e il rigore delle pareti in cemento scatena nello spettatore un senso di inquietudine e quasi la necessità di collocare i soggetti nello spazio e nel tempo. Dal senso di straniamento aereo, con il lavoro inedito Tränengas Landshaft #2, si passa ad analizzare il soggetto gassoso a livello terreno, che, insinuandosi nella folta vegetazione, si allarga e si muove sulla scena come in cerca di qualcosa o qualcuno. Non si tratta di una nuvola e non è lontano da noi; le domande che ci poniamo sono: cos’è? Chi lo ha fatto? Perché?
In D-Zone #1 troviamo invece una situazione di civilizzazione, di evoluzione, dove la vegetazione riprende possesso degli spazi e ci pone nuovamente nella posizione di domandarci a cosa stiamo assistendo. Chi è predatore? Uomo o Natura?
Il lavoro di Gioberto Noro è quindi il risultato di un’attenta analisi e la selezione di elementi che costituiscono non solo la singola immagine, ma un punto di osservazione sulla fotografia quale mezzo di espressione rivelatorio.
Gioberto Noro non è il nome di un singolo artista, bensì il moniker dei due fotografi torinesi Sergio Gioberto (1952, Torino) e Marilena Noro (1961, Torino), che non a caso scelgono di elidere la congiunzione “e” nel presentarsi. Il loro lavoro è infatti frutto di uno sforzo congiunto, di una perfetta comunione di intenti.
Difficilmente, di fronte al loro lavoro, lo spettatore può limitarsi a un'osservazione passiva. Qualcosa, in questi scorci di paesaggio in cui natura ed edifici incompiuti interagiscono, stimola un fecondo senso di inquietudine, portandoci a riflettere non solo sulla singola immagine, ma, a ben vedere, sullo statuto della fotografia nel suo complesso. La domanda che ci si pone è: il soggetto è reale?
Nel libro Un'autentica bugia, il giornalista Michele Smargiassi sostiene l'inconsistenza del problema del vero, per quanto concerne la fotografia, un mezzo d'espressione che comincia a "mentire" ben prima dell'avvento del digitale. Il processo di trasformazione di una serie di elementi reali in un'immagine bidimensionale impone al mezzo fotografico di alterare la realtà. La fotografia è un'impronta del reale, ma non è e non può essere il reale medesimo; non può narrarci storie e situazioni lineari, limpide e automaticamente leggibili, ma può fornirci degli elementi e suggerirci una serie di domande con le quali provare a comprendere questi stessi elementi.
Il rapporto che le opere di Gioberto Noro intrattengono con il reale non si configura come una relazione pacifica e lineare, piuttosto come uno "scontro dialettico", nel quale l'atto del fotografare (un gesto che rivela la sua intrinseca violenza, per il mondo anglosassone, già nell'uso del verbo to shoot) divora le impronte di una serie di soggetti e le sottopone a un processo di alterazione regolato da inversioni di polarità, da quelle dinamiche di contrasto che, in senso letterale quanto metaforico, appaiono come una condizione costante del mezzo fotografico.?
In Transizioni di fase la materia allo stato gassoso è oggetto di ricerca degli artisti, quale forma di mutamento, evoluzione e alterazione della percezione. Della serie Elogio della nuvola fa parte Omaggio ad Antonio da Correggio, dove il contrasto tra l'astrattezza fisica delle nuvole e il rigore delle pareti in cemento scatena nello spettatore un senso di inquietudine e quasi la necessità di collocare i soggetti nello spazio e nel tempo. Dal senso di straniamento aereo, con il lavoro inedito Tränengas Landshaft #2, si passa ad analizzare il soggetto gassoso a livello terreno, che, insinuandosi nella folta vegetazione, si allarga e si muove sulla scena come in cerca di qualcosa o qualcuno. Non si tratta di una nuvola e non è lontano da noi; le domande che ci poniamo sono: cos’è? Chi lo ha fatto? Perché?
In D-Zone #1 troviamo invece una situazione di civilizzazione, di evoluzione, dove la vegetazione riprende possesso degli spazi e ci pone nuovamente nella posizione di domandarci a cosa stiamo assistendo. Chi è predatore? Uomo o Natura?
Il lavoro di Gioberto Noro è quindi il risultato di un’attenta analisi e la selezione di elementi che costituiscono non solo la singola immagine, ma un punto di osservazione sulla fotografia quale mezzo di espressione rivelatorio.
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