Ossimori

Renata e Cristina Cosi, Sociery S-C-0029, 2017, gres bianco, legno, teca in plexiglass, cm. 30x30x30
Dal 26 February 2022 al 8 April 2022
Verona
Luogo: Kromya Art Gallery
Indirizzo: Via Oberdan 11/c
Orari: da martedì a sabato 10.00-12.30 / 16.00-19.30, chiuso lunedì e domenica
Curatori: Matteo Galbiati
Costo del biglietto: Ingresso gratuito. Accessi regolamentati nel rispetto della normativa vigente
Telefono per informazioni: +39 045 9788842
E-Mail info: info@kromyartgallery.com
Sito ufficiale: http://www.kromyartgallery.com
Illusione, metamorfosi, trasfigurazione e dissimulazione della realtà sono i temi centrali della collettiva "Ossimori", in programma dal 26 febbraio all'8 aprile 2022 nella sede veronese di Kromya Art Gallery. Curata da Matteo Galbiati con opere di Cristina e Renata Cosi, Andrea Facco, Federico Ferrarini e Luca Marignoni, la mostra sarà inaugurata sabato 26 febbraio dalle 16.00 alle 20.00.
Attraverso la pittura e la scultura, i cinque artisti sanno mettere in discussione la verità di quanto appare con azioni che generano una continua ridefinizione del dato percettivo. Inganno e mimesi, rivelazione e rappresentazione sono i termini con cui ogni loro intervento riconfigura il dato acquisito dallo sguardo.
«Le verità raccontate in modo così verosimile dall'arte - spiega il curatore Matteo Galbiati - si rivelano friabili e ingannevoli e, agli occhi, non resta che riconfigurare attentamente il giudizio persuasivo appena dato per definitivo. Ma quel che vediamo è inganno o il tentativo di migliorare la realtà e avvicinarla, proprio attraverso l'arte, al mondo delle idee? In questo scarto ambiguo tra posizioni opposte sta la forza espressiva dei loro lavori che, messi a confronto, accentuano le loro qualità peculiari grazie a questa dialettica di reciproca prossimità».
Nella ricerca di Cristina (Cesena, 1980) e Renata (Cesena, 1983) Cosi la ceramica prende la forma di pelli, stoffe, pagine: sono in generali supporti bianchi, vuoti e leggeri incapaci nel tempo di aver trattenuto le memorie e le storie vissute. Sono fossilizzati in una pesante leggerezza che fissa quei cambiamenti che potrebbero avvertire.
Interroga, invece, la pittura Andrea Facco (Verona, 1973) che, inseguendo la puntualità dell'iperrealismo, prova, in una sfida semantica, a rappresentare ciò che già è stato rappresentato. La sua realtà allora si allontana da quella iniziale per dedurre l'essenza di qualcosa di diverso in un continuo trasformarsi del visibile.
Anche Federico Ferrarini (Verona, 1976), tra pittura e scultura, apre una connessione spazio-temporale con il nostro mondo trasferendo dalla bidimensionalità delle tele, alla tridimensionalità delle installazioni scultoree, una trasfigurante vibrazione che indugia sull'evidenza di energie ataviche e cosmiche, le stesse che regolano l'universo in cui siamo immersi.
Infine Luca Marignoni (Cles, 1989), nell'essenzialità elaborata delle sue forme, dibatte sulla dualità degli opposti alterando lo stato fisico del materiale e facendolo vibrare di inconsuete evoluzioni formali; così cerca l'energia vitale che la materia stessa conserva, trattiene e lascia deflagrare restituendola allo sguardo che è capace di intercettarla nelle sue nuove possibilità e verità.
Attraverso la pittura e la scultura, i cinque artisti sanno mettere in discussione la verità di quanto appare con azioni che generano una continua ridefinizione del dato percettivo. Inganno e mimesi, rivelazione e rappresentazione sono i termini con cui ogni loro intervento riconfigura il dato acquisito dallo sguardo.
«Le verità raccontate in modo così verosimile dall'arte - spiega il curatore Matteo Galbiati - si rivelano friabili e ingannevoli e, agli occhi, non resta che riconfigurare attentamente il giudizio persuasivo appena dato per definitivo. Ma quel che vediamo è inganno o il tentativo di migliorare la realtà e avvicinarla, proprio attraverso l'arte, al mondo delle idee? In questo scarto ambiguo tra posizioni opposte sta la forza espressiva dei loro lavori che, messi a confronto, accentuano le loro qualità peculiari grazie a questa dialettica di reciproca prossimità».
Nella ricerca di Cristina (Cesena, 1980) e Renata (Cesena, 1983) Cosi la ceramica prende la forma di pelli, stoffe, pagine: sono in generali supporti bianchi, vuoti e leggeri incapaci nel tempo di aver trattenuto le memorie e le storie vissute. Sono fossilizzati in una pesante leggerezza che fissa quei cambiamenti che potrebbero avvertire.
Interroga, invece, la pittura Andrea Facco (Verona, 1973) che, inseguendo la puntualità dell'iperrealismo, prova, in una sfida semantica, a rappresentare ciò che già è stato rappresentato. La sua realtà allora si allontana da quella iniziale per dedurre l'essenza di qualcosa di diverso in un continuo trasformarsi del visibile.
Anche Federico Ferrarini (Verona, 1976), tra pittura e scultura, apre una connessione spazio-temporale con il nostro mondo trasferendo dalla bidimensionalità delle tele, alla tridimensionalità delle installazioni scultoree, una trasfigurante vibrazione che indugia sull'evidenza di energie ataviche e cosmiche, le stesse che regolano l'universo in cui siamo immersi.
Infine Luca Marignoni (Cles, 1989), nell'essenzialità elaborata delle sue forme, dibatte sulla dualità degli opposti alterando lo stato fisico del materiale e facendolo vibrare di inconsuete evoluzioni formali; così cerca l'energia vitale che la materia stessa conserva, trattiene e lascia deflagrare restituendola allo sguardo che è capace di intercettarla nelle sue nuove possibilità e verità.
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