Il 24 maggio l’apertura al pubblico in occasione di Open House Roma
L'École française svela il nuovo allestimento dell'area archeologica di Piazza Navona tra sorprese e riscoperte

Il nuovo allestimento dell'area archeologica nei sotterranei dell' École française de Rome | Courtesy EFR
Samantha De Martin
22/05/2025
Roma - Ci sono i resti della bottega di un marmista, specializzato in mosaici di opus sectile, come dimostrano i 3600 frammenti rinvenuti durante lo scavo.
E c’è un vasetto contenente resti di colori utilizzati per le pitture murali, oltre a diverse tessere in vetro adoperate per le decorazioni musive. E poi la bottega di un artigiano specializzato nella produzione di pentole per cuocere il cibo, come provano i circa 600 frammenti in ceramica, probabilmente una delle testimonianze più precoci di produzione ceramica altomedievale dentro le mura di Roma.
Siamo nel ventre di Piazza Navona, nel cuore della capitale, precisamente nei sotterranei dell’edificio al civico 62, che dal 1975 ospita l’École française de Rome. In occasione dei 150 anni dell’École e dei 50 anni dall’inaugurazione di questa sua seconda sede (la prima, dal 1875 si trova a Palazzo Farnese) l’ente pubblico per la ricerca e la formazione alla ricerca in archeologia, storia e nelle altre scienze umane e sociali, dalla Preistoria ai nostri giorni - che da 150 anni svolge un ruolo di primo piano nella promozione della ricerca scientifica internazionale - svela ai visitatori il nuovo allestimento del suo scrigno sommerso con una nuova presentazione e una ricostruzione 3D dello Stadio di Domiziano che valorizzano l'area archeologica. Accadrà sabato 24 maggio quando, in occasione di Open House Roma, l’ École française de Rome aprirà al pubblico la sua zona archeologica che sarà presentata in una nuova veste, dopo lo straordinario afflusso di visitatori registrato durante la prima apertura ai visitatori nel corso delle Notte Europea dei Musei, venerdì 16 maggio e sabato 17 maggio scorso.
Sabato 24 gli ospiti potranno partecipare a due visite gratuite della durata di 45 minuti - alle 10 e alle 11 - accompagnati da Évelyne Bukowiecki, archeologa e responsabile del laboratorio archeologico dell'École française de Rome (prenotazione obbligatoria).
Oltre ad aggirarsi intorno alle rovine dello stadio di Domiziano, apprezzando il nuovo allestimento dell’area archeologica, si potrà ammirare l’inedita mostra di arte contemporanea ARTKEO, progettata appositamente dagli artisti del Collettivo Kyabasu. Sarà possibile anche visitare l’esposizione “Un Museo per l’École”, un insieme inedito di reperti archeologici conservati all’ École française de Rome. La collezione fu raccolta principalmente dal primo direttore dell’ École Auguste Geffroy con l’intento di dotare l’istituzione di un fondo di antichità a scopo scientifico e didattico.
Tra il 2006 e il 2009, durante la ristrutturazione dell’edificio di Piazza Navona 62 l’École ha colto l'opportunità di avviare un’indagine archeologica nei suoi sotterranei, primo e unico scavo stratigrafico realizzato nella piazza. I risultati di quest'indagine hanno permesso di aprire, nel 2014, una zona archeologica che ricostruisce la storia della piazza dall’antichità al XIX secolo. Così, aggirandoci adesso nel grembo dell'École, un efficace apparato didascalico esplicativo e una mappa cronologica ci ricordano che, una volta abbandonata la funzione di stadio, dedicato a competizioni sportive, a spettacoli, ma anche alla cura del corpo, la piazza ha cominciato ad accogliere, tra IV e VI secolo, officine legate alle più disparate attività artigianali e produttive. Un secolo dopo gli ultimi giochi, nella zona verso l’emiciclo, ecco insediarsi un artigiano marmista. Al VI secolo risalgono invece le prime sepolture e una serie di necropoli installate proprio all’interno o intorno alle numerose rovine presenti in città. E così tra le strutture che sostenevano i gradini dell’ima cavea del vecchio stadio, gli archeologi hanno ritrovato ben sedici sepolture di uomini e donne di diverse fasce d’età, sepolti in semplici fossati o, in due casi, deposti all’interno di tombe a cappuccina. Un’usanza durata poco, dal momento che un secolo dopo la piazza è tornata ad accogliere le attività produttive. Camminando nell’area archeologica, seguendo il percorso dotato di una nuova illuminazione, l’emozione è forte. Le informazioni restituite dagli archeologi ci informano che un immondezzaio risalente al XIV secolo ha restituito del vasellame pregiato tra frammenti di ciotole in maiolica, catini per il lavaggio, ma anche olle per cuocere minestre e stufati, tegami per fritti, boccali per vini e bevande ricoperti da un sottile rivestimento in vetro.
Sempre al “civico 62” sono stati rinvenuti un suggestivo pavimento altomedievale in imitazione dell’opus spicatum antico e altri due immondezzai databili tra la fine XV e gli inizi del XVI secolo. Seguendo la narrazione messa a punto dall’École scopriamo una piazza Navona trasformata dopo il 1651, e almeno fino al 1866, in “lago temporaneo” per accogliere le coreografie di battaglie navali e giochi d’acqua per il divertimento estivo del popolo e dell’aristocrazia romana.
“Non sono una piazza, ma una campagna, un teatro, una fiera, un’allegria” scriveva Giuseppe Gioacchino Belli in un sonetto dedicato a Piazza Navona. Ed è vero, specie quando dalle carrozze si passa alle automobili, che sfrecciano attorno alla Fontana dei quattro Fiumi del Bernini, come dimostra in mostra una fotografia del 1968 dall’Archivio di Roma Capitale.
“Nel celebrare i cinquant’anni di questa sede - ha spiegato la direttrice dell’École, Brigitte Marin - vogliamo sottolineare come questo spazio abbia trasformato la vita scientifica dell’École: offrendo accoglienza a borsisti e ricercatori, ha consentito di rafforzare l’influenza ed il contributo dell’École nel panorama della ricerca internazionale.”
Nel 2025 - anno che segna l'anniversario della creazione e della sua installazione a Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia in Italia, e a Piazza Navona successivamente nel 1975 - l’École continua la propria missione, ripercorrendo i suoi traguardi, il suo patrimonio documentario e archeologico e la sua influenza sulla ricerca scientifica in aree d’intervento che abbracciano l'Italia, il Maghreb e i paesi dell'Europa sud-orientale che si affacciano sul mare Adriatico.
E c’è un vasetto contenente resti di colori utilizzati per le pitture murali, oltre a diverse tessere in vetro adoperate per le decorazioni musive. E poi la bottega di un artigiano specializzato nella produzione di pentole per cuocere il cibo, come provano i circa 600 frammenti in ceramica, probabilmente una delle testimonianze più precoci di produzione ceramica altomedievale dentro le mura di Roma.
Siamo nel ventre di Piazza Navona, nel cuore della capitale, precisamente nei sotterranei dell’edificio al civico 62, che dal 1975 ospita l’École française de Rome. In occasione dei 150 anni dell’École e dei 50 anni dall’inaugurazione di questa sua seconda sede (la prima, dal 1875 si trova a Palazzo Farnese) l’ente pubblico per la ricerca e la formazione alla ricerca in archeologia, storia e nelle altre scienze umane e sociali, dalla Preistoria ai nostri giorni - che da 150 anni svolge un ruolo di primo piano nella promozione della ricerca scientifica internazionale - svela ai visitatori il nuovo allestimento del suo scrigno sommerso con una nuova presentazione e una ricostruzione 3D dello Stadio di Domiziano che valorizzano l'area archeologica. Accadrà sabato 24 maggio quando, in occasione di Open House Roma, l’ École française de Rome aprirà al pubblico la sua zona archeologica che sarà presentata in una nuova veste, dopo lo straordinario afflusso di visitatori registrato durante la prima apertura ai visitatori nel corso delle Notte Europea dei Musei, venerdì 16 maggio e sabato 17 maggio scorso.
Sabato 24 gli ospiti potranno partecipare a due visite gratuite della durata di 45 minuti - alle 10 e alle 11 - accompagnati da Évelyne Bukowiecki, archeologa e responsabile del laboratorio archeologico dell'École française de Rome (prenotazione obbligatoria).
Oltre ad aggirarsi intorno alle rovine dello stadio di Domiziano, apprezzando il nuovo allestimento dell’area archeologica, si potrà ammirare l’inedita mostra di arte contemporanea ARTKEO, progettata appositamente dagli artisti del Collettivo Kyabasu. Sarà possibile anche visitare l’esposizione “Un Museo per l’École”, un insieme inedito di reperti archeologici conservati all’ École française de Rome. La collezione fu raccolta principalmente dal primo direttore dell’ École Auguste Geffroy con l’intento di dotare l’istituzione di un fondo di antichità a scopo scientifico e didattico.
Tra il 2006 e il 2009, durante la ristrutturazione dell’edificio di Piazza Navona 62 l’École ha colto l'opportunità di avviare un’indagine archeologica nei suoi sotterranei, primo e unico scavo stratigrafico realizzato nella piazza. I risultati di quest'indagine hanno permesso di aprire, nel 2014, una zona archeologica che ricostruisce la storia della piazza dall’antichità al XIX secolo. Così, aggirandoci adesso nel grembo dell'École, un efficace apparato didascalico esplicativo e una mappa cronologica ci ricordano che, una volta abbandonata la funzione di stadio, dedicato a competizioni sportive, a spettacoli, ma anche alla cura del corpo, la piazza ha cominciato ad accogliere, tra IV e VI secolo, officine legate alle più disparate attività artigianali e produttive. Un secolo dopo gli ultimi giochi, nella zona verso l’emiciclo, ecco insediarsi un artigiano marmista. Al VI secolo risalgono invece le prime sepolture e una serie di necropoli installate proprio all’interno o intorno alle numerose rovine presenti in città. E così tra le strutture che sostenevano i gradini dell’ima cavea del vecchio stadio, gli archeologi hanno ritrovato ben sedici sepolture di uomini e donne di diverse fasce d’età, sepolti in semplici fossati o, in due casi, deposti all’interno di tombe a cappuccina. Un’usanza durata poco, dal momento che un secolo dopo la piazza è tornata ad accogliere le attività produttive. Camminando nell’area archeologica, seguendo il percorso dotato di una nuova illuminazione, l’emozione è forte. Le informazioni restituite dagli archeologi ci informano che un immondezzaio risalente al XIV secolo ha restituito del vasellame pregiato tra frammenti di ciotole in maiolica, catini per il lavaggio, ma anche olle per cuocere minestre e stufati, tegami per fritti, boccali per vini e bevande ricoperti da un sottile rivestimento in vetro.
Sempre al “civico 62” sono stati rinvenuti un suggestivo pavimento altomedievale in imitazione dell’opus spicatum antico e altri due immondezzai databili tra la fine XV e gli inizi del XVI secolo. Seguendo la narrazione messa a punto dall’École scopriamo una piazza Navona trasformata dopo il 1651, e almeno fino al 1866, in “lago temporaneo” per accogliere le coreografie di battaglie navali e giochi d’acqua per il divertimento estivo del popolo e dell’aristocrazia romana.
“Non sono una piazza, ma una campagna, un teatro, una fiera, un’allegria” scriveva Giuseppe Gioacchino Belli in un sonetto dedicato a Piazza Navona. Ed è vero, specie quando dalle carrozze si passa alle automobili, che sfrecciano attorno alla Fontana dei quattro Fiumi del Bernini, come dimostra in mostra una fotografia del 1968 dall’Archivio di Roma Capitale.
“Nel celebrare i cinquant’anni di questa sede - ha spiegato la direttrice dell’École, Brigitte Marin - vogliamo sottolineare come questo spazio abbia trasformato la vita scientifica dell’École: offrendo accoglienza a borsisti e ricercatori, ha consentito di rafforzare l’influenza ed il contributo dell’École nel panorama della ricerca internazionale.”
Nel 2025 - anno che segna l'anniversario della creazione e della sua installazione a Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia in Italia, e a Piazza Navona successivamente nel 1975 - l’École continua la propria missione, ripercorrendo i suoi traguardi, il suo patrimonio documentario e archeologico e la sua influenza sulla ricerca scientifica in aree d’intervento che abbracciano l'Italia, il Maghreb e i paesi dell'Europa sud-orientale che si affacciano sul mare Adriatico.
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