A Orvieto l’opera di Sangallo s’illumina di verde
Restauro e Global Greening per il Pozzo di San Patrizio

Sistema Museo, Orvieto |
Pozzo di San Patrizio
Francesca Grego
17/03/2017
Terni - Questa sera s’illumina di verde il Pozzo di San Patrizio di Orvieto, appena inaugurato dopo un intervento di restauro. L’iniziativa fa parte delle iniziative del Global Greening, che da otto anni celebrano il santo irlandese in ogni angolo del mondo.
Ma cosa lega San Patrizio a Orvieto? In verità, nulla. Tant’è vero che la straordinaria opera idraulica di Antonio da Sangallo il Giovane inizialmente era nota come Pozzo della Rocca, vista la sua vicinanza con la Rocca Albornoz. Con ogni probabilità prese il nome di San Patrizio perché teatro, dalla seconda metà del Settecento, di riti di espiazione e preghiere per l’accesso al Paradiso, in analogia con la caverna irlandese dove una leggenda vuole che il santo avesse trovato l’ingresso dell’aldilà.
Ma andiamo a conoscere da vicino quest'opera imponente, da poco riqualificata e messa in sicurezza insieme all’adiacente Tempio etrusco del Belvedere.
Si tratta di un capolavoro di ingegneria idraulica, che per dimensioni e accuratezza del progetto mostra tutta l’ambizione dell’architetto rinascimentale, attivo nella Fabbrica della Basilica di San Pietro, oltre che nei cantieri di grandi palazzi e fortificazioni a Roma e nell’Italia centrale per conto di illustri casati come i Farnese.
La creazione del pozzo di Orvieto fu commissionata a Sangallo da papa Clemente VII nel 1527, per assicurare l’acqua alla città in caso di assedio. Partendo da minuziosi rilievi idrogeologici volti a individuare la posizione migliore, l’architetto diede vita a una maestosa costruzione cilindrica, ornata dai gigli farnesiani del nuovo papa Paolo III, che si inabissa nel sottosuolo a 53 metri di profondità.
Settantadue finestroni permettono di affacciarsi sull’abisso durante la discesa e lasciano filtrare la luce con effetti di notevole suggestione. Ma l’elemento più ingegnoso è la scala a doppia rampa elicoidale che permette la discesa nei due sensi, perfetta per evitare ingorghi fra gli animali da soma cui era affidato il trasporto dell’acqua.
A partire dalle 19.00 di questa sera, i riflessi già verdastri della pietra e del muschio si accenderanno di brillante smeraldo irlandese, per essere rilanciati sul web insieme ai 220 siti e monumenti che in tutto il mondo partecipano al Global Greening: dalla Torre di Pisa al Colosseo, dal Castello giapponese di Matsue alle Cascate del Niagara.
Ma cosa lega San Patrizio a Orvieto? In verità, nulla. Tant’è vero che la straordinaria opera idraulica di Antonio da Sangallo il Giovane inizialmente era nota come Pozzo della Rocca, vista la sua vicinanza con la Rocca Albornoz. Con ogni probabilità prese il nome di San Patrizio perché teatro, dalla seconda metà del Settecento, di riti di espiazione e preghiere per l’accesso al Paradiso, in analogia con la caverna irlandese dove una leggenda vuole che il santo avesse trovato l’ingresso dell’aldilà.
Ma andiamo a conoscere da vicino quest'opera imponente, da poco riqualificata e messa in sicurezza insieme all’adiacente Tempio etrusco del Belvedere.
Si tratta di un capolavoro di ingegneria idraulica, che per dimensioni e accuratezza del progetto mostra tutta l’ambizione dell’architetto rinascimentale, attivo nella Fabbrica della Basilica di San Pietro, oltre che nei cantieri di grandi palazzi e fortificazioni a Roma e nell’Italia centrale per conto di illustri casati come i Farnese.
La creazione del pozzo di Orvieto fu commissionata a Sangallo da papa Clemente VII nel 1527, per assicurare l’acqua alla città in caso di assedio. Partendo da minuziosi rilievi idrogeologici volti a individuare la posizione migliore, l’architetto diede vita a una maestosa costruzione cilindrica, ornata dai gigli farnesiani del nuovo papa Paolo III, che si inabissa nel sottosuolo a 53 metri di profondità.
Settantadue finestroni permettono di affacciarsi sull’abisso durante la discesa e lasciano filtrare la luce con effetti di notevole suggestione. Ma l’elemento più ingegnoso è la scala a doppia rampa elicoidale che permette la discesa nei due sensi, perfetta per evitare ingorghi fra gli animali da soma cui era affidato il trasporto dell’acqua.
A partire dalle 19.00 di questa sera, i riflessi già verdastri della pietra e del muschio si accenderanno di brillante smeraldo irlandese, per essere rilanciati sul web insieme ai 220 siti e monumenti che in tutto il mondo partecipano al Global Greening: dalla Torre di Pisa al Colosseo, dal Castello giapponese di Matsue alle Cascate del Niagara.
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