Dal 27 giugno al 20 settembre
Francesca Woodman e Birgit Jürgenssen insieme a Merano Arte

Francesca Woodman, Untitled, Rome, Italy, 1977–1978/2006 Schwarz-Weiß-Silbergelatineabzug auf Barytpapier/ Black-and-white gelatin silver print on barite paper © Courtesy George and Betty Woodman, New York / SAMMLUNG
L. Sanfelice
23/06/2015
Venezia - Francesca Woodman (1958–1981) e Birgit Jürgenssen (1949-2003), entrambe esponenti femminili di spicco dell’arte contemporanea specchieranno i loro percorsi creativi nelle sale del centro espositivo Merano Arte che, dal 27 giugno al 20 settembre, in collaborazione con la prestigiosa Collezione Verbund di Vienna accosterà in un felice dialogo le opere delle due fotografe.
Malgrado le due donne non si siano mai incontrate sono numerosi i parallelismi rintracciabili nelle loro opere performative. A cominciare da un'attenta messa in scena del soggetto e dal confronto con la tematica del corpo femminile nell'espressione artistica. Proprio a partire da questi aspetti, la mostra supera la comunione estetica e concettuale, e spinge il confronto sul piano storico, nella cornice degli anni Settanta.
In quegli anni le due artiste scelsero di utilizzare il loro corpo come strumento formale per interrogare la propria identità, sperimentando spesso nude, a volte travestite. E se Jürgenssen manifestò apertamente la sua appartenenza all'avanguardia femminista attraverso riflessioni ironiche pervase di spirito surrealista sugli stereotipi sessuali e di genere, sui pregiudizi e malintesi della vita quotidiana; Woodman, che utilizzò il suo corpo al tempo stesso come strumento e oggetto includendolo in orchestrazioni elaborate, è stata reinterpretata in questa chiave solo in tempi più recenti.
Malgrado le due donne non si siano mai incontrate sono numerosi i parallelismi rintracciabili nelle loro opere performative. A cominciare da un'attenta messa in scena del soggetto e dal confronto con la tematica del corpo femminile nell'espressione artistica. Proprio a partire da questi aspetti, la mostra supera la comunione estetica e concettuale, e spinge il confronto sul piano storico, nella cornice degli anni Settanta.
In quegli anni le due artiste scelsero di utilizzare il loro corpo come strumento formale per interrogare la propria identità, sperimentando spesso nude, a volte travestite. E se Jürgenssen manifestò apertamente la sua appartenenza all'avanguardia femminista attraverso riflessioni ironiche pervase di spirito surrealista sugli stereotipi sessuali e di genere, sui pregiudizi e malintesi della vita quotidiana; Woodman, che utilizzò il suo corpo al tempo stesso come strumento e oggetto includendolo in orchestrazioni elaborate, è stata reinterpretata in questa chiave solo in tempi più recenti.
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