Buonarroti e la scultura: dal 2 giugno a Villa Fabbricotti un percorso permanente
A Carrara un museo dedicato a Michelangelo

Soprintendenza Speciale Area Archeologica di Roma. |
Mosè, Tomba di Giulio II.
Francesca Grego
11/05/2018
Massa-Carrara - Carrara, città del marmo, ospiterà presto uno spazio museale dedicato interamente a Michelangelo. Il 2 giugno a Villa Fabbricotti sarà inaugurato il CARMI, Museo Carrara e Michelangelo, con l’obiettivo di illustrare il ruolo della scultura nel lavoro di un gigante del Rinascimento, evidenziando il rapporto speciale che lo legò alla città.
Per Michelangelo scolpire non fu solo una dimensione della sua pratica artistica, ma soprattutto un metodo, una lente attraverso cui guardare la realtà, come dimostrano, insieme ai suoi scritti, il Tondo Doni e altre fondamentali opere pittoriche.
Al piano nobile dell’ottocentesca Villa Fabbricotti, queste idee prenderanno corpo in un percorso diviso in sei aree tematiche, tra cui un focus sul David, sezioni dedicate alla simbiosi tra scultura, pittura e architettura nel lavoro del maestro, nonché ai processi creativi del Michelangelo scultore, con il supporto di opere e materiali litici. Scopriremo in un allestimento multimediale i segreti della Pietà, vedremo ologrammi, video, incisioni e documenti originali, fino a una riproduzione a grandezza naturale del Mosè e a contributi di Giacomo Manzù, Michelangelo Antonioni, Ludovico Carlo Ragghianti, Luigi Moretti.
E poi ampio spazio alle relazioni tra il maestro e Carrara, dispensatrice dei marmi prediletti dal Buonarroti. Qui Michelangelo veniva ad approvvigionarsi personalmente delle materie prime necessarie al proprio lavoro, trattenendosi a lungo nelle cave per scovare le pietre migliori. Nel 1505, per esempio, impiegò otto mesi a selezionare e a estrarre i blocchi con cui avrebbe scolpito la Tomba di Giulio II. Infine, due sale dedicate all’eredità del Buonarroti nell’arte del Novecento esploreranno le possibili relazioni del genio fiorentino con l’opera di artisti come Mark Rothko, Le Corbusier, Arata Isozaki, Robert Venturi, Jan Fabre.
Il piano terra ospiterà mostre temporanee, più una sezione di approfondimento sulla storia della villa, mentre nel seminterrato saranno proiettati film e documentari legati alla memoria di Michelangelo.
Per Michelangelo scolpire non fu solo una dimensione della sua pratica artistica, ma soprattutto un metodo, una lente attraverso cui guardare la realtà, come dimostrano, insieme ai suoi scritti, il Tondo Doni e altre fondamentali opere pittoriche.
Al piano nobile dell’ottocentesca Villa Fabbricotti, queste idee prenderanno corpo in un percorso diviso in sei aree tematiche, tra cui un focus sul David, sezioni dedicate alla simbiosi tra scultura, pittura e architettura nel lavoro del maestro, nonché ai processi creativi del Michelangelo scultore, con il supporto di opere e materiali litici. Scopriremo in un allestimento multimediale i segreti della Pietà, vedremo ologrammi, video, incisioni e documenti originali, fino a una riproduzione a grandezza naturale del Mosè e a contributi di Giacomo Manzù, Michelangelo Antonioni, Ludovico Carlo Ragghianti, Luigi Moretti.
E poi ampio spazio alle relazioni tra il maestro e Carrara, dispensatrice dei marmi prediletti dal Buonarroti. Qui Michelangelo veniva ad approvvigionarsi personalmente delle materie prime necessarie al proprio lavoro, trattenendosi a lungo nelle cave per scovare le pietre migliori. Nel 1505, per esempio, impiegò otto mesi a selezionare e a estrarre i blocchi con cui avrebbe scolpito la Tomba di Giulio II. Infine, due sale dedicate all’eredità del Buonarroti nell’arte del Novecento esploreranno le possibili relazioni del genio fiorentino con l’opera di artisti come Mark Rothko, Le Corbusier, Arata Isozaki, Robert Venturi, Jan Fabre.
Il piano terra ospiterà mostre temporanee, più una sezione di approfondimento sulla storia della villa, mentre nel seminterrato saranno proiettati film e documentari legati alla memoria di Michelangelo.
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