Un'italiana dirigerà per la prima volta l'edizione numero 59
Cecilia Alemani alla guida della Biennale d'Arte 2021
Arsenale, Venezia | Foto: Andrea Avezzù | Courtesy of La Biennale di Venezia
Samantha De Martin
13/01/2020
Venezia - Cecilia Alemani sarà la prima donna italiana a dirigere l’edizione numero 59 della Biennale d’Arte di Venezia. Ad annunciarlo è stato il Cda della Biennale presieduto da Paolo Baratta, che ha anche confermato per il 2020 l’italiano Ivan Fedele quale Direttore del Settore Musica, mentre, per il Settore Cinema, è stato approvato un nuovo programma che prevede quale attività permanente la realizzazione, nel periodo primaverile, di rassegne di film classici restaurati, rappresentando un’estensione di “Venezia Classici”.
“È un grandissimo onore poter assumere questo ruolo in una delle istituzioni italiane più prestigiose e riconosciute al mondo - ha commentato Alemani -. Come prima donna italiana a rivestire questa posizione, capisco e apprezzo la responsabilità e anche l’opportunità offertami e mi riprometto di dare voce ad artiste e artisti per realizzare progetti unici che riflettano le loro visioni e la nostra società.”
Milanese, classe 1977, una laurea in Filosofia e un master in studi curatoriali per l’arte contemporanea presso il Bard College di New York, Cecilia Alemani, che attualmente vive a New York, ha all’attivo numerose mostre su artisti contemporanei. Responsabile e capo curatore di High Line Art - programma di arte pubblica della High Line, il parco urbano sopraelevato costruito su una ferrovia abbandonata di New York - era stata scelta nel 2017 come curatrice del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia.
“La scelta di Cecilia Alemani come curatrice della 59. Esposizione Internazionale d'Arte - ha commentato il ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini - conferma la capacità di visione della presidenza di Paolo Baratta che, nell'affidare per la prima volta a una donna italiana l’intera progettazione artistica, prosegue nell'opera di innovazione e rilancio di una delle più importanti istituzioni culturali incrementandone il già notevole prestigio internazionale consolidato attraverso una conduzione attenta e illuminata”.
In collaborazione con la città di Buenos Aires e Art Basel Cities, Alemani ha curato, nel 2018, Hopscotch (Il gioco del mondo), una mostra di arte pubblica che ha celebrato il ricco ecosistema culturale della città argentina. Prima di rivestire questi ruoli, ha invece lavorato come curatrice indipendente collaborando con prestigiosi musei come la Tate Modern di Londra, istituzioni no profit come Artists Space e Art in General (New York) e fondazioni private come la Deste Foundation.
Dal 2009 al 2010 ha diretto lo spazio sperimentale X Initiative a New York, dove ha organizzato, tra le altre, le mostre di Keren Cytter, Hans Haacke, Derek Jarman, Tris Vonna-Michell.
Leggi anche:
• La Biennale d'Arte di Venezia dialoga con i "tempi interessanti"
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Milanese, classe 1977, una laurea in Filosofia e un master in studi curatoriali per l’arte contemporanea presso il Bard College di New York, Cecilia Alemani, che attualmente vive a New York, ha all’attivo numerose mostre su artisti contemporanei. Responsabile e capo curatore di High Line Art - programma di arte pubblica della High Line, il parco urbano sopraelevato costruito su una ferrovia abbandonata di New York - era stata scelta nel 2017 come curatrice del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia.
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In collaborazione con la città di Buenos Aires e Art Basel Cities, Alemani ha curato, nel 2018, Hopscotch (Il gioco del mondo), una mostra di arte pubblica che ha celebrato il ricco ecosistema culturale della città argentina. Prima di rivestire questi ruoli, ha invece lavorato come curatrice indipendente collaborando con prestigiosi musei come la Tate Modern di Londra, istituzioni no profit come Artists Space e Art in General (New York) e fondazioni private come la Deste Foundation.
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