Un ponte tra il mondo antico e la modernità cristiana
Claudio Strinati racconta Santa Maria Maggiore
Claudio Strinati
Francesca Grego e Paolo Mastazza
07/03/2016
La terza tappa del viaggio che ARTE.it sta percorrendo sulle orme del film San Pietro e le Basiliche papali a Roma 3D è la Basilica di Santa Maria Maggiore. Qui la nostra guida è uno storico dell’arte che non necessità di presentazioni. Parliamo di Claudio Strinati, già soprintendente del Polo museale romano per oltre 18 anni e oggi un affermato divulgatore, autore di libri di successo e di programmi televisivi come “Divini devoti” in onda su RAI5.
“L’origine della basilica di Santa Maria Maggiore è legata a una leggenda - racconta Claudio Strinati - la notte del 4 agosto del 358 un patrizio romano, un senatore di nome Giovanni, sognò la Vergine Maria, che gli apparve e gli prescrisse di edificare una chiesa a lei dedicata nel luogo in cui sarebbe avvenuto un evento miracoloso: la mattina dopo, sul colle dell’Esquilino, avrebbe nevicato. Il bello è che nella stessa notte la Madonna apparve in sogno anche a papa Liberio, recandogli lo stesso messaggio. La mattina dopo effettivamente nevicò. Il patrizio Giovanni e il papa accorsero sul luogo e il papa tracciò il segno del perimetro della futura basilica, che fu poi costruita e chiamata Santa Maria Maggiore”.
In realtà la Basilica di Santa Maria Maggiore fu fatta erigere un secolo più tardi da papa Sisto III sul sito di una chiesa antecedente. Quella di Santa Maria Maggiore però è l’unica tra le quattro basiliche papali romane ad aver conservato l’originaria struttura paleocristiana, seppur con alcune modifiche: una pianta a tre navate, a cui si aggiunsero poi nel XIV secolo il transetto e la nuova abside. Interventi successivi furono portati avanti nei secoli a venire con l’edificazione delle due cappelle, la Sistina e Paolina, furono realizzate rispettivamente nel Cinquecento e nel Seicento. Infine il campanile che domina il colle Esquilino è opera del XIV secolo ed è ancor oggi il più alto nella città eterna.
“Santa Maria Maggiore è uno dei pochi monumenti cristiani in cui è ancora possibile cogliere la coesistenza del retaggio dell’antichità classica, della cristianità e della modernità - spiega Strinati - Percorrendo la navata siamo accompagnati dalla fuga di grandi mosaici. In fondo si scorge l’abside con il mosaico della Regalità, dove Maria Vergine, la Theotokos, appare sul trono celeste, mentre Cristo la incorona proclamandola Regina del Cielo”.
Il soffitto, l’unico rimasto del ’400 a Roma con quello di San Marco, voluto alla fine del Quattrocento da Alessandro VI Borgia, fu decorato interamente in oro zecchino.
“Se alziamo lo sguardo e osserviamo il soffitto cassettonato - conclude Strinati - scopriamo un'altra incredibile meraviglia di Santa Maria Maggiore, il soffitto è interamente coperto in oro. E non si tratta di un oro qualsiasi. Anche qui la storia si confonde con il mito, se si considera che la copertura del soffitto fu realizzata con il prezioso metallo che per la prima volta giunse dall’America nella città eterna: una testimonianza della sbalorditiva scoperta del Nuovo Mondo”.
“L’origine della basilica di Santa Maria Maggiore è legata a una leggenda - racconta Claudio Strinati - la notte del 4 agosto del 358 un patrizio romano, un senatore di nome Giovanni, sognò la Vergine Maria, che gli apparve e gli prescrisse di edificare una chiesa a lei dedicata nel luogo in cui sarebbe avvenuto un evento miracoloso: la mattina dopo, sul colle dell’Esquilino, avrebbe nevicato. Il bello è che nella stessa notte la Madonna apparve in sogno anche a papa Liberio, recandogli lo stesso messaggio. La mattina dopo effettivamente nevicò. Il patrizio Giovanni e il papa accorsero sul luogo e il papa tracciò il segno del perimetro della futura basilica, che fu poi costruita e chiamata Santa Maria Maggiore”.
In realtà la Basilica di Santa Maria Maggiore fu fatta erigere un secolo più tardi da papa Sisto III sul sito di una chiesa antecedente. Quella di Santa Maria Maggiore però è l’unica tra le quattro basiliche papali romane ad aver conservato l’originaria struttura paleocristiana, seppur con alcune modifiche: una pianta a tre navate, a cui si aggiunsero poi nel XIV secolo il transetto e la nuova abside. Interventi successivi furono portati avanti nei secoli a venire con l’edificazione delle due cappelle, la Sistina e Paolina, furono realizzate rispettivamente nel Cinquecento e nel Seicento. Infine il campanile che domina il colle Esquilino è opera del XIV secolo ed è ancor oggi il più alto nella città eterna.
“Santa Maria Maggiore è uno dei pochi monumenti cristiani in cui è ancora possibile cogliere la coesistenza del retaggio dell’antichità classica, della cristianità e della modernità - spiega Strinati - Percorrendo la navata siamo accompagnati dalla fuga di grandi mosaici. In fondo si scorge l’abside con il mosaico della Regalità, dove Maria Vergine, la Theotokos, appare sul trono celeste, mentre Cristo la incorona proclamandola Regina del Cielo”.
Il soffitto, l’unico rimasto del ’400 a Roma con quello di San Marco, voluto alla fine del Quattrocento da Alessandro VI Borgia, fu decorato interamente in oro zecchino.
“Se alziamo lo sguardo e osserviamo il soffitto cassettonato - conclude Strinati - scopriamo un'altra incredibile meraviglia di Santa Maria Maggiore, il soffitto è interamente coperto in oro. E non si tratta di un oro qualsiasi. Anche qui la storia si confonde con il mito, se si considera che la copertura del soffitto fu realizzata con il prezioso metallo che per la prima volta giunse dall’America nella città eterna: una testimonianza della sbalorditiva scoperta del Nuovo Mondo”.
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