Raoul Schultz. Opere 1953-1970

Raoul Schultz, Calendario, 1963-1964, Collage su tela, 70 × 100 cm, Venezia, Collezione Tiozzo
Dal 22 Marzo 2025 al 08 Giugno 2025
Venezia
Luogo: Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Indirizzo: Santa Croce 2076
Orari: 1° Nov - 31 Mar 10 - 17 (ultimo ingresso ore 16) | 1° Apr - 31 Ott 10 - 18 (ultimo ingresso ore 17) | Lun chiuso
Curatori: Stefano Cecchetto, Elisabetta Barisoni
Sito ufficiale: http://capesaro.visitmuve.it
Un intervento di valorizzazione e un particolare omaggio a Venezia: quella degli anni Cinquanta e Sessanta, un momento fervido e complesso del panorama culturale, ricco di contraddizioni e suggestioni uniche per i nuovi protagonisti della scena artistica del tempo, in un termine di confronto di grande attualità capace di parlare, ancora oggi, ai giovani autori contemporanei.
La restituzione del lavoro di uno degli artisti più innovativi di questa stagione inaugura il programma espositivo della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro: Raoul Schultz (Lero, Egeo 1931 - Venezia, 1971) è al centro di una significativa e, inevitabilmente, sintetica antologia della sua produzione, dal 1953 al 1970, con oltre cinquanta lavori provenienti sia dal patrimonio della Galleria veneziana, come Nuove strutture 1665, che da collezioni private.
Un percorso che inizia con le partecipazioni alle Collettive di Fondazione Bevilacqua La Masa con opere figurative dedicate alla rappresentazione delle architetture veneziane, fino alle esperienze più mature delle Prospettive curve e delle Nuove strutture nei primi anni Sessanta. In questo periodo si colloca la profonda amicizia tra Schultz e Tancredi e la loro condivisione dello studio a Palazzo Carminati; momento, per entrambi, di felice scoperta di un proprio segno originale.
Pittore, illustratore, grafico e scenografo, il percorso di Schultz non è mai lineare ma articolato e impervio: torna spesso al disegno, alle note, alle cancellature, alle opere concettuali di grande attualità come le Lettere anonime, i Progetti Leonardeschi e le Toponomastiche. Il Surrealismo corre lungo tutta l’opera, a cui si aggiungono l’improvvisazione dadaista e dell’arte comportamentale, fino alla decostruzione del linguaggio. Forte di una naturale interdisciplinarità passa, senza soluzione di continuità, dal fumetto al cinema, i nuovi media del tempo, fino agli assemblage e al recupero del collage, tecnica emersa nell’ambito della rivoluzione concettuale cubista, divenuta ben presto dirompente protagonista di numerose istanze artistiche delle Avanguardie.
Nelle contaminazioni con la letteratura, l’illustrazione e la già citata passione per il cinema fioriscono amicizie e frequentazioni importanti; con lo sceneggiatore e montatore Kim Arcalli, gli scrittori Alberto Ongaro e Goffredo Parise, frequenta Hugo Pratt e il regista Tinto Brass per il quale nel 1963 realizza le scenografie del film Chi lavora è perduto.
Per Elisabetta Barisoni, dirigente Area Musei - Ca’ Pesaro e Museo Fortuny «La mostra si inserisce nella volontà programmatica della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia di valorizzare e riscoprire opere ed autori delle proprie collezioni civiche e, attraverso questi, suggerire la ricostruzione di momenti meno noti della storia dell’arte italiana. Secondo questa linea programmatica, appare oggi necessaria un’esposizione dedicata ad un autore come Raoul Schultz, per lungo tempo scomparso dai radar delle grandi mostre nazionali e tuttavia da comprendere tra gli innovatori delle arti in laguna nel periodo che va dagli anni Cinquanta ai Sessanta. Numerosi sono i collegamenti che l’articolata ancorché originalissima produzione di Schultz suggerisce, a partire dall’opera che per prima è entrata nelle raccolte di Ca’ Pesaro, Nuove strutture 1665, acquisita alla 53ma Esposizione Collettiva Bevilacqua La Masa nel 1965. Quello che emerge dall’esposizione è il ritratto di un artista che rappresentò il corso di una generazione appena successiva a quella di mezzo».
La restituzione del lavoro di uno degli artisti più innovativi di questa stagione inaugura il programma espositivo della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro: Raoul Schultz (Lero, Egeo 1931 - Venezia, 1971) è al centro di una significativa e, inevitabilmente, sintetica antologia della sua produzione, dal 1953 al 1970, con oltre cinquanta lavori provenienti sia dal patrimonio della Galleria veneziana, come Nuove strutture 1665, che da collezioni private.
Un percorso che inizia con le partecipazioni alle Collettive di Fondazione Bevilacqua La Masa con opere figurative dedicate alla rappresentazione delle architetture veneziane, fino alle esperienze più mature delle Prospettive curve e delle Nuove strutture nei primi anni Sessanta. In questo periodo si colloca la profonda amicizia tra Schultz e Tancredi e la loro condivisione dello studio a Palazzo Carminati; momento, per entrambi, di felice scoperta di un proprio segno originale.
Pittore, illustratore, grafico e scenografo, il percorso di Schultz non è mai lineare ma articolato e impervio: torna spesso al disegno, alle note, alle cancellature, alle opere concettuali di grande attualità come le Lettere anonime, i Progetti Leonardeschi e le Toponomastiche. Il Surrealismo corre lungo tutta l’opera, a cui si aggiungono l’improvvisazione dadaista e dell’arte comportamentale, fino alla decostruzione del linguaggio. Forte di una naturale interdisciplinarità passa, senza soluzione di continuità, dal fumetto al cinema, i nuovi media del tempo, fino agli assemblage e al recupero del collage, tecnica emersa nell’ambito della rivoluzione concettuale cubista, divenuta ben presto dirompente protagonista di numerose istanze artistiche delle Avanguardie.
Nelle contaminazioni con la letteratura, l’illustrazione e la già citata passione per il cinema fioriscono amicizie e frequentazioni importanti; con lo sceneggiatore e montatore Kim Arcalli, gli scrittori Alberto Ongaro e Goffredo Parise, frequenta Hugo Pratt e il regista Tinto Brass per il quale nel 1963 realizza le scenografie del film Chi lavora è perduto.
Per Elisabetta Barisoni, dirigente Area Musei - Ca’ Pesaro e Museo Fortuny «La mostra si inserisce nella volontà programmatica della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia di valorizzare e riscoprire opere ed autori delle proprie collezioni civiche e, attraverso questi, suggerire la ricostruzione di momenti meno noti della storia dell’arte italiana. Secondo questa linea programmatica, appare oggi necessaria un’esposizione dedicata ad un autore come Raoul Schultz, per lungo tempo scomparso dai radar delle grandi mostre nazionali e tuttavia da comprendere tra gli innovatori delle arti in laguna nel periodo che va dagli anni Cinquanta ai Sessanta. Numerosi sono i collegamenti che l’articolata ancorché originalissima produzione di Schultz suggerisce, a partire dall’opera che per prima è entrata nelle raccolte di Ca’ Pesaro, Nuove strutture 1665, acquisita alla 53ma Esposizione Collettiva Bevilacqua La Masa nel 1965. Quello che emerge dall’esposizione è il ritratto di un artista che rappresentò il corso di una generazione appena successiva a quella di mezzo».
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