Fino al 29 giugno da XNL e Galleria Ricci Oddi
Duecento anni di Giovanni Fattori in mostra a Piacenza

Giovanni Fattori, Signora in giardino, 1875 circa. Olio su tavola,14.5 x 23.5 cm. Collezione privata
Francesca Grego
01/04/2025
Piacenza - A 200 anni dalla nascita, Piacenza rende omaggio a Giovanni Fattori con due mostre: un’occasione per conoscere meglio il maestro macchiaiolo, scoprire le novità emerse da recenti studi condotti su di lui, comprendere la potente influenza esercitata sull’arte a venire e l’attualità del suo lavoro oggi. Il tutto mentre si attende la pubblicazione ormai prossima del catalogo ragionato a cura di Giuliano Matteucci, massimo esperto e interprete dell’artista.
Sono 170 le opere da ammirare negli spazi espositivi di XNL Piacenza fino al 29 giugno nella mostra Giovanni Fattori 1825-1908. Il genio dei Macchiaioli: 100 dipinti più 70 disegni e incisioni scelti dai curatori Fernando Mazzocca, Elisabetta Matteucci e Piergiorgio Marini per offrire una panoramica completa delle attività del maestro e portare all’attenzione del pubblico anche gli aspetti meno noti della sua ricerca. “La scelta è ricaduta su opere tutte di qualità e dalla storia ineccepibile, tra cui non pochi capolavori - spiega Mazzocca - esaltate in un avvincente itinerario che va dai ritratti, tra i più belli e intensi del secolo, ai paesaggi puri dove risalta una natura incontaminata studiata en plein air, alle scene di vita rurale dove, soprattutto in quelle ambientate nell’amata Maremma, vengono esaltati i valori del mondo contadino, contrapposto alla dimensione urbana che non amava, non nascondendo il suo disagio di fronte all’’aspetto grandioso, immenso della metropoli moderna, ‘che sotto nasconde tutte le miserie’”.
Realizzata in collaborazione con l’Istituto Matteucci di Viareggio, che conserva un’importante collezione dedicata ai Macchiaioli, con la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza e con l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma, la mostra è la sintesi di un lungo e approfondito lavoro di ricerca che, attraverso materiali inediti, ha permesso di ricostruire meglio la biografia dell'artista, di far luce sulla sua evoluzione, sulla sua poetica e originalità nel panorama macchiaiolo.
In questo contesto spicca la riscoperta della pittura militare di Fattori, un’interpretazione personale, critica e mai banale del Risorgimento. “I quadri ‘di soldati’, come lui li chiamava, occupano un posto particolare e non scompaiono mai dai suoi orizzonti creativi”, racconta Mazzocca: “Si tratta in parte di opere monumentali, che rimangono le più riuscite e impressionanti, come Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta, L’assalto alla Madonna della Scoperta, la Battaglia di Custoza con cui ha vinto concorsi pubblici e che sono state acquistate dallo Stato. Mentre in quadri di formato più ridotto, come quelli presenti in mostra, risaltano, rispetto all’epica delle grandi battaglie, la vita ordinaria, la solitudine e il sacrificio dei militari anonimi al servizio di una causa più grande di loro”.
Fattori sembrò affidare a questi dipinti una carriera che dal punto di vista economico rimaneva incerta, nonostante gli apprezzamenti, i premi ricevuti e perfino la visita dei sovrani – il re Umberto I e la regina Margherita – al suo studio fiorentino. “Se non vendo a Napoli né a Torino è chiaro che i soldati non li vogliono – e quando non li vuole il Ministro né S. Maestà né le L. Altezze, mi dici perché devo farli?”, scriveva all’amico e sostenitore Diego Martelli. “In realtà continuò a dipingerli sino alla fine, nella convinzione di dover ‘mettere – così confessava – sulla tela le sofferenze fisiche, e morali, di tutto quello che disgraziatamente accade’”, prosegue Mazzocca: “Proprio al termine degli anni Settanta riprende con grande slancio le scene militari, conferendo loro una nuova forza, di denuncia e di riflessione sull’inutilità della violenza, tanto più che i molti sacrifici di quanti erano caduti per l’Unità non erano serviti a creare una Italia migliore. Egli condivise questa disillusione con un’intera generazione che non si andava riconoscendo nella nuova nazione. Le sue opere sono le testimonianze più significative di questo Risorgimento tradito, ma rappresentano anche una riflessione universale sugli orrori e l’inutilità della guerra”.
Da scoprire sono anche le opere grafiche di Fattori, a cui la mostra dedica due sezioni ricche di disegni e incisioni, tra cui numerosi inediti, provenienti dall’Istituto Centrale per la Grafica di Roma. “Le bellissime e commoventi acqueforti rivelano la capacità da parte del Fattori ormai maturo di riconsiderare la sua poetica e rinnovare la sua forza espressiva avvalendosi di una nuova tecnica, alternativa e allo stesso tempo complementare alla pittura”, osserva Mazzocca: “Si tratta di un versante che, grazie a nuove indagini, potrà riservare delle grandi sorprese, anche considerando la sua influenza sullo sviluppo della grafica nel Novecento”.
Ed è proprio l’eredità di Fattori a traghettarci verso la seconda mostra organizzata a Piacenza per il bicentenario. Se il percorso da XNL termina con una riflessione visiva del fotografo contemporaneo Elger Esser che si configura come un ponte tra passato e presente, alla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi l’esposizione Da Ghiglia a Morandi. Ripensare Fattori nel Novecento (in corso fino al 29 giugno) indaga in modo sistematico gli influssi dispiegati dal pittore ottocesco sull’arte del secolo successivo, come testimoniano opere di Giorgio De Chirico, Ardengo Soffici, Emilio Cecchi, ma anche di registi come Roberto Rossellini, Alessandro Blasetti, Sergio Leone e in particolare di Luchino Visconti, che in Senso e Il Gattopardo si ispirò ai quadri del maestro macchiaiolo per evocare atmosfere, speranze e disillusioni del Risorgimento. Perfino maestri come Ford e Kurosawa hanno nutrito il proprio cinema di suggestioni fattoriane, come scopriamo in un video presente nel percorso da XNL.
Alla Galleria Ricci Oddi, invece, oltre 30 opere illustrano come il lascito di Fattori in pittura accomuni alcuni dei suoi migliori allievi - Plinio Nomellini, Oscar Ghiglia, Lorenzo Viani - ai grandi protagonisti dell’arte italiana del Novecento, da Carlo Carrà a Giorgio Morandi. A cura di Barbara Cinelli, la mostra esplora attraverso dipinti e incisioni la perdurante vitalità del maestro toscano, tra tutti i Macchiaioli quello con cui si sono maggiormente confrontati gli artisti italiani del XX secolo. Un dialogo intenso e prolungato, che ha visto i singoli pittori entrare in contatto con Fattori ciascuno in modo diverso, con peculiari motivazioni e modalità: se Soffici e Carrà ne traggono insegnamenti per una salda costruzione spaziale, i macchiaioli livornesi coglieranno preziosi suggerimenti riguardo l’uso del colore, mentre Ghiglia e Morandi stabiliscono con Fattori profonde affinità sul piano delle pratiche artistiche e della disposizione esistenziale.
Sono 170 le opere da ammirare negli spazi espositivi di XNL Piacenza fino al 29 giugno nella mostra Giovanni Fattori 1825-1908. Il genio dei Macchiaioli: 100 dipinti più 70 disegni e incisioni scelti dai curatori Fernando Mazzocca, Elisabetta Matteucci e Piergiorgio Marini per offrire una panoramica completa delle attività del maestro e portare all’attenzione del pubblico anche gli aspetti meno noti della sua ricerca. “La scelta è ricaduta su opere tutte di qualità e dalla storia ineccepibile, tra cui non pochi capolavori - spiega Mazzocca - esaltate in un avvincente itinerario che va dai ritratti, tra i più belli e intensi del secolo, ai paesaggi puri dove risalta una natura incontaminata studiata en plein air, alle scene di vita rurale dove, soprattutto in quelle ambientate nell’amata Maremma, vengono esaltati i valori del mondo contadino, contrapposto alla dimensione urbana che non amava, non nascondendo il suo disagio di fronte all’’aspetto grandioso, immenso della metropoli moderna, ‘che sotto nasconde tutte le miserie’”.
Realizzata in collaborazione con l’Istituto Matteucci di Viareggio, che conserva un’importante collezione dedicata ai Macchiaioli, con la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza e con l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma, la mostra è la sintesi di un lungo e approfondito lavoro di ricerca che, attraverso materiali inediti, ha permesso di ricostruire meglio la biografia dell'artista, di far luce sulla sua evoluzione, sulla sua poetica e originalità nel panorama macchiaiolo.
In questo contesto spicca la riscoperta della pittura militare di Fattori, un’interpretazione personale, critica e mai banale del Risorgimento. “I quadri ‘di soldati’, come lui li chiamava, occupano un posto particolare e non scompaiono mai dai suoi orizzonti creativi”, racconta Mazzocca: “Si tratta in parte di opere monumentali, che rimangono le più riuscite e impressionanti, come Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta, L’assalto alla Madonna della Scoperta, la Battaglia di Custoza con cui ha vinto concorsi pubblici e che sono state acquistate dallo Stato. Mentre in quadri di formato più ridotto, come quelli presenti in mostra, risaltano, rispetto all’epica delle grandi battaglie, la vita ordinaria, la solitudine e il sacrificio dei militari anonimi al servizio di una causa più grande di loro”.
Fattori sembrò affidare a questi dipinti una carriera che dal punto di vista economico rimaneva incerta, nonostante gli apprezzamenti, i premi ricevuti e perfino la visita dei sovrani – il re Umberto I e la regina Margherita – al suo studio fiorentino. “Se non vendo a Napoli né a Torino è chiaro che i soldati non li vogliono – e quando non li vuole il Ministro né S. Maestà né le L. Altezze, mi dici perché devo farli?”, scriveva all’amico e sostenitore Diego Martelli. “In realtà continuò a dipingerli sino alla fine, nella convinzione di dover ‘mettere – così confessava – sulla tela le sofferenze fisiche, e morali, di tutto quello che disgraziatamente accade’”, prosegue Mazzocca: “Proprio al termine degli anni Settanta riprende con grande slancio le scene militari, conferendo loro una nuova forza, di denuncia e di riflessione sull’inutilità della violenza, tanto più che i molti sacrifici di quanti erano caduti per l’Unità non erano serviti a creare una Italia migliore. Egli condivise questa disillusione con un’intera generazione che non si andava riconoscendo nella nuova nazione. Le sue opere sono le testimonianze più significative di questo Risorgimento tradito, ma rappresentano anche una riflessione universale sugli orrori e l’inutilità della guerra”.
Da scoprire sono anche le opere grafiche di Fattori, a cui la mostra dedica due sezioni ricche di disegni e incisioni, tra cui numerosi inediti, provenienti dall’Istituto Centrale per la Grafica di Roma. “Le bellissime e commoventi acqueforti rivelano la capacità da parte del Fattori ormai maturo di riconsiderare la sua poetica e rinnovare la sua forza espressiva avvalendosi di una nuova tecnica, alternativa e allo stesso tempo complementare alla pittura”, osserva Mazzocca: “Si tratta di un versante che, grazie a nuove indagini, potrà riservare delle grandi sorprese, anche considerando la sua influenza sullo sviluppo della grafica nel Novecento”.
Ed è proprio l’eredità di Fattori a traghettarci verso la seconda mostra organizzata a Piacenza per il bicentenario. Se il percorso da XNL termina con una riflessione visiva del fotografo contemporaneo Elger Esser che si configura come un ponte tra passato e presente, alla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi l’esposizione Da Ghiglia a Morandi. Ripensare Fattori nel Novecento (in corso fino al 29 giugno) indaga in modo sistematico gli influssi dispiegati dal pittore ottocesco sull’arte del secolo successivo, come testimoniano opere di Giorgio De Chirico, Ardengo Soffici, Emilio Cecchi, ma anche di registi come Roberto Rossellini, Alessandro Blasetti, Sergio Leone e in particolare di Luchino Visconti, che in Senso e Il Gattopardo si ispirò ai quadri del maestro macchiaiolo per evocare atmosfere, speranze e disillusioni del Risorgimento. Perfino maestri come Ford e Kurosawa hanno nutrito il proprio cinema di suggestioni fattoriane, come scopriamo in un video presente nel percorso da XNL.
Alla Galleria Ricci Oddi, invece, oltre 30 opere illustrano come il lascito di Fattori in pittura accomuni alcuni dei suoi migliori allievi - Plinio Nomellini, Oscar Ghiglia, Lorenzo Viani - ai grandi protagonisti dell’arte italiana del Novecento, da Carlo Carrà a Giorgio Morandi. A cura di Barbara Cinelli, la mostra esplora attraverso dipinti e incisioni la perdurante vitalità del maestro toscano, tra tutti i Macchiaioli quello con cui si sono maggiormente confrontati gli artisti italiani del XX secolo. Un dialogo intenso e prolungato, che ha visto i singoli pittori entrare in contatto con Fattori ciascuno in modo diverso, con peculiari motivazioni e modalità: se Soffici e Carrà ne traggono insegnamenti per una salda costruzione spaziale, i macchiaioli livornesi coglieranno preziosi suggerimenti riguardo l’uso del colore, mentre Ghiglia e Morandi stabiliscono con Fattori profonde affinità sul piano delle pratiche artistiche e della disposizione esistenziale.
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