Fino al 6 luglio
Dal mondo a Roma. A Palazzo Barberini Caravaggio superstar

Caravaggio 2025, Allestimento della mostra a Palazzo Barberini | Foto: © Alberto Novelli & Alessio Panunzi
Samantha De Martin
07/03/2025
Roma - Appoggiato alla sua croce di canne, colto in un momento di meditazione profonda dal pennello di un Caravaggio ormai maturo, San Giovanni Battista era rimasto nell’abitazione di Ottavio Costa fino alla morte banchiere ligure.
In realtà era stato commissionato al maestro lombardo per la chiesetta del feudo ligure di Conscente, ma il collezionista non riuscì mai a staccarsi da questo capolavoro, oggi fiore all’occhiello del The Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City.
Anche San Francesco d’Assisi in estasi, oggi in collazione al Wadsworth Atheneum Museum of Art a Hartford, nel Connecticut, prima opera sacra di Caravaggio oggi nota, e la prima nella quale, nel 1597, il pittore si cimenta con l’ombra, appartenne al banchiere ligure conosciuto dal pittore durante il suo soggiorno romano.
Ammirare questi “frammenti di cuore” appartenuti a importanti collezionisti, e lontani oggi migliaia di chilometri dalla città per la quale furono realizzati, esposti adesso, tutti insieme a Roma grazie a una mostra “faraonica”, come l’ha definita il direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, Thomas Clement Salomon, è senza dubbio un’emozione (e un’occasione) imperdibile.
L’esposizione, in programma da oggi, 7 marzo, fino al 6 luglio a Palazzo Barberini, intitolata semplicemente “Caravaggio 2025”, accoglie, per la prima volta tutti insieme, 24 dipinti del maestro.
Organizzato dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica, in collaborazione con Galleria Borghese, con il supporto della Direzione Generale Musei – Ministero della Cultura e con il sostegno del Main Partner Intesa Sanpaolo, il percorso è stato realizzato in tempi record, un anno, grazie alla sinergia corale tra gli organizzatori e importanti collezioni pubbliche e private, italiane e internazionali che hanno generosamente rinunciato a pezzi unici delle rispettive collezioni per dare vita a un itinerario che vuole fare il punto sulla rivoluzione introdotta nel panorama artistico, religioso e sociale del tempo di Caravaggio.

Caravaggio 2025, Allestimento della mostra a Palazzo Barberini | Foto: © Alberto Novelli & Alessio Panunzi
“Siamo felici - ha detto Salomon - di assistere al ritorno di così tanti dipinti della collezione Barberini come i Bari dal Kimbell Art Museum di Fort Worth in Texas, capolavoro di quella “pittura comica” che caratterizza la fase giovanile di Caravaggio, contraddistinta da un uso della luce ancora lontano dai possenti chiaroscuri della maturità, o de I musici, arrivato dal Metropolitan Museum of Art di New York”.
Ad eccezione del Sacrificio di Isacco tornano dunque a casa tutti i quadri di Maffeo Barberini, come anche i quadri noti del cardinal del Monte, protagonisti di un percorso cronologico che si apre a confronti significativi e itinerari trasversali per permettere di seguire i percorsi collezionistici legati alla committenza.
Articolato in quattro sezioni, il percorso, a cura di Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, guida il pubblico lungo l’intera parabola artistica del Merisi, dall’arrivo a Roma, intorno al 1595, alla morte a Porto Ercole nel 1610. Così dalle bellissime nature morte del Mondafrutto (dalla Royal Collection / HM King Charles III) e del Bacchino malato (dalla Galleria Borghese di Roma), capolavori del debutto romano, per la prima volta esposti insieme, fino al candore lunare che avvolge il Martirio di Sant’Orsola, presumibilmente l’ultimo quadro eseguito da Caravaggio, si attraversa un arco cronologico di circa quindici anni.
L’allestimento dà pienamente giustizia al poeta della luce e dei chiaroscuri, con un’illuminazione sapiente, ad eccezione di qualche opera.

Caravaggio 2025, Allestimento della mostra a Palazzo Barberini | Foto: © Alberto Novelli & Alessio Panunzi
Nella sezione intitolata “Ingagliardire gli oscuri” si fa largo la rara produzione ritrattistica di Caravaggio, ampia e stimata all’epoca, stando alle fonti archivistiche, nonostante siano pochissime le testimonianze arrivate fino a noi. L’occasione di vedere accostate per la prima volta due versioni del ritratto di Maffeo Barberini, provenienti entrambe da collezioni private, è unica. La nota versione “Corsini”, attribuita a Caravaggio da Lionello Venturi (1912), Gianni Papi e Keith Christiansen (2010) dialoga con quella recentemente presentata al pubblico a oltre sessant’anni dalla sua riscoperta e attribuzione di Roberto Longhi (1963), dove è evidente il rivoluzionario naturalismo della pittura del Merisi.
Non sono solo i prelati o i personaggi illustri a fare capolino dai ritratti di Caravaggio, come dimostra la bellissima modella che presta la sua immagine per Marta e Maria Maddalena (in prestito dal Detroit Institute of Arts), ma anche per Giuditta che decapita Oloferne (dalle Gallerie Nazionale d’Arte Antica) e per Santa Caterina d’Alessandria (dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid), forse identificabile con la celebre cortigiana Fillide Melandroni.
“Caravaggio 2025 - spiega Maria Cristina Terzaghi - ha un carattere eccezionale nella storia delle esposizioni caravaggesche innanzitutto perché offre la possibilità di ammirare tre capolavori del maestro in collezione privata, e dunque normalmente di difficilissimo accesso: la spettacolare tavola con la Conversione di Saulo, il Ritratto di Maffeo Barberini e l' Ecce Homo da pochissimo riscoperto a Madrid. In mostra è inoltre possibile seguire tutti gli snodi della carriera dell'artista: il cambiamento umano e stilistico sorprende sostanzialmente ad ogni quadro, con momenti altissimi offerti dall'accostamento di opere che nacquero probabilmente a distanza di giorni o settimane nello studio del maestro, e da allora non si sono mai più viste insieme, come ad esempio la Santa Caterina Thyssen, la Giuditta della Galleria Barberini e la Marta e Maddalena di Detroit dove la stessa modella veste i panni di diverse sante ed eroine, documentando mirabilmente il processo creativo del pittore”.

Caravaggio 2025, Allestimento della mostra a Palazzo Barberini | Foto: © Alberto Novelli & Alessio Panunzi
Entriamo nel “Dramma sacro” che si consuma tra Roma e Napoli attraverso alcune tra le opere religiose più emblematiche del Merisi maturo all’apice del successo, che annoverava tra i suoi committenti personaggi di spicco come Ciriaco Mattei e Ottavio Costa, per i quali realizzò rispettivamente La cattura di Cristo e il San Giovanni Battista dalla collezione del The Nelson-Atkins Museum of Art (Kansas City – Missouri), quest’ultimo affiancato al dipinto con lo stesso soggetto conservato alle Gallerie Nazionali di Arte Antica.
La drammatica virata subita dalla vita (e dalla pittura) di Merisi nella tarda primavera del 1606, con l’omicidio di Ranuccio Tomassoni, e la conseguente fuga dalla condanna alla pena capitale, traduce la sua esigenza di espiazione. Trascorrono pochi mesi e Caravaggio è a Napoli, città dove dipinge opere mirabili come l’Ecce Homo, rinvenuto in Spagna nel 2021, e che torna in Italia dopo quattro secoli, e la Flagellazione, realizzata per la cappella di San Domenico Maggiore.
Il “Finale di partita” si gioca a Malta. L’ultima parte della mostra affronta la fase finale della vita dell’artista che lo vede partire, nell’estate del 1607, alla volta dell’isola con la speranza di entrare nell’Ordine dei Cavalieri Gerosolimitani e ottenere il perdono di Papa Paolo V Borghese.
Il Ritratto di cavaliere di Malta, esposto anch’esso in mostra, gli permette di ottenere il cavalierato, ma il coinvolgimento in una rissa con un altro membro dell’Ordine, gli costa il carcere. Una fuga rocambolesca lo porta in Sicilia, Siracusa e Messina, e poi nuovamente a Napoli. Adesso i passi del visitatore in mostra diventano pesanti, si arrestano al cospetto delle ultime fatiche, tra le quali il San Giovanni Battista della Galleria Borghese e il Martirio di Sant’Orsola, dipinto per Marcantonio Doria pochi giorni prima dell’ultimo tragico viaggio di Caravaggio che si arresta misteriosamente sulla via di Porto Ercole, a soli trentanove anni.
Nel 1610 il Merisi salpa per Roma, probabilmente dopo aver ricevuto la notizia del perdono del papa. A bordo di una feluca porta con sé alcuni dipinti da donare al cardinal nepote Scipione Borghese, tra cui proprio il San Giovanni Battista. Rappresentato secondo una tradizionale iconografia cinquecentesca, qui piegata a un insolito formato orizzontale, il dipinto di San Giovanni ha fatto emergere dalle indagini diagnostiche, in alto a sinistra, la presenza di un agnello poi cancellato dall’autore e lo spostamento della croce di canne dalla mano sinistra alla destra.
In prestito dalle Gallerie d’Italia-Palazzo Zevallos Stigliano, sede museale di Intesa Sanpaolo, in cambio della Dama col liocorno di Raffaello dalla Galleria Borgese, il Martirio di Sant’Orsola è stato oggetto di un delicato lavoro di ripulitura in occasione della kermesse romana. Nel dipinto di Caravaggio realizzato a poco più di un mese dalla morte sono emerse tre figure che arricchiscono il racconto del dramma di Sant’Orsola. Scoperte che forse sarebbe stato interessante vedere in mostra attraverso un video o un apparato didascalico. A destra di Attila, re unno rifiutato da Orsola, è apparsa la punta del naso di un soldato e il perimetro del suo elmo, un volto prima invisibile. Sono inoltre emersi nuovi dettagli della figura, forse un pellegrino che indossa un cappello. Sopra la testa di Orsola un elemento il cui significato era prima incerto viene identificato con l’elmo di un armigero con fessura per gli occhi.
La fretta nell’esecuzione di questo dipinto fu tale che la tela uscì dallo studio del pittore ancora fresca di vernice e, non essendo perfettamente asciutta alla consegna, incauti servi la esposero al sole, circostanza che fu all’origine della sua sofferta conservazione.

Caravaggio 2025, Allestimento della mostra a Palazzo Barberini | Foto: © Alberto Novelli & Alessio Panunzi
Lo stupore del pubblico si sposta da Palazzo Barberini al Casino dell’Aurora, a Villa Ludovisi (Porta Pinciana) dove si potrà presto ammirare la venticinquesima opera del percorso, extra moenia, ma eccezionalmente visitabile in occasione della mostra. Si tratta del Giove, Nettuno e Plutone, l’unico dipinto murale eseguito da Caravaggio nel 1597 su commissione del cardinale del Monte per il soffitto del camerino in cui quest’ultimo si dilettava nell'alchimia. L’opera, raramente accessibile, raffigura infatti un’allegoria della triade alchemica di Paracelso: Giove, personificazione dello zolfo e dell'aria, Nettuno del mercurio e dell'acqua, e Plutone del sale e della terra.
Il catalogo della mostra, edito da Marsilio Arte, approfondisce i temi di Caravaggio 2025, presentando nuovi studi critici e saggi di alcuni tra i maggiori esperti internazionali.
L'esposizione, che ha aperto i battenti oggi, è visitabile da domenica a giovedì dalle 9 alle 20, venerdì e sabato dalle 9 alle 22. Il lunedì la mostra è aperta solo per il pubblico organizzato. Si consiglia la prenotazione.
In realtà era stato commissionato al maestro lombardo per la chiesetta del feudo ligure di Conscente, ma il collezionista non riuscì mai a staccarsi da questo capolavoro, oggi fiore all’occhiello del The Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City.
Anche San Francesco d’Assisi in estasi, oggi in collazione al Wadsworth Atheneum Museum of Art a Hartford, nel Connecticut, prima opera sacra di Caravaggio oggi nota, e la prima nella quale, nel 1597, il pittore si cimenta con l’ombra, appartenne al banchiere ligure conosciuto dal pittore durante il suo soggiorno romano.
Ammirare questi “frammenti di cuore” appartenuti a importanti collezionisti, e lontani oggi migliaia di chilometri dalla città per la quale furono realizzati, esposti adesso, tutti insieme a Roma grazie a una mostra “faraonica”, come l’ha definita il direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, Thomas Clement Salomon, è senza dubbio un’emozione (e un’occasione) imperdibile.
L’esposizione, in programma da oggi, 7 marzo, fino al 6 luglio a Palazzo Barberini, intitolata semplicemente “Caravaggio 2025”, accoglie, per la prima volta tutti insieme, 24 dipinti del maestro.
Organizzato dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica, in collaborazione con Galleria Borghese, con il supporto della Direzione Generale Musei – Ministero della Cultura e con il sostegno del Main Partner Intesa Sanpaolo, il percorso è stato realizzato in tempi record, un anno, grazie alla sinergia corale tra gli organizzatori e importanti collezioni pubbliche e private, italiane e internazionali che hanno generosamente rinunciato a pezzi unici delle rispettive collezioni per dare vita a un itinerario che vuole fare il punto sulla rivoluzione introdotta nel panorama artistico, religioso e sociale del tempo di Caravaggio.

Caravaggio 2025, Allestimento della mostra a Palazzo Barberini | Foto: © Alberto Novelli & Alessio Panunzi
“Siamo felici - ha detto Salomon - di assistere al ritorno di così tanti dipinti della collezione Barberini come i Bari dal Kimbell Art Museum di Fort Worth in Texas, capolavoro di quella “pittura comica” che caratterizza la fase giovanile di Caravaggio, contraddistinta da un uso della luce ancora lontano dai possenti chiaroscuri della maturità, o de I musici, arrivato dal Metropolitan Museum of Art di New York”.
Ad eccezione del Sacrificio di Isacco tornano dunque a casa tutti i quadri di Maffeo Barberini, come anche i quadri noti del cardinal del Monte, protagonisti di un percorso cronologico che si apre a confronti significativi e itinerari trasversali per permettere di seguire i percorsi collezionistici legati alla committenza.
Articolato in quattro sezioni, il percorso, a cura di Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, guida il pubblico lungo l’intera parabola artistica del Merisi, dall’arrivo a Roma, intorno al 1595, alla morte a Porto Ercole nel 1610. Così dalle bellissime nature morte del Mondafrutto (dalla Royal Collection / HM King Charles III) e del Bacchino malato (dalla Galleria Borghese di Roma), capolavori del debutto romano, per la prima volta esposti insieme, fino al candore lunare che avvolge il Martirio di Sant’Orsola, presumibilmente l’ultimo quadro eseguito da Caravaggio, si attraversa un arco cronologico di circa quindici anni.
L’allestimento dà pienamente giustizia al poeta della luce e dei chiaroscuri, con un’illuminazione sapiente, ad eccezione di qualche opera.

Caravaggio 2025, Allestimento della mostra a Palazzo Barberini | Foto: © Alberto Novelli & Alessio Panunzi
Nella sezione intitolata “Ingagliardire gli oscuri” si fa largo la rara produzione ritrattistica di Caravaggio, ampia e stimata all’epoca, stando alle fonti archivistiche, nonostante siano pochissime le testimonianze arrivate fino a noi. L’occasione di vedere accostate per la prima volta due versioni del ritratto di Maffeo Barberini, provenienti entrambe da collezioni private, è unica. La nota versione “Corsini”, attribuita a Caravaggio da Lionello Venturi (1912), Gianni Papi e Keith Christiansen (2010) dialoga con quella recentemente presentata al pubblico a oltre sessant’anni dalla sua riscoperta e attribuzione di Roberto Longhi (1963), dove è evidente il rivoluzionario naturalismo della pittura del Merisi.
Non sono solo i prelati o i personaggi illustri a fare capolino dai ritratti di Caravaggio, come dimostra la bellissima modella che presta la sua immagine per Marta e Maria Maddalena (in prestito dal Detroit Institute of Arts), ma anche per Giuditta che decapita Oloferne (dalle Gallerie Nazionale d’Arte Antica) e per Santa Caterina d’Alessandria (dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid), forse identificabile con la celebre cortigiana Fillide Melandroni.
“Caravaggio 2025 - spiega Maria Cristina Terzaghi - ha un carattere eccezionale nella storia delle esposizioni caravaggesche innanzitutto perché offre la possibilità di ammirare tre capolavori del maestro in collezione privata, e dunque normalmente di difficilissimo accesso: la spettacolare tavola con la Conversione di Saulo, il Ritratto di Maffeo Barberini e l' Ecce Homo da pochissimo riscoperto a Madrid. In mostra è inoltre possibile seguire tutti gli snodi della carriera dell'artista: il cambiamento umano e stilistico sorprende sostanzialmente ad ogni quadro, con momenti altissimi offerti dall'accostamento di opere che nacquero probabilmente a distanza di giorni o settimane nello studio del maestro, e da allora non si sono mai più viste insieme, come ad esempio la Santa Caterina Thyssen, la Giuditta della Galleria Barberini e la Marta e Maddalena di Detroit dove la stessa modella veste i panni di diverse sante ed eroine, documentando mirabilmente il processo creativo del pittore”.

Caravaggio 2025, Allestimento della mostra a Palazzo Barberini | Foto: © Alberto Novelli & Alessio Panunzi
Entriamo nel “Dramma sacro” che si consuma tra Roma e Napoli attraverso alcune tra le opere religiose più emblematiche del Merisi maturo all’apice del successo, che annoverava tra i suoi committenti personaggi di spicco come Ciriaco Mattei e Ottavio Costa, per i quali realizzò rispettivamente La cattura di Cristo e il San Giovanni Battista dalla collezione del The Nelson-Atkins Museum of Art (Kansas City – Missouri), quest’ultimo affiancato al dipinto con lo stesso soggetto conservato alle Gallerie Nazionali di Arte Antica.
La drammatica virata subita dalla vita (e dalla pittura) di Merisi nella tarda primavera del 1606, con l’omicidio di Ranuccio Tomassoni, e la conseguente fuga dalla condanna alla pena capitale, traduce la sua esigenza di espiazione. Trascorrono pochi mesi e Caravaggio è a Napoli, città dove dipinge opere mirabili come l’Ecce Homo, rinvenuto in Spagna nel 2021, e che torna in Italia dopo quattro secoli, e la Flagellazione, realizzata per la cappella di San Domenico Maggiore.
Il “Finale di partita” si gioca a Malta. L’ultima parte della mostra affronta la fase finale della vita dell’artista che lo vede partire, nell’estate del 1607, alla volta dell’isola con la speranza di entrare nell’Ordine dei Cavalieri Gerosolimitani e ottenere il perdono di Papa Paolo V Borghese.
Il Ritratto di cavaliere di Malta, esposto anch’esso in mostra, gli permette di ottenere il cavalierato, ma il coinvolgimento in una rissa con un altro membro dell’Ordine, gli costa il carcere. Una fuga rocambolesca lo porta in Sicilia, Siracusa e Messina, e poi nuovamente a Napoli. Adesso i passi del visitatore in mostra diventano pesanti, si arrestano al cospetto delle ultime fatiche, tra le quali il San Giovanni Battista della Galleria Borghese e il Martirio di Sant’Orsola, dipinto per Marcantonio Doria pochi giorni prima dell’ultimo tragico viaggio di Caravaggio che si arresta misteriosamente sulla via di Porto Ercole, a soli trentanove anni.
Nel 1610 il Merisi salpa per Roma, probabilmente dopo aver ricevuto la notizia del perdono del papa. A bordo di una feluca porta con sé alcuni dipinti da donare al cardinal nepote Scipione Borghese, tra cui proprio il San Giovanni Battista. Rappresentato secondo una tradizionale iconografia cinquecentesca, qui piegata a un insolito formato orizzontale, il dipinto di San Giovanni ha fatto emergere dalle indagini diagnostiche, in alto a sinistra, la presenza di un agnello poi cancellato dall’autore e lo spostamento della croce di canne dalla mano sinistra alla destra.
In prestito dalle Gallerie d’Italia-Palazzo Zevallos Stigliano, sede museale di Intesa Sanpaolo, in cambio della Dama col liocorno di Raffaello dalla Galleria Borgese, il Martirio di Sant’Orsola è stato oggetto di un delicato lavoro di ripulitura in occasione della kermesse romana. Nel dipinto di Caravaggio realizzato a poco più di un mese dalla morte sono emerse tre figure che arricchiscono il racconto del dramma di Sant’Orsola. Scoperte che forse sarebbe stato interessante vedere in mostra attraverso un video o un apparato didascalico. A destra di Attila, re unno rifiutato da Orsola, è apparsa la punta del naso di un soldato e il perimetro del suo elmo, un volto prima invisibile. Sono inoltre emersi nuovi dettagli della figura, forse un pellegrino che indossa un cappello. Sopra la testa di Orsola un elemento il cui significato era prima incerto viene identificato con l’elmo di un armigero con fessura per gli occhi.
La fretta nell’esecuzione di questo dipinto fu tale che la tela uscì dallo studio del pittore ancora fresca di vernice e, non essendo perfettamente asciutta alla consegna, incauti servi la esposero al sole, circostanza che fu all’origine della sua sofferta conservazione.

Caravaggio 2025, Allestimento della mostra a Palazzo Barberini | Foto: © Alberto Novelli & Alessio Panunzi
Lo stupore del pubblico si sposta da Palazzo Barberini al Casino dell’Aurora, a Villa Ludovisi (Porta Pinciana) dove si potrà presto ammirare la venticinquesima opera del percorso, extra moenia, ma eccezionalmente visitabile in occasione della mostra. Si tratta del Giove, Nettuno e Plutone, l’unico dipinto murale eseguito da Caravaggio nel 1597 su commissione del cardinale del Monte per il soffitto del camerino in cui quest’ultimo si dilettava nell'alchimia. L’opera, raramente accessibile, raffigura infatti un’allegoria della triade alchemica di Paracelso: Giove, personificazione dello zolfo e dell'aria, Nettuno del mercurio e dell'acqua, e Plutone del sale e della terra.
Il catalogo della mostra, edito da Marsilio Arte, approfondisce i temi di Caravaggio 2025, presentando nuovi studi critici e saggi di alcuni tra i maggiori esperti internazionali.
L'esposizione, che ha aperto i battenti oggi, è visitabile da domenica a giovedì dalle 9 alle 20, venerdì e sabato dalle 9 alle 22. Il lunedì la mostra è aperta solo per il pubblico organizzato. Si consiglia la prenotazione.
LA MAPPA
NOTIZIE
VEDI ANCHE
-
Sul piccolo schermo dal 17 al 23 marzo
La settimana dell'arte in tv, dal racconto di Milano a Felice Casorati
-
Mondo | Dal 19 marzo in mostra al Musée Jacquemart-André
Artemisia Gentileschi conquista Parigi
-
Ragusa | Dal 13 aprile al 26 ottobre 24 reperti in arrivo da Torino
Gli antichi Egizi alla conquista di Ragusa
-
Torino | Dal 17 aprile ai Musei Reali
A Torino il mito della bellezza da Botticelli a Mucha
-
Mantova | Dal 12 aprile a Palazzo Ducale
Il doppio volto di Andrea Mantegna presto in mostra a Mantova
-
Terni | Dal 16 aprile al 29 giugno 2025 a Palazzo Montani
Da Degas a Boldini. A Terni uno sguardo sull'Impressionismo tra Francia e Italia