In hoc signo vinces. 1700anni dalla battaglia di Ponte Milvio e dall'Editto di Milano (312 -313 d.C.)
Dal 20 Dicembre 2013 al 12 Marzo 2014
Arezzo
Luogo: Basilica di San Francesco
Indirizzo: piazza San Francesco
Orari: da lunedì a venerdi 9-18.30; sabato 9-17.30; domenica 13-17.30
Enti promotori:
- MiBACT
- Soprintendenza per i Beni Architettonici Paesaggistici Storici Artistici ed Etnoantropologici di Arezzo
- Museo Basilica di San Francesco
Costo del biglietto: intero € 8, ridotto € 5. Prenotazione obbligatoria
Telefono per prevendita: +39 0575 352727
Telefono per informazioni: +39 0575 40901
E-Mail info: pierodellafrancesca-ar@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://www.pierodellafrancesca.it
Il 2013 è stato proclamato Anno Costantiniano in relazione all’Editto -313- che stabilì la tolleranza religiosa in tutti i territori dell’Impero Romano, segnando l’avvio della storia della Chiesa.
Anche Arezzo, che conserva in San Francesco gli affreschi di Piero della Francesca con la Leggenda della Vera Croce, ha voluto partecipare alle celebrazioni. Negli affreschi, infatti, è raffigurata l’epopea costantiniana -dal Sogno in cui Costantino, alle porte di Roma, riceve l’investitura della vittoria su Massenzio nel segno della Croce (In hoc signo vinces) alla battaglia di Ponte Milvio, alla spedizione di sua madre Elena a Gerusalemme, da dove porterà preziosi frammenti della Croce di Cristo. Questi episodi fanno parte di un piano iconografico più vasto, che trova ispirazione nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze (sec. XIII) e copre un arco narrativo che va da Adamo alle storie di Eraclio e ha come soggetto dominante il Legno della Croce, la devozione al quale è profondamente radicato nella spiritualità francescana.
La mostra - che si è appunto voluta intitolare In hoc signo vinces - è stata divisa in varie tranche. La prima -dal 20 dicembre 2012 al 13 gennaio 2013- è stata dedicata al Reliquiario bizantino della Vera Croce, proveniente da San Francesco a Cortona; la seconda -dal 20 marzo al 20 ottobre 2013- a un episodio saliente dell’epopea costantiniana, quello dell’Abbattimento degli idoli, rappresentato da un cartone per Arazzo di Pietro da Cortona, proveniente dalle collezioni di Palazzo Barberini, a Roma.
Dal 20 dicembre 2013 al 12 marzo 2014 si intende illustrare i vari aspetti della Leggenda, esponendo un raro esemplare manoscritto dell’opera di Jacopo da Varazze proveniente dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano (sec. XIII) accanto alla prima versione in volgare dello stesso testo, un incunabolo conservato a Camaldoli.
Il percorso si apre con una celebre immagine di Elena (1) proveniente da Firenze, dalla Galleria degli Uffizi. La statua è il risultato di una rielaborazione, procedimento non insolito per l’epoca, operata applicando, nel V secolo, una testa-ritratto dell’imperatrice a una figura femminile risalente al secolo successivo in marmo pentelico. L’imperatrice è adagiata su un divano da riposo a unica spalliera (la cosiddetta agrippina). Della statua esistono due repliche, con poche varianti; l’altra è conservata a Roma, ai Musei Capitolini.
La complessa figura di Elena, citata da Sant’Ambrogio come bona stabularia , amata da Costanzo Cloro, cui darà nel 274 il figlio Costantino, ha assunto nel medioevo connotazioni leggendarie. Ad Elena è attribuito il metodo di aver ritrovato, nei Luoghi Santi, il legno Croce di Cristo, e inoltre il titulus della stessa Croce, un chiodo, la spugna, la Corona di spine . Anche se non esistono prove storiche del suo viaggio a Gerusalemme -quasi ottantenne- in cerca delle reliquie della Passione , il racconto di esso è inserito già nella Vita Constantini di Eusebio di Cesarea, redatta nel 337 e si diffonderà per tutto l’Occidente, sin quando, nel secolo XIII, sarà recepito e formalizzato nella Legenda Aurea. A differenza di Costantino, al quale il culto è tributato solo dalla Chiesa Orientale, Elena assurgerà presto agli altari sia per il mondo cattolico (festa:18 Agosto) che per quello ortodosso (festa: 21 maggio).
Sulla sinistra dell’entrata, alcune vetrine contengono testi manoscritti e a stampa. Dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano proviene il Manoscritto M76 sup., contenente la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze (2) . Il manoscritto, membranaceo (cioè in pergamena) fu redatto tra il 1292 e il 1298 da copisti imprigionati nelle carceri di Genova. E’ tra gli esemplari più antichi, redatto durante la vita dell’autore. La datazione si può dedurre dal fatto che Jacopo è citato come vescovo, carica che detenne appunto dal 1292, mentre nel 1298 è documentata la liberazione dei copisti sottoscrittori.
Il testo della Legenda è riportato anche in un volume a stampa proveniente dalla Biblioteca di Camaldoli (3). E’ un incunabolo (libro stampato con caratteri mobili) pubblicato a Venezia, per i tipi di Nicolas Janson, nel 1475. La sua eccezionalità risiede nel fatto che si tratta della più antica edizione a stampa in volgare, basata sulla traduzione del camaldolese Niccolò Manerbi.
La Legenda Sanctorum, Leggenda dei Santi, fu denominata Aurea per la sua funzione di vera e propria miniera di esempi edificanti. Jacopo da Varazze - o Varagine, località presso Genova - (1228-1298), domenicano, vi raccolse - secondo lo schema dell’anno liturgico - una enorme quantità di leggende agiografiche, costituendo uno strumento utilizzato per la predicazione, ma che fece sentire i suoi effetti anche nell’iconografia. Della Leggenda della Vera Croce si tratta in diversi punti del testo, e in particolare in corrispondenza del 3 maggio (festa dell’Invenzione della Croce) e del 14 settembre (festa dell’Esaltazione della Croce). Il testo di Jacopo è ripreso da dipinti e cicli di affreschi: celebre è il ciclo di Agnolo Gaddi in Santa Croce a Firenze (nono decennio del XIV secolo). Agli anni Cinquanta del secolo XV – e comunque entro il 1466- sono datati gli affreschi di Piero della Francesca nella cappella Bacci in San Francesco, che riprendono anch’essi il testo della Legenda, con alcune significative varianti.
La Legenda Aurea riporta anche, al 31 dicembre -festa di San Silvestro- le storie di Silvestro e Costantino, di cui Elena è ancora una volta coprotagonista.
All’interno dell’ambiente allestito per la mostra è presentato un filmato dedicato all’illustrazione della leggenda della Guarigione di Costantino tramite la lettura delle scene scolpite sull’architrave romanico - fine del secolo XII - della chiesa di San Silvestro a Pisa, ora conservato nel Museo Nazionale di San Matteo.
Il ciclo di Costantino e Silvestro -che è narrato negli affreschi duecenteschi di San Silvesto in Capite, a Roma- pone le premesse per una questione politica tra le più dibattute del primo Umanesimo: la cosiddetta Donazione di Costantino. L’imperatore - guarito dalla lebbra e convertito al Cristianesimo per opera di Silvestro - avrebbe ceduto alla Chiesa la sovranità su una parte del territorio di Roma, gettando così -in un documento confutato da Lorenzo Valla- le basi del potere temporale dei papi.
Al termine del percorso, nello spazio rivolto verso il presbiterio, è esposta la predella della Crocifissione su tavola (4) eseguita nel 1516 da Luca Signorelli per la Compagnia della Croce di Umbertide (Perugia) , nella cui chiesa, oggi museo comunale, è tuttora conservata. La grande pala è attualmente ospitata sull’altare maggiore, all’interno di una mostra lignea barocca.
Completa questa sezione della mostra una pala (sec. XV), che sarà restaurata nell’occasione, di Luca di Paolo, proveniente dal Museo Piersanti di Matelica (Macerata).
Anche Arezzo, che conserva in San Francesco gli affreschi di Piero della Francesca con la Leggenda della Vera Croce, ha voluto partecipare alle celebrazioni. Negli affreschi, infatti, è raffigurata l’epopea costantiniana -dal Sogno in cui Costantino, alle porte di Roma, riceve l’investitura della vittoria su Massenzio nel segno della Croce (In hoc signo vinces) alla battaglia di Ponte Milvio, alla spedizione di sua madre Elena a Gerusalemme, da dove porterà preziosi frammenti della Croce di Cristo. Questi episodi fanno parte di un piano iconografico più vasto, che trova ispirazione nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze (sec. XIII) e copre un arco narrativo che va da Adamo alle storie di Eraclio e ha come soggetto dominante il Legno della Croce, la devozione al quale è profondamente radicato nella spiritualità francescana.
La mostra - che si è appunto voluta intitolare In hoc signo vinces - è stata divisa in varie tranche. La prima -dal 20 dicembre 2012 al 13 gennaio 2013- è stata dedicata al Reliquiario bizantino della Vera Croce, proveniente da San Francesco a Cortona; la seconda -dal 20 marzo al 20 ottobre 2013- a un episodio saliente dell’epopea costantiniana, quello dell’Abbattimento degli idoli, rappresentato da un cartone per Arazzo di Pietro da Cortona, proveniente dalle collezioni di Palazzo Barberini, a Roma.
Dal 20 dicembre 2013 al 12 marzo 2014 si intende illustrare i vari aspetti della Leggenda, esponendo un raro esemplare manoscritto dell’opera di Jacopo da Varazze proveniente dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano (sec. XIII) accanto alla prima versione in volgare dello stesso testo, un incunabolo conservato a Camaldoli.
Il percorso si apre con una celebre immagine di Elena (1) proveniente da Firenze, dalla Galleria degli Uffizi. La statua è il risultato di una rielaborazione, procedimento non insolito per l’epoca, operata applicando, nel V secolo, una testa-ritratto dell’imperatrice a una figura femminile risalente al secolo successivo in marmo pentelico. L’imperatrice è adagiata su un divano da riposo a unica spalliera (la cosiddetta agrippina). Della statua esistono due repliche, con poche varianti; l’altra è conservata a Roma, ai Musei Capitolini.
La complessa figura di Elena, citata da Sant’Ambrogio come bona stabularia , amata da Costanzo Cloro, cui darà nel 274 il figlio Costantino, ha assunto nel medioevo connotazioni leggendarie. Ad Elena è attribuito il metodo di aver ritrovato, nei Luoghi Santi, il legno Croce di Cristo, e inoltre il titulus della stessa Croce, un chiodo, la spugna, la Corona di spine . Anche se non esistono prove storiche del suo viaggio a Gerusalemme -quasi ottantenne- in cerca delle reliquie della Passione , il racconto di esso è inserito già nella Vita Constantini di Eusebio di Cesarea, redatta nel 337 e si diffonderà per tutto l’Occidente, sin quando, nel secolo XIII, sarà recepito e formalizzato nella Legenda Aurea. A differenza di Costantino, al quale il culto è tributato solo dalla Chiesa Orientale, Elena assurgerà presto agli altari sia per il mondo cattolico (festa:18 Agosto) che per quello ortodosso (festa: 21 maggio).
Sulla sinistra dell’entrata, alcune vetrine contengono testi manoscritti e a stampa. Dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano proviene il Manoscritto M76 sup., contenente la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze (2) . Il manoscritto, membranaceo (cioè in pergamena) fu redatto tra il 1292 e il 1298 da copisti imprigionati nelle carceri di Genova. E’ tra gli esemplari più antichi, redatto durante la vita dell’autore. La datazione si può dedurre dal fatto che Jacopo è citato come vescovo, carica che detenne appunto dal 1292, mentre nel 1298 è documentata la liberazione dei copisti sottoscrittori.
Il testo della Legenda è riportato anche in un volume a stampa proveniente dalla Biblioteca di Camaldoli (3). E’ un incunabolo (libro stampato con caratteri mobili) pubblicato a Venezia, per i tipi di Nicolas Janson, nel 1475. La sua eccezionalità risiede nel fatto che si tratta della più antica edizione a stampa in volgare, basata sulla traduzione del camaldolese Niccolò Manerbi.
La Legenda Sanctorum, Leggenda dei Santi, fu denominata Aurea per la sua funzione di vera e propria miniera di esempi edificanti. Jacopo da Varazze - o Varagine, località presso Genova - (1228-1298), domenicano, vi raccolse - secondo lo schema dell’anno liturgico - una enorme quantità di leggende agiografiche, costituendo uno strumento utilizzato per la predicazione, ma che fece sentire i suoi effetti anche nell’iconografia. Della Leggenda della Vera Croce si tratta in diversi punti del testo, e in particolare in corrispondenza del 3 maggio (festa dell’Invenzione della Croce) e del 14 settembre (festa dell’Esaltazione della Croce). Il testo di Jacopo è ripreso da dipinti e cicli di affreschi: celebre è il ciclo di Agnolo Gaddi in Santa Croce a Firenze (nono decennio del XIV secolo). Agli anni Cinquanta del secolo XV – e comunque entro il 1466- sono datati gli affreschi di Piero della Francesca nella cappella Bacci in San Francesco, che riprendono anch’essi il testo della Legenda, con alcune significative varianti.
La Legenda Aurea riporta anche, al 31 dicembre -festa di San Silvestro- le storie di Silvestro e Costantino, di cui Elena è ancora una volta coprotagonista.
All’interno dell’ambiente allestito per la mostra è presentato un filmato dedicato all’illustrazione della leggenda della Guarigione di Costantino tramite la lettura delle scene scolpite sull’architrave romanico - fine del secolo XII - della chiesa di San Silvestro a Pisa, ora conservato nel Museo Nazionale di San Matteo.
Il ciclo di Costantino e Silvestro -che è narrato negli affreschi duecenteschi di San Silvesto in Capite, a Roma- pone le premesse per una questione politica tra le più dibattute del primo Umanesimo: la cosiddetta Donazione di Costantino. L’imperatore - guarito dalla lebbra e convertito al Cristianesimo per opera di Silvestro - avrebbe ceduto alla Chiesa la sovranità su una parte del territorio di Roma, gettando così -in un documento confutato da Lorenzo Valla- le basi del potere temporale dei papi.
Al termine del percorso, nello spazio rivolto verso il presbiterio, è esposta la predella della Crocifissione su tavola (4) eseguita nel 1516 da Luca Signorelli per la Compagnia della Croce di Umbertide (Perugia) , nella cui chiesa, oggi museo comunale, è tuttora conservata. La grande pala è attualmente ospitata sull’altare maggiore, all’interno di una mostra lignea barocca.
Completa questa sezione della mostra una pala (sec. XV), che sarà restaurata nell’occasione, di Luca di Paolo, proveniente dal Museo Piersanti di Matelica (Macerata).
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