Mario Vespasiani. L'arte alchemica e la leggenda della pittura dal 1400 ad oggi
Dal 26 Giugno 2016 al 04 Settembre 2016
Montefortino | Ascoli Piceno
Luogo: Pinacoteca Civica - Fortunato Duranti
Indirizzo: Largo Duranti 5
Enti promotori:
- Città di Montefortino
- Rete Museale dei Sibillini
Telefono per informazioni: +39 0736 859491
Sito ufficiale: http://www.pinacotecafortunatoduranti.it/
La Città di Montefortino e la Rete Museale dei Sibillini sono lieti di invitare all'inaugurazione della mostra Mario Vespasiani L'arte alchemica e la leggenda della pittura dal 1400 ad oggi, che presenta la più recente ricerca dell'artista Mario Vespasiani (1978) in dialogo con le opere della Collezione Duranti della Pinacoteca Civica, secondo un preciso percorso stilistico ed iconografico, che collega e dona un'inedita chiave di lettura, non solo ai lavori esposti ma anche a un luogo che come pochi intreccia spiritualità e leggenda.
Mario Vespasiani non nuovo alle contaminazioni con la grande arte (da ricordarsi le sue mostre con Mario Schifano nel 2008, con Osvaldo Licini nel 2010, con Lorenzo Lotto nel 2012 e nel 2015 con Mario Giacomelli) sceglie questa volta non un autore bensì un'intera pinacoteca, per cercare di trasmettere le metamorfosi che nell'arte avvengono nella materia e dunque nel gesto, quanto nel suo significato simbolico.
Innanzi tutto è importante precisare che Arte alchemica è da intendersi non come una pratica esoterica bensì in un processo di conoscenza, di individuazione del proprio sé, suddiviso in tre fasi: psichica (il significato dell'opera), sensoriale (la funzione emotiva) e intuitiva (la gestualità pittorica).
Varcando i limiti imposti dalla visione tradizionale del museo, le opere in mostra si aprono all'esperienza che svela non soltanto il risultato finale dell'immagine, ma anche gli archetipi da sempre esistiti, che si ritrovano nelle tracce lasciate dalla natura sul paesaggio e dall'uomo sulle pareti delle caverne e delle chiese, nella mitologia e nel sacro.
Le opere si caricano dunque di una valenza simbolica, che trasforma la materia al punto da farla sparire e ricomparire sotto altre sembianze, sotto altri temi, come fosse la scoperta di un altro particolare aspetto della natura umana. Seguendo il criterio di Duranti, di una collezione che porta con sé il fascino e il mistero di una "wunderkammer", Vespasiani sceglie di presentare le sue opere più recenti e mai esposte, le quali abbandonano la figurazione per sporgersi nel territorio dell'informale, dove il segno estremo ed essenziale, si pone nel momento in cui la visione diventa micro e macrocosmica, aperta ad un movimento che appare come un processo conoscitivo in atto.
L'autore mette al centro dell'evento la vitalità del gesto, l'atto di coraggio di chi con decisione si immerge nel magma incandescente dei sensi che, nella fusione col tutto, riportano in superficie non forme immediatamente riconoscibili, bensì il principio in cui la materia recupera il suo aspetto originario.
I nuovi dipinti di Vespasiani non citano dunque le opere presenti nella pinacoteca nei temi o nelle tecniche, ma mostrano l'avanzamento della pittura da cogliere nel segno iniziale, ciò che le dà origine e che sfuma non nell'imitazione quanto nell'aderenza ai principi creativi del mondo.
Il senso di Arte alchemica, non è perciò da confondere con un certo pensiero comune che è solito identificarla in una scienza immaginaria, in una sorta di pratica magica che trasforma gli oggetti in oro, ma si rivolge alle virtù innate dell'uomo, le quali si manifestano in quel fare esperienza di sé, oggettiva e soggettiva che sia, nell'interiorità come al di fuori, nello spirito e nella materia.
Una mostra che si presenta in aderenza col tessuto vitale del territorio, rispecchiando gli scenari naturali che si perdono nelle vette e nei corsi d'acqua, di cui le opere sembrano fissarne il fluire, come la vita effimera dei fiori e le impronte lasciate dagli animali selvatici, avviando il racconto di quelle storie mitiche che nel vicino Santuario della Madonna dell'Ambro affrescato persino con le immagini delle Sibille, si abbracciano con la fede.
Anche il criterio dell'allestimento rispecchia l'indole visionaria di Duranti, e quella sua qualità eccentrica di pittore nel comporre le figure in rapporto alle opere altrui, che in quel suo volontario isolamento era solito circondarsi da veri e propri "assemblages" di dipinti con i quali si poneva in continuo colloquio, occupando tutto lo spazio disponibile.
Vespasiani adotta il gusto da allestitore di Duranti, che in controtendenza rispetto all'organizzazione razionalizzata della galleria nobiliare del suo tempo, trovava in quella più arcaica del "cabinet des curiosités" la sua volontà enciclopedica di riunire il sapere in un "fare alchemico", dove le difformità degli insiemi, ieri come oggi vanno a caricare il luogo di valenze criptiche, personali e comunque legate ad una profonda spiritualità.
Il collegamento con le opere della collezione permanente si scorge dunque nella continua connessione tra le varie epoche, sottolineando come la natura e l'uomo nel corso dei secoli siano sempre gli stessi, ma sono trasformati nelle loro apparenze. Perciò la ricerca di Vespasiani si svela come un'apparizione, come un volo o un ritmo che coglie, non la ripetizione di uno stile o di un linguaggio già assimilato, ma una sottile vibrazione da tramandare, che narra coi suoi colori la leggenda della pittura.
Mario Vespasiani nasce nel 1978 risiede a Ripatransone nelle Marche dove ha lo studio principale, alternandosi periodicamente nei luoghi che meglio si prestano a sviluppare i suoi progetti. Fin dall'esordio è sempre stato considerato come una figura indipendente e al di fuori delle attuali tendenze artistiche, anche grazie ad una ricerca che non ha riferimenti analoghi nella scena attuale. Rispetto al materialismo ateo e a un certo manierismo pittorico che hanno imperversato in Italia nell'ultimo trentennio la sua arte è apparsa subito un caso a sé, per il suo interesse a dare forma ad un "gesto eroico" che sa essere autore e testimone di un momento storico di grande accelerazione, evolvendo progressivamente l'ampio aspetto stilistico dei soggetti indagati, nei tratti essenziali e simbolici. Vespasiani è uno dei giovani pionieri dell'arte italiana che sta portando la pittura a livelli inaspettati, oltre i limiti tradizionali del quadro e ben lontano dalle provocazioni estetiche: confrontandosi con la fotografia, la performance, le istallazioni e di recente con la letteratura, ha saputo imprimere all'azione pittorica altri significati, fondendo se stesso con ciò che raffigura, calandosi completamente nel flusso creativo per far diventare il suo percorso ardito e profondo e le persone che lo circondano quasi figure leggendarie.
L'interesse che sta suscitando il lavoro di Mario Vespasiani sta nel fatto che lui e la sua opera coincidono perfettamente e questo fa si che ad emergere non sia il ruolo da protagonista a cui molti aspirano, quanto la continua relazione con la potenza creatrice, la stessa che - dichiara - lo attrae costantemente verso il mistero e lo fa sentire in cerca di vibrazioni archetipiche, in stretto contatto con una fonte che ha una chiara matrice spirituale. Nel 2008 a dieci anni dalla prima personale realizza la mostra che avvia il progetto denominato “La quarta dimensione” attraverso il quale propone un dialogo con alcuni grandi maestri dell'arte italiana a lui particolarmente vicini in un determinato momento della ricerca. Il primo avvenne nel 2008 con Mario Schifano mettendo in risalto il colore e il gesto pittorico che contraddistingue il procedere istintivo dei due autori, per l'approccio grintoso, per la carica vitale e mai prevedibile della pittura. Nel 2010 presso la Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Ascoli Piceno le sue opere si affiancarono all'astrattismo lirico di Osvaldo Licini, in questo momento le tele di Vespasiani sempre meno figurative forniscono una panoramica del tratto pittorico che raggiunge soluzioni stilistiche più evanescenti ed essenziali.
Sulla linea colorista, che scende lungo l'Adriatico, nel 2012 presenta il dialogo in tre sedi con i capolavori di Lorenzo Lotto, il quale oltre ad essere uno dei più autorevoli interpreti è anche colui che ha saputo rivoluzionare i codici del ritratto e la mostra ha focalizzato l'attenzione sull'interpretazione psicologica e formale del volto, dalle espressioni comuni alle tensioni umane più profonde. Nel 2015 il gallerista Pio Monti presenta la mostra La quarta dimensione nella fotografia di Mario Giacomelli e Mario Vespasiani dove per la prima volta le sue immagini fotografiche si specchiano nei riflessi comuni e nello sguardo appassionato di Giacomelli, uno dei fotografi più incisivi del '900. Con la mostra Gemine Muse espone giovanissimo ai Musei Capitolini di Roma, a 27 anni vince il primo Premio Pagine Bianche d'Autore, nel 2011 viene invitato al Padiglione Italia della 45a Biennale di Venezia, figura nel libro Fragili eroi di Roberto Gramiccia dedicato ai più interessanti artisti italiani dal futurismo ad oggi e sul Dizionario dell'Arte Italiana edito da Giancarlo Politi.
Tra i primissimi artisti italiani ad espandere l'impronta pittorica dai nuovi materiali alle tecnologie, viene inviato nel 2012 dall'Accademia di Belle Arti di Macerata a tenere una conferenza dal titolo: L'essenza e il dono. Arte, relazione e condivisione, dalla tela all'iPad e nello stesso anno con le opere realizzate mediante l'iPad ed applicate su alluminio partecipa al Premio Termoli. Per tutto il 2014 si è dedicato al progetto Mara as Muse sottolineando, in piena controtendenza, il ruolo di una Musa quale figura ispiratrice dell'atto creativo e delle sue molteplici forme espressive. Nel 2015 realizza delle opere in pura seta intitolate Storie di viaggiatori, territori e bandiere che espone come fossero vessilli di un'arte che torna ed essere simbolo e immagine di un'identità ben precisa e che va oltre le classiche modalità espositive per mostrarsi in una performance nella Pinacoteca civica di Ascoli Piceno, in un happening con le opere disposte al vento sulla cima della Torre dei Gualtieri di San Benedetto del Tronto e al 48° Premio Vasto. Nel mese di maggio esce Planet Aurum il suo primo libro interamente dedicato agli scritti e nello stesso anno la città di Fermo lo invita a dipingere il Palio dell'Assunta dedicandogli contemporaneamente una personale. La città di Santa Vittoria in Matenano gli riserva una grande mostra che raccoglie per la prima volta le opere dagli esordi ad oggi ed una importante pubblicazione generale.
Dal 1998 sono trenta le mostre personali documentate con volumi prodotti in serie limitata, arricchiti da testi critici, interviste e da testimonianze trasversali. Contemporaneamente alla pittura, ha frequentato un workshop di fotografia con Ferdinando Scianna e di cinema con Lech Majewski. Del suo lavoro se ne sono occupati oltre agli storici e ai critici d'arte, anche filosofi, scrittori, antropologi e teologi.
Inaugurazione: domenica 26 giugno alle ore 17
Orari: giugno e settembre aperto sabato e domenica: 10-13 / 16-19 Luglio e agosto aperto tutti i giorni: 10-13 - 16-19
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