Antonio Marchetti Lamera. Teatro d’ombra

Antonio Marchetti Lamera,Teatro d’ombra
Dal 04 Luglio 2021 al 08 Agosto 2021
Polignano a Mare | Bari
Luogo: Exchiesetta
Indirizzo: Vico Santo Stefano
Orari: 24/24 h
Curatori: Roberto Lacarbonara
Telefono per informazioni: +39 3332225445
Sito ufficiale: http://www.exchiesetta.it
Exchiesetta è lieta di ospitare la mostra personale di Antonio Marchetti Lamera (Torre Pallavicina, Bg, 1964) dal titolo Teatro d’ombra a cura di Roberto Lacarbonara.
La continua metamorfosi di un segno, la sostanza evanescente di un’ombra inseguita nelle sue deformazioni, la ciclicità del tempo che ogni ora ridisegna il paesaggio. È una grammatica di forme indefinite, quasi antropomorfe, quella di Antonio Marchetti Lamera, il cui sguardo volge verso il piano orizzontale della terra, delle pietre, dell’asfalto, laddove il nostro passaggio s’imbatte in quello della luce e dei suoi giochi di ombre e proiezioni. L’artista lombardo raccoglie fotogrammi in bianco e nero delle trame impalpabili lasciate al suolo da pali, tralicci ed insegne, soggetti trascurabili che attraversano lo spazio rivestendolo di forme astratte e mutevoli. Apparizioni come nuvole, sempre in grado di evocare una presenza riconoscibile: un albero, uno scheletro, un animale.
Nella luce netta e nitida del sud, Marchetti Lamera scopre un principio di scultura, quella densità dei contrasti tra i calcari romanici e le linee oscure dell’ombra, la forza plastica di un segno che riveste i pavimenti di una piazza, di una strada. E con l’osservazione lenta del disegno a grafite, con la fotografia e la ricostruzione in stop motion dei tanti frames, l’artista estrae dal bianco della tela l’eterno movimento della luce, la storia minima e lieve di una giornata d’estate. Ne emerge un tessuto filmico in grado di rievocare il cinema degli esordi, le variazioni della luce del deserto di von Stroheim, le fitte trame d’ombra dei boschi di Murnau: “l’accettazione del mondo in bianco e nero” preconizzata da Arnheim nel suo Film as art del 1959.
Sulla vetrina d’accesso di Exchiesetta scorrono nella notte le immagini raccolte lungo il giorno. Proiettate dall’interno verso la strada, sembrano fuoriuscire dall’edificio trasformato in una antica lanterna magica, un teatro delle ombre o una macchina dell’immaginazione che restituisce nel buio queste presenze evanescenti e fantasmatiche.
La continua metamorfosi di un segno, la sostanza evanescente di un’ombra inseguita nelle sue deformazioni, la ciclicità del tempo che ogni ora ridisegna il paesaggio. È una grammatica di forme indefinite, quasi antropomorfe, quella di Antonio Marchetti Lamera, il cui sguardo volge verso il piano orizzontale della terra, delle pietre, dell’asfalto, laddove il nostro passaggio s’imbatte in quello della luce e dei suoi giochi di ombre e proiezioni. L’artista lombardo raccoglie fotogrammi in bianco e nero delle trame impalpabili lasciate al suolo da pali, tralicci ed insegne, soggetti trascurabili che attraversano lo spazio rivestendolo di forme astratte e mutevoli. Apparizioni come nuvole, sempre in grado di evocare una presenza riconoscibile: un albero, uno scheletro, un animale.
Nella luce netta e nitida del sud, Marchetti Lamera scopre un principio di scultura, quella densità dei contrasti tra i calcari romanici e le linee oscure dell’ombra, la forza plastica di un segno che riveste i pavimenti di una piazza, di una strada. E con l’osservazione lenta del disegno a grafite, con la fotografia e la ricostruzione in stop motion dei tanti frames, l’artista estrae dal bianco della tela l’eterno movimento della luce, la storia minima e lieve di una giornata d’estate. Ne emerge un tessuto filmico in grado di rievocare il cinema degli esordi, le variazioni della luce del deserto di von Stroheim, le fitte trame d’ombra dei boschi di Murnau: “l’accettazione del mondo in bianco e nero” preconizzata da Arnheim nel suo Film as art del 1959.
Sulla vetrina d’accesso di Exchiesetta scorrono nella notte le immagini raccolte lungo il giorno. Proiettate dall’interno verso la strada, sembrano fuoriuscire dall’edificio trasformato in una antica lanterna magica, un teatro delle ombre o una macchina dell’immaginazione che restituisce nel buio queste presenze evanescenti e fantasmatiche.
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