Gea Casolaro. Tutto è sempre Adesso
Dal 20 Ottobre 2022 al 19 Novembre 2022
Bari
Luogo: Spazio Murat
Indirizzo: Piazza del Ferrarese
Orari: dal lunedì al sabato dalle 10.00 alle 20.00
Curatori: Anna D’Elia
Costo del biglietto: Ingresso con contributo libero minimo 1 euro
Giovedì 20 Ottobre alle 18.30 inaugura la nuova mostra di Spazio Murat, “Tutto è sempre Adesso” una personale di Gea Casolaro, curata da Anna D’Elia e in collaborazione con The Gallery Apart.
La mostra raccoglie una serie di opere che Gea Casolaro, artista affermata e riconosciuta tra le più interessanti dell’attuale scena artistica italiana, ha realizzato tra il 2003 e il 2018 e i risultati di un workshop dal titolo Fibronit. Il passato delle morti, il futuro della lotta, che la stessa artista ha tenuto a Spazio Murat dal 26 al 30 settembre con le giovani e i giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Bari e d’Italia.
Gea Casolaro vive tra Roma e Parigi. Da oltre venticinque anni il suo lavoro indaga, attraverso la fotografia, il video, l’installazione e la scrittura, il nostro rapporto con le immagini, l’attualità, la società, la storia. La sua ricerca mira ad attivare un dialogo permanente tra le esperienze e le persone, invitando ad ampliare la nostra capacità di analisi e di conoscenza della realtà. “Tutto è sempre adesso”, il titolo della mostra prodotta da Spazio Murat, allude alla storicità di ogni evento, alla comprensione consapevole di quanto accade. L’opera d’arte diventa un monito, un segnale di allarme poetico e durevole e stimola chi la guarda a prendere coscienza, per invitarle a prendere posizione.
“Personalmente, non mi interessa molto raccontarmi. Per questo realizzo lavori che parlano della collettività. Penso che il mondo sia pieno di cose da imparare, che sia pieno di ingiustizie da sanare, di diritti da far rispettare: preferisco provare a raccontare di quanto tutto sia collegato, preferisco invitare a riflettere su come uguaglianza e rispetto siano il primo passo necessario per un mondo migliore per tutti”, spiega Gea Casolaro. La sua arte vuole dimostrare la necessaria rimessa in discussione del punto di vista soggettivo, a favore di una visione collettiva e comunque più ampia e complessa della realtà.
Entrambi i nuclei espositivi, la personale e i risultati del workshop dedicato al tema Fibronit, hanno come tema la continuità tra passato e presente, l'importanza di mantenere viva la memoria per comprendere le criticità odierne.
Le opere in mostra attraversano le tappe principali del lavoro di Gea Casolaro, toccandone le tematiche essenziali: gli sguardi condivisi, il decentramento della visione, l’impossibilità di guardare alla sostanza in quanto occultata da false narrazioni e da una ridondanza di cattive immagini, la memoria non intesa come nostalgia ma come sguardo al passato necessario per costruire il futuro.
Sono tutte storie da non dimenticare quelle che l’artista affida alle sue opere, perché i luoghi, principali custodi della memoria, continuino a raccontare le vicende che vi sono racchiuse lasciando a chi guarda il compito di scoprirle. Centrale è infatti la figura dello spettatore che, leggendole, le apre ad un ventaglio di possibili interpretazioni e identificandosi in esse, le fa proprie.
“Il pubblico è parte necessaria nella ricezione di qualunque lavoro culturale, ma perché ne è parte attiva. L’opera è uno strumento di poesia destinata a rinnovare la visione delle cose anche a distanza di secoli. Sta a chi guarda essere disponibile a questa libertà, essere disponibile a rimettere in discussione i propri codici attraverso una lettura emozionale ed immaginativa”, spiega Casolaro.
La video-installazione “Molto visibile, troppo invisibile”, realizzata insieme al filosofo Enrico Castelli Gattinara, con i divani e il televisore invita il pubblico della mostra a fermarsi e a partecipare alla discussione su temi che ruotano attorno al fenomeno della migrazione. In Sharing gazes (2013) – lavoro realizzato con un gruppo di studentesse e studenti della Halle School of Fine Arts di Addis Abeba – Gea dimostra come aggiungendo il punto di vista altrui al nostro, la realtà si arricchisce di possibilità, aumentando così le nostre capacità individuali di conoscenza. Volver atrás par ir adelante[Tornare indietro per andare avanti] parla di come funeste politiche del passato continuino ad avere ripercussioni sulla storia di un paese anche a distanza di decenni: per questo “Tutto è sempre adesso”. L’opera compie un viaggio simbolico nella storia recente del popolo argentino, utilizzando un’unica inquadratura fissa sull’ingresso di un centro commerciale di Buenos Aires e sul flusso di gente che attraversa il campo visivo. Tecnicamente l’inversione dei movimenti, insieme all’uso del rallenty, crea una forza centripeta che sembra risucchiare i passanti all’interno dello spazio, impedendo l’uscita da un luogo, in passato centro di detenzione e di tortura. I passanti camminano all’indietro descrivendo un tempo surreale, il tempo della memoria irrisolta. “Ai caduti di oggi” è un’opera monumento dedicato alle morti bianche, un monumento che non parla di una storia conclusa, ma di una storia che si rinnova purtroppo quotidianamente. Il lavoro, infatti, è composto di televisori (4 schermi televisivi piatti sovrapposti in verticale, a formare una sorta di monolite), “perché il televisore è il luogo della notizia veloce, quotidiana, una notizia che però, presto scompare. Ma prima ancora della notizia della morte quotidiana dei lavoratori, scompaiono le persone, corpo e storia, e restano solo i numeri, che presto scompaiono anch’essi”. L’esigenza di concretezza spinge l’artista a reificare le sue immagini in veri oggetti tridimensionali. Ecco dunque che al video e ai lavori di arte partecipata si aggiungono oggetti-scultura. Nel percorso espositivo di Spazio Murat lo spettatore si trova davanti ad un i-Phone gigante: “Specchio delle mie brame”, che rappresenta un efficace antimonumento all’incomunicabilità e a una distorta visione della realtà che contraddistingue le comunicazioni di oggi. E ancora: un telescopio puntato su un planisfero fisico dal significativo titolo “Il cielo stellato e la legge morale”, kantianamente ispirato all’esigenza di riflettere sul proprio ruolo su questo pianeta da preservare nella sua preziosa ed integrale universalità, senza distinzioni di confini o di interessi economici.
A queste opere di Gea Casolaro si affiancano i lavori e i progetti risultanti da Fibronit. Il passato delle morti, il futuro della lotta, un workshop su cui Gea Casolaro ha lavorato insieme agli artisti dell’Accademia di Belle Arti di Bari e d’Italia approcciando strategie e dispositivi che sensibilizzino ad affrontare il problema dell’amianto in Italia, un problema che permane anche dopo la chiusura degli stabilimenti. In particolare hanno lavorato sulla Fibronit, una fabbrica di manufatti in amianto-cemento per l’edilizia, attiva a Bari dal 1935 al 1985, e sul Parco Della Rinascita che sorgerà proprio sul suo sito bonificato. Si tratta di 7 opere realizzate da Alessandra Rivelli Antezza, Davide Marrone e Vanessa Chimenti, Angela Capotorto, Arianna Ladogana, Beatrice D'Aurelio, Desirè D'Angelo, Donato Trovato, Grazia Palumbo, Margherita Settanni, Natalija Dimitrijevic, Sofia Salzo.
“Il progetto espositivo di Gea Casolaro, curato da Anna D’elia, propone pratiche d’impegno verso i singoli e verso la collettività. Questo impegno non mira solo a orientare consapevolezza e sensibilizzazione, ma punta il faro sull’importanza della presa di posizione su determinate tematiche. La riflessione sull’amianto è anche un paradigma che permette all’artista di aprirsi al visitatore, chiedendogli di provare a pensare quale sia la cosa più urgente da affrontare. Con questa mostra Spazio Murat accoglie la sfida che l’artista e la curatrice lanciano, coinvolgendo attivamente nel progetto espositivo giovani artiste e artisti che hanno avuto la possibilità di lavorare sul tema dell’amianto a partire dal caso Fibronit di Bari”, commenta Giusy Ottonelli, founder della società The Hub Bari, soggetto gestore di Spazio Murat.
Tutto è sempre adesso è una produzione di Spazio Murat, realizzata in collaborazione con The Gallery Apart di Roma. Partner di “Tutto è sempre Adesso” sono Regione Puglia, Apermec s.r.l e Pepe Graphic.
La mostra raccoglie una serie di opere che Gea Casolaro, artista affermata e riconosciuta tra le più interessanti dell’attuale scena artistica italiana, ha realizzato tra il 2003 e il 2018 e i risultati di un workshop dal titolo Fibronit. Il passato delle morti, il futuro della lotta, che la stessa artista ha tenuto a Spazio Murat dal 26 al 30 settembre con le giovani e i giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Bari e d’Italia.
Gea Casolaro vive tra Roma e Parigi. Da oltre venticinque anni il suo lavoro indaga, attraverso la fotografia, il video, l’installazione e la scrittura, il nostro rapporto con le immagini, l’attualità, la società, la storia. La sua ricerca mira ad attivare un dialogo permanente tra le esperienze e le persone, invitando ad ampliare la nostra capacità di analisi e di conoscenza della realtà. “Tutto è sempre adesso”, il titolo della mostra prodotta da Spazio Murat, allude alla storicità di ogni evento, alla comprensione consapevole di quanto accade. L’opera d’arte diventa un monito, un segnale di allarme poetico e durevole e stimola chi la guarda a prendere coscienza, per invitarle a prendere posizione.
“Personalmente, non mi interessa molto raccontarmi. Per questo realizzo lavori che parlano della collettività. Penso che il mondo sia pieno di cose da imparare, che sia pieno di ingiustizie da sanare, di diritti da far rispettare: preferisco provare a raccontare di quanto tutto sia collegato, preferisco invitare a riflettere su come uguaglianza e rispetto siano il primo passo necessario per un mondo migliore per tutti”, spiega Gea Casolaro. La sua arte vuole dimostrare la necessaria rimessa in discussione del punto di vista soggettivo, a favore di una visione collettiva e comunque più ampia e complessa della realtà.
Entrambi i nuclei espositivi, la personale e i risultati del workshop dedicato al tema Fibronit, hanno come tema la continuità tra passato e presente, l'importanza di mantenere viva la memoria per comprendere le criticità odierne.
Le opere in mostra attraversano le tappe principali del lavoro di Gea Casolaro, toccandone le tematiche essenziali: gli sguardi condivisi, il decentramento della visione, l’impossibilità di guardare alla sostanza in quanto occultata da false narrazioni e da una ridondanza di cattive immagini, la memoria non intesa come nostalgia ma come sguardo al passato necessario per costruire il futuro.
Sono tutte storie da non dimenticare quelle che l’artista affida alle sue opere, perché i luoghi, principali custodi della memoria, continuino a raccontare le vicende che vi sono racchiuse lasciando a chi guarda il compito di scoprirle. Centrale è infatti la figura dello spettatore che, leggendole, le apre ad un ventaglio di possibili interpretazioni e identificandosi in esse, le fa proprie.
“Il pubblico è parte necessaria nella ricezione di qualunque lavoro culturale, ma perché ne è parte attiva. L’opera è uno strumento di poesia destinata a rinnovare la visione delle cose anche a distanza di secoli. Sta a chi guarda essere disponibile a questa libertà, essere disponibile a rimettere in discussione i propri codici attraverso una lettura emozionale ed immaginativa”, spiega Casolaro.
La video-installazione “Molto visibile, troppo invisibile”, realizzata insieme al filosofo Enrico Castelli Gattinara, con i divani e il televisore invita il pubblico della mostra a fermarsi e a partecipare alla discussione su temi che ruotano attorno al fenomeno della migrazione. In Sharing gazes (2013) – lavoro realizzato con un gruppo di studentesse e studenti della Halle School of Fine Arts di Addis Abeba – Gea dimostra come aggiungendo il punto di vista altrui al nostro, la realtà si arricchisce di possibilità, aumentando così le nostre capacità individuali di conoscenza. Volver atrás par ir adelante[Tornare indietro per andare avanti] parla di come funeste politiche del passato continuino ad avere ripercussioni sulla storia di un paese anche a distanza di decenni: per questo “Tutto è sempre adesso”. L’opera compie un viaggio simbolico nella storia recente del popolo argentino, utilizzando un’unica inquadratura fissa sull’ingresso di un centro commerciale di Buenos Aires e sul flusso di gente che attraversa il campo visivo. Tecnicamente l’inversione dei movimenti, insieme all’uso del rallenty, crea una forza centripeta che sembra risucchiare i passanti all’interno dello spazio, impedendo l’uscita da un luogo, in passato centro di detenzione e di tortura. I passanti camminano all’indietro descrivendo un tempo surreale, il tempo della memoria irrisolta. “Ai caduti di oggi” è un’opera monumento dedicato alle morti bianche, un monumento che non parla di una storia conclusa, ma di una storia che si rinnova purtroppo quotidianamente. Il lavoro, infatti, è composto di televisori (4 schermi televisivi piatti sovrapposti in verticale, a formare una sorta di monolite), “perché il televisore è il luogo della notizia veloce, quotidiana, una notizia che però, presto scompare. Ma prima ancora della notizia della morte quotidiana dei lavoratori, scompaiono le persone, corpo e storia, e restano solo i numeri, che presto scompaiono anch’essi”. L’esigenza di concretezza spinge l’artista a reificare le sue immagini in veri oggetti tridimensionali. Ecco dunque che al video e ai lavori di arte partecipata si aggiungono oggetti-scultura. Nel percorso espositivo di Spazio Murat lo spettatore si trova davanti ad un i-Phone gigante: “Specchio delle mie brame”, che rappresenta un efficace antimonumento all’incomunicabilità e a una distorta visione della realtà che contraddistingue le comunicazioni di oggi. E ancora: un telescopio puntato su un planisfero fisico dal significativo titolo “Il cielo stellato e la legge morale”, kantianamente ispirato all’esigenza di riflettere sul proprio ruolo su questo pianeta da preservare nella sua preziosa ed integrale universalità, senza distinzioni di confini o di interessi economici.
A queste opere di Gea Casolaro si affiancano i lavori e i progetti risultanti da Fibronit. Il passato delle morti, il futuro della lotta, un workshop su cui Gea Casolaro ha lavorato insieme agli artisti dell’Accademia di Belle Arti di Bari e d’Italia approcciando strategie e dispositivi che sensibilizzino ad affrontare il problema dell’amianto in Italia, un problema che permane anche dopo la chiusura degli stabilimenti. In particolare hanno lavorato sulla Fibronit, una fabbrica di manufatti in amianto-cemento per l’edilizia, attiva a Bari dal 1935 al 1985, e sul Parco Della Rinascita che sorgerà proprio sul suo sito bonificato. Si tratta di 7 opere realizzate da Alessandra Rivelli Antezza, Davide Marrone e Vanessa Chimenti, Angela Capotorto, Arianna Ladogana, Beatrice D'Aurelio, Desirè D'Angelo, Donato Trovato, Grazia Palumbo, Margherita Settanni, Natalija Dimitrijevic, Sofia Salzo.
“Il progetto espositivo di Gea Casolaro, curato da Anna D’elia, propone pratiche d’impegno verso i singoli e verso la collettività. Questo impegno non mira solo a orientare consapevolezza e sensibilizzazione, ma punta il faro sull’importanza della presa di posizione su determinate tematiche. La riflessione sull’amianto è anche un paradigma che permette all’artista di aprirsi al visitatore, chiedendogli di provare a pensare quale sia la cosa più urgente da affrontare. Con questa mostra Spazio Murat accoglie la sfida che l’artista e la curatrice lanciano, coinvolgendo attivamente nel progetto espositivo giovani artiste e artisti che hanno avuto la possibilità di lavorare sul tema dell’amianto a partire dal caso Fibronit di Bari”, commenta Giusy Ottonelli, founder della società The Hub Bari, soggetto gestore di Spazio Murat.
Tutto è sempre adesso è una produzione di Spazio Murat, realizzata in collaborazione con The Gallery Apart di Roma. Partner di “Tutto è sempre Adesso” sono Regione Puglia, Apermec s.r.l e Pepe Graphic.
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