Paesaggi, Passaggi
Dal 11 Luglio 2012 al 02 Settembre 2012
Bari
Luogo: Castello Svevo
Indirizzo: p.zza Federico II di Svevia
Orari: 8.30-19.30; mercoledì chiuso
Curatori: Carlo Garzia
Telefono per informazioni: +39 333 7820768
E-Mail info: amalia.dilanno@virgilio.it
Sito ufficiale: http://www.francescaloprieno.it
Mercoledì 11 luglio, nella sede de "La Corte, fotografia e ricerca" nel Castello Svevo di Bari si inaugura la mostra Paesaggi / Passaggi di Francesca Loprieno, curata da Carlo Garzia.
Lungo le due pareti laterali in modo quasi simmetrico due serie di dittici, da un lato immagini dal taglio poetico-mitologico, ninfe che saggiano il mare o distruggono parole scritte, pescatori in perenne attesa, parche che tessono il filo rosso dell’esistenza umana; dall’altro, immagini opache e confuse, scattate dal finestrino di un treno locale, gocce di pioggia o macchie di sporco che filtrano un’esperienza visiva quasi quotidiana del viaggio.
Queste esperienze della ripetizione che, con un involontario umorismo sono dette pendolari, sono come un metronomo che con regolarità scandisce ogni giorno la vita di migliaia di persone e ne regola per un tratto l’esperienza visiva del paesaggio.
Tra opacità e trasparenza (il doppio, lo specchio, il riflesso, l’ombra) si costruisce l’esperienza quasi site-specific, come usa dire, di Francesca Loprieno, giovane fotografa emergente ancora in bilico tra una metafisica del quotidiano e i turbamenti di una identità individuale e anche generazionale dai confini labili e indecisi, essere o non essere, o piuttosto vedere o non vedere, come attesta la sua ricerca sin dalle prime mostre.
La mostra resterà aperta per tutta l’estate ed è accompagnata da un teso critico-cronologico di Maria Vinella e da un testo metacritico del curatore, costruito come un bricolage di frammenti di scrittura di varia natura, truismi, citazioni, scambi postali, corrispondenze.
Lungo le due pareti laterali in modo quasi simmetrico due serie di dittici, da un lato immagini dal taglio poetico-mitologico, ninfe che saggiano il mare o distruggono parole scritte, pescatori in perenne attesa, parche che tessono il filo rosso dell’esistenza umana; dall’altro, immagini opache e confuse, scattate dal finestrino di un treno locale, gocce di pioggia o macchie di sporco che filtrano un’esperienza visiva quasi quotidiana del viaggio.
Queste esperienze della ripetizione che, con un involontario umorismo sono dette pendolari, sono come un metronomo che con regolarità scandisce ogni giorno la vita di migliaia di persone e ne regola per un tratto l’esperienza visiva del paesaggio.
Tra opacità e trasparenza (il doppio, lo specchio, il riflesso, l’ombra) si costruisce l’esperienza quasi site-specific, come usa dire, di Francesca Loprieno, giovane fotografa emergente ancora in bilico tra una metafisica del quotidiano e i turbamenti di una identità individuale e anche generazionale dai confini labili e indecisi, essere o non essere, o piuttosto vedere o non vedere, come attesta la sua ricerca sin dalle prime mostre.
La mostra resterà aperta per tutta l’estate ed è accompagnata da un teso critico-cronologico di Maria Vinella e da un testo metacritico del curatore, costruito come un bricolage di frammenti di scrittura di varia natura, truismi, citazioni, scambi postali, corrispondenze.
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