Ernesto Neto. Mentre la vita ci respira – SoPolpoVit’EreticoLe
Dal 10 Giugno 2021 al 26 Settembre 2021
Bergamo
Luogo: Palazzo della Ragione
Indirizzo: Piazza Vecchia 8A
Curatori: Lorenzo Giusti
Telefono per informazioni: +39 035 270272
Sito ufficiale: http://gamec.it
Apre al pubblico dal 10 giugno Mentre la vita ci respira – SoPolpoVit’EreticoLe, la mostra del celebre artista brasiliano Ernesto Neto (Rio De Janeiro, 1964) ospitata nel Palazzo della Ragione di Bergamo. L’esposizione è la prima di un nuovo ciclo triennale curato da Lorenzo Giusti per la suggestiva Sala delle Capriate, sede estiva della GAMeC per il quarto anno consecutivo.
A distanza di vent’anni dalla prima partecipazione dell’artista alla Biennale di Venezia curata nel 2001 da Harald Szeeman – quando fu anche chiamato da Germano Celant a rappresentare il Brasile nella sezione riservata ai padiglioni nazionali – Ernesto Neto torna in Italia con un progetto inedito, che rappresenta un preludio alla mostra Nulla è perduto. Arte e materia in trasformazione in programma alla GAMeC nell’autunno del 2021.
Le installazioni multisensoriali di Neto pervadono lo spazio, immergendo il visitatore in ambienti carichi di suggestione, all’interno dei quali i materiali, le essenze e le forme assumono significati molteplici. Tutto, nell’opera di Neto, concorre alla creazione di nuovi universi di senso, concepiti come strumenti per curare le ferite della società contemporanea.
Vista dall’alto, la grande installazione centrale, dal titolo SoPolpoVit’EreticoLe, si presenta come una specie di agroglifo, un polpo disegnato sul pavimento della sala, i cui tentacoli si muovono in direzioni diverse, ricordando così anche il movimento del boa presente in numerosi progetti di Neto.
Un po’ polpo, un po’ sole, un po’ cellula, il disegno presenta, al centro, un cerchio pensato come una sorta di ombelico. Nucleo generatore per eccellenza, l’ombelico è un simbolo transculturale che proietta sul concetto stesso di centro l’analogia tra universo e corpo.
Da qui la “vita” evocata nel titolo del lavoro, che si configura come un acrostico composto dalle parole “sole”, “polpo”, “vita” ed ”eretico”, assemblate in modo da trasmettere un senso di musicalità e movimento.
Pensata come un giaciglio, come uno spazio per la sosta, sul quale distendersi o sedersi per condividere l’esperienza della pausa, l’opera di Neto si avvale dell’utilizzo di materiali recuperati in loco, come pietre, paglia, ma anche piante, spezie ed erbe medicinali native del territorio, inserite in sacchetti realizzati a mano con la tecnica del crochet.
L’installazione unisce l’attenzione per i temi dell’ecologia, del ritualismo e della spiritualità, caratteristici della ricerca di Neto, a visioni e suggestioni suggerite dal confronto con le origini medievali del palazzo e con la sua storia centenaria.
Fu infatti durante l’ultima fase dei cosiddetti secoli bui che, anche nel Nord dell’Italia, molte donne libere, che vivevano a stretto contatto con la natura – raccogliendo così spontaneamente l’eredità delle culture animiste e panteiste ancora vive nella società popolare – furono accusate di stregoneria, perseguitate come eretiche e bruciate sul rogo.
Come raccontano gli studi più aggiornati, le streghe incarnavano il lato selvaggio della natura, tutto ciò che in essa appariva autonomo, incondizionato, fuori controllo e quindi contrario alla visione ordinata del mondo promossa dalle dottrine ufficiali. Vale la pena ricordare come l’etimologia della parola eretico derivi dal greco “scelta”, senza portare con sé alcuna connotazione positiva o negativa. Questo termine, tuttavia, è presto diventato indicatore di una scelta precisa, quella di abbandonare un pensiero riconosciuto fino a quel momento come valido, per abbracciare un’interpretazione nuova.
L’opera di Neto ripensa questo cruciale passaggio della storia dell’Occidente, che interessò non soltanto il “vecchio continente”, ma anche le terre conquistate oltreoceano dai colonizzatori Europei, dove la persecuzione delle donne divenne uno dei più crudeli strumenti di assoggettamento e sfruttamento delle popolazioni aborigene.
Attraverso la presenza di quattro abiti realizzati per l’occasione, l’artista ci invita a vestire nuovi panni e a trovare una nuova relazione con il mondo naturale, gli spiriti degli antenati e le epistemologie non occidentali a cui il progetto è legato.
L’installazione costituisce in ultima analisi un potente inno alla vita, alla natura nella sua dimensione più ancestrale, e un invito a riconsiderare l’importanza di una visione non funzionale e non antropocentrica dell’universo, insieme al principio, proprio di una concezione olistica del mondo, della sostanziale materialità del tutto.
Per questa ragione l’installazione di Neto è da considerarsi un preludio alla mostra Nulla è perduto. Arte e materia in trasformazione, secondo capitolo del grande progetto espositivo pluriennale dedicato dalla GAMeC al tema della materia. Dopo Black Hole. Arte e matericità tra Informe e Invisibile, questa seconda tappa della trilogia – a cura di Anna Daneri e Lorenzo Giusti – rivolgerà lo sguardo al lavoro di quegli autori che, in tempi diversi, hanno indagato le trasformazioni della materia per sviluppare una riflessione sul mutamento, sul tempo e sul futuro del pianeta.
La mostra è sostenuta da Banca Galileo S.p.A., Italgen S.p.A., SITIP S.p.A. e 3V Green Eagle S.p.A.
Ernesto Neto (Rio de Janeiro, Brasile, 1964. Vive e lavora a Rio de Janeiro) dalla metà degli anni Novanta ha prodotto un corpus influente di opere che esplora le costruzioni dello spazio sociale e del mondo naturale invitando l'interazione fisica e l'esperienza sensoriale. Tensione, peso e spazi vuoti sono elementi decisivi nel lavoro di Neto, che si dispiegano in installazioni, sculture e disegni. Utilizzando principalmente materiali tessili e organici, il suo lavoro viene svolto a mano attraverso un meticoloso esercizio che cerca di attivare i cinque sensi.
Recenti mostre personali includono: SunForceOceanLife, The Museum of Fine Arts (Houston, USA, 2021); Soplo, Malba (Buenos Aires, Argentina, 2020) e Centro Cultural Palacio de La Moneda (Santiago, Cile, 2020); Sopro, Pinacoteca do Estado (São Paulo, Brasile, 2019); GaiaMotherTree, Zurich Main Station, organizzata da Fondation Beyeler, (Zurich, Svizzera, 2018); Boa, Museum of Contemporary Art Kiasma (Helsinki, Finlandia, 2016); Rui Ni / Voices of the Forest, Kunsten Museum of Modern Art (Aalborg, Danimarca, 2016); Aru Kuxipa | Sacred Secret, TBA21 (Vienna, Austria, 2015); The Body that Carries Me, Guggenheim Bilbao (Bilbao, Spagna, 2014).
Negli anni Neto ha partecipato a importanti mostre collettive quali: La Biennale di Venezia (Venezia, Italia, 2017, 2003 e 2001), Lyon Biennial (Lyon, Francia, 2017), Sharjah Biennial (Sharjah, UAE, 2013), Istanbul Biennial (Istanbul, Turchia, 2011), e Bienal de São Paulo (São Paulo, Brasile, 2010 and 1998). Il suo lavoro è presente nelle seguenti collezioni internazionali: Centre Georges Pompidou (Paris, Francia), Inhotim (Brumadinho, Brasile), The Solomon R. Guggenheim Museum (New York, USA), MCA (Chicago, USA), MOCA (Los Angeles, USA), MoMA (New York, USA), Museo Reina Sofía (Madrid, Spagna), SFMoMA (San Francisco, USA), Tate (London, Regno Unito), and TBA21 (Vienna, Austria) tra gli altri.
A distanza di vent’anni dalla prima partecipazione dell’artista alla Biennale di Venezia curata nel 2001 da Harald Szeeman – quando fu anche chiamato da Germano Celant a rappresentare il Brasile nella sezione riservata ai padiglioni nazionali – Ernesto Neto torna in Italia con un progetto inedito, che rappresenta un preludio alla mostra Nulla è perduto. Arte e materia in trasformazione in programma alla GAMeC nell’autunno del 2021.
Le installazioni multisensoriali di Neto pervadono lo spazio, immergendo il visitatore in ambienti carichi di suggestione, all’interno dei quali i materiali, le essenze e le forme assumono significati molteplici. Tutto, nell’opera di Neto, concorre alla creazione di nuovi universi di senso, concepiti come strumenti per curare le ferite della società contemporanea.
Vista dall’alto, la grande installazione centrale, dal titolo SoPolpoVit’EreticoLe, si presenta come una specie di agroglifo, un polpo disegnato sul pavimento della sala, i cui tentacoli si muovono in direzioni diverse, ricordando così anche il movimento del boa presente in numerosi progetti di Neto.
Un po’ polpo, un po’ sole, un po’ cellula, il disegno presenta, al centro, un cerchio pensato come una sorta di ombelico. Nucleo generatore per eccellenza, l’ombelico è un simbolo transculturale che proietta sul concetto stesso di centro l’analogia tra universo e corpo.
Da qui la “vita” evocata nel titolo del lavoro, che si configura come un acrostico composto dalle parole “sole”, “polpo”, “vita” ed ”eretico”, assemblate in modo da trasmettere un senso di musicalità e movimento.
Pensata come un giaciglio, come uno spazio per la sosta, sul quale distendersi o sedersi per condividere l’esperienza della pausa, l’opera di Neto si avvale dell’utilizzo di materiali recuperati in loco, come pietre, paglia, ma anche piante, spezie ed erbe medicinali native del territorio, inserite in sacchetti realizzati a mano con la tecnica del crochet.
L’installazione unisce l’attenzione per i temi dell’ecologia, del ritualismo e della spiritualità, caratteristici della ricerca di Neto, a visioni e suggestioni suggerite dal confronto con le origini medievali del palazzo e con la sua storia centenaria.
Fu infatti durante l’ultima fase dei cosiddetti secoli bui che, anche nel Nord dell’Italia, molte donne libere, che vivevano a stretto contatto con la natura – raccogliendo così spontaneamente l’eredità delle culture animiste e panteiste ancora vive nella società popolare – furono accusate di stregoneria, perseguitate come eretiche e bruciate sul rogo.
Come raccontano gli studi più aggiornati, le streghe incarnavano il lato selvaggio della natura, tutto ciò che in essa appariva autonomo, incondizionato, fuori controllo e quindi contrario alla visione ordinata del mondo promossa dalle dottrine ufficiali. Vale la pena ricordare come l’etimologia della parola eretico derivi dal greco “scelta”, senza portare con sé alcuna connotazione positiva o negativa. Questo termine, tuttavia, è presto diventato indicatore di una scelta precisa, quella di abbandonare un pensiero riconosciuto fino a quel momento come valido, per abbracciare un’interpretazione nuova.
L’opera di Neto ripensa questo cruciale passaggio della storia dell’Occidente, che interessò non soltanto il “vecchio continente”, ma anche le terre conquistate oltreoceano dai colonizzatori Europei, dove la persecuzione delle donne divenne uno dei più crudeli strumenti di assoggettamento e sfruttamento delle popolazioni aborigene.
Attraverso la presenza di quattro abiti realizzati per l’occasione, l’artista ci invita a vestire nuovi panni e a trovare una nuova relazione con il mondo naturale, gli spiriti degli antenati e le epistemologie non occidentali a cui il progetto è legato.
L’installazione costituisce in ultima analisi un potente inno alla vita, alla natura nella sua dimensione più ancestrale, e un invito a riconsiderare l’importanza di una visione non funzionale e non antropocentrica dell’universo, insieme al principio, proprio di una concezione olistica del mondo, della sostanziale materialità del tutto.
Per questa ragione l’installazione di Neto è da considerarsi un preludio alla mostra Nulla è perduto. Arte e materia in trasformazione, secondo capitolo del grande progetto espositivo pluriennale dedicato dalla GAMeC al tema della materia. Dopo Black Hole. Arte e matericità tra Informe e Invisibile, questa seconda tappa della trilogia – a cura di Anna Daneri e Lorenzo Giusti – rivolgerà lo sguardo al lavoro di quegli autori che, in tempi diversi, hanno indagato le trasformazioni della materia per sviluppare una riflessione sul mutamento, sul tempo e sul futuro del pianeta.
La mostra è sostenuta da Banca Galileo S.p.A., Italgen S.p.A., SITIP S.p.A. e 3V Green Eagle S.p.A.
Ernesto Neto (Rio de Janeiro, Brasile, 1964. Vive e lavora a Rio de Janeiro) dalla metà degli anni Novanta ha prodotto un corpus influente di opere che esplora le costruzioni dello spazio sociale e del mondo naturale invitando l'interazione fisica e l'esperienza sensoriale. Tensione, peso e spazi vuoti sono elementi decisivi nel lavoro di Neto, che si dispiegano in installazioni, sculture e disegni. Utilizzando principalmente materiali tessili e organici, il suo lavoro viene svolto a mano attraverso un meticoloso esercizio che cerca di attivare i cinque sensi.
Recenti mostre personali includono: SunForceOceanLife, The Museum of Fine Arts (Houston, USA, 2021); Soplo, Malba (Buenos Aires, Argentina, 2020) e Centro Cultural Palacio de La Moneda (Santiago, Cile, 2020); Sopro, Pinacoteca do Estado (São Paulo, Brasile, 2019); GaiaMotherTree, Zurich Main Station, organizzata da Fondation Beyeler, (Zurich, Svizzera, 2018); Boa, Museum of Contemporary Art Kiasma (Helsinki, Finlandia, 2016); Rui Ni / Voices of the Forest, Kunsten Museum of Modern Art (Aalborg, Danimarca, 2016); Aru Kuxipa | Sacred Secret, TBA21 (Vienna, Austria, 2015); The Body that Carries Me, Guggenheim Bilbao (Bilbao, Spagna, 2014).
Negli anni Neto ha partecipato a importanti mostre collettive quali: La Biennale di Venezia (Venezia, Italia, 2017, 2003 e 2001), Lyon Biennial (Lyon, Francia, 2017), Sharjah Biennial (Sharjah, UAE, 2013), Istanbul Biennial (Istanbul, Turchia, 2011), e Bienal de São Paulo (São Paulo, Brasile, 2010 and 1998). Il suo lavoro è presente nelle seguenti collezioni internazionali: Centre Georges Pompidou (Paris, Francia), Inhotim (Brumadinho, Brasile), The Solomon R. Guggenheim Museum (New York, USA), MCA (Chicago, USA), MOCA (Los Angeles, USA), MoMA (New York, USA), Museo Reina Sofía (Madrid, Spagna), SFMoMA (San Francisco, USA), Tate (London, Regno Unito), and TBA21 (Vienna, Austria) tra gli altri.
SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI
-
Dal 19 novembre 2024 al 09 febbraio 2025
Roma | Galleria Borghese
Poesia e Pittura nel Seicento. Giovan Battista Marino e la meravigliosa passione
-
Dal 16 novembre 2024 al 11 maggio 2025
Asti | Palazzo Mazzetti
Escher
-
Dal 16 novembre 2024 al 08 dicembre 2024
Venezia | Arsenale Nord
ARTE LAGUNA PRIZE. Mostra dei finalisti della 18ᵃ e 19ᵃ edizione
-
Dal 16 novembre 2024 al 09 febbraio 2025
Milano | Museo Diocesano Carlo Maria Martini
Giovanni Chiaramonte. Realismo infinito
-
Dal 16 novembre 2024 al 16 dicembre 2024
Bologna | Collezioni Comunali d'Arte Palazzo d'Accursio
Alex Trusty. Contemporary Museum Watching
-
Dal 31 ottobre 2024 al 24 febbraio 2025
Milano | Fondazione Prada
Meriem Bennani. For My Best Family