Vincenzo Fiorito. Sebastian. Trasfigurazione di San Sebastiano
Dal 20 Giugno 2014 al 28 Settembre 2014
Biella
Luogo: Museo del Territorio
Indirizzo: via Quintino Sella
Orari: da mercoledì a venerdì 10-12,30 / 15-18,30; sabato e domenica 15-18,30; venerdì 15 agosto 15-18,30
Curatori: Fabrizio Deotto, Mario Mazzoleni, Simona Occioni
Costo del biglietto: intero € 5, ridotto € 2,50
Telefono per informazioni: 015 2529345, 015 3506061
Sito ufficiale: http://www.museodelterritorio.biella.it
Il Museo del territorio biellese presenta dal 21 giugno 2014 al 28 settembre 2014 l’installazione site specific “Sebastian. Trasfigurazione di San Sebastiano” di Vincenzo Fiorito. In programma laboratori didattici con i bambini e conferenza dibattito a chiusura del percorso espositivo sul tema dell’iconografia del Santo.
San Sebastiano ha attratto costantemente l’iconografia cristiana come la letteratura e la memoria popolare. Per molti artisti, soprattutto nel Rinascimento e nel Barocco, è stato il tema pittorico prediletto e lo testimoniano nomi quali Sandro Botticelli, Antonello da Messina, Andrea Mantegna o Guido Reni.
Nel corso degli anni l’attenzione nei confronti di San Sebastiano si è manifestata con una rilevanza notevole: ogni artista, almeno una volta nel suo percorso, ha sentito il desiderio di raffigurare o ha raffigurato il Santo, con le dovute diversità di ideali e di pensiero che hanno dato origine a differenti interpretazioni e rappresentazioni. L’evoluzione della fisionomia nel corso degli anni si trasforma e si moltiplica; affiora un Sebastiano ora dal volto giovane o vecchio, oppure glabro o barbuto, invitante o iroso, prestante o dalle forme esili. Le sue vesti sono ora quelle di un gentile cavaliere o di un severo soldato, un martire mansueto o in un giovane trasfigurato dal dolore. In alcune opere sebbene sia rappresentato con un corpo martoriato dalle frecce, è sereno; come se gli stessi arcieri avessero tentato di alleviare il suo destino colpendolo in punti non vitali. Figura complessa e altrettanto affascinante, tanto nella storia quanto nella leggenda; simbolo nell’arte quale portavoce di un’umanità sofferente sembra quasi suggerirci di vedere “oltre” e cercare di individuare nella rappresentazione pittorica non solo l’immagine ma anche l’animus dell’artista che lo rappresenta.
SEBASTIAN / La freccia e la rosa
Tralasciando altri elementi dell’iconografia classica, abbandonando l’ampolla di sangue che indica il martirio del Santo, Fiorito trasforma una magnifica rosa rossa in un simbolo di rigenerazione, passione e speranza. San Sebastiano si trasfigura. Il santo non e più rappresentato accasciato e sofferente ma è “fieramente eretto”, conscio della sua condizione, è SEBASTIAN. Non più giovane militare romano votato al martirio, né tantomeno un dispensatore di protezione e di eventi miracolosi, Sebastian si presenta come un “urban cow- boy”, un giovane disoccupato, un “barricadiero” dell’ultima generazione che vive e vorrebbe vivere il suo tempo negato. Il volto celato e avvolto da una maschera di ferro, diventa documento rappresentativo di quelle che Spinoza chiamava le "passioni tristi": un senso pervasivo d’impotenza e incertezza che lo porta a rinchiudersi in se stesso. Sebastian non vuole vivere il mondo come una minaccia alla quale bisogna rispondere "armandosi".
Anche se le frecce hanno trafitto il suo corpo duro e preparato come il cemento, anche se la trasformazione in atto porta il suo sangue a riemergere come rivoli di ruggine che solcano il corpo, resta fermo e immobile come davanti a giudici che condannano senza processo: è in attesa.
Fiorito, artista sensibile, vive il suo tempo legandosi alla storia e alle varie problematiche sociali, Sebastian è il segno visibile della crisi della cultura moderna occidentale. La fede religiosa trasformatasi anch’essa in fede nel progresso è stata ormai sostituita dalla previsione di un futuro lungimirante ma nebbioso. Sebastian sa che per uscire da questo vicolo cieco occorre riscoprire la gioia del fare disinteressato, dell'utilità del sapere e quella rosa che spunta su un viso marchiato, è trattenuta, sospesa, dal piacere di coltivare il proprio talento esteso nel tempo.
Fabrizio Deotto
San Sebastiano ha attratto costantemente l’iconografia cristiana come la letteratura e la memoria popolare. Per molti artisti, soprattutto nel Rinascimento e nel Barocco, è stato il tema pittorico prediletto e lo testimoniano nomi quali Sandro Botticelli, Antonello da Messina, Andrea Mantegna o Guido Reni.
Nel corso degli anni l’attenzione nei confronti di San Sebastiano si è manifestata con una rilevanza notevole: ogni artista, almeno una volta nel suo percorso, ha sentito il desiderio di raffigurare o ha raffigurato il Santo, con le dovute diversità di ideali e di pensiero che hanno dato origine a differenti interpretazioni e rappresentazioni. L’evoluzione della fisionomia nel corso degli anni si trasforma e si moltiplica; affiora un Sebastiano ora dal volto giovane o vecchio, oppure glabro o barbuto, invitante o iroso, prestante o dalle forme esili. Le sue vesti sono ora quelle di un gentile cavaliere o di un severo soldato, un martire mansueto o in un giovane trasfigurato dal dolore. In alcune opere sebbene sia rappresentato con un corpo martoriato dalle frecce, è sereno; come se gli stessi arcieri avessero tentato di alleviare il suo destino colpendolo in punti non vitali. Figura complessa e altrettanto affascinante, tanto nella storia quanto nella leggenda; simbolo nell’arte quale portavoce di un’umanità sofferente sembra quasi suggerirci di vedere “oltre” e cercare di individuare nella rappresentazione pittorica non solo l’immagine ma anche l’animus dell’artista che lo rappresenta.
SEBASTIAN / La freccia e la rosa
Tralasciando altri elementi dell’iconografia classica, abbandonando l’ampolla di sangue che indica il martirio del Santo, Fiorito trasforma una magnifica rosa rossa in un simbolo di rigenerazione, passione e speranza. San Sebastiano si trasfigura. Il santo non e più rappresentato accasciato e sofferente ma è “fieramente eretto”, conscio della sua condizione, è SEBASTIAN. Non più giovane militare romano votato al martirio, né tantomeno un dispensatore di protezione e di eventi miracolosi, Sebastian si presenta come un “urban cow- boy”, un giovane disoccupato, un “barricadiero” dell’ultima generazione che vive e vorrebbe vivere il suo tempo negato. Il volto celato e avvolto da una maschera di ferro, diventa documento rappresentativo di quelle che Spinoza chiamava le "passioni tristi": un senso pervasivo d’impotenza e incertezza che lo porta a rinchiudersi in se stesso. Sebastian non vuole vivere il mondo come una minaccia alla quale bisogna rispondere "armandosi".
Anche se le frecce hanno trafitto il suo corpo duro e preparato come il cemento, anche se la trasformazione in atto porta il suo sangue a riemergere come rivoli di ruggine che solcano il corpo, resta fermo e immobile come davanti a giudici che condannano senza processo: è in attesa.
Fiorito, artista sensibile, vive il suo tempo legandosi alla storia e alle varie problematiche sociali, Sebastian è il segno visibile della crisi della cultura moderna occidentale. La fede religiosa trasformatasi anch’essa in fede nel progresso è stata ormai sostituita dalla previsione di un futuro lungimirante ma nebbioso. Sebastian sa che per uscire da questo vicolo cieco occorre riscoprire la gioia del fare disinteressato, dell'utilità del sapere e quella rosa che spunta su un viso marchiato, è trattenuta, sospesa, dal piacere di coltivare il proprio talento esteso nel tempo.
Fabrizio Deotto
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