Con molta maestria. Il patrimonio artistico di San Pietro in Casale
Dal 15 Marzo 2014 al 18 Maggio 2014
San Pietro in Casale | Bologna
Luogo: Sala Consiliare - Palazzo Comunale
Indirizzo: via G. Matteotti 154
Orari: da martedì a venerdì 15-19; sabato, domenica e festivi 10-12 / 15-19
Enti promotori:
- Comune di San Pietro in Casale
- Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Bologna
- Curia Arcivescovile di Bologna
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 051 6669525 / 339 7725752
Sito ufficiale: http://www.comune.san-pietro-in-casale.bo.it.
Sabato 15 marzo, alle ore 16, presso la Sala Consiliare del palazzo comunale di San Pietro in Casale, verrà presentata la mostra Con molta maestria. Il patrimonio artistico di San Pietro in Casale, con interventi di Roberto Brunelli, Sindaco, Luigi Ficacci, Soprintendente Soprintendenza BSAE di Bologna, Mons. Gabriele Cavina, Pro Vicario Generale Curia Arcivescovile di Bologna, Beatrice Draghetti, Presidente Provincia di Bologna. Alle ore 17.30, ci si sposterà al Museo di Casa Frabboni per l’inaugurazione.
La mostra, nata dall’idea del Comune di San Pietro in Casale di rendere fruibili al pubblico alcune opere d’arte conservate in una serie di edifici sacri presenti sul territorio, inagibili a seguito del sisma del maggio 2012, è organizzata dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Bologna e la Curia Arcivescovile di Bologna e si propone di far conoscere e di valorizzare il ricco patrimonio di opere d’arte conservato nelle dieci chiese del territorio comunale, in gran parte sconosciuto.
Coprendo un arco temporale che parte dal primo decennio del Seicento per arrivare verso la fine dell’Ottocento, le sedici opere esposte rappresentano le principali trasformazioni artistiche dettate quasi esclusivamente dalla grande scuola pittorica bolognese.
Una delle importanti novità della mostra è sicuramente la presentazione dei dipinti inediti di Elisabetta Sirani e di Giuseppe Maria Crespi, acquisiti nel 1814, insieme al già conosciuto San Rocco di Aureliano Milani, dal parroco di Gavaseto. La celebre “pittrice eroina” Elisabetta realizza il suo Gesù Bambino che appare a Sant’Antonio da Padova interpretando in maniera originale la tela di medesimo soggetto realizzata dal padre Giovanni Andrea, ora conservata alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, mentre Giuseppe Maria Crespi esegue con questo dipinto, forse realizzato con la collaborazione della bottega, una intensa versione del toccante tema del Transito di San Giuseppe, con cui si era già confrontato in altre occasioni.
Protagonista dell’esposizione è sicuramente Pietro Montebugnoli con i due lavori, la Madonna con bambino adorata dai Santi Simone e Giuda, del 1856-1857, dalla chiesa dei Ss. Simone e Giuda di Rubizzano, e la Madonna del Pilar con San Giacomo Maggiore, del 1859, dalla chiesa di S. Giacomo Maggiore di Gavaseto. E proprio la Madonna con Bambino di Rubizzano è stata l’ispiratrice della mostra, a seguito della rimozione, coordinata dall Unità di Crisi della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna, del dipinto dalla chiesa resasi necessaria a causa della caduta di parte delle vele dall’abside. Il dipinto è stato restaurato per l’occasione e lo stesso titolo della mostra, Con molta maestria, deriva da un documento dell’epoca, relativo alla nostra pala d’altare. Il percorso artistico di Montebugnoli fu per molti versi parallelo a quello del più celebre Alessandro Guardassoni, la cui piccola tela con San Pietro è da riferire alla sua tarda attività. Mentre la Madonna con Bambino con i Santi Michele Arcangelo e Benedetto denuncia debiti figurativi verso Guido Reni e Denjs Calvaert, è ad uno dei principali allievi di Ludovico Carracci, Francesco Brizio, che si deve la Madonna di San Luca con i Santi Sebastiano e Rocco, databile intorno al 1610, dipinto che testimonia il culto diffuso in zona per la venerata immagine bolognese. Alla medesima compagine carraccesca va riferito il San Carlo Borromeo, la cui silenziosa rappresentazione nello spazio di preghiera riecheggia l’ampia venerazione verso il santo milanese, grande esempio di devozione controriformata a cui si aggancia anche il dipinto con Sant’Isidoro agricoltore che assiste alla celebrazione della messa, esaltazione attraverso la figura del Santo, del Sacramento dell’Eucarestia.
La diffusione di stampe nel corso del secolo XVII, derivanti da prototipi di artisti illustri come Guido Reni o addirittura Raffaello, è fenomeno alla base della realizzazione della cosiddetta Madonna della neve e del San Giovanni evangelista, entrambe riferibili agli anni Trenta del secolo XVII.
Rimane invece ancora da individuare l’artista della bella Adorazione dei Magi, pervenuta a Rubizzano nel sec. XIX, la cui data 1709 la porta a collegarsi con un diffuso sentimento di recupero della tradizione carraccesca unito all’esplicito interesse per la pittura veneta, denunciato anche dalla intensità delle pennellate che descrivono i brillanti tessuti.
Il Settecento più brioso è presente con la deliziosa tela di Ercole Graziani junior, raffigurante l’Adorazione dei pastori, una tenera e vibrante rappresentazione del soggetto religioso, donata alla parrocchia del capoluogo nel 1994, in memoria di Virginia Grandi Casuccio. La Sacra famiglia in terracotta, di scultore bolognese vicino a Filippo Scandellari, riecheggia anch’essa raffinatezze provenienti dalla pittura dell’epoca.
Il ritrovamento in un documento d’archivio del nome di Francesco Sardelli a proposito della pala con Gesù Bambino che appare a Sant’Antonio da Padova con i Santi Lucia, Agata, Antonio da Padova e Luigi Gonzaga, ha permesso di attribuire un’opera pittorica a questo artista allievo dell’Accademia Clementina, conosciuto sinora solamente attraverso disegni conservati all’Accademia di Belle Arti di Bologna, realizzati come studente per i concorsi Fiori e Marsili Aldrovandi. L’apertura verso nuovi approfondimenti rispetto all’arte tardo Settecentesca e Ottocentesca, derivata anche dallo studio di altre opere del territorio, ha fatto emergere anche i nomi di Lorenzo Pranzini e Domenico Ramponi.
La mostra e il catalogo (edito dalla BUP-Bononia University Press) sono a cura di Giorgia Govoni e Elena Rossoni.
Le opere esposte sono state scelte tra gli edifici ecclesiastici attualmente chiusi, mentre si potranno fruire sugli altari le opere di importanti artisti quali Bartolomeo Cesi, Francesco Gessi, Matteo Loves, Giuseppe Marchesi detto il Sansone, Alessandro Guardassoni ed altri, conservate nelle chiese aperte dei Ss. Pietro e Paolo del capoluogo, di S. Andrea Apostolo di Maccaretolo e di S. Giacomo Maggiore di Poggetto.
La mostra, nata dall’idea del Comune di San Pietro in Casale di rendere fruibili al pubblico alcune opere d’arte conservate in una serie di edifici sacri presenti sul territorio, inagibili a seguito del sisma del maggio 2012, è organizzata dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Bologna e la Curia Arcivescovile di Bologna e si propone di far conoscere e di valorizzare il ricco patrimonio di opere d’arte conservato nelle dieci chiese del territorio comunale, in gran parte sconosciuto.
Coprendo un arco temporale che parte dal primo decennio del Seicento per arrivare verso la fine dell’Ottocento, le sedici opere esposte rappresentano le principali trasformazioni artistiche dettate quasi esclusivamente dalla grande scuola pittorica bolognese.
Una delle importanti novità della mostra è sicuramente la presentazione dei dipinti inediti di Elisabetta Sirani e di Giuseppe Maria Crespi, acquisiti nel 1814, insieme al già conosciuto San Rocco di Aureliano Milani, dal parroco di Gavaseto. La celebre “pittrice eroina” Elisabetta realizza il suo Gesù Bambino che appare a Sant’Antonio da Padova interpretando in maniera originale la tela di medesimo soggetto realizzata dal padre Giovanni Andrea, ora conservata alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, mentre Giuseppe Maria Crespi esegue con questo dipinto, forse realizzato con la collaborazione della bottega, una intensa versione del toccante tema del Transito di San Giuseppe, con cui si era già confrontato in altre occasioni.
Protagonista dell’esposizione è sicuramente Pietro Montebugnoli con i due lavori, la Madonna con bambino adorata dai Santi Simone e Giuda, del 1856-1857, dalla chiesa dei Ss. Simone e Giuda di Rubizzano, e la Madonna del Pilar con San Giacomo Maggiore, del 1859, dalla chiesa di S. Giacomo Maggiore di Gavaseto. E proprio la Madonna con Bambino di Rubizzano è stata l’ispiratrice della mostra, a seguito della rimozione, coordinata dall Unità di Crisi della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna, del dipinto dalla chiesa resasi necessaria a causa della caduta di parte delle vele dall’abside. Il dipinto è stato restaurato per l’occasione e lo stesso titolo della mostra, Con molta maestria, deriva da un documento dell’epoca, relativo alla nostra pala d’altare. Il percorso artistico di Montebugnoli fu per molti versi parallelo a quello del più celebre Alessandro Guardassoni, la cui piccola tela con San Pietro è da riferire alla sua tarda attività. Mentre la Madonna con Bambino con i Santi Michele Arcangelo e Benedetto denuncia debiti figurativi verso Guido Reni e Denjs Calvaert, è ad uno dei principali allievi di Ludovico Carracci, Francesco Brizio, che si deve la Madonna di San Luca con i Santi Sebastiano e Rocco, databile intorno al 1610, dipinto che testimonia il culto diffuso in zona per la venerata immagine bolognese. Alla medesima compagine carraccesca va riferito il San Carlo Borromeo, la cui silenziosa rappresentazione nello spazio di preghiera riecheggia l’ampia venerazione verso il santo milanese, grande esempio di devozione controriformata a cui si aggancia anche il dipinto con Sant’Isidoro agricoltore che assiste alla celebrazione della messa, esaltazione attraverso la figura del Santo, del Sacramento dell’Eucarestia.
La diffusione di stampe nel corso del secolo XVII, derivanti da prototipi di artisti illustri come Guido Reni o addirittura Raffaello, è fenomeno alla base della realizzazione della cosiddetta Madonna della neve e del San Giovanni evangelista, entrambe riferibili agli anni Trenta del secolo XVII.
Rimane invece ancora da individuare l’artista della bella Adorazione dei Magi, pervenuta a Rubizzano nel sec. XIX, la cui data 1709 la porta a collegarsi con un diffuso sentimento di recupero della tradizione carraccesca unito all’esplicito interesse per la pittura veneta, denunciato anche dalla intensità delle pennellate che descrivono i brillanti tessuti.
Il Settecento più brioso è presente con la deliziosa tela di Ercole Graziani junior, raffigurante l’Adorazione dei pastori, una tenera e vibrante rappresentazione del soggetto religioso, donata alla parrocchia del capoluogo nel 1994, in memoria di Virginia Grandi Casuccio. La Sacra famiglia in terracotta, di scultore bolognese vicino a Filippo Scandellari, riecheggia anch’essa raffinatezze provenienti dalla pittura dell’epoca.
Il ritrovamento in un documento d’archivio del nome di Francesco Sardelli a proposito della pala con Gesù Bambino che appare a Sant’Antonio da Padova con i Santi Lucia, Agata, Antonio da Padova e Luigi Gonzaga, ha permesso di attribuire un’opera pittorica a questo artista allievo dell’Accademia Clementina, conosciuto sinora solamente attraverso disegni conservati all’Accademia di Belle Arti di Bologna, realizzati come studente per i concorsi Fiori e Marsili Aldrovandi. L’apertura verso nuovi approfondimenti rispetto all’arte tardo Settecentesca e Ottocentesca, derivata anche dallo studio di altre opere del territorio, ha fatto emergere anche i nomi di Lorenzo Pranzini e Domenico Ramponi.
La mostra e il catalogo (edito dalla BUP-Bononia University Press) sono a cura di Giorgia Govoni e Elena Rossoni.
Le opere esposte sono state scelte tra gli edifici ecclesiastici attualmente chiusi, mentre si potranno fruire sugli altari le opere di importanti artisti quali Bartolomeo Cesi, Francesco Gessi, Matteo Loves, Giuseppe Marchesi detto il Sansone, Alessandro Guardassoni ed altri, conservate nelle chiese aperte dei Ss. Pietro e Paolo del capoluogo, di S. Andrea Apostolo di Maccaretolo e di S. Giacomo Maggiore di Poggetto.
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