PadiglioneItalia. Disfunzione Mediterranea
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PadiglioneItalia. Disfunzione Mediterranea
Dal 23 Settembre 2014 al 18 Ottobre 2014
Bologna
Luogo: Otto Gallery
Indirizzo: via D'Azeglio 55
Orari: da martedì a sabato 10.30-13 / 16-20
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 051 6449845
E-Mail info: info@otto-gallery.it
Sito ufficiale: http://www.otto-gallery.it
Dopo l’anteprima al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone e la partecipazione al Fuorisalone di Milano, il progetto “Disfunzione mediterranea” del collettivo PADIGLIONEITALIA viene riproposto in una forma nuova e ampliata negli spazi della Otto Gallery di Bologna durante la settimana del Water Design, che si terrà dal 22 al 27 settembre. E’ questa mostra il secondo appuntamento dedicato al design per la galleria, dopo la personale di Massimo Iosa Ghini, inaugurata lo scorso settembre nella stessa occasione del Water Design.
La creatività è intrinsecamente disfunzionale; e lo stesso potremmo dire delle persone, che sono tutte disfunzionali per un motivo o per un altro. Ognuno di noi presenta una minima “imperfezione”, un sano “difetto” che può renderci unici, persino originali. Ebbene: poiché noi tutti siamo inadeguati, perché gli oggetti dovrebbero essere perfetti? Ma lo possono essere veramente? O c’è sempre un margine di miglioramento? E questa ottimizzazione non potrebbe essere generata da un errore? Ci hanno insegnato a emendare gli errori del passato, non dobbiamo però dimenticare che tante scoperte scientifiche e umanistiche sono state rese possibili grazie a errori di valutazione o di metodo.
Giacché si impara anche in modo maieutico, ossia “tentando” e “sperimentando”, è lecito sbagliare – e quindi pure sbaragliare le aspettative – per verificare se quello che abitualmente considereremmo un errore/difetto di produzione non sia in realtà una possibilità inesplorata. Mai come ora è plausibile dare vita a una estetica e a una (messa in) pratica dell’errore.
Premesso che la trasmissione del Sapere e della Storia sono sempre plurali nella loro singolarità, allo stesso modo la cultura del progetto nasce dalla discussione così come dalla condivisione di obiettivi comuni. Il progetto della Disfunzionalità mediterranea nasce dalla necessità di ri-pensare diversamente le cose e intende sondare le infinite possibilità di un mondo popolato da oggetti che vivono in un “imperfetto dell’essere”. La disfunzionalità è all’antitesi del banale: una piccola, inaspettata, deformazione può fare una grande differenza! In pratica l’errore può generare nuove interpretazioni ed essere un plusvalore. Tale diversione (dall’ordinario) diventa allora un’eversione del proprio status.
Il concetto della disfunzionalità non rende gli oggetti inutili, né superflui; semmai è proprio attraverso l’errore che l’oggetto diventa unico/originale rispetto alla casistica cui appartiene. Disfunzione, dunque, nel senso di “diversa funzione”, in modo imprevisto rispetto alle aspettative. In questo senso é stato necessario pensare fuori dagli schemi, ed è stato altrettanto importante per i designers progettare fuori dalla serie. I prototipi esposti a Bologna non fanno altro che comunicare la loro anomalia, ossia la poesia e la fantasia di quell’autre che ci assomiglia.
La creatività è intrinsecamente disfunzionale; e lo stesso potremmo dire delle persone, che sono tutte disfunzionali per un motivo o per un altro. Ognuno di noi presenta una minima “imperfezione”, un sano “difetto” che può renderci unici, persino originali. Ebbene: poiché noi tutti siamo inadeguati, perché gli oggetti dovrebbero essere perfetti? Ma lo possono essere veramente? O c’è sempre un margine di miglioramento? E questa ottimizzazione non potrebbe essere generata da un errore? Ci hanno insegnato a emendare gli errori del passato, non dobbiamo però dimenticare che tante scoperte scientifiche e umanistiche sono state rese possibili grazie a errori di valutazione o di metodo.
Giacché si impara anche in modo maieutico, ossia “tentando” e “sperimentando”, è lecito sbagliare – e quindi pure sbaragliare le aspettative – per verificare se quello che abitualmente considereremmo un errore/difetto di produzione non sia in realtà una possibilità inesplorata. Mai come ora è plausibile dare vita a una estetica e a una (messa in) pratica dell’errore.
Premesso che la trasmissione del Sapere e della Storia sono sempre plurali nella loro singolarità, allo stesso modo la cultura del progetto nasce dalla discussione così come dalla condivisione di obiettivi comuni. Il progetto della Disfunzionalità mediterranea nasce dalla necessità di ri-pensare diversamente le cose e intende sondare le infinite possibilità di un mondo popolato da oggetti che vivono in un “imperfetto dell’essere”. La disfunzionalità è all’antitesi del banale: una piccola, inaspettata, deformazione può fare una grande differenza! In pratica l’errore può generare nuove interpretazioni ed essere un plusvalore. Tale diversione (dall’ordinario) diventa allora un’eversione del proprio status.
Il concetto della disfunzionalità non rende gli oggetti inutili, né superflui; semmai è proprio attraverso l’errore che l’oggetto diventa unico/originale rispetto alla casistica cui appartiene. Disfunzione, dunque, nel senso di “diversa funzione”, in modo imprevisto rispetto alle aspettative. In questo senso é stato necessario pensare fuori dagli schemi, ed è stato altrettanto importante per i designers progettare fuori dalla serie. I prototipi esposti a Bologna non fanno altro che comunicare la loro anomalia, ossia la poesia e la fantasia di quell’autre che ci assomiglia.
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