Falke Pisano. Constellations of One and Many
Dal 24 Gennaio 2014 al 22 Marzo 2014
Bolzano
Luogo: Ar/ge Kunst Galleria Museo
Indirizzo: via Museo 29
Orari: Ma-Ve 10 – 13, 15 – 19 / Sa 10 – 13
Curatori: Emanuele Guidi
Enti promotori:
- Provincia Autonoma di Bolzano - Ufficio Cultura
- Comune di Bolzano - Ufficio Cultura
- Fondazione Cassa di Risparmio - Alto Adige
- Mondriaan Stichting - Amsterdam
- Institut für Auslandsbeziehungen - Stoccarda
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0471 971601
E-Mail info: info@argekunst.it
Sito ufficiale: http://www.argekunst.it
Dopo la serie inaugurale Prologue Part One e Part Two, ar/ge kunst Galerie Museum presenta la prima mostra personale italiana dell’artista in collaborazione con Paolo Caffoni del collettivo editoriale Archive Books. La pratica artistica di Falke Pisano si concentra sulla relazione fra poli opposti e complementari quali il linguaggio e il corpo, che caratterizzano le due serie principali di lavori in cui l’artista riflette sulla disgiunzione, la riproducibilità e la ricostruzione rispettivamente dell’atto di parola (Figure of Speech, 2006–2010) e della dimensione corporea (Body in Crisis, 2011–on going).
La ricerca editoriale che Archive Book porta avanti dal 2009 sul tema del “visibile” e sull’immagine cinematica, nelle sue implicazioni socio-politiche, corrisponde a una riflessione sui significati e a una pratica del mettere in mostra e dell’esporsi al pubblico (pubblicare), inteso come momento di azione e trasformazione dei processi produttivi. Frutto di questa collaborazione fra l'artista e l'editore, il progetto per ar/ge kunst Constellations of One and Many, è un’indagine comune sui rapporti di affezione e potere tra soggetto e collettività che si sviluppa a partire da fonti e casi-studio in letteratura, filosofia e nelle scienze sociali.
L’indagine si riflette direttamente nel display scultoreo concepito da Pisano e Archive Books per la mostra, come formato specifico di presentazione nelle sue coordinate spazio-temporali. Il display ha infatti la funzione di riunire in una costellazione elementi altrimenti dispersi e può essere letto come un diagramma dove il rapporto individuo-collettività, oggetto-architettura trova una sua collocazione aperta e sempre possibile.
Questa apertura si riflette nell’organizzazione temporale del display, che si articola in tre parti distinte lungo il periodo della mostra, nelle quali sia i contenuti che il pubblico sono organizzati (o coreografati) attraverso tre configurazioni differenti e, per definizione, “incomplete”. La prima configurazione, dal titolo The Man of the Crowd, è un riferimento diretto all’omonimo racconto del 1840 dello scrittore statunitense Edgar Allan Poe. Nel racconto, l’engagement visivo fra i due protagonisti è il termine di relazione per descrivere la folla urbana, colta nel momento storico del suo nascere con la creazione di vaste aree metropolitane e dei nuovi rapporti sociali, produttivi e percettivi che queste mettono in campo.
Il display si sviluppa da queste considerazioni per generare un ipotetico punto di vista individuale all’interno della folla stessa. Un metodo d’indagine che permette di esplorare l'affezione degli individui attraverso il reciproco contatto fisico, la consapevolezza della propria posizione soggettiva e la sua negazione attraverso la perdita di identità nel gruppo. Nella seconda configurazione Here to There, There to Here [a partire dal 14 febbraio], il punto di vista si sposta per osservare da fuori la rappresentazione di una folla. Negli ultimi anni, a partire dalle cosiddette Primavere arabe e dai movimenti Occupy, assistiamo a una proliferazione – che segue a quella degli anni Sessanta e Settanta – di produzione visiva legata alla rappresentazione della folla. In questo contesto Pisano e Archive Books propongono una serie di domande: Quali sono le implicazioni che la mediatizzazione delle soggettività opera sulle relazioni di prossimità e distanza? Quali sono i modi di attenzione all’immagine di una folla? E in che modo questa immagine entra a far parte di una retorica riconosciuta della rappresentazione del cambiamento sociale?
La terza configurazione Flesh made numbers made flesh again [dal 7 marzo], guarda alla folla come pubblico e ne indaga la produzione di soggettività e la sua rilevanza in termini economici nei modi di produzione post-fordista. Qui l’esposizione è, a partire dalle grandi kermesse internazionali, non solo un dispositivo della visione e del mettere in mostra, ma anche e principalmente una forma di organizzazione della produzione e quindi del sociale.
La ricerca editoriale che Archive Book porta avanti dal 2009 sul tema del “visibile” e sull’immagine cinematica, nelle sue implicazioni socio-politiche, corrisponde a una riflessione sui significati e a una pratica del mettere in mostra e dell’esporsi al pubblico (pubblicare), inteso come momento di azione e trasformazione dei processi produttivi. Frutto di questa collaborazione fra l'artista e l'editore, il progetto per ar/ge kunst Constellations of One and Many, è un’indagine comune sui rapporti di affezione e potere tra soggetto e collettività che si sviluppa a partire da fonti e casi-studio in letteratura, filosofia e nelle scienze sociali.
L’indagine si riflette direttamente nel display scultoreo concepito da Pisano e Archive Books per la mostra, come formato specifico di presentazione nelle sue coordinate spazio-temporali. Il display ha infatti la funzione di riunire in una costellazione elementi altrimenti dispersi e può essere letto come un diagramma dove il rapporto individuo-collettività, oggetto-architettura trova una sua collocazione aperta e sempre possibile.
Questa apertura si riflette nell’organizzazione temporale del display, che si articola in tre parti distinte lungo il periodo della mostra, nelle quali sia i contenuti che il pubblico sono organizzati (o coreografati) attraverso tre configurazioni differenti e, per definizione, “incomplete”. La prima configurazione, dal titolo The Man of the Crowd, è un riferimento diretto all’omonimo racconto del 1840 dello scrittore statunitense Edgar Allan Poe. Nel racconto, l’engagement visivo fra i due protagonisti è il termine di relazione per descrivere la folla urbana, colta nel momento storico del suo nascere con la creazione di vaste aree metropolitane e dei nuovi rapporti sociali, produttivi e percettivi che queste mettono in campo.
Il display si sviluppa da queste considerazioni per generare un ipotetico punto di vista individuale all’interno della folla stessa. Un metodo d’indagine che permette di esplorare l'affezione degli individui attraverso il reciproco contatto fisico, la consapevolezza della propria posizione soggettiva e la sua negazione attraverso la perdita di identità nel gruppo. Nella seconda configurazione Here to There, There to Here [a partire dal 14 febbraio], il punto di vista si sposta per osservare da fuori la rappresentazione di una folla. Negli ultimi anni, a partire dalle cosiddette Primavere arabe e dai movimenti Occupy, assistiamo a una proliferazione – che segue a quella degli anni Sessanta e Settanta – di produzione visiva legata alla rappresentazione della folla. In questo contesto Pisano e Archive Books propongono una serie di domande: Quali sono le implicazioni che la mediatizzazione delle soggettività opera sulle relazioni di prossimità e distanza? Quali sono i modi di attenzione all’immagine di una folla? E in che modo questa immagine entra a far parte di una retorica riconosciuta della rappresentazione del cambiamento sociale?
La terza configurazione Flesh made numbers made flesh again [dal 7 marzo], guarda alla folla come pubblico e ne indaga la produzione di soggettività e la sua rilevanza in termini economici nei modi di produzione post-fordista. Qui l’esposizione è, a partire dalle grandi kermesse internazionali, non solo un dispositivo della visione e del mettere in mostra, ma anche e principalmente una forma di organizzazione della produzione e quindi del sociale.
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