Khalid Albaih. La stagione della migrazione a Nord
Dal 08 Novembre 2024 al 23 Febbraio 2025
Brescia
Luogo: Museo di Santa Giulia
Indirizzo: Via dei Musei 81/b
Orari: Martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica 10:00 – 18:00 | Lunedì (non festivi) chiuso
Curatori: Elettra Stamboulis
Costo del biglietto: Intero 7 €
Telefono per informazioni: +39 030 8174200
E-Mail info: cup@bresciamusei.com
Sito ufficiale: http://www.bresciamusei.com
Il Comune di Brescia, la Fondazione Brescia Musei e il Festival della Pace presentano La stagione della migrazione a Nord, la mostra personale dell’artista, curatore e attivista sudanese Khalid Albaih (Bucarest, Romania, 1980). L’esposizione, a cura di Elettra Stamboulis, apre al pubblico da venerdì 8 novembre 2024 a domenica 23 febbraio 2025 negli spazi del Museo di Santa Giulia a Brescia.
Con La stagione della migrazione a Nord, Fondazione Brescia Musei prosegue il percorso di narrazione del contemporaneo attraverso l’arte avviato nel 2019, in un itinerario che invita alcune delle voci più significative della scena artistica internazionale a portare le proprie riflessioni negli spazi del Museo di Santa Giulia a Brescia. L’arte contemporanea e i diritti umani si incontrano nell’ambito dell’iniziativa, mirata a creare un punto di sintesi per artisti dissidenti e attivisti generalmente poco valorizzati nel mercato dell’arte ufficiale, ma spesso noti attraverso la rete o nel mondo ampio di chi si permette ancora di avere una voce critica sul presente e immaginare un futuro.
La mostra è presentata nell’ambito del Festival della Pace di Brescia e segna la quinta tappa del percorso di ricerca intrapreso da Fondazione Brescia Musei, che ha visto susseguirsi le mostre personali con la curatela di Elettra Stamboulis di Zehra Doğan (Avremo anche giorni migliori. Opere dalle carceri turche, 2019), Badiucao (La Cina non è vicina. Opere di un artista dissidente, 2021) e Victoria Lomasko (Victoria Lomasko. The Last soviet artist, 2022), e la mostra Finché non saremo libere (2023), che ha presentato le opere delle artiste iraniane Sonia Balassanian, Farideh Lashai, Shirin Neshat, Soudeh Davoud e Zoya Shokoohi.
Il titolo della mostra riprende quello dell’omonimo romanzo dello scrittore sudanese Altayib Salih, la cui voce narrante fa da filo conduttore del progetto espositivo. Per la letteratura sudanese, ma africana in generale, questo romanzo dal titolo evocativo, costituisce un romanzo cardine per la cultura post coloniale.
La stagione della migrazione a Nord ripercorre la carriera artistica di Albaih, presentando per la prima volta una personale critica del suo lavoro pluridecennale da artista dissidente ed esule. L’allestimento, pur riprendendo alcuni lavori già realizzati in particolare per le mostre di New York e Copenaghen, dialoga con la città di Brescia e con le sue peculiarità, delineandosi sia per essere una mostra significativa perché consacra da un punto di vista museale l’artista, sia perché lo vede direttamente coinvolto con delle installazioni site specific da un punto di vista curatoriale. Filo rosso della riflessione di Khalid Albaih, artista ospite ICORN a Copenaghen (International Cities of Refuge Network) e fellow negli USA per l’associazione Artists at risk (branca di PEN international, l’istituzione internazionale che protegge la libertà di espressione), è l’indagine delle diverse sfaccettature che accompagnano la “stagione della migrazione a Nord”, dall’identificazione di un luogo come casa al confronto con lo straniero, dalla visione che il cosiddetto Occidente (categoria non più geografica, ma ideologica) ha dell’Africa, ai segni che ogni viaggio imprime nella memoria.
La pratica artistica di Khalid Albaih si radica nel disegno, traducendosi in una vasta produzione caratterizzata da un forte senso di chiarezza e immediatezza. I suoi lavori appaiono per la prima volta online sotto lo pseudonimo “Khartoon”, che combina la parola “cartoon” con la capitale del Sudan “Khartoum”. Taglienti e dirette, le sue illustrazioni divengono virali e portano Khalid Albaih nel 2016 a prendere parte, assieme ad altri dieci artisti, al progetto The Story of Civil Rights is Unfinished, che attraversa gli Stati Uniti per osservare la reazione dei suoi abitanti ai cittadini di altri paesi. Nel 2019 l’Istituto di Cultura Tedesca a Khartoum commissiona a Albaih un progetto collettivo che si traduce nella realizzazione di un libro d’arte focalizzato sulla storia del Sudan, alla cui realizzazione partecipano trenta artisti sudanesi. Nel 2020 il suo Progetto online When The World Closed offre spazi pubblici e protetti agli artisti di tutto il mondo che non sono in grado di produrre o esporre le proprie opere, mentre nel 2022 approda a Kassel in occasione di Documenta e presenta l’installazione sonora The Walls Have Ears, dedicata ai richiedenti asilo in Danimarca.
La ricerca artistica di Khalid Albaih, che attualmente vive ad Oslo, si intreccia indissolubilmente con l’approccio curatoriale e con la tensione all’attivismo. I suoi lavori restituiscono visioni analitiche del panorama contemporaneo e si estendono a una vasta rete di collaborazioni, che a Brescia arriva a coinvolgere l’Accademia di Belle Arti, la Scuola di Fumetto e la cittadinanza stessa.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Skira, che edita per la prima volta in italiano l’artista.
Con La stagione della migrazione a Nord, Fondazione Brescia Musei prosegue il percorso di narrazione del contemporaneo attraverso l’arte avviato nel 2019, in un itinerario che invita alcune delle voci più significative della scena artistica internazionale a portare le proprie riflessioni negli spazi del Museo di Santa Giulia a Brescia. L’arte contemporanea e i diritti umani si incontrano nell’ambito dell’iniziativa, mirata a creare un punto di sintesi per artisti dissidenti e attivisti generalmente poco valorizzati nel mercato dell’arte ufficiale, ma spesso noti attraverso la rete o nel mondo ampio di chi si permette ancora di avere una voce critica sul presente e immaginare un futuro.
La mostra è presentata nell’ambito del Festival della Pace di Brescia e segna la quinta tappa del percorso di ricerca intrapreso da Fondazione Brescia Musei, che ha visto susseguirsi le mostre personali con la curatela di Elettra Stamboulis di Zehra Doğan (Avremo anche giorni migliori. Opere dalle carceri turche, 2019), Badiucao (La Cina non è vicina. Opere di un artista dissidente, 2021) e Victoria Lomasko (Victoria Lomasko. The Last soviet artist, 2022), e la mostra Finché non saremo libere (2023), che ha presentato le opere delle artiste iraniane Sonia Balassanian, Farideh Lashai, Shirin Neshat, Soudeh Davoud e Zoya Shokoohi.
Il titolo della mostra riprende quello dell’omonimo romanzo dello scrittore sudanese Altayib Salih, la cui voce narrante fa da filo conduttore del progetto espositivo. Per la letteratura sudanese, ma africana in generale, questo romanzo dal titolo evocativo, costituisce un romanzo cardine per la cultura post coloniale.
La stagione della migrazione a Nord ripercorre la carriera artistica di Albaih, presentando per la prima volta una personale critica del suo lavoro pluridecennale da artista dissidente ed esule. L’allestimento, pur riprendendo alcuni lavori già realizzati in particolare per le mostre di New York e Copenaghen, dialoga con la città di Brescia e con le sue peculiarità, delineandosi sia per essere una mostra significativa perché consacra da un punto di vista museale l’artista, sia perché lo vede direttamente coinvolto con delle installazioni site specific da un punto di vista curatoriale. Filo rosso della riflessione di Khalid Albaih, artista ospite ICORN a Copenaghen (International Cities of Refuge Network) e fellow negli USA per l’associazione Artists at risk (branca di PEN international, l’istituzione internazionale che protegge la libertà di espressione), è l’indagine delle diverse sfaccettature che accompagnano la “stagione della migrazione a Nord”, dall’identificazione di un luogo come casa al confronto con lo straniero, dalla visione che il cosiddetto Occidente (categoria non più geografica, ma ideologica) ha dell’Africa, ai segni che ogni viaggio imprime nella memoria.
La pratica artistica di Khalid Albaih si radica nel disegno, traducendosi in una vasta produzione caratterizzata da un forte senso di chiarezza e immediatezza. I suoi lavori appaiono per la prima volta online sotto lo pseudonimo “Khartoon”, che combina la parola “cartoon” con la capitale del Sudan “Khartoum”. Taglienti e dirette, le sue illustrazioni divengono virali e portano Khalid Albaih nel 2016 a prendere parte, assieme ad altri dieci artisti, al progetto The Story of Civil Rights is Unfinished, che attraversa gli Stati Uniti per osservare la reazione dei suoi abitanti ai cittadini di altri paesi. Nel 2019 l’Istituto di Cultura Tedesca a Khartoum commissiona a Albaih un progetto collettivo che si traduce nella realizzazione di un libro d’arte focalizzato sulla storia del Sudan, alla cui realizzazione partecipano trenta artisti sudanesi. Nel 2020 il suo Progetto online When The World Closed offre spazi pubblici e protetti agli artisti di tutto il mondo che non sono in grado di produrre o esporre le proprie opere, mentre nel 2022 approda a Kassel in occasione di Documenta e presenta l’installazione sonora The Walls Have Ears, dedicata ai richiedenti asilo in Danimarca.
La ricerca artistica di Khalid Albaih, che attualmente vive ad Oslo, si intreccia indissolubilmente con l’approccio curatoriale e con la tensione all’attivismo. I suoi lavori restituiscono visioni analitiche del panorama contemporaneo e si estendono a una vasta rete di collaborazioni, che a Brescia arriva a coinvolgere l’Accademia di Belle Arti, la Scuola di Fumetto e la cittadinanza stessa.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Skira, che edita per la prima volta in italiano l’artista.
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