Vincenzo Balsamo. 1957 - Brindisi - 2013. Dalle memorie del visibile ai segni dell'??infinito
Dal 06 Aprile 2013 al 06 Maggio 2013
Brindisi
Luogo: Palazzo Granafei - Nervegna
Indirizzo: via Duomo 20
Orari: da martedì a domenica 9.30-13/ 16.30-20.30
Curatori: Archivio Generale Vincenzo Balsamo
Enti promotori:
- Comune e Camera di Commercio di Brindisi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0831 229643 - 696 - 647
E-Mail info: pamela.spinelli@libero.it
Sito ufficiale: http://www.comune.brindisi.it
Vincenzo Balsamo ritorna, dopo cinquantasei anni, nella sua città natia, dove nel lontano 1957 si tenne, proprio a Brindisi, la sua prima mostra pubblica. L'esposizione ripercorre i quasi sessant'anni di attività dell'artista, presentando opere del suo periodo figurativo, risalenti agli anni Cinquanta e Sessanta, e del suo avvicinamento alla pittura astratta, passando per i cicli delle Decomposizioni (1975-77), delle Nebulose (1977), delle Evocazioni (1978-79), e del Ritorno alla Pittura nella prima metà degli anni '80, per arrivare ai più noti quadri lirico-astratti, che dal 1987 e sino ai giorni nostri, vedono Balsamo come uno dei massimi esponenti dell'astrazione.
Per questo catalogo antologico si è scelto di non avvalerci, come abitualmente si usa fare, di un solo testo, ma di selezionare una parte degli scritti, sino ad ora pubblicati, di critici e non che hanno, in quasi sessant'anni di carriera artistica, scritto sulle opere e sulla vita del maestro Vincenzo Balsamo, riportando per ognuno di loro uno stralcio rilevante. In catalogo, pertanto, si potranno leggere i testi di: V. Apuleo, M. Bologna, B. Buscaroli, G. Cerioli, M. Calabrese, E. Crispolti, D. Davvetas, R. De La Calle, E. De Martino, A. Del Massa, F. De Santi, E. D'Orsi, U. Mannoni, G. Faccenda, C. Giacomozzi, M. de La Croix de Lafayette, von R. Rabensaat, M. Vanni, M. Vescovo.
Balsamo fin dai primi lavori si è confrontato con l'importante dilemma che dai tempi antichi affascina la mente degli uomini: l'idea dello spazio, finito e infinito. L'artista, consapevole che le immagini fenomeniche percepite dalla natura sono i risultati formali scaturiti da energie primordiali, ha ritenuto necessario, per la sua arte, comprendere e indagare queste forze originarie ri-creandole sui supporti che sceglie per dare origine alle proprie opere. Fin dai primi lavori degli anni Cinquanta, Balsamo inizia a suddividere in piani cromatici i suoi paesaggi, trascurando la prospettiva accademica nella ricerca del dato psicologico, fino a proporre delle visioni quasi metafisiche delle nature morte. Dice a questo proposito lo stesso Balsamo "In quegli anni...cercavo di personalizzare la visione e di avere un contatto più intimista con l'immagine"
Già negli anni Sessanta l'artista supera il dualismo tra finito e infinito, tra luce e ombra, tra volumi e spazio: i ritratti si mostrano permeati di una luce artificiosa che sembra generarsi dall'interno delle figure irradiandosi fino al rigoroso e bidimensionale spazio circostante. Agli inizi degli anni Settanta l'evoluzione artistica di Balsamo lo porta a considerare l'infinito e il finito come aspetti complementari della realtà: ne risultano paesaggi e nature morte dove il finito non è mai fuori dall'infinito, non esistono più distinzioni tra volume e spazio, tra colori freddi e caldi, tra luci e ombre, le superfici diventano quasi monocromatiche, il segno si fa sempre più rapido e fluido in un divenire che comunque permette allo spettatore di calarsi in un'illusione di profondità.
Dopo la metà degli anni Settanta Balsamo propone le Decomposizioni, le Combustioni, le Vocazionie le Nebulose. Sono lavori che manifestano il massimo grado di libertà, di apertura mentale, di ricerca interiore e un'ulteriore sperimentazione anche attraverso inediti strumenti espressivi. L'essenza fisica viene talmente violata da trasformarsi in filamenti fluttuanti, in dinamici e coloratissimi frammenti, in un'immagine di creazione intesa come genesi.
Dagli anni Novanta Vincenzo Balsamo non è più legato alle ricerche informali o astratte, bensì alla consapevolezza che la natura è di per sé un mistero impenetrabile e insondabile. Nell'ultimo ciclo di opere le forme, la luce, la superficie e il colore sono in perfetta armonia e simbiosi. L'artista adesso ricorre a forme casuali che si collegano, si incastrano, si sovrappongono e si riducono di continuo in frantumi, in perenne evoluzione, in eterno inseguimento. Le composizioni degli anni Novanta si presentano come una fitta trama di tratti e segni, e guardando più volte la stessa opera si ha la sensazione che qualcosa cambi in divenire, creando una luminescenza dalla quale nasce un effetto ottico di distanza. Balsamo: "Negli anni novanta ho riscoperto il segreto della luce. La luce è vita. Con la luce trovo stimoli inediti e intimistici e la luminescenza mi permette di entrare nelle mie opere attraverso una totale partecipazione di me stesso. Anche i colori, spesso, sono legati alla luce"
Per questo catalogo antologico si è scelto di non avvalerci, come abitualmente si usa fare, di un solo testo, ma di selezionare una parte degli scritti, sino ad ora pubblicati, di critici e non che hanno, in quasi sessant'anni di carriera artistica, scritto sulle opere e sulla vita del maestro Vincenzo Balsamo, riportando per ognuno di loro uno stralcio rilevante. In catalogo, pertanto, si potranno leggere i testi di: V. Apuleo, M. Bologna, B. Buscaroli, G. Cerioli, M. Calabrese, E. Crispolti, D. Davvetas, R. De La Calle, E. De Martino, A. Del Massa, F. De Santi, E. D'Orsi, U. Mannoni, G. Faccenda, C. Giacomozzi, M. de La Croix de Lafayette, von R. Rabensaat, M. Vanni, M. Vescovo.
Balsamo fin dai primi lavori si è confrontato con l'importante dilemma che dai tempi antichi affascina la mente degli uomini: l'idea dello spazio, finito e infinito. L'artista, consapevole che le immagini fenomeniche percepite dalla natura sono i risultati formali scaturiti da energie primordiali, ha ritenuto necessario, per la sua arte, comprendere e indagare queste forze originarie ri-creandole sui supporti che sceglie per dare origine alle proprie opere. Fin dai primi lavori degli anni Cinquanta, Balsamo inizia a suddividere in piani cromatici i suoi paesaggi, trascurando la prospettiva accademica nella ricerca del dato psicologico, fino a proporre delle visioni quasi metafisiche delle nature morte. Dice a questo proposito lo stesso Balsamo "In quegli anni...cercavo di personalizzare la visione e di avere un contatto più intimista con l'immagine"
Già negli anni Sessanta l'artista supera il dualismo tra finito e infinito, tra luce e ombra, tra volumi e spazio: i ritratti si mostrano permeati di una luce artificiosa che sembra generarsi dall'interno delle figure irradiandosi fino al rigoroso e bidimensionale spazio circostante. Agli inizi degli anni Settanta l'evoluzione artistica di Balsamo lo porta a considerare l'infinito e il finito come aspetti complementari della realtà: ne risultano paesaggi e nature morte dove il finito non è mai fuori dall'infinito, non esistono più distinzioni tra volume e spazio, tra colori freddi e caldi, tra luci e ombre, le superfici diventano quasi monocromatiche, il segno si fa sempre più rapido e fluido in un divenire che comunque permette allo spettatore di calarsi in un'illusione di profondità.
Dopo la metà degli anni Settanta Balsamo propone le Decomposizioni, le Combustioni, le Vocazionie le Nebulose. Sono lavori che manifestano il massimo grado di libertà, di apertura mentale, di ricerca interiore e un'ulteriore sperimentazione anche attraverso inediti strumenti espressivi. L'essenza fisica viene talmente violata da trasformarsi in filamenti fluttuanti, in dinamici e coloratissimi frammenti, in un'immagine di creazione intesa come genesi.
Dagli anni Novanta Vincenzo Balsamo non è più legato alle ricerche informali o astratte, bensì alla consapevolezza che la natura è di per sé un mistero impenetrabile e insondabile. Nell'ultimo ciclo di opere le forme, la luce, la superficie e il colore sono in perfetta armonia e simbiosi. L'artista adesso ricorre a forme casuali che si collegano, si incastrano, si sovrappongono e si riducono di continuo in frantumi, in perenne evoluzione, in eterno inseguimento. Le composizioni degli anni Novanta si presentano come una fitta trama di tratti e segni, e guardando più volte la stessa opera si ha la sensazione che qualcosa cambi in divenire, creando una luminescenza dalla quale nasce un effetto ottico di distanza. Balsamo: "Negli anni novanta ho riscoperto il segreto della luce. La luce è vita. Con la luce trovo stimoli inediti e intimistici e la luminescenza mi permette di entrare nelle mie opere attraverso una totale partecipazione di me stesso. Anche i colori, spesso, sono legati alla luce"
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