Steve McCurry. Icons

© Steve McCurry | Steve McCurry, Holi festival. Rajasthan, India, 1996

 

Dal 26 Gennaio 2019 al 28 Aprile 2019

Campobasso

Luogo: Palazzo Gil

Indirizzo: via Gorizia

Orari: da martedì a sabato 10-13 / 17-20; domenica e festivi 17-20. Lunedì chiuso

Curatori: Biba Giacchetti

Enti promotori:

  • Regione Molise
  • Fondazione Molise Cultura

Costo del biglietto: intero 12 €, ridotto 10 € (over 65, ragazzi dai 13 ai 18 anni), ridotto bambini 5 € dai 7 ai 12 anni, ridotto scuole 5 €, ridotto universitari 5 €

Sito ufficiale: http://www.fondazionecultura.it



Una straordinaria mostra, cento immagini di grande impatto emotivo che hanno girato il mondo e che il mondo riconosce; il talento e la profondità in ogni particolare, la poesia e la guerra insieme, gli sguardi di disperazione, le lacrime, i sorrisi dei bambini. È la mostra “Icons” di SteveMcCurry, in esposizione a Campobasso, palazzo Gil, dal 26 gennaio al 28 aprile 2019. 

Una mostra particolarmente attesa dopo la partecipazione di Steve McCurry alla kermesse “Art festival Poietika”, nello scorso mese di settembre. 
Entrare nell’esposizione significa attraversare le frontiere e conoscere da vicino un mondo complesso, in profonda trasformazione. La mostra inizia, infatti, con una straordinaria serie di ritratti e si sviluppa tra immagini di guerra e di poesia, di sofferenza e di gioia, di stupore e di ironia.
Concepita da Steve McCurry e dalla curatrice Biba Giachetti come un concentrato di tutto il suo percorso di fotografo e umanista, nata per volontà di un principe contemporaneo, Alberto di Monaco, la rassegna è stata ospite di manieri e fortezze in Italia ed all’estero, fino a conquistare il Molise e rendere il capoluogo di una delle regioni più piccole d’Italia il centro del mondo.
“Icons” si presenta volutamente come un percorso fluido, non scandito da sequenze obbligate, in grado di lasciare il visitatore libero di muoversi tra immagini che raccontano luoghi e tempi diversi.
 
La selezione, che sarà allestita a Campobasso, racchiude in cento scatti il grande viaggio nell’umanità che McCurry ha intrapreso quasi 40 anni fa e include tutte le immagini da lui più amate, di cui vengono svelate storie e particolari in un catalogo a corredo esclusivo della mostra.
Tra i volti esposti anche l’icona assoluta, SharbatGula, la bambina afgana.  È la più nota delle fotografie, generazioni di persone continuano ad esserne stregati, lo stesso National Geographic ha girato un film sulla storia di McCurry e della ragazza, come supremo tributo ad un’immagine di una profondità calamitica. “Ho capito subito – spiega McCurry - che era un ritratto importante per la profondità del suo sguardo, che raccontava tutta la tristezza della condizione del popolo afgano costretto a vivere nelle tende di questi campi profughi. Non ho impiegato più di una manciata di secondi a fotografarla: lei guardava il mio obiettivo in modo curioso, era la prima volta che era fotografata, la prima volta che vedeva una macchina fotografica. E dopo uno o due minuti è scappata via. Sparita! Ed è così che ho scattato probabilmente la più importante fotografia della mia vita”. 
“Icons” è una vera e propria retrospettiva che raccoglie l’insieme e forse il meglio della sua vasta produzione, per proporre ai visitatori un viaggio simbolico nel complesso universo di esperienze e di emozioni che caratterizza le sue immagini. Con le foto Steve McCurry ci pone a contatto con le etnie più lontane e con le condizioni sociali più disparate, mettendo in evidenza una dimensione umana fatta di sentimenti universali e di sguardi di dolore, curiosità, fierezza, dignità. 

Da circa 30 anni, Steve McCurry è considerato una delle voci più autorevoli della fotografia contemporanea. La sua maestria nell'uso del colore, l'empatia e l'umanità delle sue foto fanno sì che le sue immagini siano indimenticabili. Ha ottenuto copertine di libri e di riviste, ha pubblicato svariati libri e moltissime sono le sue mostre aperte in tutto il mondo. 
 Nato nei sobborghi di Philadelphia, McCurry studia cinema e storia alla Pennsylvania State University prima di andare a lavorare in un giornale locale. Dopo molti anni come freelance, McCurry compie un viaggio in India, il primo di una lunga serie. Con poco più di uno zaino per i vestiti e un altro per i rullini, si apre la strada nel subcontinente, esplorando il paese con la sua macchina fotografica.  
Dopo molti mesi di viaggio, si ritrova a passare il confine con il Pakistan. Là, incontra un gruppo di rifugiati dell'Afghanistan, che gli permettono di entrare clandestinamente nel loro paese, proprio quando l'invasione russa chiudeva i confini a tutti i giornalisti occidentali. Riemergendo con i vestiti tradizionali e una folta barba, McCurry trascorre settimane tra i Mujahidin, così da mostrare al mondo le prime immagini del conflitto in Afghanistan, dando finalmente un volto umano ad ogni titolo di giornale. 
 Da allora, McCurry ha continuato a scattare fotografie mozzafiato in tutti i sei continenti. I suoi lavori raccontano di conflitti, di culture che stanno scomparendo, di tradizioni antiche e di culture contemporanee, ma sempre mantenendo al centro l'elemento umano che ha fatto sì che la sua immagine più famosa, la ragazza afgana, fosse una foto così potente. 
 McCurry è stato insignito di alcuni tra i più importanti premi della fotografia, inclusa la Robert Capa Gold Medal, il premio della National Press Photographers e per quattro volte ha ricevuto il primo premio del concorso World Press Photo. Il ministro della cultura francese lo ha nominato cavaliere dell'Ordine delle Arti e delle Lettere e, più recentemente, la Royal Photographic Society di Londra gli ha conferito la Centenary Medal for Lifetime Achievement.
 
McCurry ha pubblicato molti libri, tra cui The Imperial Way (1985), Monsoon (1988), Portraits (1999), South Southeast (2000), Sanctuary (2002), The Path to Buddha: A Tibetan Pilgrimage (2003), Steve McCurry (2005), Looking East (2006), In the Shadow of Mountains (2007), The Unguarded Moment, (2009), The Iconic Photographs (2011), Untold: The Stories Behind the Photographs (2013), From These Hands: A Journey Along the Coffee Trail (2015), India (2015), Leggere (2016) e Afghanistan (2017). 


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