Carmen Cardillo. Still Remain
Dal 14 Gennaio 2023 al 29 Gennaio 2023
Catania
Luogo: KōArt /Unconventional Place
Indirizzo: Via San Michele 28
Curatori: Aurelia Nicolosi e Roberta Guarnera
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Doppia sede e doppio opening per la mostra personale della fotografa Carmen Cardillo.
Il progetto Still Remain sarà in esposizione contemporanea a Catania e a Messina con opere differenti.
S’inaugura, infatti, sabato 14 gennaio 2022 alle ore 18.00 presso KōArt /Unconventional Place di Catania dove sarà possibile vederele istantanee pubblicate all'interno del libro edito da Ed. Quaderni d’Arte KōArt/Unconventional Place, Catania del maggio 2021 con i testi di Aurelia Nicolosi e Ilenia Vecchio.
Domenica 15 gennaio alle ore 17.00 presso la ForoGgallery di Roberta Guarnera a Messina, spazio in cui saranno esposte le fotografie in bianco e nero e i frottage realizzati nel 2016.
Da lungo tempo Carmen Cardillo fotografa le betulle presenti sul versante nord est dell'Etna in prossimità dei Monti Sartorius, dove da circa dieci anni è in corso una moria di betulleti dovuta ad una serie di concause tra cui anche il riscaldamento climatico. Dal sentimento di meraviglia verso la bellezza di questi alberi, ma anche di impotenza rispetto a ciò che man mano sta accadendo, nasce questo progetto fotografico di omaggio a questi esseri viventi.
«Chi abita vicino al vulcano – spiega la stessa Carmen Cardillo - avverte due forze, una di attrazione e l’altra di fuga. Si avverte un bisogno magnetico di abitare, un profondo legame con la terra che attanaglia. Ogni volta che visito il versante nord dell’Etna osservo le betulle e le contemplo. Si potrebbero quasi riconoscere, individuare, distinguere una dall’altra e dare un nome a ciascuna. Appena le scorgo a quota 2000 m. sento una felicità profonda, un senso di stupore, di meraviglia. Si trovano lì fin dalla notte dei tempi. (...) La betulla radicata nella lava, ma rivolta con i suoi rami verso il cielo, creatura che concilia l’alto con il basso (su/giù). Calamite è il nome che avevo dato al progetto fotografico, che sottintende la tensione, la attrazione tra forze magnetiche. Le riprese fotografiche sono state eseguite in diverse stagioni tra il 2015 e il 2016. Nel progetto grafico ed espositivo le immagini trovano un ritmo di disposizione, a destra, a sinistra, si toccano e superano i margini, i disegni ne fanno cornice».
La Sicilia rappresentò per la betulla un’area di rifugio durante l’ultima glaciazione, successivamente, mutate le condizioni climatiche, rimase confinata solo sull’Etna. L’isolamento genetico, la forte pressione selettiva dovuta alla natura vulcanica del territorio e al clima di tipo mediterraneo, resero possibile il differenziarsi di un nuovo taxonendemico etneo, la Betulla Aetnensis. Queste betulle dalla corteccia bianca splendente, sembrano scrutarci, osservarci, bisbigliare, come guardiane innamorate e inscindibili dal vulcano.
«La Betulla è un inno alla vita, alla resilienza latente e costante – scrive Aurelia Nicolosi, curatrice della mostra - che riemerge in superficie contro ogni tipo di avversità̀. Il suo colore candido ed effimero rievoca paesaggi incantati, ghiacci eterni, atmosfere surreali; la sua robustezza e la sua flessibilità̀ sembrano confortare ogni essere, sembrano proteggere da ogni urto accidentale dell’esistenza; le sue foglie delicate ed eleganti suggeriscono pensieri impalpabili, terapeutici momenti di ἐποχή, ovvero, sospensione del giudizio. (…) Nulla si crea, niente si distrugge, tutto scorre all’interno di un tempo ciclico, in cui origine e fine coincidono indissolubilmente. Carmen Cardillo, con le sue opere, frutto di un lungo e attento lavoro, ci racconta rapporto duale all’interno di una natura che muta e si rialza, rigenerandosi costantemente».
Le immagini delle Betulle diventano la lettura di ricordi, storia, riti, tradizioni, che appartengono alla nostra terra, fulgida e tormentata, dove il vulcano rappresenta un ecosistema perfetto in cui specie endemiche riescono a ritrovare la propria dimensione e il proprio equilibrio. E noi uomini, simili a tali meravigliose piante, siamo lì, radicati alle nostre idee, ai nostri valori, capaci di affrontare ‘le bruciature’, piegati alle avversità̀ ma pronti a risollevarci e a ritornare più̀ forti di prima.
L’Etna, madre, matrigna, a ‘muntagna’ rovente che protegge e distrugge, diventa il suo habitat, il suo luogo privilegiato in cui nascere, crescere e morire. Il nero della lava, in un gioco eterno di rimandi, dialoga con il bagliore della sua corteccia, rievocando un perenne dualismo tra luce e tenebre, Paradiso e inferno, vita e morte.
«Still remain è – afferma in conclusione Roberta Guarnera, curatrice della mostra - fragilità, è ombra e luce ed allo stesso tempo è resilienza, è riflesso di una storia contemporanea fatta di contatto, come la stessa Carmen Cardillo fa notare attraverso il suo libro fotografico e soprattutto con i suoi frottage. Le sue opere sono come tracce che riflettono spiritualità e legame con il territorio etneo»
Il progetto Still Remain sarà in esposizione contemporanea a Catania e a Messina con opere differenti.
S’inaugura, infatti, sabato 14 gennaio 2022 alle ore 18.00 presso KōArt /Unconventional Place di Catania dove sarà possibile vederele istantanee pubblicate all'interno del libro edito da Ed. Quaderni d’Arte KōArt/Unconventional Place, Catania del maggio 2021 con i testi di Aurelia Nicolosi e Ilenia Vecchio.
Domenica 15 gennaio alle ore 17.00 presso la ForoGgallery di Roberta Guarnera a Messina, spazio in cui saranno esposte le fotografie in bianco e nero e i frottage realizzati nel 2016.
Da lungo tempo Carmen Cardillo fotografa le betulle presenti sul versante nord est dell'Etna in prossimità dei Monti Sartorius, dove da circa dieci anni è in corso una moria di betulleti dovuta ad una serie di concause tra cui anche il riscaldamento climatico. Dal sentimento di meraviglia verso la bellezza di questi alberi, ma anche di impotenza rispetto a ciò che man mano sta accadendo, nasce questo progetto fotografico di omaggio a questi esseri viventi.
«Chi abita vicino al vulcano – spiega la stessa Carmen Cardillo - avverte due forze, una di attrazione e l’altra di fuga. Si avverte un bisogno magnetico di abitare, un profondo legame con la terra che attanaglia. Ogni volta che visito il versante nord dell’Etna osservo le betulle e le contemplo. Si potrebbero quasi riconoscere, individuare, distinguere una dall’altra e dare un nome a ciascuna. Appena le scorgo a quota 2000 m. sento una felicità profonda, un senso di stupore, di meraviglia. Si trovano lì fin dalla notte dei tempi. (...) La betulla radicata nella lava, ma rivolta con i suoi rami verso il cielo, creatura che concilia l’alto con il basso (su/giù). Calamite è il nome che avevo dato al progetto fotografico, che sottintende la tensione, la attrazione tra forze magnetiche. Le riprese fotografiche sono state eseguite in diverse stagioni tra il 2015 e il 2016. Nel progetto grafico ed espositivo le immagini trovano un ritmo di disposizione, a destra, a sinistra, si toccano e superano i margini, i disegni ne fanno cornice».
La Sicilia rappresentò per la betulla un’area di rifugio durante l’ultima glaciazione, successivamente, mutate le condizioni climatiche, rimase confinata solo sull’Etna. L’isolamento genetico, la forte pressione selettiva dovuta alla natura vulcanica del territorio e al clima di tipo mediterraneo, resero possibile il differenziarsi di un nuovo taxonendemico etneo, la Betulla Aetnensis. Queste betulle dalla corteccia bianca splendente, sembrano scrutarci, osservarci, bisbigliare, come guardiane innamorate e inscindibili dal vulcano.
«La Betulla è un inno alla vita, alla resilienza latente e costante – scrive Aurelia Nicolosi, curatrice della mostra - che riemerge in superficie contro ogni tipo di avversità̀. Il suo colore candido ed effimero rievoca paesaggi incantati, ghiacci eterni, atmosfere surreali; la sua robustezza e la sua flessibilità̀ sembrano confortare ogni essere, sembrano proteggere da ogni urto accidentale dell’esistenza; le sue foglie delicate ed eleganti suggeriscono pensieri impalpabili, terapeutici momenti di ἐποχή, ovvero, sospensione del giudizio. (…) Nulla si crea, niente si distrugge, tutto scorre all’interno di un tempo ciclico, in cui origine e fine coincidono indissolubilmente. Carmen Cardillo, con le sue opere, frutto di un lungo e attento lavoro, ci racconta rapporto duale all’interno di una natura che muta e si rialza, rigenerandosi costantemente».
Le immagini delle Betulle diventano la lettura di ricordi, storia, riti, tradizioni, che appartengono alla nostra terra, fulgida e tormentata, dove il vulcano rappresenta un ecosistema perfetto in cui specie endemiche riescono a ritrovare la propria dimensione e il proprio equilibrio. E noi uomini, simili a tali meravigliose piante, siamo lì, radicati alle nostre idee, ai nostri valori, capaci di affrontare ‘le bruciature’, piegati alle avversità̀ ma pronti a risollevarci e a ritornare più̀ forti di prima.
L’Etna, madre, matrigna, a ‘muntagna’ rovente che protegge e distrugge, diventa il suo habitat, il suo luogo privilegiato in cui nascere, crescere e morire. Il nero della lava, in un gioco eterno di rimandi, dialoga con il bagliore della sua corteccia, rievocando un perenne dualismo tra luce e tenebre, Paradiso e inferno, vita e morte.
«Still remain è – afferma in conclusione Roberta Guarnera, curatrice della mostra - fragilità, è ombra e luce ed allo stesso tempo è resilienza, è riflesso di una storia contemporanea fatta di contatto, come la stessa Carmen Cardillo fa notare attraverso il suo libro fotografico e soprattutto con i suoi frottage. Le sue opere sono come tracce che riflettono spiritualità e legame con il territorio etneo»
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