Marta Ciołkowska. Let's take it offline
Dal 30 Aprile 2022 al 28 Maggio 2022
Catania
Luogo: KōArt /Unconventional Place
Indirizzo: Via San Michele 28
Orari: dal martedì al sabato dalle 16.30 alle 20.30. Di mattina e gli altri giorni su appuntamento
Curatori: Aurelia Nicolosi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 3391190585 / 3397179005
E-Mail info: info@galleriakoart.it
Sito ufficiale: http://www.galleriakoart.com
S’inaugura sabato 30 aprile alle ore 17.00 presso la galleria KōArt/Unconventional Place Let's take it offline, la personale di una giovanissima artista di origine polacca, Marta Ciołkowska, che segna una nuova tappa nella volontà di ricerca e valorizzazione dell'arte contemporanea in un territorio curioso e sempre aperto a nuove sfide come quello catanese. L'esposizione a cura di Aurelia Nicolosi, ruota attorno al concetto di comunicazione e all'utilizzo smodato dei social media che deformano e trasformano le menti e gli atteggiamenti delle persone.
«In un mondo ‘social’ – sostiene Aurelia Nicolisi nel testo in catalogo - dove apparentemente la connessione e la comunicazione sembrano gli aspetti dominanti, nasce l’ossimoro, il paradosso dell’isolamento, della solitudine, della mancanza di libertà e di autodeterminazione. Tutto sembra divertente, ma, in realtà, tutto si trasforma in una condizione di schiavitù e di dipendenza mentale e fisica, da cui non si può prescindere. Il presente si distorce e la quotidianità si proietta in una dimensione fittizia dove la psiche rischia di essere completamente soggiogata, atterrita, annientata, in un processo inconsapevole, dove l’identità viene piano piano travolta e disintegrata. La mostra, pertanto, diventa una presa di posizione, un’esortazione a spegnere, ad evadere da un mondo fittizio, che è causa molte volte di profondi malesseri e turbamenti. Ormai l’uomo è circondato, è immerso negli algoritmi, ma ciò non significa che debba costruire la sua vita in funzione di essi. Pertanto, let’s take it offline!, la ribellione al Grande Fratello è ora, perché, come direbbe George Orwell, «in tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario».
Facebook diventa il 'cubo' al piede che blocca ogni movimento e volontà di emancipazione; il telefonino assume l'identità di una protesi, di un prolungamento naturale di una mano; la sfera trasparente diventa quella barriera invisibile che circonda chi s'immerge col suo cellulare nell'interazione virtuale quotidiana, e cosi via... Ogni istallazione offre uno spunto di riflessione sui molteplici aspetti di una società dove le barriere non sono solo più fisiche ma anche mentali e digitali. Il visitatore è, pertanto, chiamato ad interagire con le opere e a riflettere sulle varie pericolose implicazioni dell'Era del WEB.
«Marta Ciołkowska (Łódź, 1993) si può inserire – come scrive all’interno del catalogo dedicato alla mostra la curatrice Maria Chiara Wang, autrice di un altro testo critico sui lavori dell’artista - a pieno titolo nella folta schiera dei nativi digitali, ovvero in quella generazione - così come definita nel 2001 dallo scrittore e studioso statunitense Mark Prensky - che è nata e cresciuta contestualmente alla diffusione delle nuove tecnologie informatiche. […] Dal 2017 Marta Ciołkowska attraverso la serie di opere: Social Toilet, Social Prison, Future, Social Time e Social Trap analizza l’homo digitalis - per dirla con il filosofo coreano Byung-Chul Han - e i suoi disordini. Così in Social Toiletaffronta la questione della privacy e denuncia come, nella società di oggi, ci sia una erosione del privato a favore di una esibizione pornografica dell’intimità. […] Il video Social Prison, così come l’omonima scultura, traducono in metafora visiva la schiavitù imposta dal frastuono comunicativo prodotto dalla rete. […] Con Future si visualizzano il legame e la dipendenza morbosa e ossessiva degli individui dai dispositivi elettronici. […] Social Timesi concentra, invece, sulla dimensione temporale del nostro rapporto con la tecnologia. […] Infine, Social Trapgetta una luce sull’isolamento indotto dalla costante connessione alla rete. […]».
Video e installazioni caratterizzano l'esposizione in una sorta di percorso catartico, dove gli intrecci dei cavetti, rappresentano la ragnatela da cui è necessario svincolarsi per raggiungere la propria libertà. In un gioco di rimandi l'artista stimola il visitatore con costanti provocazioni, che suscitano in un primo momento ilarità per lasciare poi spazio alla presa di coscienza e alla volontà di spegnere tutto per costruire una identità migliore.
Marta Ciołkowska
Nata a Łódź(PL) nel 1993, vive tra Italia e Polonia. Ha conseguito il Diploma Accademico e Specialistico di primo e secondo livello in Interior Design, presso l’Accademia di Belle Arti di Łódź. Ha visitato numerosi musei, fondazioni, gallerie e archivi internazionali alla ricerca di programmazioni e format innovativi, ma anche d’idee e spunti atti a far maturare la sua produzione artistica, con l’obiettivo di stabilire nuove partnership. Si occupa di video, installazioni, performance e grafica. Nel 2014 vince la borsa di studio per la mobilità estera Erasmus+ e frequenta per un semestre l’Accademia di Belle Arti di Catania (Italia), dove ha la possibilità di essere presente a conferenze e workshop. È presente in numerosi cataloghi e pubblicazioni di mostre collettive e personali con menzioni speciali in riviste e siti web. Da diverso tempo realizza progetti su tematiche sociopolitiche, osservando attentamente le dinamiche sociali. L’osservazione dell’ambiente, dell’attività umana o della sua mancanza, fornisce un punto di partenza per i suoi progetti creativi. I problemi del mondo moderno l’hanno portata a meditare sulle preoccupazioni che coinvolgono il nostro intero ecosistema, la nostra esistenza, la nostra impronta ecologica, e a sviluppare molteplici riflessioni riguardanti l’impatto della tecnologia e dell’arte sugli esseri umani. Consumismo, sviluppo tecnologico, inquinamento, politica, economia, ecologia, social media, problemi sociali e diritti umani sono i temi principali delle sue opere recenti, in cui le attività performative e interdisciplinari hanno avuto un impatto visibile su gruppi sociali opportunamente selezionati. Attraverso una rappresentazione ironica dei difetti della società, provoca riflessioni e induce all’autocritica che ogni essere umano dovrebbe avere.
Dal 2015 è stata coinvolta in vari eventi artistici come mostre, festival e workshop internazionali. Nel 2019 ha ricevuto un invito a partecipare ad una prestigiosa residenza artistica a Changsha, Hunan, in Cina, dove ha realizzato il progetto intitolato: “We shall overcome”, che ha coinvolto i cittadini cinesi, invitati a camminare insieme all’artista per veicolare il concetto che sarà possibile un reale cambiamento mondiale solo grazie al fatto che ognuno di noi possa aver chiaro l’obiettivo da raggiungere e possa muoversi verso di esso. Alla fine di Novembre dello stesso anno, ha esposto il suo video “Social Prison” presso il Museo d’arte Contemporanea MACRO di Roma (Italia). Nel 2020, dopo l’inizio della pandemia ha partecipato a molteplici mostre in diversi posti nel mondo come per esempio: “Casamatta discontinuità, capitolo uno/tre” presso Bastione Sangallo e Re-Public a Fano, Italia, con il video “We shall overcome”, poi sucessivamente con lo stesso progetto artistico in “Protest for Progress” proposto da Round Lemon e ZEST in Inghilterra. Con l’opera “Social Prison” invece ha fatto parte di un progetto espositivo: “#diamocidentro #letsdoit” ideato da Distretto A/ Faenza Art District a Faenza, Italia. È stata inserita in diversi festival come: “LOST” organizzato da Lacuna Festivals, Festival De Arte Lanzarote e Festival De Arte Fuerteventura 2020 in Isole Canarie; “Let’s talk about water”, Film Festival coordinato da Global Institute for Water Security in Canada dove, seguendo il tema di ecologia, ha presentato il video “Bottlefiled” o in “Unseen”, Simultan Festival svolto a Timișoara, Romania dov’è stato proiettato il video “We shall overcome” e workshops come “ARTIFAKE: ART INVADES PROPAGANDA” organizzato da ART TRANSPARENT Fondation (Polonia), Internews Ukraine (Ucraina) e Association of Audio-Visual Reporters (Armenia) realizzato in versione online a causa del Covid-19. Gran parte delle mostre e degli eventi svolti in quell’anno sono stati posticipati oppure organizzati in versione online. Nel 2021 ha contribuito alla mostra “Sustainable Views” organizzata e realizzata da Espronceda, Institute of Art & Culture a Barcellona in Spagna con la video installazione “Bottlefiled”, un progetto dove si sollevano importanti quesiti a cui l’essere umano deve necessariamente rispondere per trovare, con solerte e tempestiva cura, soluzioni valide che possano evitare la sua definitiva estinzione. Nello stesso anno è stata coinvolta nel progetto di residenza artistica: “Artivism“ presso la Cittadellarte Fondazione Pistoletto e UNIDEE Residency Programs svolta a Biella (Italia), imperniata sulle tematiche di sostenibilità ed ecologia. Infine, sempre nel 2021, ha avuto la possibilità di partecipare a “Ibrida Festival“, festival delle arti intermediali che si tiene a Forlì (Italia).
Attualmente è impegnata nella creazione di nuovi progetti collegati alla vita sociale e l’unione globale.
«In un mondo ‘social’ – sostiene Aurelia Nicolisi nel testo in catalogo - dove apparentemente la connessione e la comunicazione sembrano gli aspetti dominanti, nasce l’ossimoro, il paradosso dell’isolamento, della solitudine, della mancanza di libertà e di autodeterminazione. Tutto sembra divertente, ma, in realtà, tutto si trasforma in una condizione di schiavitù e di dipendenza mentale e fisica, da cui non si può prescindere. Il presente si distorce e la quotidianità si proietta in una dimensione fittizia dove la psiche rischia di essere completamente soggiogata, atterrita, annientata, in un processo inconsapevole, dove l’identità viene piano piano travolta e disintegrata. La mostra, pertanto, diventa una presa di posizione, un’esortazione a spegnere, ad evadere da un mondo fittizio, che è causa molte volte di profondi malesseri e turbamenti. Ormai l’uomo è circondato, è immerso negli algoritmi, ma ciò non significa che debba costruire la sua vita in funzione di essi. Pertanto, let’s take it offline!, la ribellione al Grande Fratello è ora, perché, come direbbe George Orwell, «in tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario».
Facebook diventa il 'cubo' al piede che blocca ogni movimento e volontà di emancipazione; il telefonino assume l'identità di una protesi, di un prolungamento naturale di una mano; la sfera trasparente diventa quella barriera invisibile che circonda chi s'immerge col suo cellulare nell'interazione virtuale quotidiana, e cosi via... Ogni istallazione offre uno spunto di riflessione sui molteplici aspetti di una società dove le barriere non sono solo più fisiche ma anche mentali e digitali. Il visitatore è, pertanto, chiamato ad interagire con le opere e a riflettere sulle varie pericolose implicazioni dell'Era del WEB.
«Marta Ciołkowska (Łódź, 1993) si può inserire – come scrive all’interno del catalogo dedicato alla mostra la curatrice Maria Chiara Wang, autrice di un altro testo critico sui lavori dell’artista - a pieno titolo nella folta schiera dei nativi digitali, ovvero in quella generazione - così come definita nel 2001 dallo scrittore e studioso statunitense Mark Prensky - che è nata e cresciuta contestualmente alla diffusione delle nuove tecnologie informatiche. […] Dal 2017 Marta Ciołkowska attraverso la serie di opere: Social Toilet, Social Prison, Future, Social Time e Social Trap analizza l’homo digitalis - per dirla con il filosofo coreano Byung-Chul Han - e i suoi disordini. Così in Social Toiletaffronta la questione della privacy e denuncia come, nella società di oggi, ci sia una erosione del privato a favore di una esibizione pornografica dell’intimità. […] Il video Social Prison, così come l’omonima scultura, traducono in metafora visiva la schiavitù imposta dal frastuono comunicativo prodotto dalla rete. […] Con Future si visualizzano il legame e la dipendenza morbosa e ossessiva degli individui dai dispositivi elettronici. […] Social Timesi concentra, invece, sulla dimensione temporale del nostro rapporto con la tecnologia. […] Infine, Social Trapgetta una luce sull’isolamento indotto dalla costante connessione alla rete. […]».
Video e installazioni caratterizzano l'esposizione in una sorta di percorso catartico, dove gli intrecci dei cavetti, rappresentano la ragnatela da cui è necessario svincolarsi per raggiungere la propria libertà. In un gioco di rimandi l'artista stimola il visitatore con costanti provocazioni, che suscitano in un primo momento ilarità per lasciare poi spazio alla presa di coscienza e alla volontà di spegnere tutto per costruire una identità migliore.
Marta Ciołkowska
Nata a Łódź(PL) nel 1993, vive tra Italia e Polonia. Ha conseguito il Diploma Accademico e Specialistico di primo e secondo livello in Interior Design, presso l’Accademia di Belle Arti di Łódź. Ha visitato numerosi musei, fondazioni, gallerie e archivi internazionali alla ricerca di programmazioni e format innovativi, ma anche d’idee e spunti atti a far maturare la sua produzione artistica, con l’obiettivo di stabilire nuove partnership. Si occupa di video, installazioni, performance e grafica. Nel 2014 vince la borsa di studio per la mobilità estera Erasmus+ e frequenta per un semestre l’Accademia di Belle Arti di Catania (Italia), dove ha la possibilità di essere presente a conferenze e workshop. È presente in numerosi cataloghi e pubblicazioni di mostre collettive e personali con menzioni speciali in riviste e siti web. Da diverso tempo realizza progetti su tematiche sociopolitiche, osservando attentamente le dinamiche sociali. L’osservazione dell’ambiente, dell’attività umana o della sua mancanza, fornisce un punto di partenza per i suoi progetti creativi. I problemi del mondo moderno l’hanno portata a meditare sulle preoccupazioni che coinvolgono il nostro intero ecosistema, la nostra esistenza, la nostra impronta ecologica, e a sviluppare molteplici riflessioni riguardanti l’impatto della tecnologia e dell’arte sugli esseri umani. Consumismo, sviluppo tecnologico, inquinamento, politica, economia, ecologia, social media, problemi sociali e diritti umani sono i temi principali delle sue opere recenti, in cui le attività performative e interdisciplinari hanno avuto un impatto visibile su gruppi sociali opportunamente selezionati. Attraverso una rappresentazione ironica dei difetti della società, provoca riflessioni e induce all’autocritica che ogni essere umano dovrebbe avere.
Dal 2015 è stata coinvolta in vari eventi artistici come mostre, festival e workshop internazionali. Nel 2019 ha ricevuto un invito a partecipare ad una prestigiosa residenza artistica a Changsha, Hunan, in Cina, dove ha realizzato il progetto intitolato: “We shall overcome”, che ha coinvolto i cittadini cinesi, invitati a camminare insieme all’artista per veicolare il concetto che sarà possibile un reale cambiamento mondiale solo grazie al fatto che ognuno di noi possa aver chiaro l’obiettivo da raggiungere e possa muoversi verso di esso. Alla fine di Novembre dello stesso anno, ha esposto il suo video “Social Prison” presso il Museo d’arte Contemporanea MACRO di Roma (Italia). Nel 2020, dopo l’inizio della pandemia ha partecipato a molteplici mostre in diversi posti nel mondo come per esempio: “Casamatta discontinuità, capitolo uno/tre” presso Bastione Sangallo e Re-Public a Fano, Italia, con il video “We shall overcome”, poi sucessivamente con lo stesso progetto artistico in “Protest for Progress” proposto da Round Lemon e ZEST in Inghilterra. Con l’opera “Social Prison” invece ha fatto parte di un progetto espositivo: “#diamocidentro #letsdoit” ideato da Distretto A/ Faenza Art District a Faenza, Italia. È stata inserita in diversi festival come: “LOST” organizzato da Lacuna Festivals, Festival De Arte Lanzarote e Festival De Arte Fuerteventura 2020 in Isole Canarie; “Let’s talk about water”, Film Festival coordinato da Global Institute for Water Security in Canada dove, seguendo il tema di ecologia, ha presentato il video “Bottlefiled” o in “Unseen”, Simultan Festival svolto a Timișoara, Romania dov’è stato proiettato il video “We shall overcome” e workshops come “ARTIFAKE: ART INVADES PROPAGANDA” organizzato da ART TRANSPARENT Fondation (Polonia), Internews Ukraine (Ucraina) e Association of Audio-Visual Reporters (Armenia) realizzato in versione online a causa del Covid-19. Gran parte delle mostre e degli eventi svolti in quell’anno sono stati posticipati oppure organizzati in versione online. Nel 2021 ha contribuito alla mostra “Sustainable Views” organizzata e realizzata da Espronceda, Institute of Art & Culture a Barcellona in Spagna con la video installazione “Bottlefiled”, un progetto dove si sollevano importanti quesiti a cui l’essere umano deve necessariamente rispondere per trovare, con solerte e tempestiva cura, soluzioni valide che possano evitare la sua definitiva estinzione. Nello stesso anno è stata coinvolta nel progetto di residenza artistica: “Artivism“ presso la Cittadellarte Fondazione Pistoletto e UNIDEE Residency Programs svolta a Biella (Italia), imperniata sulle tematiche di sostenibilità ed ecologia. Infine, sempre nel 2021, ha avuto la possibilità di partecipare a “Ibrida Festival“, festival delle arti intermediali che si tiene a Forlì (Italia).
Attualmente è impegnata nella creazione di nuovi progetti collegati alla vita sociale e l’unione globale.
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