Forme di lavoro | Forme di vita

Forme di lavoro | Forme di vita, CRAC - Centro Ricerca Arte Contemporanea, Cremona

 

Dal 08 Dicembre 2013 al 24 Dicembre 2013

Cremona

Luogo: CRAC - Centro Ricerca Arte Contemporanea

Indirizzo: via XI Febbraio 80

Orari: da lunedì a sabato 10-13/ 15-18 e su appuntamento; festivi chiuso

Curatori: UnDo.Net, CRAC, Lega di Cultura di Piadena

Telefono per informazioni: + 39 347 7798839

E-Mail info: crac.cremona@artisticomunari.it

Sito ufficiale: http://www.arthub.it/


Il mondo del lavoro raccontato attraverso video e film documentari estratti da due importanti archivi italiani: arthub.it e Lega di Cultura di Piadena (Cremona). L’operazione, nata dalla collaborazione dei due archivi con il CRAC, si è avvalsa della partecipazione di un gruppo di studenti del Liceo, cui è stato affidato il compito di ricercare, sistemare i materiali e preparare l’evento. In precedenza erano stati programmati, nelle rispettive sedi di Piadena e Milano, due incontri tra gli studenti e i responsabili degli archivi, con l’obiettivo di favorire la conoscenza diretta delle due realtà. 
arthub.it presenta una selezione di artisti raggruppati in cinque macro-contenitori, con lo scopo di presentare uno spaccato del mondo del lavoro nella società globalizzata, osservata attraverso le pratiche dell’arte contemporanea. Il video Legoland di Lucia Leuci, NGC4631 | rupture di Adriano Siesser e Territorial incursion (everything turns) di Danilo Ruggeri, sono visioni poetiche e stranianti del lavoro in campagna e in fabbrica. 
Il mestiere dell’artista con le difficoltà ad autosostenersi e a trovare un proprio ruolo e una riconoscibilità nella società italiana, sono i temi affrontati da Alessandro Fonte con La nostra alba / Our dawn e da Niccolò De Napoli con Life is a Circus. 
I video di Daniele Zoico, Lancio di un oggetto in orbita. Tentativo n.1 – banana, di Domenico Palma, Sabbia e acqua di mare impastati per 24h da una betoniera e Beggar's food di Orsola Sinis, raccontano, anche in maniera ironica, il difficile mondo dell’integrazione sociale, di far parte di un gruppo. 
Nella sezione denominata Documenti, Iginio De Luca in Crãciun Fericit ci da una versione moderna, multietnica e quotidiana di Babbo Natale, disposto a tutto pur di portarsi a casa il piccolo incasso di una giornata di lavoro, Francesco Mattuzzi con startrucks, ci presenta, in una veste molto decorativa, il mondo dei camionisti, e Eva Frapiccini con Street Fighters – excerpt, racconta i tragici infortuni nel mondo del lavoro. 
I am Niko Bellic di Marco Mendeni, Hyperions Schicksalslied di Aaron Club, Let me Explain you the Function di Carol Sabbadini, e Undoing man di Mauro Romito, sono video in cui il medium si auto-racconta e descrive anche in maniera sofisticata e poetica, l’estraneità di una società tele-tecnologizzata, i segni fisici e culturali di una società prossima al declino, frammenti del mondo del lavoro ripresi in un cantiere edile in Sud America, e gesti e azioni inutili, prodotti in una performance, incapaci di produrre qualsiasi forma di lavoro organizzato. 
La Lega di Cultura di Piadena ha selezionato due film documentari, dal taglio decisamente storico-antropologico: Il colore della Bassa e I Paisan. Il primo girato da Giuseppe Morandi, in collaborazione con Gianfranco Azzali, presentato in vari festival e nel 2008 alla 65^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, racconta la nuova realtà del lavoro e della produzione agricola nelle cascine della Bassa Padana, la profonda trasformazione di un mondo avvenuto attraverso la massiccia meccanizzazione, lo sfruttamento intensivo di terreni, animali e persone. Si racconta anche dei nuovi lavoratori, non più meridionali, ma 
stranieri, soprattutto indiani - gente del sud del mondo, che in questi luoghi si è integrata. Di qui la diversità dei colori che ha dato il titolo al documentario. 
Il secondo film è I Paisan, una serie di documentari girati in presa diretta da Morandi dal 1956 fino alla metà degli anni ’60. 
In una recensione, il critico cinematografico Marco Muller, racconta di come l’autore abbia “costruito pazientemente lungo quasi due decenni la sua opera cinematografica, pezzo a pezzo, a salti ma nella logica di un'estetica e con una produzione poverissima, utilizzando una camera amatoriale 8 mm, un solo ciak, il montaggio fatto in macchina, il suono registrato con il Geloso prestato dall'amico e sincronizzato in casa. 
Si tratta di materiali rigorosi, una prima vera analisi dall'interno, in Italia, di una società e di una cultura, quella dei contadini dell'area del Po prima della definitiva meccanizzazione delle campagne. 
Quest'antologia rende giustizia ad un cineasta non professionista e costituisce, a tutti gli effetti un'altra grande "prima": quella di una Padània fuori dal mito e della divagazione cine-letteraria”. 

SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI