Ivo Mosele. Storie rubate alla luce
Dal 14 Aprile 2013 al 28 Aprile 2013
Soncino | Cremona
Luogo: Museo della Stampa
Indirizzo: via Lanfranco 6
Orari: da martedì a venerdì 10-12; sabato, domenica e festivi 10-13/ 14.30-17.30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0374 83171/ 0374 84883
E-Mail info: prolocosoncino@tin.it
Sito ufficiale: http://www.prolocosoncino.it
In generale gli incisori praticano poco la maniera nera, per le difficoltà che si incontrano già nella preparazione della lastra, nella gradualità del procedere e nella necessità di un lungo apprendistato della tec¬nica per ottenerne sapienza e disinvoltura esecutiva.
In questo iter s'inserisce la distinta personalità artistica di Mosele, che si coglie nella differente preparazione della lastra, rispetto gli altri incisori, così come nella stratificazione del livello iconografico: al posto del rame per la ma¬trice utilizza il ferro, adoperando l’acido nitrico per granirne la superficie. Dal¬l'indistinto della lastra, dallo stadio della superficie finemente granulata, tutto prende il via. Nero che nella sua densità non palesa il faticoso iter propedeutico: sembra una materia naturale, non forgiata dall'uomo. L'autore opera, quindi, “al contrario”; dalla profondità primordiale del nero totale avvia le forme, il filo di una storia: le tracce si sus¬seguiranno, facendo affiorare in piani diversi, con volumi morbidi, con infinite gradazioni di grigi vibranti di promesse semantiche, l'inanellarsi di immagini. Spesso queste storie rimangono avvolte dal nero originario, come se stentasse¬ro a palesarsi o preferissero restare protette dal buio, arcane o semplicemente senza parola. L'asso¬ciazione iconica, infatti, ha una propria intima logica, nota solo all'autore: secondo la spontanea produzione della poetica surrealista, liberi abbinamenti sca¬turiscono senza freni, pronti ad attingere all'autobiografico. L'immagine sgorga anche a livello formale dall'ispirazione del contrasto bianco/nero, dettata dal ritmo tecnico, dall'inscindibilità tra tecnica ed impulso intellettuale o emotivo. La maniera nera nella declinazione di Mosele non domi¬na a priori l'intero contenuto ma – e qui si colloca la sua infinita potenzialità espressi¬va – pur avendolo già focalizzato, permette alla composizione aggiunte in itine¬re, nel flusso continuo del diario del proprio tempo.
Le storie raccontate col meticoloso uso del brunitoio tracciano e delineano il ritmo scomposto e pulsante del sistema comunicativo di Mosele; può anche trovarsi nella necessità di contemplare una rosa ristretta di tecniche - non una solamente - che, insieme, attueran¬no la sintesi figurativa del suo pensiero, l'e¬spressione della qualità del momento creativo. Già questo primo stadio operativo denuncia il fascino e la comples¬sità del suo procedere. Viaggiano quindi, insieme, tecnica ed ispirazione, come lo stru¬mento musicale con la nota selezionata, come la grana della voce con l'intonazione del di¬scorso o con l'espressione canora.
Ogni incisione sembra un mondo che basta a se stesso in quanto non si accontenta di riprodurre, ma vuole produrre un nuovo mondo iconico, pungente di denuncia e di disillusione, che raccoglie ed affronta la dialettica di un pensiero all'interno della superficie della lastra. Quindi l'arte di Mosele si presenta come luogo dell'incontro-scontro tra l'artista ed il mondo, colto nell'eterna sospensione temporale, mai del tutto completo, perdutamente in fieri
In questo iter s'inserisce la distinta personalità artistica di Mosele, che si coglie nella differente preparazione della lastra, rispetto gli altri incisori, così come nella stratificazione del livello iconografico: al posto del rame per la ma¬trice utilizza il ferro, adoperando l’acido nitrico per granirne la superficie. Dal¬l'indistinto della lastra, dallo stadio della superficie finemente granulata, tutto prende il via. Nero che nella sua densità non palesa il faticoso iter propedeutico: sembra una materia naturale, non forgiata dall'uomo. L'autore opera, quindi, “al contrario”; dalla profondità primordiale del nero totale avvia le forme, il filo di una storia: le tracce si sus¬seguiranno, facendo affiorare in piani diversi, con volumi morbidi, con infinite gradazioni di grigi vibranti di promesse semantiche, l'inanellarsi di immagini. Spesso queste storie rimangono avvolte dal nero originario, come se stentasse¬ro a palesarsi o preferissero restare protette dal buio, arcane o semplicemente senza parola. L'asso¬ciazione iconica, infatti, ha una propria intima logica, nota solo all'autore: secondo la spontanea produzione della poetica surrealista, liberi abbinamenti sca¬turiscono senza freni, pronti ad attingere all'autobiografico. L'immagine sgorga anche a livello formale dall'ispirazione del contrasto bianco/nero, dettata dal ritmo tecnico, dall'inscindibilità tra tecnica ed impulso intellettuale o emotivo. La maniera nera nella declinazione di Mosele non domi¬na a priori l'intero contenuto ma – e qui si colloca la sua infinita potenzialità espressi¬va – pur avendolo già focalizzato, permette alla composizione aggiunte in itine¬re, nel flusso continuo del diario del proprio tempo.
Le storie raccontate col meticoloso uso del brunitoio tracciano e delineano il ritmo scomposto e pulsante del sistema comunicativo di Mosele; può anche trovarsi nella necessità di contemplare una rosa ristretta di tecniche - non una solamente - che, insieme, attueran¬no la sintesi figurativa del suo pensiero, l'e¬spressione della qualità del momento creativo. Già questo primo stadio operativo denuncia il fascino e la comples¬sità del suo procedere. Viaggiano quindi, insieme, tecnica ed ispirazione, come lo stru¬mento musicale con la nota selezionata, come la grana della voce con l'intonazione del di¬scorso o con l'espressione canora.
Ogni incisione sembra un mondo che basta a se stesso in quanto non si accontenta di riprodurre, ma vuole produrre un nuovo mondo iconico, pungente di denuncia e di disillusione, che raccoglie ed affronta la dialettica di un pensiero all'interno della superficie della lastra. Quindi l'arte di Mosele si presenta come luogo dell'incontro-scontro tra l'artista ed il mondo, colto nell'eterna sospensione temporale, mai del tutto completo, perdutamente in fieri
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