Armin Linke: The City as Archive. Florence
© Kunsthistorisches Institut in Florenz 2024 | Soprintendenza Firenze, la Gioconda di Leonardo da Vinci a Firenze, il direttore degli Uffizi Giovanni Poggi e il direttore generale delle Belle Arti Corrado Ricci, stampa alla gelatina ai sali d'argento, 19,7 x 24,7 cm.
Dal 12 November 2025 al 31 January 2026
Firenze
Luogo: Palazzo Grifoni Budini Gattai
Indirizzo: Via dei Servi 51
Orari: giovedì 14:00-20:00, venerdì 14:00-19:00, sabato 14:00-19:00 Apertura speciale durante Lo schermo dell’arte: 12-15 novembre 2025 ore 12:00-19:00 Chiusura natalizia: 22 dicembre 2025 - 1 gennaio 2026
Curatori: Hannah Baader e Costanza Caraffa
Enti promotori:
- Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut
- In collaborazione con Lo schermo dell’arte
Costo del biglietto: Ingresso gratuito
Allestita negli straordinari spazi di Palazzo Grifoni Budini Gattai, che per anni hanno ospitato la Fototeca del Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut (KHI), la mostra Armin Linke: The City as Archive. Florence offre una lettura critica e coinvolgente di Firenze attraverso le fotografie dell’artista italo-tedesco Armin Linke, in dialogo con immagini storiche e documentarie della Fototeca. L’esposizione esplora archivi, musei e collezioni dove opere d’arte, documenti e materiali si sono sedimentati, formando e trasformando l’immagine della città. Il percorso comprende istituzioni spesso al di fuori dei circuiti turistici.
La mostra, la cui apertura è prevista per il 12 novembre, invita a guardare Firenze come laboratorio della produzione, stratificazione e trasformazione della conoscenza, della scienza e dell’arte. Questa lettura viene mediata dalle fotografie contemporanee di Armin Linke e da quelle storiche della Fototeca del KHI. La mostra sarà accompagnata da un concept book.
Il progetto si basa su una ricerca condotta presso il KHI da Hannah Baader e Costanza Caraffa, in collaborazione con Linke. Il fotografo e filmmaker, con base a Berlino e professore all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera, collabora frequentemente con ricercatori e scienziati ed è stato artist-in-residence al KHI tra il 2019 e il 2021, periodo in cui è iniziato il progetto, concepito come opera a lungo termine. Linke lavora con fotografia e cinematografia, mettendo in discussione il medium, le sue tecnologie, le strutture narrative e le sue implicazioni socio-politiche. L’opera di Linke, esposta a livello internazionale, si sviluppa su più piani, mettendo al centro i temi dell’installazione e dell’esposizione.
"Avendo sede a Firenze dal 1897, il KHI stesso (o “il Kunst” come viene spesso chiamato) fa parte dell’orizzonte storico e culturale di questa mostra. In questa lunga storia, siamo grati del dialogo sempre aperto con le altre istituzioni e con generazioni di colleghe e colleghi. La nostra prospettiva sulla città è duplice, sia dall’interno che dall’esterno, e questa prospettiva multipla si rispecchia nella figura dell’artista italo-tedesco Armin Linke. Anche le curatrici Hannah Baader e Costanza Caraffa guardano a Firenze da due punti di vista diversi che si intersecano in questa mostra con lo sguardo dell’artista. La mostra è una fantastica occasione per aprire alla città gli spazi stessi dell’Istituto", dichiara Gerhard Wolf, Direttore del KHI.
“Nei diversi archivi che ho potuto visitare mi interessava osservare le forme di materialità e di riproduzione dell’informazione culturale: display, installazioni, oggetti, documenti, grafici, metadati, ma anche i gesti e i metodi di ordinamento, come una coreografia dell’accumulazione e della sua storia materiale. La fotografia, in questo progetto, non è un punto d’arrivo ma un punto di partenza per un dialogo — con le persone che lavorano negli archivi, con le istituzioni, con gli spazi e con la loro memoria. L’allestimento stesso riflette questa idea: gli scaffali vuoti della fototeca, ora trasferita in una nuova sede che ospita un centro di ricerca per la fotografia, diventano parte del display e si trasformano in una cartografia di un paesaggio da esplorare attivamente. La mostra funziona come una macchina spazio-temporale che attraversa la città, dove le mie fotografie contemporanee dialogano con le stampe storiche originali della fototeca degli Alinari, di Brogi e di Hautmann. In questo senso, Firenze e le sue istituzioni non sono solo il contesto della mostra, ma la sua materia viva”, dichiara l’artista Armin Linke.
"Armin Linke: The City as Archive. Florence ha diversi livelli di lettura e si rivolge non solo agli specialisti. In questo progetto Firenze si è attivata come un vero e proprio laboratorio di sperimentazioni sull’arte e sulla scienza, in un dialogo fra il mondo storico e quello contemporaneo. Ci interessava lo sguardo molto preciso dell’artista con la sua fotocamera, che ha intersecato i nostri percorsi di ricerca con un arricchimento reciproco delle prospettive. Abbiamo cercato di seguire i processi di separazione dei saperi che hanno portato alla formazione di tante istituzioni fiorentine – insieme alla questione del costo di questa separazione, proprio in un momento in cui viviamo un’ulteriore trasformazione. La collaborazione e il dialogo si sono svolti su tanti livelli: fra noi come studiose e l’artista,ma anche con le colleghe e i colleghi che ci hanno aperto le porte delle loro istituzioni", hanno detto le curatrici Hannah Baader e Costanza Caraffa.
La mostra presenta dunque una selezione di musei, archivi e collezioni fiorentine “visitate” dalla camera di Armin Linke: Archivio di Stato, Erbario Centrale, Istituto Geografico Militare, Opificio delle Pietre Dure, Museo Galileo, Museo La Specola, Museo Bardini e Archivi Storici dell’Unione Europea, ma anche Opera di Santa Croce, Museo Archeologico Nazionale di Firenze, Museo di Antropologia e Etnologia, Archivio Gucci, Osservatorio Astrofisico di Arcetri, Villa Galileo, Fondazione Alinari per la Fotografia, Villa La Quiete e Istituto Agronomico per l’Oltremare, presentate con fotografie storiche del David di Michelangelo, dell’alluvione, delle distruzioni belliche, e di allestimenti museali dell’Ottocento e del Novecento.
L’itinerario si inserisce in un discorso più ampio sull’archiviazione, la sedimentazione e l’attivazione della conoscenza, sulla produzione e sulle politiche dell’arte e del patrimonio culturale, e sulla separazione fra cultura e natura, al di là delle narrazioni tradizionali su Firenze.
La mostra riflette sul ruolo della fotografia nella creazione del patrimonio culturale e nella costruzione di valori condivisi, superando la consueta distinzione tra fotografia artistica e documentaria. Evidenzia inoltre l’atto visionario di Anna Maria Luisa de’ Medici, ultima esponente della dinastia medicea, che con il Patto di Famiglia del 1737 fu iniziatrice di una concezione moderna dei musei pubblici.
The City as Archive. Florence richiama l’attenzione sul patrimonio culturale diffuso di Firenze e offre al pubblico l’opportunità di visitare il piano nobile di Palazzo Grifoni Budini Gattai, dove gli interni sfarzosi dialogano con gli scaffali vuoti dell’ex archivio fotografico del KHI, creando un contrasto tra estetica contemporanea e decorazioni risalenti agli anni intorno al 1900. Il materiale visivo sarà esposto in diverse sale accessibili dallo scalone monumentale, trasformando il palazzo in uno spazio dove storia e contemporaneità si incontrano. Le opere artistiche di Armin Linke, realizzate tra il 2018 e il 2024, saranno presentate in diversi formati, dai grandi pannelli di 304×200 cm a trittici di 173×200 cm e formati medi di 50×60 cm. Queste opere dialogheranno con il laboratorio del progetto (280 stampe) e con 21 fotografie storiche della Fototeca (Alinari, Brogi, Braun, Hautmann), che includono icone dell’immaginario fiorentino come Dante, il David di Michelangelo e un omaggio a Fra’ Angelico.
In occasione de Lo schermo dell’arte, la mostra presenterà un’opera video: uno storyboard animato e multimediale, che restituisce la geografia concettuale e relazionale emersa da cinque anni di indagine sul campo, condensata nella pubblicazione “The City as Archive”. Il lavoro è accompagnato da field recordings intrecciati a una composizione sonora del musicista Giuseppe Ielasi.
“The City as Archive” è anche un libro concettuale di oltre 450 pagine con testi di Hannah Baader e Costanza Caraffa, e 550 immagini, che comprendono immagini scattate da Armin Linke e sedimentazioni fotografiche della Fototeca. Il libro, in fase di preparazione presso la casa editrice Viaindustriae di Foligno, sarà disponibile a dicembre.
Il Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut (KHI), fondato nel 1897, è un istituto di ricerca della Società Max Planck dal 2002. Luogo di presenze, incontri e collaborazioni di studiose e studiosi di altissimo livello internazionale, i suoi progetti si concentrano sulle storie dell’arte e dell’architettura in una prospettiva transculturale, in un ampio spettro cronologico e geografico. Al KHI la ricerca storica si intreccia a un impegno critico nei dibattiti e nelle sfide del mondo contemporaneo, come l’ecologia, l’estetica, l'etica, l’urbanistica, il patrimonio, la migrazione, il futuro dei musei, i media e le culture materiali, l'intelligenza artificiale e la trasformazione digitale. L’istituto è particolarmente dedicato al sostegno di giovani studiose e studiosi, e le sue rinomate Biblioteca e Fototeca sono aperte alla comunità di ricerca internazionale.
La mostra, la cui apertura è prevista per il 12 novembre, invita a guardare Firenze come laboratorio della produzione, stratificazione e trasformazione della conoscenza, della scienza e dell’arte. Questa lettura viene mediata dalle fotografie contemporanee di Armin Linke e da quelle storiche della Fototeca del KHI. La mostra sarà accompagnata da un concept book.
Il progetto si basa su una ricerca condotta presso il KHI da Hannah Baader e Costanza Caraffa, in collaborazione con Linke. Il fotografo e filmmaker, con base a Berlino e professore all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera, collabora frequentemente con ricercatori e scienziati ed è stato artist-in-residence al KHI tra il 2019 e il 2021, periodo in cui è iniziato il progetto, concepito come opera a lungo termine. Linke lavora con fotografia e cinematografia, mettendo in discussione il medium, le sue tecnologie, le strutture narrative e le sue implicazioni socio-politiche. L’opera di Linke, esposta a livello internazionale, si sviluppa su più piani, mettendo al centro i temi dell’installazione e dell’esposizione.
"Avendo sede a Firenze dal 1897, il KHI stesso (o “il Kunst” come viene spesso chiamato) fa parte dell’orizzonte storico e culturale di questa mostra. In questa lunga storia, siamo grati del dialogo sempre aperto con le altre istituzioni e con generazioni di colleghe e colleghi. La nostra prospettiva sulla città è duplice, sia dall’interno che dall’esterno, e questa prospettiva multipla si rispecchia nella figura dell’artista italo-tedesco Armin Linke. Anche le curatrici Hannah Baader e Costanza Caraffa guardano a Firenze da due punti di vista diversi che si intersecano in questa mostra con lo sguardo dell’artista. La mostra è una fantastica occasione per aprire alla città gli spazi stessi dell’Istituto", dichiara Gerhard Wolf, Direttore del KHI.
“Nei diversi archivi che ho potuto visitare mi interessava osservare le forme di materialità e di riproduzione dell’informazione culturale: display, installazioni, oggetti, documenti, grafici, metadati, ma anche i gesti e i metodi di ordinamento, come una coreografia dell’accumulazione e della sua storia materiale. La fotografia, in questo progetto, non è un punto d’arrivo ma un punto di partenza per un dialogo — con le persone che lavorano negli archivi, con le istituzioni, con gli spazi e con la loro memoria. L’allestimento stesso riflette questa idea: gli scaffali vuoti della fototeca, ora trasferita in una nuova sede che ospita un centro di ricerca per la fotografia, diventano parte del display e si trasformano in una cartografia di un paesaggio da esplorare attivamente. La mostra funziona come una macchina spazio-temporale che attraversa la città, dove le mie fotografie contemporanee dialogano con le stampe storiche originali della fototeca degli Alinari, di Brogi e di Hautmann. In questo senso, Firenze e le sue istituzioni non sono solo il contesto della mostra, ma la sua materia viva”, dichiara l’artista Armin Linke.
"Armin Linke: The City as Archive. Florence ha diversi livelli di lettura e si rivolge non solo agli specialisti. In questo progetto Firenze si è attivata come un vero e proprio laboratorio di sperimentazioni sull’arte e sulla scienza, in un dialogo fra il mondo storico e quello contemporaneo. Ci interessava lo sguardo molto preciso dell’artista con la sua fotocamera, che ha intersecato i nostri percorsi di ricerca con un arricchimento reciproco delle prospettive. Abbiamo cercato di seguire i processi di separazione dei saperi che hanno portato alla formazione di tante istituzioni fiorentine – insieme alla questione del costo di questa separazione, proprio in un momento in cui viviamo un’ulteriore trasformazione. La collaborazione e il dialogo si sono svolti su tanti livelli: fra noi come studiose e l’artista,ma anche con le colleghe e i colleghi che ci hanno aperto le porte delle loro istituzioni", hanno detto le curatrici Hannah Baader e Costanza Caraffa.
La mostra presenta dunque una selezione di musei, archivi e collezioni fiorentine “visitate” dalla camera di Armin Linke: Archivio di Stato, Erbario Centrale, Istituto Geografico Militare, Opificio delle Pietre Dure, Museo Galileo, Museo La Specola, Museo Bardini e Archivi Storici dell’Unione Europea, ma anche Opera di Santa Croce, Museo Archeologico Nazionale di Firenze, Museo di Antropologia e Etnologia, Archivio Gucci, Osservatorio Astrofisico di Arcetri, Villa Galileo, Fondazione Alinari per la Fotografia, Villa La Quiete e Istituto Agronomico per l’Oltremare, presentate con fotografie storiche del David di Michelangelo, dell’alluvione, delle distruzioni belliche, e di allestimenti museali dell’Ottocento e del Novecento.
L’itinerario si inserisce in un discorso più ampio sull’archiviazione, la sedimentazione e l’attivazione della conoscenza, sulla produzione e sulle politiche dell’arte e del patrimonio culturale, e sulla separazione fra cultura e natura, al di là delle narrazioni tradizionali su Firenze.
La mostra riflette sul ruolo della fotografia nella creazione del patrimonio culturale e nella costruzione di valori condivisi, superando la consueta distinzione tra fotografia artistica e documentaria. Evidenzia inoltre l’atto visionario di Anna Maria Luisa de’ Medici, ultima esponente della dinastia medicea, che con il Patto di Famiglia del 1737 fu iniziatrice di una concezione moderna dei musei pubblici.
The City as Archive. Florence richiama l’attenzione sul patrimonio culturale diffuso di Firenze e offre al pubblico l’opportunità di visitare il piano nobile di Palazzo Grifoni Budini Gattai, dove gli interni sfarzosi dialogano con gli scaffali vuoti dell’ex archivio fotografico del KHI, creando un contrasto tra estetica contemporanea e decorazioni risalenti agli anni intorno al 1900. Il materiale visivo sarà esposto in diverse sale accessibili dallo scalone monumentale, trasformando il palazzo in uno spazio dove storia e contemporaneità si incontrano. Le opere artistiche di Armin Linke, realizzate tra il 2018 e il 2024, saranno presentate in diversi formati, dai grandi pannelli di 304×200 cm a trittici di 173×200 cm e formati medi di 50×60 cm. Queste opere dialogheranno con il laboratorio del progetto (280 stampe) e con 21 fotografie storiche della Fototeca (Alinari, Brogi, Braun, Hautmann), che includono icone dell’immaginario fiorentino come Dante, il David di Michelangelo e un omaggio a Fra’ Angelico.
In occasione de Lo schermo dell’arte, la mostra presenterà un’opera video: uno storyboard animato e multimediale, che restituisce la geografia concettuale e relazionale emersa da cinque anni di indagine sul campo, condensata nella pubblicazione “The City as Archive”. Il lavoro è accompagnato da field recordings intrecciati a una composizione sonora del musicista Giuseppe Ielasi.
“The City as Archive” è anche un libro concettuale di oltre 450 pagine con testi di Hannah Baader e Costanza Caraffa, e 550 immagini, che comprendono immagini scattate da Armin Linke e sedimentazioni fotografiche della Fototeca. Il libro, in fase di preparazione presso la casa editrice Viaindustriae di Foligno, sarà disponibile a dicembre.
Il Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut (KHI), fondato nel 1897, è un istituto di ricerca della Società Max Planck dal 2002. Luogo di presenze, incontri e collaborazioni di studiose e studiosi di altissimo livello internazionale, i suoi progetti si concentrano sulle storie dell’arte e dell’architettura in una prospettiva transculturale, in un ampio spettro cronologico e geografico. Al KHI la ricerca storica si intreccia a un impegno critico nei dibattiti e nelle sfide del mondo contemporaneo, come l’ecologia, l’estetica, l'etica, l’urbanistica, il patrimonio, la migrazione, il futuro dei musei, i media e le culture materiali, l'intelligenza artificiale e la trasformazione digitale. L’istituto è particolarmente dedicato al sostegno di giovani studiose e studiosi, e le sue rinomate Biblioteca e Fototeca sono aperte alla comunità di ricerca internazionale.
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