Arte torna arte
Arte torna arte, Galleria dell’Accademia, Firenze
Dal 07 Maggio 2012 al 09 Dicembre 2012
Firenze
Luogo: Galleria dell’Accademia
Indirizzo: via Ricasoli 60
Orari: 8.15-18.50; chiuso lunedì. Luglio, agosto e settembre mart e giov fino alle 22
Curatori: Bruno Corà, Franca Falletti, Daria Filardo
Telefono per informazioni: +39 055 2388612/ 055 294883
E-Mail info: galleriaaccademia@polomuseale.firenze.it
Sito ufficiale: http://www.polomuseale.firenze.it
Arte torna arte è una mostra che raccoglie oltre quaranta opere di trentadue artisti contemporanei nelle storiche sale della Galleria dell'Accademia di Firenze, dall’8 maggio al 4 novembre 2012. L’esposizione coinvolge non solo gli ambienti del museo specificamente dedicati alle mostre temporanee, ma anche le sale della collezione permanente, la Tribuna del David, la Galleria dei Prigioni, la Gipsoteca, la Sala del Colosso, laddove l’inserimento di opere contemporanee evidenzi chiaramente il rapporto tra presente e passato.
La mostra, a cura di Bruno Corà, Franca Falletti e Daria Filardo, prevede l’installazione nelle sale della Galleria dell’Accademia di opere di: Francis Bacon, Louise Bourgeois, Alberto Burri, Antonio Catelani, Martin Creed, Gino de Dominicis, Rineke Dijkstra, Marcel Duchamp, Luciano Fabro, Hans Peter Feldmann, Luigi Ghirri, Antony Gormley, Yves Klein, Jannis Kounellis, Ketty La Rocca, Leoncillo, Sol LeWitt, Eliseo Mattiacci, Olaf Nicolai, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Giuseppe Penone, Pablo Picasso, Alfredo Pirri, Michelangelo Pistoletto, Renato Ranaldi, Alberto Savinio, Thomas Struth, Fiona Tan, Bill Viola, Andy Warhol.
Il titolo Arte torna arte è quello che Luciano Fabro - artista tra i più noti del panorama italiano scomparso nel 2007 - aveva scelto per una raccolta di suoi testi, lezioni e conferenze tenute tra il 1981 e il 1997 presso sedi universitarie, accademie e musei del mondo. Assumere tale espressione come titolo della mostra segna la condivisione di un pensiero rivolto all’arte come un continuum che si rinnova e si rigenera, traendo forza proprio da se stesso e dalla propria storia. Arte torna arte propone le esemplarità di artisti che con le loro opere guardano alla storia, ai capolavori del passato, utilizzandone l’iconografia, rielaborandone il pensiero, facendosi carico di una responsabilità non esaurita e di un’appartenenza che non ha confini, ma che si articola secondo linguaggi ricchi di possibilità interpretative.
Il luogo che ospita la mostra è doppiamente emblematico. Esso è notoriamente sede del David e dei Prigioni di Michelangelo, oltre che di importanti fondi che offrono capolavori di varie epoche, ma soprattutto della pittura trecentesca fiorentina: si configura così come lo spazio ideale per rendere concreto il dialogo fra le opere del passato e quelle di artisti dei nostri giorni, offrendo al pubblico l’esperienza di un continuo contrappunto. La Galleria è anche luogo espositivo legato alla storia dell’Accademia di Belle Arti fiorentina, prima istituzione nata in Italia per segnare una continuità tra passato e presente, dove la raccolta dei gessi e delle opere, prima e dopo la nascita dei musei, ha fornito exempla del pensiero rinascimentale e linfa vitale agli artisti di tutto il mondo, che proprio a Firenze e all’Accademia sono venuti a studiare.
I linguaggi accostati in questo spazio museale e logico sono tanti e coprono tutto l’arco della produzione visuale includendo le tecniche più tradizionali quali pittura, scultura, disegno come anche la fotografia, il video, la performance, le installazioni ambientali. Tutte le immagini sono ammesse e incluse in questo processo. I lavori sono stati accuratamente scelti per i riverberi, le “sopravvivenze” e per le assonanze visive con il passato, con le pitture, le sculture e l'architettura del Museo, che innescano e dipanano un ragionamento critico sul ruolo e la funzione del gesto creativo. Gli artisti viventi sono stati coinvolti nella scelta e alcuni di loro realizzeranno le opere appositamente per l’occasione.
L’Arch of Hysteria di Louise Bourgeois, appeso con tutto il suo carico di “isteria del vivere” davanti alla Venere del Pontormo e poco lontano dal David di Michelangelo, offrirà la prova regina di come la nuda forma del corpo umano possa esprimere i concetti e scatenare le sensazioni più abissalmente lontane. E la fatica di tirar fuori la forma dall’interno della materia bruta, su cui si è consumata la vita di Michelangelo, sembra pesare ancora oggi sulle spalle di Giuseppe Penone nel suo arduo scavare possenti tronchi di legno, come anche riecheggia nelle forme ricavate dentro il cemento di Antony Gormley. L’altra Figura di Giulio Paolini e il video Surrender di Bill Viola propongono due modi contemporanei di rivisitare e interpretare il tema del rispecchiamento e della riproducibilità che introducono, nel braccio sinistro della Tribuna, al Salone dei gessi dell’Ottocento, oggetti nati solo per essere riprodotti. Il tema del rispecchiamento è elaborato anche nel pavimento specchiante fratturato di Alfredo Pirri, nell’opera Portrait of the Artist as a Weeping Narcissus di Olaf Nicolai che lacrimando increspa e rende diversa l’immagine riflessa, nel quadro specchiante Sacra conversazione di Michelangelo Pistoletto, che ci include in una conversazione attuale. Metaforicamente il rispecchiamento diventa l’immedesimazione dello sguardo del visitatore, che entra concettualmente a fare parte del processo creativo nella video installazione di Rineke Dijkstra, in cui si narra di una lenta osservazione e riproduzione di un quadro di Picasso, nella foto di Thomas Struth davanti all’autoritratto di Dürer e nella performance di atleti che percorrono velocemente gli spazi della Galleria di Martin Creed. La riproducibilità, la ripetizione e la circolazione delle immagini nella storia dell’arte è affrontata con sguardo critico nelle opere di Marcel Duchamp, Andy Warhol, Luigi Ghirri, Hans Peter Feldmann, Ketty La Rocca che direttamente si riferiscono a icone note a tutti. Jannis Kounellis con un Senza titolo richiamerà l’iconografia e il senso del tragico della Crocefissione, tema diversamente ripreso anche nell’opera di Alberto Burri e in Triumphans di Renato Ranaldi, mentre i monocromi oro o blu oltremare di Yves Klein si rapporteranno ai fondi oro delle pale d’altare trecentesche. I calchi degli occhi del David nell’opera di Claudio Parmiggiani porranno il problema del frammento, mentre i San Sebastiano di Leoncillo e di Luigi Ontani daranno differenti visioni di quell’iconografia sacra. Emblematico e misterioso, lo sguardo sul passato apparirà in Nettuno Pescatore di Alberto Savinio come in Urvasi e Gilgamesh di Gino de Dominicis. Interessanti riflessioni sull’opera del passato saranno fornite da Figure sitting (the Cardinal) di Francis Bacon, dall’Arlequín con espejo di Pablo Picasso, dai disegni di Sol LeWitt degli affreschi di Piero della Francesca, come dai volumi ovoidali de Il giudizio di Paride di Luciano Fabro o dalla grande scultura in ferro Carro solare del Montefeltro di Eliseo Mattiacci. La memoria come riconoscimento delle origini e della provenienza sarà il cardine di Provenance, riflessione filmica di Fiona Tan e ancora gli elementi classici dell’architettura museale sono la forma di partenza dell’elaborazione di Antonio Catelani in Klettersteig.
Il riconoscimento delle origini, il persistere dei modelli e delle forme, la necessità di ricominciare, ripercorrere e modificare speculazioni precedenti, sono elementi di un pensare e di un fare che appartengono all’essenza di ciò che definiamo il discorso sulla storia dell’arte, sui suoi linguaggi e le sue modalità visive e plastiche. Il rapporto con la memoria apre da sempre la continua riflessione artistica che evoca collegamenti e pensieri complessi, costruisce nuovi archivi, costellazioni e sistemi articolati che permettono di ragionare sulle figure, sui processi compositivi e sugli archetipi fondanti dell’arte. Nell’opera degli artisti di ogni epoca è possibile riconoscere discendenze, ritrovamenti, riprese in un ritorno sempre differente. Anche la contemporaneità non è esente da questo atteggiamento di analisi e rielaborazione ininterrotta sulle fonti, che non porta a vuote nostalgiche evocazioni ma è capace di generare creazioni profondamente attuali e innovative. La Memoria, come è intesa in questo progetto, non è la registrazione sequenziale del tempo che passa, è piuttosto una memoria sotterranea che affiora proprio nell’accostamento di frammenti eterogenei (passati e presenti) che risvegliano la profondità, colgono il non detto, rendono visibile una dialettica “vertiginosa”. La meditazione e rielaborazione ininterrotta sulle fonti nelle opere dei grandi artisti presenti è aperta e vitale risorsa per generare creazioni profondamente innovative perché, citando Cesare de Seta, storico dell’arte e scrittore italiano “… fra i contemporanei ci sono coloro che continuano a dialogare con la Storia e col passato, e per questo motivo sono l’arte del futuro”.
Un programma di eventi collaterali affiancherà la mostra al fine di approfondire o ampliare le tematiche proposte. Il tema delle relazioni che il presente dell’arte ha con il proprio passato è al centro della scelta di un ciclo di sei film presentati all’Odeon di Firenze da mercoledì 23 a venerdì 25 maggio 2012. Curato da Lo schermo dell’arte Film Festival, il programma riunirà lungometraggi di grandi registi del cinema d’autore, dagli anni Sessanta ad oggi. Oltre ad alcuni incontri con artisti, è stato programmato per l’autunno un ciclo di tre concerti (Karlheinz Stockhausen, John Cage, Luciano Berio) a cura di Daniele Lombardi.
Accompagna l’esposizione un catalogo in italiano e una sua versione in lingua inglese di Giunti Editore di Firenze, che raccoglie oltre a immagini a colori, i testi critici dei curatori Bruno Corà, Franca Falletti, Daria Filardo e quelli di Marcella Anglani, Hal Foster, Daniele Lombardi, Silvia Lucchesi e Mariella Utili.
Le opere provengono da prestiti di musei internazionali, collezioni private o dagli artisti; le schede di tutte le opere in mostra sono a cura di Aldo Iori e Elena Magini, nonché da alcuni interventi singolari di Nicoletta Cardano, Rudi Fuchs, José Jimenez.
La mostra, a cura di Bruno Corà, Franca Falletti e Daria Filardo, prevede l’installazione nelle sale della Galleria dell’Accademia di opere di: Francis Bacon, Louise Bourgeois, Alberto Burri, Antonio Catelani, Martin Creed, Gino de Dominicis, Rineke Dijkstra, Marcel Duchamp, Luciano Fabro, Hans Peter Feldmann, Luigi Ghirri, Antony Gormley, Yves Klein, Jannis Kounellis, Ketty La Rocca, Leoncillo, Sol LeWitt, Eliseo Mattiacci, Olaf Nicolai, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Giuseppe Penone, Pablo Picasso, Alfredo Pirri, Michelangelo Pistoletto, Renato Ranaldi, Alberto Savinio, Thomas Struth, Fiona Tan, Bill Viola, Andy Warhol.
Il titolo Arte torna arte è quello che Luciano Fabro - artista tra i più noti del panorama italiano scomparso nel 2007 - aveva scelto per una raccolta di suoi testi, lezioni e conferenze tenute tra il 1981 e il 1997 presso sedi universitarie, accademie e musei del mondo. Assumere tale espressione come titolo della mostra segna la condivisione di un pensiero rivolto all’arte come un continuum che si rinnova e si rigenera, traendo forza proprio da se stesso e dalla propria storia. Arte torna arte propone le esemplarità di artisti che con le loro opere guardano alla storia, ai capolavori del passato, utilizzandone l’iconografia, rielaborandone il pensiero, facendosi carico di una responsabilità non esaurita e di un’appartenenza che non ha confini, ma che si articola secondo linguaggi ricchi di possibilità interpretative.
Il luogo che ospita la mostra è doppiamente emblematico. Esso è notoriamente sede del David e dei Prigioni di Michelangelo, oltre che di importanti fondi che offrono capolavori di varie epoche, ma soprattutto della pittura trecentesca fiorentina: si configura così come lo spazio ideale per rendere concreto il dialogo fra le opere del passato e quelle di artisti dei nostri giorni, offrendo al pubblico l’esperienza di un continuo contrappunto. La Galleria è anche luogo espositivo legato alla storia dell’Accademia di Belle Arti fiorentina, prima istituzione nata in Italia per segnare una continuità tra passato e presente, dove la raccolta dei gessi e delle opere, prima e dopo la nascita dei musei, ha fornito exempla del pensiero rinascimentale e linfa vitale agli artisti di tutto il mondo, che proprio a Firenze e all’Accademia sono venuti a studiare.
I linguaggi accostati in questo spazio museale e logico sono tanti e coprono tutto l’arco della produzione visuale includendo le tecniche più tradizionali quali pittura, scultura, disegno come anche la fotografia, il video, la performance, le installazioni ambientali. Tutte le immagini sono ammesse e incluse in questo processo. I lavori sono stati accuratamente scelti per i riverberi, le “sopravvivenze” e per le assonanze visive con il passato, con le pitture, le sculture e l'architettura del Museo, che innescano e dipanano un ragionamento critico sul ruolo e la funzione del gesto creativo. Gli artisti viventi sono stati coinvolti nella scelta e alcuni di loro realizzeranno le opere appositamente per l’occasione.
L’Arch of Hysteria di Louise Bourgeois, appeso con tutto il suo carico di “isteria del vivere” davanti alla Venere del Pontormo e poco lontano dal David di Michelangelo, offrirà la prova regina di come la nuda forma del corpo umano possa esprimere i concetti e scatenare le sensazioni più abissalmente lontane. E la fatica di tirar fuori la forma dall’interno della materia bruta, su cui si è consumata la vita di Michelangelo, sembra pesare ancora oggi sulle spalle di Giuseppe Penone nel suo arduo scavare possenti tronchi di legno, come anche riecheggia nelle forme ricavate dentro il cemento di Antony Gormley. L’altra Figura di Giulio Paolini e il video Surrender di Bill Viola propongono due modi contemporanei di rivisitare e interpretare il tema del rispecchiamento e della riproducibilità che introducono, nel braccio sinistro della Tribuna, al Salone dei gessi dell’Ottocento, oggetti nati solo per essere riprodotti. Il tema del rispecchiamento è elaborato anche nel pavimento specchiante fratturato di Alfredo Pirri, nell’opera Portrait of the Artist as a Weeping Narcissus di Olaf Nicolai che lacrimando increspa e rende diversa l’immagine riflessa, nel quadro specchiante Sacra conversazione di Michelangelo Pistoletto, che ci include in una conversazione attuale. Metaforicamente il rispecchiamento diventa l’immedesimazione dello sguardo del visitatore, che entra concettualmente a fare parte del processo creativo nella video installazione di Rineke Dijkstra, in cui si narra di una lenta osservazione e riproduzione di un quadro di Picasso, nella foto di Thomas Struth davanti all’autoritratto di Dürer e nella performance di atleti che percorrono velocemente gli spazi della Galleria di Martin Creed. La riproducibilità, la ripetizione e la circolazione delle immagini nella storia dell’arte è affrontata con sguardo critico nelle opere di Marcel Duchamp, Andy Warhol, Luigi Ghirri, Hans Peter Feldmann, Ketty La Rocca che direttamente si riferiscono a icone note a tutti. Jannis Kounellis con un Senza titolo richiamerà l’iconografia e il senso del tragico della Crocefissione, tema diversamente ripreso anche nell’opera di Alberto Burri e in Triumphans di Renato Ranaldi, mentre i monocromi oro o blu oltremare di Yves Klein si rapporteranno ai fondi oro delle pale d’altare trecentesche. I calchi degli occhi del David nell’opera di Claudio Parmiggiani porranno il problema del frammento, mentre i San Sebastiano di Leoncillo e di Luigi Ontani daranno differenti visioni di quell’iconografia sacra. Emblematico e misterioso, lo sguardo sul passato apparirà in Nettuno Pescatore di Alberto Savinio come in Urvasi e Gilgamesh di Gino de Dominicis. Interessanti riflessioni sull’opera del passato saranno fornite da Figure sitting (the Cardinal) di Francis Bacon, dall’Arlequín con espejo di Pablo Picasso, dai disegni di Sol LeWitt degli affreschi di Piero della Francesca, come dai volumi ovoidali de Il giudizio di Paride di Luciano Fabro o dalla grande scultura in ferro Carro solare del Montefeltro di Eliseo Mattiacci. La memoria come riconoscimento delle origini e della provenienza sarà il cardine di Provenance, riflessione filmica di Fiona Tan e ancora gli elementi classici dell’architettura museale sono la forma di partenza dell’elaborazione di Antonio Catelani in Klettersteig.
Il riconoscimento delle origini, il persistere dei modelli e delle forme, la necessità di ricominciare, ripercorrere e modificare speculazioni precedenti, sono elementi di un pensare e di un fare che appartengono all’essenza di ciò che definiamo il discorso sulla storia dell’arte, sui suoi linguaggi e le sue modalità visive e plastiche. Il rapporto con la memoria apre da sempre la continua riflessione artistica che evoca collegamenti e pensieri complessi, costruisce nuovi archivi, costellazioni e sistemi articolati che permettono di ragionare sulle figure, sui processi compositivi e sugli archetipi fondanti dell’arte. Nell’opera degli artisti di ogni epoca è possibile riconoscere discendenze, ritrovamenti, riprese in un ritorno sempre differente. Anche la contemporaneità non è esente da questo atteggiamento di analisi e rielaborazione ininterrotta sulle fonti, che non porta a vuote nostalgiche evocazioni ma è capace di generare creazioni profondamente attuali e innovative. La Memoria, come è intesa in questo progetto, non è la registrazione sequenziale del tempo che passa, è piuttosto una memoria sotterranea che affiora proprio nell’accostamento di frammenti eterogenei (passati e presenti) che risvegliano la profondità, colgono il non detto, rendono visibile una dialettica “vertiginosa”. La meditazione e rielaborazione ininterrotta sulle fonti nelle opere dei grandi artisti presenti è aperta e vitale risorsa per generare creazioni profondamente innovative perché, citando Cesare de Seta, storico dell’arte e scrittore italiano “… fra i contemporanei ci sono coloro che continuano a dialogare con la Storia e col passato, e per questo motivo sono l’arte del futuro”.
Un programma di eventi collaterali affiancherà la mostra al fine di approfondire o ampliare le tematiche proposte. Il tema delle relazioni che il presente dell’arte ha con il proprio passato è al centro della scelta di un ciclo di sei film presentati all’Odeon di Firenze da mercoledì 23 a venerdì 25 maggio 2012. Curato da Lo schermo dell’arte Film Festival, il programma riunirà lungometraggi di grandi registi del cinema d’autore, dagli anni Sessanta ad oggi. Oltre ad alcuni incontri con artisti, è stato programmato per l’autunno un ciclo di tre concerti (Karlheinz Stockhausen, John Cage, Luciano Berio) a cura di Daniele Lombardi.
Accompagna l’esposizione un catalogo in italiano e una sua versione in lingua inglese di Giunti Editore di Firenze, che raccoglie oltre a immagini a colori, i testi critici dei curatori Bruno Corà, Franca Falletti, Daria Filardo e quelli di Marcella Anglani, Hal Foster, Daniele Lombardi, Silvia Lucchesi e Mariella Utili.
Le opere provengono da prestiti di musei internazionali, collezioni private o dagli artisti; le schede di tutte le opere in mostra sono a cura di Aldo Iori e Elena Magini, nonché da alcuni interventi singolari di Nicoletta Cardano, Rudi Fuchs, José Jimenez.
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