Elisabetta Rogai. Molta follia, suprema saggezza

Elisabetta Rogai. Molta follia, suprema saggezza, Palazzo Medici Riccardi, Firenze
Dal 29 Novembre 2014 al 30 Dicembre 2014
Firenze
Luogo: Palazzo Medici Riccardi
Indirizzo: via Camillo Cavour 3
Telefono per informazioni: +39 055 2760340
E-Mail info: info@elisabettarogai.it
Sito ufficiale: http://www.elisabettarogai.it
Tre schegge di follia, tre “variazioni su tema” che raccolgono e armonizzano la produzione artistica di una delle pittrici più apprezzate del panorama italiano e internazionale: dal 29 novembre a fine anno due sale museali di Palazzo Medici Riccardi ospiteranno la mostra “Molta follia, suprema saggezza” della fiorentina Elisabetta Rogai.
Il vernissage avrà luogo a partire dalle ore 16,30 di sabato 29 novembre, e a presentare le ultime creazioni dell’artista sarà un’analisi critica di Cristina Acidini, già soprintendente del Polo museale fiorentino. L’allestimento della mostra è invece curato dall’architetto Monica Baldi.
Per due mesi, nei sontuosi spazi che fanno parte del percorso museale dell’edificio saranno esposti sia i dipinti a olio su tela sia le opere su tela jeans sia ancora i dipinti EnoArte, realizzati con il vino al posto dei colori. E non è tutto: ognuna delle due sale ospiterà diversi tipi di opere dell’artista fiorentina diventata ambasciatrice dell’arte italiana nel mondo, non solo per il suo “figurativo informale” capace di superare i confini italiani e abbracciare il gusto internazionale, ma soprattutto grazie all’intuizione di dipingere usando il vino secondo una tecnica innovativa che consente al quadro di invecchiare sulla tela, un po’ come accadeva con il ritratto di Dorian Gray.
Nella mostra di Elisabetta Rogai l’arte toccherà anche il mondo della moda, rivelando una volta di più la versatilità dell’artista: insieme ai quadri, in Palazzo Medici Riccardi troveranno posto anche alcuni foulard in materiale prezioso (cachemire, seta, modal) ispirati alle opere della Rogai e i primi morbidi caftani di una collezione ad hoc, le cui stampe richiamando anch’esse i capolavori della pittrice fiorentina. Un modo unico, per gli appassionati dell’affordable luxury, di indossare le opere di Elisabetta Rogai.
Il titolo dell’esposizione è tratto da una poesia della scrittrice statunitense Emily Dickinson, un tributo che intende significare quanto la follia – intesa come anelito creativo, imprescindibile per ogni artista – sia parte integrante del processo artistico, e una buona dose di essa generi in fondo la saggezza.
Il vernissage avrà luogo a partire dalle ore 16,30 di sabato 29 novembre, e a presentare le ultime creazioni dell’artista sarà un’analisi critica di Cristina Acidini, già soprintendente del Polo museale fiorentino. L’allestimento della mostra è invece curato dall’architetto Monica Baldi.
Per due mesi, nei sontuosi spazi che fanno parte del percorso museale dell’edificio saranno esposti sia i dipinti a olio su tela sia le opere su tela jeans sia ancora i dipinti EnoArte, realizzati con il vino al posto dei colori. E non è tutto: ognuna delle due sale ospiterà diversi tipi di opere dell’artista fiorentina diventata ambasciatrice dell’arte italiana nel mondo, non solo per il suo “figurativo informale” capace di superare i confini italiani e abbracciare il gusto internazionale, ma soprattutto grazie all’intuizione di dipingere usando il vino secondo una tecnica innovativa che consente al quadro di invecchiare sulla tela, un po’ come accadeva con il ritratto di Dorian Gray.
Nella mostra di Elisabetta Rogai l’arte toccherà anche il mondo della moda, rivelando una volta di più la versatilità dell’artista: insieme ai quadri, in Palazzo Medici Riccardi troveranno posto anche alcuni foulard in materiale prezioso (cachemire, seta, modal) ispirati alle opere della Rogai e i primi morbidi caftani di una collezione ad hoc, le cui stampe richiamando anch’esse i capolavori della pittrice fiorentina. Un modo unico, per gli appassionati dell’affordable luxury, di indossare le opere di Elisabetta Rogai.
Il titolo dell’esposizione è tratto da una poesia della scrittrice statunitense Emily Dickinson, un tributo che intende significare quanto la follia – intesa come anelito creativo, imprescindibile per ogni artista – sia parte integrante del processo artistico, e una buona dose di essa generi in fondo la saggezza.
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