Masaaki Miyasako. Tourbillon
Dal 19 Maggio 2014 al 29 Giugno 2014
Firenze
Luogo: Andito degli Angiolini - Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti
Indirizzo: piazza Pitti
Orari: da martedì a domenica 8,15-18,50
Curatori: Junji Ito
Costo del biglietto: intero € 8,50, ridotto € 4,25, gratuito meno di 18 e oltre 65 anni
Telefono per informazioni: +39 055 2347273 / 055 213070
E-Mail info: davis.franceschini@dada.it
Sito ufficiale: http://www.polomuseale.firenze.it
Il 19 maggio 2014, nelle sale dell’Andito degli Angiolini della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, si apre la prima grande mostra italiana di Masaaki Miyasako, artista giapponese noto in tutto il mondo, molto legato all’arte tradizionale del suo paese, ma profondamente innovatore. La mostra, Tourbillon, curata da Junji Ito e presentata lo scorso anno al Museo storico di Budapest e al Museo dell’Oriente di Lisbona, arriva adesso a Firenze, nella splendida Sala degli Angiolini di Palazzo Pitti, dal 19 maggio al 29 giugno.
Una delle caratteristiche principali dell’arte nipponica antica – si pensi alle stampe, ma anche alle ceramiche, ai tessuti, alle lacche e ai paraventi – è la levità e la maestria dell’esecuzione, caratteristica a cui Miyasako si attiene totalmente, toccando vette di raffinatezza minimalista. L’artista tuttavia entra con decisione nella contemporaneità, sfiorando persino l’Informale, nella sua rivisitazione dell’armonia tradizionale, delle forme e degli accostamenti cromatici, che propone in modo totalmente proprio.
In Occidente l’influenza dell’arte nipponica fu enorme. Le stampe giapponesi arrivarono in Olanda attraverso la compagnia delle Indie e da lì si diffusero in tutta Europa. Le scene di vita quotidiana, la loro rappresentazione in modo bidimensionale, con una stesura del colore piatta, totalmente priva di chiaroscuri, dettero vita al fenomeno artistico del Giapponismo, che grande influenza ebbe sull’Impressionismo che stava nascendo. Le stampa Ukiyo-e furono d’ispirazione per Van Gogh, Monet, Manet, Degas, Renoir, Pisarro e anche per Klimt e poi per l’Art Nouveau. Da allora, però, sembra che l’arte giapponese si sia fermata, senza trovare il coraggio di entrare nel mondo contemporaneo. Non è così per Masaaki Miyasako.
Professore alla Tokyo University of the Arts, presso la quale si è anche specializzato in restauro, Miyasako ha una padronanza delle tecniche artistiche totale. Gli effetti che riesce a raggiungere sono sottili, umbratili e le tecniche che utilizza sono complesse e di origine antichissima. Esemplare in questo senso è il suo ricorso alla Urazaishiki, una tecnica utilizzata in genere nella pittura dei tessuti, che comporta l’applicazione del colore anche sul retro del supporto.
I soggetti fluviali, le campagne, i dettagli che rappresentano il trascorrere delle stagioni richiamano la grande lezione di Hokusai e soprattutto di Hiroshige, ma la cultura figurativa dell’artista non distoglie il suo sguardo dalle mille occasioni offerte dalla vita di tutti i giorni. Così accanto ai tradizionali paesaggi giapponesi, ecco comparire visioni ravvicinate di donne, uomini, animali, frutta e fiori, dipinti con finissime sfumature cromatiche che quasi ricordano Bonnard.
In mostra saranno proposte 33 opere, per lo più di grandi dimensioni o composte in pannelli. Provenienti dai più grandi musei giapponesi e in parte anche da collezioni private e dall’ultima produzione dell’artista, i dipinti rappresentano appieno l’estetica di Miyasako, considerato in Giappone il leader del recupero della trazione, ma anche uno dei pittori più innovativi del momento. Estetica che viene con gioia presentata proprio a Firenze, dove ebbe inizio la concezione moderna dell’arte.
Masaaki Miyasako, pittore di stile giapponese, è Membro e Consigliere del Japan Art Institute e Professore presso la Tokyo University of the Art Graduate School. Nato nel 1951 nella prefettura di Shimane, dopo essersi laureato presso la Facoltà di Design della Tokyo University of the Art si è specializzato in restauro presso la medesima istituzione, sotto la guida di Ikuo Hirayama. Ha lavorato e svolto ricerche per l’Agenzia per gli Affari Culturali, curando le scenografie di numerose produzioni teatrali e cinematografiche. Svolge inoltre l’incarico di Direttore del Centro per la Cooperazione della suddetta università, occupandosi di collegare l’arte con la società. Ha ricevuto, tra i molti altri premi, il Premio Ministro dell’Educazione del Japan Art Institute, il Premio Primo Ministro e il Premio Seison Maeda.
Una delle caratteristiche principali dell’arte nipponica antica – si pensi alle stampe, ma anche alle ceramiche, ai tessuti, alle lacche e ai paraventi – è la levità e la maestria dell’esecuzione, caratteristica a cui Miyasako si attiene totalmente, toccando vette di raffinatezza minimalista. L’artista tuttavia entra con decisione nella contemporaneità, sfiorando persino l’Informale, nella sua rivisitazione dell’armonia tradizionale, delle forme e degli accostamenti cromatici, che propone in modo totalmente proprio.
In Occidente l’influenza dell’arte nipponica fu enorme. Le stampe giapponesi arrivarono in Olanda attraverso la compagnia delle Indie e da lì si diffusero in tutta Europa. Le scene di vita quotidiana, la loro rappresentazione in modo bidimensionale, con una stesura del colore piatta, totalmente priva di chiaroscuri, dettero vita al fenomeno artistico del Giapponismo, che grande influenza ebbe sull’Impressionismo che stava nascendo. Le stampa Ukiyo-e furono d’ispirazione per Van Gogh, Monet, Manet, Degas, Renoir, Pisarro e anche per Klimt e poi per l’Art Nouveau. Da allora, però, sembra che l’arte giapponese si sia fermata, senza trovare il coraggio di entrare nel mondo contemporaneo. Non è così per Masaaki Miyasako.
Professore alla Tokyo University of the Arts, presso la quale si è anche specializzato in restauro, Miyasako ha una padronanza delle tecniche artistiche totale. Gli effetti che riesce a raggiungere sono sottili, umbratili e le tecniche che utilizza sono complesse e di origine antichissima. Esemplare in questo senso è il suo ricorso alla Urazaishiki, una tecnica utilizzata in genere nella pittura dei tessuti, che comporta l’applicazione del colore anche sul retro del supporto.
I soggetti fluviali, le campagne, i dettagli che rappresentano il trascorrere delle stagioni richiamano la grande lezione di Hokusai e soprattutto di Hiroshige, ma la cultura figurativa dell’artista non distoglie il suo sguardo dalle mille occasioni offerte dalla vita di tutti i giorni. Così accanto ai tradizionali paesaggi giapponesi, ecco comparire visioni ravvicinate di donne, uomini, animali, frutta e fiori, dipinti con finissime sfumature cromatiche che quasi ricordano Bonnard.
In mostra saranno proposte 33 opere, per lo più di grandi dimensioni o composte in pannelli. Provenienti dai più grandi musei giapponesi e in parte anche da collezioni private e dall’ultima produzione dell’artista, i dipinti rappresentano appieno l’estetica di Miyasako, considerato in Giappone il leader del recupero della trazione, ma anche uno dei pittori più innovativi del momento. Estetica che viene con gioia presentata proprio a Firenze, dove ebbe inizio la concezione moderna dell’arte.
Masaaki Miyasako, pittore di stile giapponese, è Membro e Consigliere del Japan Art Institute e Professore presso la Tokyo University of the Art Graduate School. Nato nel 1951 nella prefettura di Shimane, dopo essersi laureato presso la Facoltà di Design della Tokyo University of the Art si è specializzato in restauro presso la medesima istituzione, sotto la guida di Ikuo Hirayama. Ha lavorato e svolto ricerche per l’Agenzia per gli Affari Culturali, curando le scenografie di numerose produzioni teatrali e cinematografiche. Svolge inoltre l’incarico di Direttore del Centro per la Cooperazione della suddetta università, occupandosi di collegare l’arte con la società. Ha ricevuto, tra i molti altri premi, il Premio Ministro dell’Educazione del Japan Art Institute, il Premio Primo Ministro e il Premio Seison Maeda.
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