Masaccio e i maestri del Rinascimento a confronto

Masaccio, Trittico di San Giovenale, tempera e oro su tavola, 23 aprile 1422. Museo Masaccio d’Arte Sacra, Reggello

 

Dal 23 Aprile 2022 al 23 Ottobre 2022

Reggello | Firenze

Luogo: Museo Masaccio d’Arte Sacra

Indirizzo: Via Casaromolo 2/a

Orari: da martedì a domenica 10-12.30 / 15-19.30

Enti promotori:

  • Comune di Reggello
  • Museo Masaccio d’Arte Sacra

Costo del biglietto: Intero € 7, Ridotto € 5. Riduzioni: gruppi a partire da 12, soci Coop, soci mutua BCC, possessori biglietto Cappella Brancacci, possessori Card The Mall. Gratuito bambini fino 10 anni

Telefono per informazioni: +39 055 868129

E-Mail info: prospettiva22@gmail.com

Sito ufficiale: http://www.uffizi.it


Il 23 aprile 2022 si compiono seicento anni dall’esecuzione del celebre Trittico di San Giovenale, oggi conservato nel Museo Masaccio d’arte sacra di Cascia di Reggello, da parte del grande pittore Tommaso di Ser Giovanni di Mone detto Masaccio, un uomo geniale la cui arte, «meteora luminosissima», per dirla con Miklós Boskovits, ha rivoluzionato la pittura italiana del XV secolo ed ha contrassegnato nel corso dei secoli - e continua a farlo ancora oggi - l’immaginario artistico valdarnese, e non solo.

L'iscrizione che corre sul bordo inferiore del trittico rappresentante la Madonna in trono col Bambino e i santi Bartolomeo, Biagio, Giovenale e Antonio Abate, ne ricorda, infatti, la data di esecuzione, vergata con moderne lettere capitali umanistiche al posto di quelle gotiche tradizionali: ANNO DOMINI MCCCCXXII A DI VENTITRE DAP(RILE). Si tratta della prima opera a noi nota eseguita da Masaccio, considerata rivoluzionaria per quel momento storico e definita da Antonio Paolucci «il dipinto in cui troviamo il codice genetico della grande pittura moderna dell'Occidente». Quest’opera prova la veridicità di quanto scrive Vasari sul pittore nelle sue Vite e cioè che nel Valdarno si «veggono ancora figure fatte da lui nella sua prima fanciullezza». 

Oltre a cercare di precisare le circostanze storiche e artistiche della realizzazione dell’opera, la mostra si pone l’obiettivo di rileggere ed approfondire i legami dell’artista con la pittura del suo tempo in cui agivano «formidabili fermenti di novità», cercare più sicuri riferimenti per la sua formazione artistica - per molti aspetti ancora nebulosa ed incerta -  e raccogliere intorno al Trittico opere di artisti che furono a Masaccio contemporanei e che, seppure da prospettive spesso diverse, condividevano con lui l’anelito verso una pittura rinnovata sia dal punto di vista dei contenuti che da quello dei modelli iconografici. 

Nel 1956, quando l’allora parroco della piccola chiesa di San Giovenale, don Renato Lombardi, si rese conto che il Trittico posto dietro l'altare maggiore e del quale ancora si ignorava la paternità, si andava deteriorando irrimediabilmente a causa dell'umidità, ne chiese il restauro alla Soprintendenza alle Gallerie di Firenze. 

Il dipinto fu trasferito a Firenze nel 1961 per essere presentato alla Mostra di Arte Sacra Antica dalle diocesi di Firenze, Fiesole e Prato e per essere finalmente restaurato e studiato. Luciano Berti, all'epoca funzionario della Soprintendenza e dal 1969 direttore degli Uffizi, storico dell’arte e museologo di finissimo acume e spiccata sensibilità, dopo una intensa e lucida analisi, ne assegnò la paternità a Masaccio, ritenendolo un caposaldo della pittura del primo Rinascimento. 

Il Trittico rientrò nel territorio di origine nel dicembre del 1988 e fu collocato nella Pieve di San Pietro a Cascia per essere successivamente trasferito nel museo a lui dedicato - inaugurato nel 2002 - in cui sono collocati altri dipinti provenienti dalla Pieve di Cascia e da altre chiese del territorio. 

Da allora il Trittico è stato al centro di un continuo crescendo di interesse, con studi ed approfondimenti che ebbero il loro inizio nel convegno “Masaccio 1422/1989” Dal Trittico di San Giovenale al restauro della Cappella Brancacci (Pieve di San Pietro a Cascia, 22 aprile 1989) e proseguirono in quello del dicembre 1998, Orientalismi e iconografia cristiana nel trittico di San Giovenale di Masaccio, tenutosi ancora a Cascia e curato da Caterina Caneva. 

A pochi anni di distanza ci sono stati il convegno internazionale Masaccio e Masolino, pittori e frescanti. Dalla tecnica allo stile (Firenze, 24 e 25 maggio 2002) e la mostra Masaccio e le origini del Rinascimento, tenutasi a San Giovanni Valdarno, città natale del pittore, e curata da Luciano Bellosi, tappa fondamentale per comprendere la stagione del primo Rinascimento fiorentino nella quale si confrontarono gli esponenti del gotico internazionale e gli artefici della nuova concezione artistica, Masaccio, Brunelleschi e Donatello. 
 
In ideale proseguimento con quella fortunata esposizione sulle origini del Rinascimento fiorentino, la mostra Masaccio/Prospettiva 22 intende offrire, come suo biglietto da visita, un confronto diretto, ad oggi inedito, tra Masaccio ed il grande pittore domenicano

Beato Angelico (Vicchio di Mugello, 1395/1400-1455), - artista di grande professionalità aggiornato sugli sviluppi più avanzati dell’arte del suo tempo, il primo e più dotato intenditore delle novità masaccesche - del quale sarà in mostra il celebre Trittico di San Pietro Martire del Museo di San Marco di Firenze, che solidi e recenti studi pongono nel raggio di influenza del giovane artista valdarnese. 
Allo stesso tempo, ed in parallelo, la mostra intende presentare uno spaccato della produzione artistica gravitante attorno agli esordi di Masaccio, antecedente o di poco successiva alla sua prima manifestazione come pittore autonomo, presentando opere, talora nuove alla critica, di pittori operanti anche in territorio valdarnese e ancora legati alla tradizione figurativa tardogotica.  
Saranno pertanto presenti solidi protagonisti dell’ambiente artistico fiorentino dell’ultimo quarto del secolo XIV come  

Gherardo di Jacopo detto Starnina (Firenze, notizie dal 1387 – morto nel 1412), felice innovatore che introdusse a Firenze nuovi moduli del gotico internazionale, presente con una Madonna col Bambino e i santi Antonio abate, Francesco d’Assisi, Maddalena e Lucia della collezione Ricciarelli di Pistoia;  

Lorenzo Monaco
 (Firenze, 1370 – post 1422), portavoce imprescindibile del linguaggio contemporaneo improntato alle novità del gotico internazionale presente con il trittico con la Madonna col Bambino e santi Donnino, Giovanni Battista, Pietro e Antonio abate del Museo della Collegiata di Empoli;  

Mariotto di Nardo (Firenze, documentato fra il 1388 e il 1424), uno dei protagonisti del momento, diviso tra tendenze arcaizzanti e spinte di rinnovamento, con il potente trittico con la Madonna col Bambino in trono e santi, della chiesa di Sant’Angelo a Legnaia, da poco restaurato e restituito alla chiesa di provenienza;  

Giovanni Toscani (Firenze 1372-1430), pittore di lungo corso che dimostra il suo adeguamento ai rinnovati schemi della visione divenendo un divulgatore della visione masaccesca, con la deliziosa Madonna delle Calle oggi custodita nella pieve di Montemignaio (AR);  

Giovanni dal Ponte
 (Firenze 1385 – 1437/38 ca.), tra i protagonisti di primo piano degli albori della pittura quattrocentesca, dotato di uno stile curioso ed esuberante, con la «rustica» Madonna col Bambino e i santi Giuliano e Nicola di Bari proveniente dalla chiesa di San Donato a Tubbiano (Anghiari). 
 
Ripercorrendo i primi passi fiorentini di Masaccio insieme alla madre Jacopa nel popolo della chiesa di San Niccolò - dove l’artista dovette risiedere indicativamente tra il 1417 ed il 1421 e frequentare gli artisti gravitanti attorno al cantiere della chiesa in ri-costruzione - saranno in mostra, provenienti dall’antico tramezzo della chiesa fiorentina e mai esposti in precedenza, un crocifisso ligneo recentemente restaurato e un trittico, opera di un caposcuola come  
Bicci di Lorenzo (Firenze 1373- 1452) pittore di formazione orcagnesca, capostipite di una florida bottega di pittori che si aggiorna con moderazione sui moduli del gotico internazionale, con il quale è stato supposto un alunnato giovanile di Masaccio, e non mancheranno opere di artisti legati a Masaccio da una più stretta frequentazione, come Masolino da Panicale (Panicale di Renacci, San Giovanni Valdarno, 1383/84 – documentato fino al 1435), compagno di Masaccio nell’impresa della cappella Brancacci e artista raffinato che pur rimanendo legato alle suo origini tardogotiche si affaccia sul nuovo mondo rinascimentale operando una sintesi tra gli elementi della tradizione e i nuovi ideali classici, presente con la celebre Madonna dell’Umiltà degli Uffizi;  

Mariotto di Cristofano (San Giovanni Valdarno, 1395 circa – Firenze, 1457), cognato di Masaccio, artista che ebbe un ruolo non secondario nell’ambiente gravitante intorno al giovane pittore, partecipe della tendenza al revival neo-trecentesco che si manifesta a Firenze negli anni ‘20 del ‘400, con la bella Annunciazione della Vergine ad affresco dipinta per un altare della pieve di San Pietro a Cascia;  

Francesco d’Antonio (doc. Firenze, 1393/94 – Pisa, 1452), operoso come frescante anche in Valdarno, intelligente interprete dell’attività estrema di Lorenzo Monaco e testimone avveduto dell’innesto della cultura tardogotica di Arcangelo di Cola da Camerino e Gentile da Fabriano, del quale sarà in mostra una Madonna col Bambino e santi della collezione Moretti,  
e  

Andrea di Giusto (Firenze, doc. 1420/21 –1450), già nella bottega di Bicci di Lorenzo, compagno e collaboratore di Masaccio, poi aderente al linguaggio dell’Angelico di cui è considerato un “rustico” imitatore, con un Madonna col Bambino di collezione privata.  
Concluderà il percorso espositivo una sorprendente “primizia” di  

Filippo Lippi (Firenze, 1406 ca. – Spoleto 1469), grande sperimentatore che diverrà uno dei più alti maestri del Rinascimento e che subì nella sua fase giovanile un forte influsso di Masaccio come dimostra la Madonna col Bambino di collezione privata, presente in mostra, dipinta in giovane età, nella quale il pittore si dichiara masaccesco della prima ora.  
 

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