Pierpaolo Bertocchi. Intenzione cromatica
![Opera di Pierpaolo Bertocchi Opera di Pierpaolo Bertocchi](http://www.arte.it/foto/600x450/0d/133893-Bertocchi_Pierpaolo_2_.jpg)
Opera di Pierpaolo Bertocchi
Dal 29 Ottobre 2022 al 09 Novembre 2022
Genova
Luogo: SATURA Palazzo Stella
Indirizzo: Piazza Stella 5/1
Orari: dal martedì al venerdì 9:30–13:00 / 15:00–19:00; sabato 15:00–19:00
Curatori: Flavia Motolese
Telefono per informazioni: +39 338 2916243
E-Mail info: info@satura.it
Sito ufficiale: http://www.satura.it
Sabato 29 ottobre 2022 alle ore 17, si apre, nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra personale di Pierpaolo Bertocchi “Intenzione cromatica” a cura di Flavia Motolese.
Il titolo della mostra, "Intenzione cromatica", sintetizza bene l'approccio di Pierpaolo Bertocchi alla pittura. Le sue opere sono il risultato di un'azione gestuale in cui l'artista utilizza il colore come medium della propria espressività facendovi convergere dati sensoriali, esperienze vitali e sfera del subcosciente.
La grammatica astratta è il risultato della combinazione di progettualità e casualità, di armonia e gestualità. Bertocchi ama indagare i processi di metamorfosi continua e inarrestabile che subisce il colore nell’azione pittorica: da trasparenza sottile a densità pronunciata. Le sue opere sono caratterizzate da sgocciolature e ampie colature di colore sovrapposte che creano effetti di trasparenza, giochi di velature e visioni traslucide che si espandono sulla tela.
Le linee sinuose e le colature vibrano come onde di energia, mentre i pattern dinamici in cui affiora la trama gestuale delle varie stratificazioni cromatiche, testimonia un approccio che avvalora la dimensione dell’intuito, dell’emotività e perfino della casualità. Proprio quest’ultima, implicita nel suo lavoro, è una scelta intenzionale: Bertocchi non persegue nessun intento narrativo, ma predilige una concezione destrutturata della rappresentazione. Come dichiarava Bernard Aubertin “l’arte non è espressione ma conoscenza, non c’è qualcosa da DIRE, si può solamente ESSERE”.
Il suo espressionismo astratto è sintesi e sublimazione di qualcosa di immateriale che acuisce le tensioni tra proiezione emozionale e materia concreta, tra la luce e superficie cromatica. L’artista considera la pratica pittorica come uno strumento di conoscenza per fare esperienza di se stesso e del mondo.
Nonostante gli inevitabili riferimenti ad autori come Jenkins e Pollock o a movimenti d’avanguardia, come il Gruppo Gutai, Pierpaolo Bertocchi ne offre una revisione non minata dalla minaccia dell’usura e della reiterazione. Al contrario riafferma, in modo originale, l’autenticità e autonomia dell’atto creativo in sé e l’uso del corpo nella conquista dello spazio pittorico.
Il recupero di prassi e grammatiche storiche riflette la complessità dei linguaggi astratti contemporanei, così come il ritorno e l’attualità di concetti, sempre validi, come quelli di trasformazione e instabilità che presiedono alla costruzione delle sue opere.
Il titolo della mostra, "Intenzione cromatica", sintetizza bene l'approccio di Pierpaolo Bertocchi alla pittura. Le sue opere sono il risultato di un'azione gestuale in cui l'artista utilizza il colore come medium della propria espressività facendovi convergere dati sensoriali, esperienze vitali e sfera del subcosciente.
La grammatica astratta è il risultato della combinazione di progettualità e casualità, di armonia e gestualità. Bertocchi ama indagare i processi di metamorfosi continua e inarrestabile che subisce il colore nell’azione pittorica: da trasparenza sottile a densità pronunciata. Le sue opere sono caratterizzate da sgocciolature e ampie colature di colore sovrapposte che creano effetti di trasparenza, giochi di velature e visioni traslucide che si espandono sulla tela.
Le linee sinuose e le colature vibrano come onde di energia, mentre i pattern dinamici in cui affiora la trama gestuale delle varie stratificazioni cromatiche, testimonia un approccio che avvalora la dimensione dell’intuito, dell’emotività e perfino della casualità. Proprio quest’ultima, implicita nel suo lavoro, è una scelta intenzionale: Bertocchi non persegue nessun intento narrativo, ma predilige una concezione destrutturata della rappresentazione. Come dichiarava Bernard Aubertin “l’arte non è espressione ma conoscenza, non c’è qualcosa da DIRE, si può solamente ESSERE”.
Il suo espressionismo astratto è sintesi e sublimazione di qualcosa di immateriale che acuisce le tensioni tra proiezione emozionale e materia concreta, tra la luce e superficie cromatica. L’artista considera la pratica pittorica come uno strumento di conoscenza per fare esperienza di se stesso e del mondo.
Nonostante gli inevitabili riferimenti ad autori come Jenkins e Pollock o a movimenti d’avanguardia, come il Gruppo Gutai, Pierpaolo Bertocchi ne offre una revisione non minata dalla minaccia dell’usura e della reiterazione. Al contrario riafferma, in modo originale, l’autenticità e autonomia dell’atto creativo in sé e l’uso del corpo nella conquista dello spazio pittorico.
Il recupero di prassi e grammatiche storiche riflette la complessità dei linguaggi astratti contemporanei, così come il ritorno e l’attualità di concetti, sempre validi, come quelli di trasformazione e instabilità che presiedono alla costruzione delle sue opere.
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