Una novella patria dello spirito. Firenze e gli artisti delle Venezie nel primo Novecento. Opere dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi
Dal 13 Aprile 2013 al 30 Giugno 2013
Gorizia
Luogo: Scuderie di Palazzo Coronini Cronberg
Indirizzo: viale XX Settembre
Orari: da martedì a domenica 10-18
Enti promotori:
- Soprintendenza Polo Museale di Firenze
- Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi
- Soprintendenza per i Beni Storici
- Artistici ed Etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia
Costo del biglietto: intero € 5, ridotto studenti € 3
Telefono per informazioni: +39 0481 533485
E-Mail info: comune.gorizia@certgov.fvg.it
Sito ufficiale: http://www3.comune.gorizia.it/it/una-novella-patria-dello-spirito-firenze-e-gli-artisti-delle-venezie-nel-primo-novecento-opere-dal-g
Dal 13 aprile al 20 giugno 2013 sarà possibile ammirare una selezione di 66 opere del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, databili ai primi trent’anni del Novecento, che documentano la produzione grafica di un gruppo di artisti provenienti dal Friuli Venezia Giulia, dal Veneto e dal Trentino. La rassegna è frutto della collaborazione, resa possibile dal determinante contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, tra la Fondazione Palazzo Coronini Cronberg di Gorizia, la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, con particolare coinvolgimento del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, e la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia.
Attraverso un rilevante corpus di stampe e disegni, rimasti finora meno noti e visibili rispetto alle collezioni più antiche e rinomate che hanno reso gli Uffizi famosi nel mondo, la mostra si propone anzitutto di indagare le ragioni e le vicende biografiche e culturali che hanno permesso a molti artisti delle tre Venezie di entrare in contatto con Firenze nei primi decenni del secolo scorso.
Il percorso espositivo, che comprende anche quattro opere di proprietà della Fondazione Coronini, si apre con gli eleganti ritratti femminili del padovano Lino Selvatico e del triestino Arturo Rietti, seguiti dalle suggestive vedute di Bruno Croatto e dalle figure intensamente espressive del goriziano Edoardo Del Neri. Si tratta di artisti ancora legati per formazione e cultura agli ultimi decenni dell’Ottocento, quando nelle regioni del Triveneto, ancora in parte sottoposte al dominio austriaco, i punti di riferimento culturale erano rappresentati non solo dall’Accademia di Venezia ma anche dai movimenti secessionisti di Monaco e Vienna.
Il nucleo centrale della mostra è costituito dalle opere di Carlo Cainelli, Carlo Sbisà e Giannino Marchig, artisti che, spinti da una precisa ricerca di italianità, scelsero Firenze come sede dei loro studi e della loro prima attività, come già avevano fatto, negli anni precedenti la Grande Guerra, il pittore Vittorio Bolaffio e molti intellettuali triestini e goriziani, fra i quali Carlo Michelstaedter, Giani Stuparich e Scipio Slataper.
Ampio spazio è stato riservato in particolare alla figura del triestino Giannino Marchig, presente con 22 opere che documentano l’importanza del soggiorno fiorentino nell’evoluzione del suo linguaggio artistico. Si va dalle stampe che rappresentano vivaci figure sedute nei caffè, scorci di piazze e strade piene di vita, agli intensi ritratti di familiari, amici e conoscenti, ai rapidi disegni preparatori per i suoi dipinti. È interessante notare come le stesse tematiche, gli stessi luoghi e gli stessi ambienti si riaffaccino nelle coeve acqueforti, stilisticamente molto affini, del concittadino Carlo Sbisà, così come nelle opere del trentino Carlo Cainelli.
La mostra intende poi sottolineare come l’interesse che questi artisti riservarono al disegno e all’incisione rientri a pieno titolo in quel vasto fenomeno che fu la rinascita del “Bianco e nero”, definizione adottata nei primi decenni del Novecento per indicare il tentativo di riconoscere alla produzione grafica, non meno che alla pittura e alla scultura, un nuovo ruolo da protagonista nell’ambito delle arti. Grazie alle Biennali veneziane e agli articoli apparsi sulla rivista “Emporium”, il “Bianco e nero” cominciò a risvegliare l’attenzione del pubblico e della critica, trovando anche in Italia interpreti di altissimo livello, che scelsero proprio l’incisione come principale, se non esclusivo, mezzo di espressione della propria creatività. Nell’ultima parte del percorso espositivo ne offrono una significativa testimonianza l’udinese Fabio Mauroner, con le sue vedute veneziane che rievocano la grande tradizione settecentesca di Carlevarijs, Guardi e Canaletto, il trentino Benvenuto Disertori con gli ascetici borghi medievali e, infine, il montebellunese Lino Bianchi Barriviera con i paesaggi dall’accentuato sviluppo orizzontale, realizzati negli anni Trenta e colmi di suggestioni cinquecentesche.
Hanno reso possibile l'organizzazione della mostra la Soprintendente al Polo Museale di Firenze, Cristina Acidini, la Direttrice del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, Marzia Faietti e il Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia, Luca Caburlotto. L’iniziativa può contare inoltre sulla collaborazione della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti di Firenze, del Civico Museo Revoltella di Trieste, dei Musei Provinciali di Gorizia e della Biblioteca Statale Isontina.
Il catalogo, curato da Cristina Bragaglia Venuti, Maddalena Malni Pascoletti e Giorgio Marini, è edito dalla Fondazione Palazzo Coronini Cronberg e si avvale anche dei contributi di Claudia Crosera, Rossella Fabiani, Susanna Gregorat, Flavia Pesci e Susanna Ragionieri.
Dal 13 dicembre 2013 al 9 febbraio 2014 la mostra sarà riproposta a Firenze presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
Attraverso un rilevante corpus di stampe e disegni, rimasti finora meno noti e visibili rispetto alle collezioni più antiche e rinomate che hanno reso gli Uffizi famosi nel mondo, la mostra si propone anzitutto di indagare le ragioni e le vicende biografiche e culturali che hanno permesso a molti artisti delle tre Venezie di entrare in contatto con Firenze nei primi decenni del secolo scorso.
Il percorso espositivo, che comprende anche quattro opere di proprietà della Fondazione Coronini, si apre con gli eleganti ritratti femminili del padovano Lino Selvatico e del triestino Arturo Rietti, seguiti dalle suggestive vedute di Bruno Croatto e dalle figure intensamente espressive del goriziano Edoardo Del Neri. Si tratta di artisti ancora legati per formazione e cultura agli ultimi decenni dell’Ottocento, quando nelle regioni del Triveneto, ancora in parte sottoposte al dominio austriaco, i punti di riferimento culturale erano rappresentati non solo dall’Accademia di Venezia ma anche dai movimenti secessionisti di Monaco e Vienna.
Il nucleo centrale della mostra è costituito dalle opere di Carlo Cainelli, Carlo Sbisà e Giannino Marchig, artisti che, spinti da una precisa ricerca di italianità, scelsero Firenze come sede dei loro studi e della loro prima attività, come già avevano fatto, negli anni precedenti la Grande Guerra, il pittore Vittorio Bolaffio e molti intellettuali triestini e goriziani, fra i quali Carlo Michelstaedter, Giani Stuparich e Scipio Slataper.
Ampio spazio è stato riservato in particolare alla figura del triestino Giannino Marchig, presente con 22 opere che documentano l’importanza del soggiorno fiorentino nell’evoluzione del suo linguaggio artistico. Si va dalle stampe che rappresentano vivaci figure sedute nei caffè, scorci di piazze e strade piene di vita, agli intensi ritratti di familiari, amici e conoscenti, ai rapidi disegni preparatori per i suoi dipinti. È interessante notare come le stesse tematiche, gli stessi luoghi e gli stessi ambienti si riaffaccino nelle coeve acqueforti, stilisticamente molto affini, del concittadino Carlo Sbisà, così come nelle opere del trentino Carlo Cainelli.
La mostra intende poi sottolineare come l’interesse che questi artisti riservarono al disegno e all’incisione rientri a pieno titolo in quel vasto fenomeno che fu la rinascita del “Bianco e nero”, definizione adottata nei primi decenni del Novecento per indicare il tentativo di riconoscere alla produzione grafica, non meno che alla pittura e alla scultura, un nuovo ruolo da protagonista nell’ambito delle arti. Grazie alle Biennali veneziane e agli articoli apparsi sulla rivista “Emporium”, il “Bianco e nero” cominciò a risvegliare l’attenzione del pubblico e della critica, trovando anche in Italia interpreti di altissimo livello, che scelsero proprio l’incisione come principale, se non esclusivo, mezzo di espressione della propria creatività. Nell’ultima parte del percorso espositivo ne offrono una significativa testimonianza l’udinese Fabio Mauroner, con le sue vedute veneziane che rievocano la grande tradizione settecentesca di Carlevarijs, Guardi e Canaletto, il trentino Benvenuto Disertori con gli ascetici borghi medievali e, infine, il montebellunese Lino Bianchi Barriviera con i paesaggi dall’accentuato sviluppo orizzontale, realizzati negli anni Trenta e colmi di suggestioni cinquecentesche.
Hanno reso possibile l'organizzazione della mostra la Soprintendente al Polo Museale di Firenze, Cristina Acidini, la Direttrice del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, Marzia Faietti e il Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia, Luca Caburlotto. L’iniziativa può contare inoltre sulla collaborazione della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti di Firenze, del Civico Museo Revoltella di Trieste, dei Musei Provinciali di Gorizia e della Biblioteca Statale Isontina.
Il catalogo, curato da Cristina Bragaglia Venuti, Maddalena Malni Pascoletti e Giorgio Marini, è edito dalla Fondazione Palazzo Coronini Cronberg e si avvale anche dei contributi di Claudia Crosera, Rossella Fabiani, Susanna Gregorat, Flavia Pesci e Susanna Ragionieri.
Dal 13 dicembre 2013 al 9 febbraio 2014 la mostra sarà riproposta a Firenze presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
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