Silvia Giambrone. 6 agosto, mon amour

Silvia Giambrone. 6 agosto, mon amour

 

Dal 06 Agosto 2020 al 21 Agosto 2020

La Spezia

Luogo: FourteenArTellaro

Indirizzo: piazza Figoli 14, Tellaro di Lerici

Curatori: Gino D’Ugo



Nel 2013 Silvia Giambrone intraprende un viaggio per Hiroshima, per un incontro, non sa esattamente cosa gli verrà trasmesso dalle persone sopravvissute dalla catastrofe perpetuata nel 1945.
Si dispone al viaggio, all’ascolto dei due Hibakusha, e un’immagine sintetizza un frammento, il  senso di un attimo che può cambiare la realtà delle cose.

6 agosto, mon amour per la prima volta viene esposto nella ricorrenza di quell’inesorabile data.

“Nel luglio 2013 sono andata a Hiroshima per intervistare due sopravvissuti alla bomba atomica, Shoso e Keiko. 
Ciò che mi ha veramente impressionato è che entrambi mi hanno detto che nonostante siano sopravvissuti, la bomba non ha mai smesso di detonare per loro poiché per tutta la vita, hanno dovuto nascondere che erano stati a Hiroshima durante il bombardamento. 
Per i sopravvissuti alla bomba H, infatti, è stato molto difficile trovare un lavoro o sposarsi, poiché correvano il rischio in qualsiasi momento di ammalarsi o avere figli malati. In qualche modo le loro vite sono rimaste bloccate dopo la bomba.
Entrambi i sopravvissuti mi hanno detto che il momento peggiore della loro vita non è stato quando è stata lanciata la bomba, ma quando hanno dovuto affrontare problemi d'amore. 
Shoso si sentì perso quando non gli fu permesso di sposare la sua ragazza (a causa della volontà di suo padre) e Keiko si sentì disperata quando perse suo marito. Significa che ognuno di noi ha sperimentato la propria piccola Hiroshima personale.
Ecco perché ho preso l'immagine dell'orologio di Hiroshima (quello che è stato trovato dopo che la bomba è stata lanciata e che ora si trova nel Museo del memoriale della pace di Hiroshima) e ho spostato la lancetta dei minuti un minuto dopo e ho aggiunto la contrazione della lancetta dei secondi per un secondo, concentrandosi su ciò che può sopravvivere.”
 

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