Cosimo Damiano Tondo. Ad armi pari
Dal 04 Maggio 2013 al 27 Maggio 2013
Lecce
Luogo: Fondazione Palmieri
Indirizzo: vico dei Sotterranei 21
Orari: tutti i giorni 18-20
Curatori: Carmelo Cipriani
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0832 092769/ 320 7714234
E-Mail info: info@fondazionepalmieri.it
Sito ufficiale: http://www.fondazionepalmieri.it
Onestà intellettuale e fierezza d’animo, non accettano compromessi, nella vita come nell’arte. Lo sa bene Damiano Tondo che da oltre un cinquantennio prosegue, con caparbietà e coerenza, la propria ricerca. Rifuggendo da edonistiche trovate e da altrui approdi, ha adottato molteplici soluzioni espressive, in scultura come in pittura, rivelando sempre irrequietezza di spirito e vivacità d’ingegno. “Ad armi pari”, prima ancora che il titolo di una mostra, è per l’artista una filosofia di vita, un’attitudine comportamentale.
Nel rapido avvicendarsi di tendenze e movimenti che ha caratterizzato l’ultimo secolo, Tondo si è sempre mostrato fedele alla pura necessità espressiva. Schivando virtuosismi e mode effimere, ha generato forme plastiche di assoluto rigore, senza nulla concedere alla sterile imitazione. Colma di energia vitale, la sua scultura si anima nel sottile gioco di pieni e vuoti, in un’intercambiabilità di volumi e spazi, rivelando sovente aspirazioni architettoniche.
Trascendendo la pura mimesi, riflette la condizione umana nell’assolutezza dei puri valori formali, associando robustezza della materia a leggerezza della forma. Residuati archeologici – suggestione accresciuta dalla consunzione rugginosa – o testimonianze del trascendente, le sue opere sembrano provenire da un altrove lontano e poetico, immaginario eppure possibile.
Nelle sue composizioni si alternano chiarezza costruttiva e labirintici intrecci. Il ferro, plasmato con vigore, si fa materia vivente, sensibilizzata fino ad assumere la lievità sonora di uno strumento a corde. Lavorato con sapienza artigianale e inusitata sensibilità estetica, nelle sue mani il metallo si tramuta in un organismo fremente di energia e luce, in un’alchimia di contrasti capaci di esprimere tutta la potenza dell’atto creativo.
Nel rapido avvicendarsi di tendenze e movimenti che ha caratterizzato l’ultimo secolo, Tondo si è sempre mostrato fedele alla pura necessità espressiva. Schivando virtuosismi e mode effimere, ha generato forme plastiche di assoluto rigore, senza nulla concedere alla sterile imitazione. Colma di energia vitale, la sua scultura si anima nel sottile gioco di pieni e vuoti, in un’intercambiabilità di volumi e spazi, rivelando sovente aspirazioni architettoniche.
Trascendendo la pura mimesi, riflette la condizione umana nell’assolutezza dei puri valori formali, associando robustezza della materia a leggerezza della forma. Residuati archeologici – suggestione accresciuta dalla consunzione rugginosa – o testimonianze del trascendente, le sue opere sembrano provenire da un altrove lontano e poetico, immaginario eppure possibile.
Nelle sue composizioni si alternano chiarezza costruttiva e labirintici intrecci. Il ferro, plasmato con vigore, si fa materia vivente, sensibilizzata fino ad assumere la lievità sonora di uno strumento a corde. Lavorato con sapienza artigianale e inusitata sensibilità estetica, nelle sue mani il metallo si tramuta in un organismo fremente di energia e luce, in un’alchimia di contrasti capaci di esprimere tutta la potenza dell’atto creativo.
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