Bertozzi & Casoni. Tempo
Dal 17 Ottobre 2020 al 24 Maggio 2021
Pietrasanta | Lucca
Luogo: Chiesa e Chiostro di Sant’Agostino
Indirizzo: Via Sant' Agostino 1
Orari: dal martedì al venerdì dalle 16 alle 19
Curatori: Mauro Daniele Lucchesi e Alessandro Romanini
Enti promotori:
- Comune di Pietrasanta in collaborazione con l’Associazione Quattro Coronati
Prolungata: fino al 24 maggio 2021
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0584 795500
Sito ufficiale: http://www.museodeibozzetti.it
La mostra ”Bertozzi & Casoni. Tempo” curata da Mauro Daniele Lucchesi e Alessandro Romanini esposta nella chiesa e nel chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta (Lu), si arricchisce di nuovi spazi e opere dei due artisti Giampaolo Bertozzi (Borgo Tossignano, Bologna, 1957) e Stefano Dal Monte Casoni (Lugo, Ravenna, 1961); due scultori con all’attivo mostre nei più grandi musei nazionali e internazionali.
Inaugurata lo scorso 17 ottobre, poi chiusa per l’emergenza sanitaria e riaperta il 26 gennaio, la mostra non solo riapre le porte a pubblico ma lo fa offrendo una versione arricchita dell’originale, una sorta di “re-edit” del primo percorso espositivo. In questo modo gli artisti e i curatori hanno aggiunto un complesso di opere per ampliarne la portata tematica e offrire al pubblico un quadro ancora più completo e articolato del percorso artistico portato avanti da Bertozzi & Casoni che, nel corso della loro carriera, hanno saputo conferire alla ceramica una pari dignità rispetto agli altri mezzi espressivi dell'arte contemporanea tale da farla entrare di diritto nel panorama delle arti maggiori. Nelle loro opere i due artisti riproducono con straordinaria abilità tecnica oggetti di uso comune usati e poi abbandonati (bidoni per l’olio combustibile, cestini dei rifiuti, “sparecchiature”, scatole di detersivo), ai quali aggiungono animali bellissimi (uccelli colorati, rosse coccinelle, camaleonti, varani). Le nuove opere, tre sculture monumentali e nove più piccole, sono state sistemate nella sala Putti e nella sala Capitolo.
“Il risultato – spiegano i curatori Mauro Daniele Lucchesi e Alessandro Romanini – è quello di ampliare la riflessione sul concetto di Tempo in una direzione “materiale”, che integra quella del display originario, improntata a una riflessione di maggior impatto ascetico e immateriale. I concetti di Vanitas e Memento Mori, caratteristici della poetica di Bertozzi & Casoni, tradotti formalmente in maniera eccelsa per mezzo della perizia tecnica che li ha resi famosi in tutto il mondo, mostrano allo spettatore una forte componente materiale, un complesso di “detriti” che l’umanità si lascia dietro nel corso del suo incerto peregrinare, travolta dal flusso inesorabile del tiranno Cronos. Troviamo opere iconiche come “Composizione n. 14”, la cuccia warholiana composta da Brillo Boxes e i teschi lucidati sormontati da pappagalli policromi che fronteggiano superfici specchianti che rinviano alle riflessioni esistenziali di Dominicis e molte altre. Opere che fungono da dispositivi per costringere lo spettatore a riflettere, incrociando estetica, etica, la storia e la cronaca che danno come risultato una visione complessa ma esaustiva dello Zeitgeist”.
“In queste opere – aggiungono Lucchesi e Romanini - serpeggia una diffusa allusione al narcisismo che sembra essere l’illusorio baluardo di difesa di un’umanità alla deriva in cerca di approdi, in una congiuntura sempre più spalmata su un eterno presente, orfano dell’insegnamento del passato e senza visione del futuro, in cui il pensiero è sempre più debole e la società sempre più liquida”. Con il nuovo allestimento questi lavori diventano un arcipelago in cui lo spettatore può muoversi liberamente, senza percorsi prestabiliti e rigidi, navigando tra potenziali approdi per l’occhio e per la mente, rappresentati dalle opere di Bertozzi & Casoni, che non trascurano la perizia esecutiva, nello sviluppare il concetto. Perché la tecnica per loro, è mettere insieme gli strumenti per dare forma alle idee. “Dalla mostra – concludono i due curatori - il visitatore esce con l’impressione, che ancora una volta, l’arte e la bellezza ci salveranno, o almeno fungeranno da guide”.
Inaugurata lo scorso 17 ottobre, poi chiusa per l’emergenza sanitaria e riaperta il 26 gennaio, la mostra non solo riapre le porte a pubblico ma lo fa offrendo una versione arricchita dell’originale, una sorta di “re-edit” del primo percorso espositivo. In questo modo gli artisti e i curatori hanno aggiunto un complesso di opere per ampliarne la portata tematica e offrire al pubblico un quadro ancora più completo e articolato del percorso artistico portato avanti da Bertozzi & Casoni che, nel corso della loro carriera, hanno saputo conferire alla ceramica una pari dignità rispetto agli altri mezzi espressivi dell'arte contemporanea tale da farla entrare di diritto nel panorama delle arti maggiori. Nelle loro opere i due artisti riproducono con straordinaria abilità tecnica oggetti di uso comune usati e poi abbandonati (bidoni per l’olio combustibile, cestini dei rifiuti, “sparecchiature”, scatole di detersivo), ai quali aggiungono animali bellissimi (uccelli colorati, rosse coccinelle, camaleonti, varani). Le nuove opere, tre sculture monumentali e nove più piccole, sono state sistemate nella sala Putti e nella sala Capitolo.
“Il risultato – spiegano i curatori Mauro Daniele Lucchesi e Alessandro Romanini – è quello di ampliare la riflessione sul concetto di Tempo in una direzione “materiale”, che integra quella del display originario, improntata a una riflessione di maggior impatto ascetico e immateriale. I concetti di Vanitas e Memento Mori, caratteristici della poetica di Bertozzi & Casoni, tradotti formalmente in maniera eccelsa per mezzo della perizia tecnica che li ha resi famosi in tutto il mondo, mostrano allo spettatore una forte componente materiale, un complesso di “detriti” che l’umanità si lascia dietro nel corso del suo incerto peregrinare, travolta dal flusso inesorabile del tiranno Cronos. Troviamo opere iconiche come “Composizione n. 14”, la cuccia warholiana composta da Brillo Boxes e i teschi lucidati sormontati da pappagalli policromi che fronteggiano superfici specchianti che rinviano alle riflessioni esistenziali di Dominicis e molte altre. Opere che fungono da dispositivi per costringere lo spettatore a riflettere, incrociando estetica, etica, la storia e la cronaca che danno come risultato una visione complessa ma esaustiva dello Zeitgeist”.
“In queste opere – aggiungono Lucchesi e Romanini - serpeggia una diffusa allusione al narcisismo che sembra essere l’illusorio baluardo di difesa di un’umanità alla deriva in cerca di approdi, in una congiuntura sempre più spalmata su un eterno presente, orfano dell’insegnamento del passato e senza visione del futuro, in cui il pensiero è sempre più debole e la società sempre più liquida”. Con il nuovo allestimento questi lavori diventano un arcipelago in cui lo spettatore può muoversi liberamente, senza percorsi prestabiliti e rigidi, navigando tra potenziali approdi per l’occhio e per la mente, rappresentati dalle opere di Bertozzi & Casoni, che non trascurano la perizia esecutiva, nello sviluppare il concetto. Perché la tecnica per loro, è mettere insieme gli strumenti per dare forma alle idee. “Dalla mostra – concludono i due curatori - il visitatore esce con l’impressione, che ancora una volta, l’arte e la bellezza ci salveranno, o almeno fungeranno da guide”.
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