Marta Gierut. Poesie e opere
Dal 02 Luglio 2015 al 12 Luglio 2015
Pietrasanta | Lucca
Luogo: Villa La Versiliana
Indirizzo: viale Edgar Morin 16
Orari: 16,30-22,30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0584 265733
E-Mail info: lodovico@gierut.it
Sito ufficiale: http://www.gierut.it/
A dieci anni dalla scomparsa, il Comitato Archivio artistico-documentario Gierut, grazie alla Fondazione “La Versiliana” (che ospita la retrospettiva nello spazio 'Green House'), ricorda la figura di Marta Gierut – versatile e sensibilissima creativa – autrice di un gran numero di liriche e di opere d'arte, alcune delle quali poco note, che ne illustrano il rapido e luminoso percorso. Non servono eccessive parole per dire di Lei, comunque, senza farne una classifica, e a caso, è perlomeno opportuno citare qualche stralcio tra i tanti che ne hanno scritto.
Roberto Valcamonici: “Il messaggio più autentico che promana dall'intera opera di Marta è quello di credere che se la felicità può essere raggiunta, essa dipende dalla capacità che ognuno di noi manifesta di salvare l'infinita complessità del proprio mondo interiore. Tutta la sua opera fondata sulla consapevolezza che la solitudine è un silenzio che va ascoltato, perché è una forza misteriosamente generatrice capace di offrire la possibilità di trovare il vero significato del nostro vivere”.
Rosangela Mura: “Amo la vita – dice – della morte non ho paura”. Bella, profonda consapevolezza, che unisce i due poli restituendoli naturalmente all’esistenza. Perché non è la quantità di tempo trascorso che definisce una vita e il suo valore. Come quella di un fiore o di una farfalla, anche una vita umana è perfettamente compiuta, pur nella sua brevità, se “ha saggiato il frutto al rinnovarsi delle stagioni”, se ha attraversato intensamente tutto il tempo che le era dovuto”.
Giovanni Faccenda: “Marta, oggi, sopravvive nelle sue opere e, in modo particolare, in queste liriche nelle quali, flebile e lontana, pare di riascoltare la sua stessa voce. Versi scritti, anzi, composti (specialmente le poesie di Donna, amicizia, amore), in modo da realizzare visivamente altre sculture essenziali, nella loro particolare forma, come quelle, inconfondibili, di Giacometti”.
Manlio Cancogni: “A prima vista si leggono come degli appunti che più tardi saranno sviluppati in forma compiuta. Ma è un errore, e ben presto, andando avanti nella lettura, ci si accorge che questi rapidi appunti che di rado o mai si sviluppano sono essi stessi “la poesia””. Marilena Cheli Tomei: “Non occorre il suono della voce, le parole scaturiscono dai tuoi occhi immensi più che dalle labbra chiuse al sorriso. Il tuo sguardo, come dicevano i poeti provenzali, possiede il dono di penetrare, catturare i miei occhi e avvincerli con fili invisibili per parlare senza voce umana”.
Bruna Nizzola: “Incontrare Marta attraverso le sue liriche è come essere ghermiti da un turbine di parole. Dapprima è la danza leggera di foglie sollevate da un refolo autunnale che poi diviene vento di tempesta e trascina il lettore in un vorticare, solo apparentemente scomposto, di significanti, pensieri, suggestioni. Le parole s'intrecciano, si scontrano, si sovrappongono, a volte si ripetono ossessive, si specchiano l'una nell'altra. Poi si posano, ciascuna nel giusto incastro di un magico puzzle che diventa poesia: alta Poesia”.
Milena Buzzoni: “Ma scrittura e pittura vivono dello stesso slancio emotivo, tanto da trovare a volte gli stessi titoli a liriche e disegni: così il tema della solitudine, i ricordi d'infanzia e gli autoritratti diventano motivi ispiratori in entrambi i campi. Gli autoritratti, in particolare, rivelano una ricorrente ricerca di se stessi in quell'ansia d'identità che caratterizza le crescite più tormentate. I suoi occhi, più che verso l'osservatore, sono rivolti alla propria interiorità, sono sguardi densi che cercano risposte, che scrutano il mistero dell'esistere”.
Alberto Bongini: “Mi manca molto, Marta, lo scrivo in tono confidenziale. L'ho conosciuta nell'estate 2004, un anno prima della sua dipartita in cielo: me la immagino intenta, ora, a modellare teste e busti di santi, angeli e cherubini con piena serenità e gioia, capace com'era di sorprendere e colpire i sensi con il suo talento. Ne aveva tanto, ed è possibile ammirarlo in tutte le sue specificità: poesia, scultura e pittura, oltreché disegno, in tutte ha lasciato un segno. Personalmente custodisco ricordi preziosi, momenti di scambio emotivo e concettuale; ora solo il tempo svelerà la profonda portata della sua precoce testimonianza.
Grazie, Marta, di avere avuto il privilegio di sfiorare la tua anima pura”.
Marta Gierut, nata a Pietrasanta nel 1977, è deceduta per propria volontà a Massarosa nel 2005.
Ha studiato sia a Pietrasanta, presso l'Istituto Statale d’Arte “Stagio Stagi”, sia all’Accademia di Belle Arti di Carrara, proseguendo quindi per un paio d’anni in ambito universitario a Firenze onde approfondire interessi etici e letterari.
Conoscitrice dell’opera dei vari Majakovskij, Van Gogh, Hesse, Giovanni Paolo II, Piero Bigongiari (al quale ha fatto nel 1995 una scultura-ritratto), sue opere scultoreee sono state acquisite dal Museo dei Bozzetti di Pietrasanta (dove è stabilmente conservato il gesso originale della scultura del 2004 “Omaggio a Marco Pantani”); il Museo della Resistenza del Comune di Stazzema; il Museo della Carta di Pescia; il Telesiamuseum di San Roberto; il Museo Marco Pantani di Cesenatico; il Museo Ugo Guidi di Forte dei Marmi; i Comuni di Forte dei Marmi e di Cascina; la Parrocchia di S. Antonio di Padova a Marina di Pietrasanta e la Collezione d'Arte dell'Associazione “Renesans” di Zamosc (Polonia) dedicata al poeta Boleslaw Lesmian. Un'opera scultorea si trova pure nella Collezione di Pietrasanta della BCC/Banca Versilia Lunigiana e Garfagnana. Per ricordarne la figura, nel 2006 è stato creato il Comitato Archivio artistico-documentario Gierut, con fini culturali e socio-umanitari.
Ha comunque cominciato a scrivere molto giovane, ma solo dopo la morte parte delle sue liriche sono state raccolte in modo lineare nel suo libro “Il volto e la maschera, poesie e opere” (Editoriale Giorgio Mondadori, Milano, 2012) avente interventi di Manlio Cancogni, Giovanni Faccenda, Rosangela Mura e Roberto Valcamonici, Notevole, infatti, l’unanime conferimento, da parte della Commissione giudicatrice del Premio Carducci 2013 – presieduta da Alberto Bellocchio – della menzione d’onore alla memoria per tale libro “per le notevoli tracce con cui il suo talento di poetessa e d’artista versiliese ha segnato il suo breve e prezioso cammino”.
E’ del febbraio/marzo 2013 la retrospettiva organizzatale dal Comune di Pietrasanta di concerto col Comitato Archivio artistico-documentario Gierut, a cura di Giovanni Faccenda, presso Palazzo Panichi, nel corso della quale sono state esposti oltre 150 suoi lavori grafici, scultorei e pittorici, quasi tutti fino ad allora inediti. Il suo “Omaggio a Marco Pantani” (scultura/ritratto) è stato esposto nel settembre 2013 a Firenze, presso lo Storico Caffè “Giubbe Rosse”, in occasione dei Campionati del mondo di ciclismo su strada, con stampa di una cartolina commemorativa. Suo è il monumento intitolato “Il volto e la maschera” posizionato nel febbraio 2006 in Marina di Pietrasanta (Lucca), lato via E. Pea, inserito nel notissimo “Parco della Scultura”.
Su di lei ha scritto – all’inizio del 2013 – Eugenio Borgna del quale si riportano alcuni stralci di una lettera inviata a Roberto Valcamonici: “(...) Ho letto le poesie di Marta Gierut con intensa commozione, e con arcana stupefazione. Sono davvero bellissime e strazianti, e l’ombra inespressa, una frase qua e là serpeggia, della morte volontaria le rende ancora più affascinanti. Si resta quasi storditi dai bagliori delle immagini, e delle metafore; e feriti dal fiume di dolore, e di speranze recise, che le inonda. Sì, le analogie tematiche fra queste poesie e quelle di Antonia Pozzi sono struggenti: nel loro comune destino di solitudine, e di dolore. (...) Queste sono le mie prime impressioni; ma sono poesie che è necessario rileggere, come farò, perché in esse mi sembrano stratificarsi emozioni complesse, e talora insondabili nel loro mistero. L’edizione è splendida: come sa fare l’editoriale Giorgio Mondadori. (...) Amo, come lei, la poesia, e quella di Marta Gierut non mi sarà possibile dimenticarla (...). In fotografia rivela, direi, un volto screziato da uno sguardo, e da una intensità espressiva, folgoranti, e lancinanti. (...)”.
Documentazioni sull'attività di Marta Gierut si trovano presso le massime Biblioteche e in vari Archivi specializzati, inserite – tra l'altro – nel Catalogo d'Arte Mondadori n°49 e n°50 rispettivamente del 2013 e del 2014, e nell'Enciclopedia d'Arte Italiana/Catalogo Generale Artisti dal Novecento ad oggi 2014. Da ricordare che nel luglio 2014 il G. E. Cinquemarzo le ha dedicato una sala nel corso della mostra di gruppo “Battito Creativo” organizzata presso Villa Paolina Bonaparte per l'evento “Viareggio, la città del cuore di Shelley”. Presente in mostre di gruppo, quali – nel 2014 – “Artisti x Forte 100”, nel Fortino di Forte dei Marmi, come a Pietrasanta a Palazzo Panichi “30 anni. Museo dei Bozzetti”, mentre nell'aprile 2015 è da citare sia una sua scultura bronzea, “Maschera”, esposta nella Galleria “Exlibris” della Biblioteca Pubblica di Zamosc (Polonia) attinente la “Collezione d'Arte dedicata a Lesmian”, organizzata dall'Associazione “Renesans”, sia una incisione su marmo inserita nella Collettiva “La memoria dell'olivo” (Palazzo Mediceo e Fondazione Arkad, Seravezza di Lucca.
Roberto Valcamonici: “Il messaggio più autentico che promana dall'intera opera di Marta è quello di credere che se la felicità può essere raggiunta, essa dipende dalla capacità che ognuno di noi manifesta di salvare l'infinita complessità del proprio mondo interiore. Tutta la sua opera fondata sulla consapevolezza che la solitudine è un silenzio che va ascoltato, perché è una forza misteriosamente generatrice capace di offrire la possibilità di trovare il vero significato del nostro vivere”.
Rosangela Mura: “Amo la vita – dice – della morte non ho paura”. Bella, profonda consapevolezza, che unisce i due poli restituendoli naturalmente all’esistenza. Perché non è la quantità di tempo trascorso che definisce una vita e il suo valore. Come quella di un fiore o di una farfalla, anche una vita umana è perfettamente compiuta, pur nella sua brevità, se “ha saggiato il frutto al rinnovarsi delle stagioni”, se ha attraversato intensamente tutto il tempo che le era dovuto”.
Giovanni Faccenda: “Marta, oggi, sopravvive nelle sue opere e, in modo particolare, in queste liriche nelle quali, flebile e lontana, pare di riascoltare la sua stessa voce. Versi scritti, anzi, composti (specialmente le poesie di Donna, amicizia, amore), in modo da realizzare visivamente altre sculture essenziali, nella loro particolare forma, come quelle, inconfondibili, di Giacometti”.
Manlio Cancogni: “A prima vista si leggono come degli appunti che più tardi saranno sviluppati in forma compiuta. Ma è un errore, e ben presto, andando avanti nella lettura, ci si accorge che questi rapidi appunti che di rado o mai si sviluppano sono essi stessi “la poesia””. Marilena Cheli Tomei: “Non occorre il suono della voce, le parole scaturiscono dai tuoi occhi immensi più che dalle labbra chiuse al sorriso. Il tuo sguardo, come dicevano i poeti provenzali, possiede il dono di penetrare, catturare i miei occhi e avvincerli con fili invisibili per parlare senza voce umana”.
Bruna Nizzola: “Incontrare Marta attraverso le sue liriche è come essere ghermiti da un turbine di parole. Dapprima è la danza leggera di foglie sollevate da un refolo autunnale che poi diviene vento di tempesta e trascina il lettore in un vorticare, solo apparentemente scomposto, di significanti, pensieri, suggestioni. Le parole s'intrecciano, si scontrano, si sovrappongono, a volte si ripetono ossessive, si specchiano l'una nell'altra. Poi si posano, ciascuna nel giusto incastro di un magico puzzle che diventa poesia: alta Poesia”.
Milena Buzzoni: “Ma scrittura e pittura vivono dello stesso slancio emotivo, tanto da trovare a volte gli stessi titoli a liriche e disegni: così il tema della solitudine, i ricordi d'infanzia e gli autoritratti diventano motivi ispiratori in entrambi i campi. Gli autoritratti, in particolare, rivelano una ricorrente ricerca di se stessi in quell'ansia d'identità che caratterizza le crescite più tormentate. I suoi occhi, più che verso l'osservatore, sono rivolti alla propria interiorità, sono sguardi densi che cercano risposte, che scrutano il mistero dell'esistere”.
Alberto Bongini: “Mi manca molto, Marta, lo scrivo in tono confidenziale. L'ho conosciuta nell'estate 2004, un anno prima della sua dipartita in cielo: me la immagino intenta, ora, a modellare teste e busti di santi, angeli e cherubini con piena serenità e gioia, capace com'era di sorprendere e colpire i sensi con il suo talento. Ne aveva tanto, ed è possibile ammirarlo in tutte le sue specificità: poesia, scultura e pittura, oltreché disegno, in tutte ha lasciato un segno. Personalmente custodisco ricordi preziosi, momenti di scambio emotivo e concettuale; ora solo il tempo svelerà la profonda portata della sua precoce testimonianza.
Grazie, Marta, di avere avuto il privilegio di sfiorare la tua anima pura”.
Marta Gierut, nata a Pietrasanta nel 1977, è deceduta per propria volontà a Massarosa nel 2005.
Ha studiato sia a Pietrasanta, presso l'Istituto Statale d’Arte “Stagio Stagi”, sia all’Accademia di Belle Arti di Carrara, proseguendo quindi per un paio d’anni in ambito universitario a Firenze onde approfondire interessi etici e letterari.
Conoscitrice dell’opera dei vari Majakovskij, Van Gogh, Hesse, Giovanni Paolo II, Piero Bigongiari (al quale ha fatto nel 1995 una scultura-ritratto), sue opere scultoreee sono state acquisite dal Museo dei Bozzetti di Pietrasanta (dove è stabilmente conservato il gesso originale della scultura del 2004 “Omaggio a Marco Pantani”); il Museo della Resistenza del Comune di Stazzema; il Museo della Carta di Pescia; il Telesiamuseum di San Roberto; il Museo Marco Pantani di Cesenatico; il Museo Ugo Guidi di Forte dei Marmi; i Comuni di Forte dei Marmi e di Cascina; la Parrocchia di S. Antonio di Padova a Marina di Pietrasanta e la Collezione d'Arte dell'Associazione “Renesans” di Zamosc (Polonia) dedicata al poeta Boleslaw Lesmian. Un'opera scultorea si trova pure nella Collezione di Pietrasanta della BCC/Banca Versilia Lunigiana e Garfagnana. Per ricordarne la figura, nel 2006 è stato creato il Comitato Archivio artistico-documentario Gierut, con fini culturali e socio-umanitari.
Ha comunque cominciato a scrivere molto giovane, ma solo dopo la morte parte delle sue liriche sono state raccolte in modo lineare nel suo libro “Il volto e la maschera, poesie e opere” (Editoriale Giorgio Mondadori, Milano, 2012) avente interventi di Manlio Cancogni, Giovanni Faccenda, Rosangela Mura e Roberto Valcamonici, Notevole, infatti, l’unanime conferimento, da parte della Commissione giudicatrice del Premio Carducci 2013 – presieduta da Alberto Bellocchio – della menzione d’onore alla memoria per tale libro “per le notevoli tracce con cui il suo talento di poetessa e d’artista versiliese ha segnato il suo breve e prezioso cammino”.
E’ del febbraio/marzo 2013 la retrospettiva organizzatale dal Comune di Pietrasanta di concerto col Comitato Archivio artistico-documentario Gierut, a cura di Giovanni Faccenda, presso Palazzo Panichi, nel corso della quale sono state esposti oltre 150 suoi lavori grafici, scultorei e pittorici, quasi tutti fino ad allora inediti. Il suo “Omaggio a Marco Pantani” (scultura/ritratto) è stato esposto nel settembre 2013 a Firenze, presso lo Storico Caffè “Giubbe Rosse”, in occasione dei Campionati del mondo di ciclismo su strada, con stampa di una cartolina commemorativa. Suo è il monumento intitolato “Il volto e la maschera” posizionato nel febbraio 2006 in Marina di Pietrasanta (Lucca), lato via E. Pea, inserito nel notissimo “Parco della Scultura”.
Su di lei ha scritto – all’inizio del 2013 – Eugenio Borgna del quale si riportano alcuni stralci di una lettera inviata a Roberto Valcamonici: “(...) Ho letto le poesie di Marta Gierut con intensa commozione, e con arcana stupefazione. Sono davvero bellissime e strazianti, e l’ombra inespressa, una frase qua e là serpeggia, della morte volontaria le rende ancora più affascinanti. Si resta quasi storditi dai bagliori delle immagini, e delle metafore; e feriti dal fiume di dolore, e di speranze recise, che le inonda. Sì, le analogie tematiche fra queste poesie e quelle di Antonia Pozzi sono struggenti: nel loro comune destino di solitudine, e di dolore. (...) Queste sono le mie prime impressioni; ma sono poesie che è necessario rileggere, come farò, perché in esse mi sembrano stratificarsi emozioni complesse, e talora insondabili nel loro mistero. L’edizione è splendida: come sa fare l’editoriale Giorgio Mondadori. (...) Amo, come lei, la poesia, e quella di Marta Gierut non mi sarà possibile dimenticarla (...). In fotografia rivela, direi, un volto screziato da uno sguardo, e da una intensità espressiva, folgoranti, e lancinanti. (...)”.
Documentazioni sull'attività di Marta Gierut si trovano presso le massime Biblioteche e in vari Archivi specializzati, inserite – tra l'altro – nel Catalogo d'Arte Mondadori n°49 e n°50 rispettivamente del 2013 e del 2014, e nell'Enciclopedia d'Arte Italiana/Catalogo Generale Artisti dal Novecento ad oggi 2014. Da ricordare che nel luglio 2014 il G. E. Cinquemarzo le ha dedicato una sala nel corso della mostra di gruppo “Battito Creativo” organizzata presso Villa Paolina Bonaparte per l'evento “Viareggio, la città del cuore di Shelley”. Presente in mostre di gruppo, quali – nel 2014 – “Artisti x Forte 100”, nel Fortino di Forte dei Marmi, come a Pietrasanta a Palazzo Panichi “30 anni. Museo dei Bozzetti”, mentre nell'aprile 2015 è da citare sia una sua scultura bronzea, “Maschera”, esposta nella Galleria “Exlibris” della Biblioteca Pubblica di Zamosc (Polonia) attinente la “Collezione d'Arte dedicata a Lesmian”, organizzata dall'Associazione “Renesans”, sia una incisione su marmo inserita nella Collettiva “La memoria dell'olivo” (Palazzo Mediceo e Fondazione Arkad, Seravezza di Lucca.
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