Michele Buda. Architetture
Dal 02 Gennaio 2013 al 06 Gennaio 2013
Sarnano | Macerata
Luogo: Spazio Lavì!
Indirizzo: via Roma 8
Orari: tutti i giorni 18-20
Curatori: Roberto Maggiori
Telefono per informazioni: +39 389 2862551
E-Mail info: spazio.lavi@gmail.com
Sito ufficiale: http://spaziolavi.wordpress.com
Le Architetture fotografate da Michele Buda riproducono indifferentemente parti di edifici popolari, rintracciabili nelle periferie urbane o nelle zone industriali, così come costruzioni progettate da grandi architetti, quali ad esempio Mies Van Der Rohe e Alvaro Siza. Lo sguardo di Buda è attratto da tipologie costruttive moderne e essenziali in cui l’angolo retto è il perno, anche metaforico, attorno a cui ruota una concezione spaziale ideale promulgata fin dalle Avanguardie storiche della prima metà del Novecento. In quegli anni, influenzati dal contributo di autori come Mondrian e Malevic e dello stesso Mies van der Rohe, gli artisti “moderni” inaugurarono una lunga stagione fatta di composizioni geometriche tendenti all’astrazione, in cui primeggiavano quadrati, triangoli e cerchi perfetti, metafora della progettazione umana “suprema” in grado di sottomettere definitivamente il caos della natura.
Questa fiducia nel progresso tecnologico e nella struttura essenziale è poi ritornata in voga dopo la parentesi Informale con la Minimal art statunitense degli anni ’60 influenzata non a caso proprio da autori come Mies e altri esponenti del Bauhaus trasferitesi negli USA durante il Nazismo. Ed è proprio da una sintesi tra il Minimalismo e la fotografia di paesaggio che prende corpo il lavoro di Buda.
Dall’esperienza del celeberrimo Viaggio in Italia, l’autore cesenate riprende lo sguardo sul territorio declinato in chiave anti reportagistica: questo tipo di fotografia non intende raccontare storie o far denuncie, quanto proporre un paesaggio che parli anche del punto di vista del fotografo, cosciente del condizionamento che la tradizione visiva che lo ha preceduto esercita su di lui. Uno sguardo apparentemente elementare, ma sostanzialmente colto, fatto di citazioni e attenzione per pochi dettagli, capaci di suggerire una lettura del paesaggio contemporaneo, ma anche dello stesso linguaggio fotografico.
E' qui che si avverte lo scarto con le avanguardie storiche, più propense a urlare i propri proclami, laddove la nouvelle vague fotografica italiana degli anni ‘80, riprese una tradizione “sussurrata”, iniziata in America da fotografi come Atget, Timothy O’Sullivan, Walker Evans e poi Frank, Friedlander, Egglestone, Shore, Baltz e Robert Adams: autori sottili e sagaci che, come scrive lo stesso Adams, si preoccupavano di non “lasciar trasparire alcuna difficoltà” nell’esecuzione dell’opera.
La declinazione italiana di quest’approccio al paesaggio si è accordata con gli spazi più ristretti del nostro territorio e in particolare con le periferie, dove ritroviamo, secondo Paolo Costantini, “un paesaggio in cui si articolano citazioni, rimandi e riflessi delle cose e delle nostre immagini mentali delle cose, sia un approccio distaccato e minimale che uno sguardo romantico o una fascinazione metafisica.” (L’insistenza dello sguardo, Alinari, 1989). La Metafisica, ecco un altro aspetto tutto italiano che ritroviamo in molta della fotografia paesaggistica di questi autori e negli scenari, quasi sempre disabitati, fotografati da Buda.
La propensione minimalista Buda la deriva anche dal lavoro di Guido Guidi, di cui fu allievo: un’attenzione per gli elementi davvero minimi, quasi evanescenti, caricanta di una struttura formale e geometrica che lo avvicina agli esponenti storici della Minimal Art, ad artisti come Donald Judd e Robert Morris o a un precursore del calibro di Rothko, la cui essenzialità può essere ravvisata nelle fotografie a colori di Buda, tendenti al monocromo.
Questo minimalismo rigoroso, ordinato, teso all’astrazione, nelle fotografie di Buda prende l’aspetto di un impianto grafico essenziale, sobrio ed elegante, che trasforma le brutture del paesaggio urbano contemporaneo in un territorio ideale, derivato ovviamente dallo sguardo dell’autore più che da quello “oggettivo” della macchina fotografica. Luoghi anonimi e banali vengono così monumentalizzati dal linguaggio fotografico che inquadra, isola, astrae e decontestualizza il dettaglio cui dare forma. [5] Queste composizioni sono caratterizzate inoltre da un elemento pressoché centrale presente in quasi tutte le immagini: che sia una canaletta di scolo o un’ombra, lo spigolo vivo di un palazzo o un elemento colorato stagliato su uno sfondo omogeneo, dalle architetture emerge un centro di gravitazione permanente – direbbe Battiato – attorno cui si costituisce lo spazio organizzato dall’autore, non esente da un certo grado di lirismo. Se negli anni Venti del Novecento l'angolo retto evocava la fiducia nella razionalità e nel progresso dell’umanità, nelle fotografie di Buda appare spesso associato a strutture logore, arrugginite, spigolose, con simmetrie irreali e di conseguenza inquietanti. Come se al pensiero positivista si fosse sostituita la decadenza attuale, deriva cinica di un razionalismo malsano, asservito esclusivamente alle logiche di profitto delle multinazionali.
Contrariamente alle levigate superfici delle pitture suprematiste, che riverberavano gli echi ideali del mito della civiltà industriale, le fotografie di Buda stigmatizzano la condizione della contemporaneità, sintetizzandola in un presente fatto di edifici fatiscenti e in un passato recente da cui provengono invece le architetture dei grandi maestri.
Esposte nello Spazio Lavì, le une di fronte alle altre, queste fotografie di architetture rappresentano il brutto riscattato dallo sguardo dell’autore e l’essenziale come modello di bellezza. Una dialettica espressa in una forma antiretorica, disillusa nei confronti degli ideali presuntuosi delle avanguardie storiche, ma non completamente sfiduciata nei confronti di un equilibrio possibile.
(Roberto Maggiori)
Michele Buda è nato nel 1967 a Ravenna, vive e lavora a Cesena. Ha studiato Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo all’Università di Bologna. E’ docente di Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Ha iniziato ad occuparsi di fotografia all’inizio degli anni novanta partecipando a diverse campagne fotografiche pubbliche. Nel 2005 e nel 2006 espone prima al Fotomuseum di Winterthur poi al SK Stiftung Kultur di Koln per la mostra “Trans Emilia”; nel 2008 partecipa alla seconda edizione del Premio Fotografia Italiana Arte Contemporanea a Milano, nel 2009 ha luogo la personale “Michele Buda Fotografie” presso la Galleria Senzatitolo di Roma e nel 2010 la personale “9909” presso la Galleria Metronom di Modena. Numerose sono anche le pubblicazioni a cui lavora, legate in particolare a progetti su commissione relativi ad indagini sul territorio.
Sue fotografie fanno parte delle collezioni di Linea di Confine per la fotografia contemporanea di Reggio Emilia, dell’IBC della Regione Emilia-Romagna, del Canadian Centre for Architecture di Montréal e del Fotomuseum Winterthur in Svizzera.
SELEZIONE MOSTRE PERSONALI / Selected Solo Shows
2001 Rimini, Museo di Rimini - Raccolta Differenziata a cura di/curated by Piero Delucca
2009 Roma, Galleria Senza Titolo - Fotografie a cura di/curated by Massimo Arioli
2010 Modena, Galleria Metronom - 9909 a cura di/curated by Marcella Manni
2012 Modena, Galleria Metronom - Tricks and Falls a cura di/curated by Marcella Manni SELEZIONE MOSTRE COLLETTIVE / Selected group Shows
2005 Bologna, GAM Galleria d’Arte Moderna - Quale e Quanta a cura di/curated by Mario Lupano Winterthur, Fotomuseum - Trans Emilia a cura di/curated by Thomas Seelig/Urs Stahel
2006 Köln, SK Stiftung Kultur - Trans Emilia a cura di/curated by Thomas Seelig/Urs Stahel
2007 Bologna, Museo Civico - Uno Sguardo Lento a cura di/curated by Piero Orlandi
2008 Milano, Fotografia Italiana - II Premio Fotografia Italiana a cura di/curated by Roberto Mutti 2010 Leipzig, Stadtisches Kaufhaus - Landschaften
2012 Lugo, Pescherie della Rocca - E Bianca a cura di/curated by Massimiliano Fabbri
Questa fiducia nel progresso tecnologico e nella struttura essenziale è poi ritornata in voga dopo la parentesi Informale con la Minimal art statunitense degli anni ’60 influenzata non a caso proprio da autori come Mies e altri esponenti del Bauhaus trasferitesi negli USA durante il Nazismo. Ed è proprio da una sintesi tra il Minimalismo e la fotografia di paesaggio che prende corpo il lavoro di Buda.
Dall’esperienza del celeberrimo Viaggio in Italia, l’autore cesenate riprende lo sguardo sul territorio declinato in chiave anti reportagistica: questo tipo di fotografia non intende raccontare storie o far denuncie, quanto proporre un paesaggio che parli anche del punto di vista del fotografo, cosciente del condizionamento che la tradizione visiva che lo ha preceduto esercita su di lui. Uno sguardo apparentemente elementare, ma sostanzialmente colto, fatto di citazioni e attenzione per pochi dettagli, capaci di suggerire una lettura del paesaggio contemporaneo, ma anche dello stesso linguaggio fotografico.
E' qui che si avverte lo scarto con le avanguardie storiche, più propense a urlare i propri proclami, laddove la nouvelle vague fotografica italiana degli anni ‘80, riprese una tradizione “sussurrata”, iniziata in America da fotografi come Atget, Timothy O’Sullivan, Walker Evans e poi Frank, Friedlander, Egglestone, Shore, Baltz e Robert Adams: autori sottili e sagaci che, come scrive lo stesso Adams, si preoccupavano di non “lasciar trasparire alcuna difficoltà” nell’esecuzione dell’opera.
La declinazione italiana di quest’approccio al paesaggio si è accordata con gli spazi più ristretti del nostro territorio e in particolare con le periferie, dove ritroviamo, secondo Paolo Costantini, “un paesaggio in cui si articolano citazioni, rimandi e riflessi delle cose e delle nostre immagini mentali delle cose, sia un approccio distaccato e minimale che uno sguardo romantico o una fascinazione metafisica.” (L’insistenza dello sguardo, Alinari, 1989). La Metafisica, ecco un altro aspetto tutto italiano che ritroviamo in molta della fotografia paesaggistica di questi autori e negli scenari, quasi sempre disabitati, fotografati da Buda.
La propensione minimalista Buda la deriva anche dal lavoro di Guido Guidi, di cui fu allievo: un’attenzione per gli elementi davvero minimi, quasi evanescenti, caricanta di una struttura formale e geometrica che lo avvicina agli esponenti storici della Minimal Art, ad artisti come Donald Judd e Robert Morris o a un precursore del calibro di Rothko, la cui essenzialità può essere ravvisata nelle fotografie a colori di Buda, tendenti al monocromo.
Questo minimalismo rigoroso, ordinato, teso all’astrazione, nelle fotografie di Buda prende l’aspetto di un impianto grafico essenziale, sobrio ed elegante, che trasforma le brutture del paesaggio urbano contemporaneo in un territorio ideale, derivato ovviamente dallo sguardo dell’autore più che da quello “oggettivo” della macchina fotografica. Luoghi anonimi e banali vengono così monumentalizzati dal linguaggio fotografico che inquadra, isola, astrae e decontestualizza il dettaglio cui dare forma. [5] Queste composizioni sono caratterizzate inoltre da un elemento pressoché centrale presente in quasi tutte le immagini: che sia una canaletta di scolo o un’ombra, lo spigolo vivo di un palazzo o un elemento colorato stagliato su uno sfondo omogeneo, dalle architetture emerge un centro di gravitazione permanente – direbbe Battiato – attorno cui si costituisce lo spazio organizzato dall’autore, non esente da un certo grado di lirismo. Se negli anni Venti del Novecento l'angolo retto evocava la fiducia nella razionalità e nel progresso dell’umanità, nelle fotografie di Buda appare spesso associato a strutture logore, arrugginite, spigolose, con simmetrie irreali e di conseguenza inquietanti. Come se al pensiero positivista si fosse sostituita la decadenza attuale, deriva cinica di un razionalismo malsano, asservito esclusivamente alle logiche di profitto delle multinazionali.
Contrariamente alle levigate superfici delle pitture suprematiste, che riverberavano gli echi ideali del mito della civiltà industriale, le fotografie di Buda stigmatizzano la condizione della contemporaneità, sintetizzandola in un presente fatto di edifici fatiscenti e in un passato recente da cui provengono invece le architetture dei grandi maestri.
Esposte nello Spazio Lavì, le une di fronte alle altre, queste fotografie di architetture rappresentano il brutto riscattato dallo sguardo dell’autore e l’essenziale come modello di bellezza. Una dialettica espressa in una forma antiretorica, disillusa nei confronti degli ideali presuntuosi delle avanguardie storiche, ma non completamente sfiduciata nei confronti di un equilibrio possibile.
(Roberto Maggiori)
Michele Buda è nato nel 1967 a Ravenna, vive e lavora a Cesena. Ha studiato Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo all’Università di Bologna. E’ docente di Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Ha iniziato ad occuparsi di fotografia all’inizio degli anni novanta partecipando a diverse campagne fotografiche pubbliche. Nel 2005 e nel 2006 espone prima al Fotomuseum di Winterthur poi al SK Stiftung Kultur di Koln per la mostra “Trans Emilia”; nel 2008 partecipa alla seconda edizione del Premio Fotografia Italiana Arte Contemporanea a Milano, nel 2009 ha luogo la personale “Michele Buda Fotografie” presso la Galleria Senzatitolo di Roma e nel 2010 la personale “9909” presso la Galleria Metronom di Modena. Numerose sono anche le pubblicazioni a cui lavora, legate in particolare a progetti su commissione relativi ad indagini sul territorio.
Sue fotografie fanno parte delle collezioni di Linea di Confine per la fotografia contemporanea di Reggio Emilia, dell’IBC della Regione Emilia-Romagna, del Canadian Centre for Architecture di Montréal e del Fotomuseum Winterthur in Svizzera.
SELEZIONE MOSTRE PERSONALI / Selected Solo Shows
2001 Rimini, Museo di Rimini - Raccolta Differenziata a cura di/curated by Piero Delucca
2009 Roma, Galleria Senza Titolo - Fotografie a cura di/curated by Massimo Arioli
2010 Modena, Galleria Metronom - 9909 a cura di/curated by Marcella Manni
2012 Modena, Galleria Metronom - Tricks and Falls a cura di/curated by Marcella Manni SELEZIONE MOSTRE COLLETTIVE / Selected group Shows
2005 Bologna, GAM Galleria d’Arte Moderna - Quale e Quanta a cura di/curated by Mario Lupano Winterthur, Fotomuseum - Trans Emilia a cura di/curated by Thomas Seelig/Urs Stahel
2006 Köln, SK Stiftung Kultur - Trans Emilia a cura di/curated by Thomas Seelig/Urs Stahel
2007 Bologna, Museo Civico - Uno Sguardo Lento a cura di/curated by Piero Orlandi
2008 Milano, Fotografia Italiana - II Premio Fotografia Italiana a cura di/curated by Roberto Mutti 2010 Leipzig, Stadtisches Kaufhaus - Landschaften
2012 Lugo, Pescherie della Rocca - E Bianca a cura di/curated by Massimiliano Fabbri
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