Novecento a Carrara. Avventure artistiche tra le due guerre
Dal 24 Giugno 2023 al 29 Ottobre 2023
Carrara | Massa-Carrara
Luogo: Palazzo Cucchiari
Indirizzo: Via Cucchiari 1
Orari: Mar / Mer / Gio / Dom 9.30 - 12.30 / 16 - 20 | Ven - Sab 9.30 - 12.30 / 16 - 23 | Dal 19 Set Mar / Mer / Gio / Dom 9.30 - 12.30 / 15 - 20 | Ven / Sab 9.30 - 12.30 / 15 - 21 | Lun chiuso | Aperture straordinarie Lun 14.08 ore 9.30-12.30 / 16-20; GI 07.09 ore 9.30-12.30 / 15-23
Curatori: Massimo Bertozzi
Costo del biglietto: 10 € | 8 € | Gruppi da 30 persone in poi 7 € | Scuole 4 € (2 accompagnatori gratuiti per scolaresche) | Gratuito giovani fino a 18 anni accompagnati dai genitori, portatori di handicap e accompagnatore, giornalisti con tesserino nazionale; previste convenzioni Unicoop, Coop, Touring Club Italiano
Telefono per informazioni: +39 058 572355
E-Mail info: info@palazzocucchiari.it
Sito ufficiale: http://www.palazzocucchiari.it
È tenendo conto di questo dato originale che a Palazzo Cucchiari di Carrara, il prossimo 24 giugno apre la mostra-evento del 2023 dal titolo Novecento a Carrara. Avventure artistiche tra le due guerre, a cura di Massimo Bertozzi, che proseguirà fino al prossimo 29 ottobre.
Nelle eleganti sale della prestigiosa sede espositiva carrarina si potranno ammirare oltre 120 opere sia di scultura (in marmo, bronzo, gesso, terracotta), sia di grafica (dipinti, disegni, pastelli), col chiaro intento di fornire la più ampia veduta possibile di una stagione artistica di grande rilievo nella città toscana.
Dedicata ai percorsi di aggiornamento dei linguaggi figurativi e del panorama artistico carrarino nella prima metà del secolo scorso, l’esposizione si dipanerà attraverso due direttrici ben precise: da un lato quella della linea, che dal liberty porta al Novecentismo e all’astrattismo; dall’altra quella del volume, dal solido verismo al poetico naturalismo e alla “frammentazione spaziale”, in un continuo intrecciarsi tra scultura, pittura ed espressioni artistiche limitrofe.
Proprio seguendo questi due indirizzi di impostazione, saranno in mostra lavori di molti artisti che hanno scandito il “secolo breve”, da Libero Andreotti a Leonardo Bistolfi, da Carlo Carrà a Domenico e Resita Cucchiari, da Arturo Dazzi a Carlo Fontana, da Moses Levy ad Arturo Martini, da RAM e Thayhat a Gino Severini, da Carlo Sergio Signori a Mario Sironi, da Sergio Vatteroni a Lorenzo Viani, tanto per citare alcuni nomi.
Di significativa importanza anche la provenienza delle opere in mostra, le quali, oltre che da collezioni private, arrivano tra gli altri dalla Galleria degli Uffizi e dalla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti di Firenze, dal Mart di Rovereto (TN), dal Museo Novecento di Milano e da quello di Firenze, dalla Galleria Nazionale di arte moderna di Roma e da quella di Torino, dalla Galleria d’arte moderna e contemporanea di Viareggio, dal Museo civico di Casale Monferrato (AL) e dall’Accademia Nazionale di San Luca di Roma.
Note curatoriali
Il tempo e la scultura - La strada del rinnovamento della scultura moderna in Italia nei primi decenni del secolo scorso segue a Carrara un filo che annoda, lungo l’asse Bistolfi-Martini-Viani, le tappe fondamentali del suo percorso.
Nei primi decenni del ‘900, Bistolfi introdusse a Carrara, nei suoi laboratori, nel bagaglio tecnico e formale dei suoi artigiani, i temi e i modelli della scultura simbolista, il gusto per la linea e la composizione bidimensionale che contribuì a rinnovare il linguaggio della scultura, almeno fino a quando i primi segnali del ritorno all’ordine indirizzeranno anche i laboratori carraresi lungo i percorsi di ricomposizione classica della forma.
Nel corso degli anni Trenta arrivano a Carrara la purezza classica di Francesco Messina e le forme novecentiste di Mario Sironi e Fausto Melotti. Ma arriva anche Arturo Martini che, proprio grazie a Carrara, al rapporto con gli studi e gli artigiani apuani, scopre inaspettate possibilità di rinvigorire, dall’interno e proprio in rapporto a quello che sembra il materiale più compromesso, l’arte della scultura.
Il Martini che allude al processo di scomposizione della forma, che si arrovella intorno alla funzione plastica delle ombre, che concepisce e chiude in una forma l’Atmosfera di una testa; lo scultore che intuisce che la scultura di domani sarà quella che sta facendo il suo allievo, Alberto Viani, è che è tuttavia convinto di dover consumare fino in fondo ogni potenzialità espressiva della figura.
Viani arriverà poi a Carrara dove darà consistenza marmorea ai morbidi volumi dei suoi gessi. Nel frattempo, tuttavia la scultura astratta aveva trovato un’altra via per approdare al marmo carrarese.
Nel 1946 giunse da Parigi Carlo Sergio Signori, con l’esigenza di realizzare il Monumento ai fratelli Rosselli per Bagnoles-de-l’Orne e l’esatta misura della capacità di rinnovare una tradizione antica è data proprio da quello potrebbe apparire solo un episodio occasionale, perché alla fine non sarà solo per caso che il primo “monumento astratto” d’Europa venga realizzato a Carrara e in un materiale in forte sospetto di passatismo.
Così Carlo Sergio Signori, “parigino” di Milano, diventerà “carrarino”, inserendosi dentro la tradizione dei marmorari, ma in urto con la tradizione accademica, com’era quella della continuità tra Carlo Fontana, Arturo Dazzi e la loro numerosa progenie che è fatta le ossa nei grandi cantieri pubblici e nel proliferare di monumenti negli anni Trenta: Valmore Gemignani e Sergio Vatteroni, Aldo Buttini e Romeo Gregori, e poi Francesco Piccini, Giorgio Salvi, Luigi Venturini, per finire con i “professori”, continuatori anche dell’insegnamento scolastico, Alderige Giorgi, Ugo Guidi, Felice Vatteroni.
Il tempo e la pittura - Ai percorsi della scultura si intrecciano quelli della pittura, talvolta come disciplina parallela dello stesso artista - praticano la pittura con assiduità sia Arturo Dazzi, Sergio Vatteroni, Carlo Sergio Signori, Arturo Martini; mentre per altro verso il pittore Mario Sironi si fece a Carrara sporadico “scultore”.
Così come alcune suggestioni all’aggiornamento della pittura arrivano a Carrara per il tramite degli scultori, Dazzi e Carrà e Soffici, Signori e Magnelli e Severini. E poi la crescita dei pittori nel panorama accademico, con l’emergere di una figura come quella di Pietro Pelliccia che dell’Accademia carrarese diventerà, primo tra i pittori, direttore.
Accompagnati da quelli per i quali Carrara, le sue cave e i suoi paesaggi diventano motivo pittorico, a cominciare da Lorenzo Viani, protagonista della “Repubblica di Apua”, ma anche amico di Arturo Martini che con il ritratto del viareggino realizzerà una delle sue prime opere in marmo. Questi sarà accompagnato da una lunga serie di pittori: alcuni “indigeni” come Giuseppe Viner o Giulio Marchetti e Gino Montruccoli; altri, invece, “forestieri” come Domenico Cucchiari, Uberto Bonetti, Ernesto Michahelles (Thayaht).
In quegli anni i giovani che studiano all’Accademia di Belle Arti trovano facilmente la possibilità di completare la propria formazione frequentando i laboratori, dove è possibile perfezionare il mestiere e nello stesso tempo assistere alla realizzazione di ogni sorta di scultura, conoscere gli artisti, vedere all’opera gli artigiani.
Un contesto in cui tutti insegnano qualcosa proprio mentre sono lì per imparare qualcos’altro: perché la scultura si impara solo dove la scultura si fa.
La mostra si conclude agli anni della ricostruzione, sulle soglie della “seconda modernità” italiana, quando con il boom economico e il Concilio che rilancia la funzione sociale oltre che religiosa dell’arte sacra, per la scultura e il marmo carrarese si apre una nuova stagione.
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