Mediterraneo in chiaroscuro. Ribera, Stomer e Mattia Preti da Valletta 2018 a Matera 2019

Aniello Falcone, Giacobbe contempla la tunica insanguinata, 1607-1656

 

Dal 11 Luglio 2017 al 09 Novembre 2017

Matera

Luogo: Museo di Palazzo Lanfranchi

Indirizzo: piazzetta Pascoli 1

Enti promotori:

  • MiBACT - Polo museale regionale della Basilicata

Telefono per informazioni: +39 0835 256211

Sito ufficiale: http://www.polomusealebasilicata.beniculturali.it



Nel 2018 Valletta, la città dei Cavalieri di Malta, sarà Capitale Europea della Cultura insieme a Leeuwarden, città al Nord dei Paesi Bassi. All’inizio di gennaio Valletta 2018 passerà il testimone a Matera 2019. Per rafforzare lo scambio tra le due capitali europee della cultura, già avvicinate da una comune metodologia che predilige processi partecipati e inclusivi, il Polo Museale della Basilicata e la Fondazione Matera-Basilicata 2019 in collaborazione con il MUZA [Muzew Nazzjonali tal-Arti / Museo Nazionale delle Arti – Heritage Malta] hanno deciso di portare nella Città dei Sassi il nucleo centrale della mostra realizzata da MUZA e Gallerie Nazionali di Arte Antica a Roma in occasione del Semestre di presidenza maltese dell’Unione Europea recentemente concluso.

La mostra, che ha per titolo Mediterraneo in chiaroscuro. Ribera, Stomer e Mattia Preti da Valletta 2018 a Matera 2019, precedentemente allestita presso la Galleria di Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma con il supporto dell’Ambasciata di Malta, giunge a Matera con un nuovo progetto espositivo che fa dialogare le nove opere provenienti dal Museo MUZA e i due dipinti di delle Gallerie Nazionali d’arte antica con alcuni significativi dipinti della Collezione d’Errico, mettendo al centro una nuova idea di museo aperto e accessibile, luogo di produzione culturale e condivisione.
All’inaugurazione interverranno il Capo di Gabinetto del Ministro dei Beni Culturali Giampaolo D’Andrea, il Sindaco di Matera Raffaello De Ruggieri, il Presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella, l’Ambasciatrice maltese S.E. Vanessa Frazier, il Direttore del MUZA – Museo nazionale delle arti di Malta Sandro Debono, il Direttore della Fondazione Matera – Basilicata 2019 Paolo Verri.
Gli onori di casa saranno fatti dalla Direttrice del Polo Museale Marta Ragozzino curatrice della mostra con Sandro Debono e Mauro Fontana e Alessandro Cosma, che nella presentazione scrive: «Come a Palazzo Barberini, dove il nucleo di opere seicentesche provenienti da Malta era messo a confronto con attinenti dipinti tratti dalle raccolte romane, anche nel Museo di Matera i capolavori maltesi dialogano con i principali dipinti della Pinacoteca d’Errico, creando nuovi stringenti rapporti nell’ambito di un percorso speciale creato all’interno delle collezioni del museo».
La mostra - che è stata costruita nel solco di una collaborazione pluriennale con l'Ente Morale Biblioteca e Pinacoteca Camillo d'Errico e che porta per la prima volta in Basilicata così tanti capolavori di grandi maestri del “Secolo d’oro della pittura europea” - prende spunto dall’intensa relazione storico artistica che coinvolse Malta, Roma ma anche il Vicereame, del quale faceva parte Matera, fin dall’inizio del Seicento, quando prima Caravaggio [1571 - 1610] e poi Mattia Preti [1613 - 1699] si trasferirono a Malta, lasciando sull’isola un notevole patrimonio artistico, pienamente rivalutato nel corso del Ventesimo secolo e alla base della formazione della collezione nazionale del museo maltese.
«Anche a Matera - continua Ragozzino - l’eredità di Caravaggio costituisce il punto di riferimento principale dell’esposizione, che si snoda in quattro sezioni, tre delle quali dedicate all’elaborazione di quella tenebrosa e drammatica lezione».
Nella prima sezione due dipinti sacri [il Santo Stefano proveniente da Malta e l’intenso San Francesco in meditazione della d’Errico] dello spagnolo Jusepe de Ribera [1591 - 1652], tra i principali caravaggeschi della scuola napoletana e per questo rappresentato anche nella raccolta lucana, dialogano con la piccola tela maltese dell’olandese David De Haen [1597 - 1622] raffigurante Eraclito e con la Maddalena penitente della d’Errico attribuita al fiammingo Hendrick van Somer [1607 ca - 1656]
Nella seconda sezione Giacobbe contempla la tunica insanguinata del figlio Giuseppe, il capolavoro della raccolta di Camillo d’Errico, ritenuto di Caravaggio e attribuito dagli studi più recenti al napoletano Aniello Falcone [1607 - 1656], è messo a confronto con un superbo gruppo di dipinti di Matthias Stomer [1600 - 1650 ca], tre dei quali provenienti da Malta e appartenenti al periodo trascorso dall’artista nell’Italia meridionale [la Decollazione del Battista, straordinario quadro del periodo siciliano divenuto immagine guida della mostra, La parabola del Buon Samaritano e Adamo e Eva piangono Abele morto] mentre il quarto, Sansone e Dalila, realizzato da Stomer a Roma e caratterizzato da un sapiente uso della luce “artificiale”, facente parte della raccolta di Palazzo Barberini.
Nella terza sezione è rappresentata in modo eccellente la maturità di Mattia Preti, il “cavaliere calabrese”, nato a Taverna nel 1613 e trasferitosi nel 1661 a Malta. Insieme alle tre superbe opere provenienti dal MUZA anche un prezioso dipinto delle raccolte romane, che affronta in chiave ormai barocca uno dei temi prediletti dal maestro. Sono esposti Incredulità di San Tommaso, Ebbrezza di Noè, Lot e le figlie degli anni Settanta del ‘600 tutti provenienti da Malta e Martirio di San Bartolomeo della Galleria Corsini di Roma. In conclusione, accanto all’Allegoria della nobiltà dell’ordine di Malta, realizzata da Francesco De Mura [1696 - 1782] ormai in pieno Settecento come omaggio all’isola e all’Ordine dei Cavalieri, due opere provenienti dalla raccolta d’Errico realizzate dal maestro napoletano allievo di Solimena e “primo pittore del Regno”: il Ritratto di 
Emanuela Vecchio e Addio di Enea a Didone, entrambe realizzate tra il 1745 - 1750.

«Una grande mostra imperdibile - ricorda il Direttore della Fondazione Matera_Basilicata 2019 Palo Verri - che dimostra come la collaborazione tra le città capitali possa produrre innovazione anche quando agisce sul grande patrimonio artistico».

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