Antonio Scaccabarozzi. Destinazione: presente
Dal 25 Ottobre 2018 al 20 Dicembre 2018
Milano
Luogo: Galleria 10 A.M. Art
Indirizzo: corso San Gottardo 5
Orari: Dal martedì al venerdì, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.30. Tutti gli altri giorni, solo su appuntamento
Curatori: Archivio Antonio Scaccabarozzi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02.92889164
E-Mail info: info@10amart.it
Sito ufficiale: http://www.10amart.it/
Dal 25 ottobre al 20 dicembre 2018, la Galleria 10 A.M. Art di Milano, nella nuova sede di Corso San Gottardo 5, ospita una mostra dedicata a Antonio Scaccabarozzi (1936-2008), una delle figure più interessanti del panorama artistico italiano del secondo Novecento ed esponente di una indagine pittorica che, in oltre quarant’anni di ricerca, si è sviluppata in cicli poliedrici, con un linguaggio di respiro internazionale.
La rassegna, dal titolo Destinazione: presente, curata dall’Archivio Antonio Scaccabarozzi diretto da Anastasia Rouchota, con contributi critici di Ilaria Bignotti e Paolo Bolpagni, si pone come necessaria retrospettiva dedicata all’artista, a dieci anni dalla sua scomparsa, che ripercorre l’intera sua evoluzione creativa.
Artista intellettualmente inquieto e libero dai dettami e dalle mode, Scaccabarozzi ha frequentato alcuni dei protagonisti del secondo dopoguerra, da Lucio Fontana a Enrico Castellani, da Paolo Scheggi a Luciano Fabro e, riflettendo sul significato della pittura nella sua relazione spazio-temporale e percettiva-ambientale, ha saputo non solo assumere la responsabilità di ripensare profondamente l’eredità delle avanguardie concrete del secondo dopoguerra, ma anche sviluppare una personalissima indagine di assoluta contemporaneità.
Il percorso espositivo, studiato ad hoc per gli spazi della galleria, ruota attorno ai suoi cicli pittorici più conosciuti, come quelli dei Fustellati e delle Prevalenze, realizzati nel corso degli anni Settanta, testimoniati in mostra da capolavori come Giro completo in 8 pezzi (pezzo 8) e Grigio 1/5 prevalenze B.V.A.G.R., e prosegue con le opere realizzate nei decenni successivi, dagli anni Ottanta fino agli inizi del nuovo millennio, che rivelano la complessa liricità dell’artista.
L’antologica propone creazioni che appartengono alle serie delle Linee Quasi Rette, delle Distanze Reali e Distanze Rappresentate, del Peso di frammenti di colore, o ancora alle Iniezioni, in cui l’artista inietta del colore direttamente nella tela, o alle Immersioni che vedono Scaccabarozzi intervenire sulla tela, immergendola direttamente nel colore.
Il percorso prosegue con le Quantità libere, gli Essenziali, spatolate di colore addensato che emergono dalla superficie parietale, o ancora con i Polietileni, fogli di plastica trattati come se fossero strati di colore, che diventano membrane cromatiche fluttuanti nello spazio, sospese dalla parete e dal soffitto grazie a fili di nylon.
La retrospettiva dedicata a Antonio Scaccabarozzi s’inserisce in un momento di grande riscoperta della sua attività, che si è concretizzata con l’ingresso di una sua opera, Iniezione-Delimitazione (1980-1981), nelle Collezioni Intesa San Paolo, alle Gallerie d’Italia di Milano, con la selezione del progetto Rotazione continua orizzontale nella mostra “WunderMore” al MAXXI di Roma, con la personale al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, in programma a fine settembre, e con la realizzazione del catalogo ragionato dell’opera dell’artista, di prossima pubblicazione.
Catalogo edizioni 10 A.M. Art.
Antonio Scaccabarozzi nasce nel 1936 a Merate (Lecco). A Milano dal 1951, segue i corsi serali della Scuola Superiore d’Arte Applicata del Castello Sforzesco, nella sezione Pittura. Coinvolto nell’ambiente culturale milanese di quegli anni, frequenta il quartiere di Brera dove incontra artisti quali Carlo Carrà, Piero Manzoni e Lucio Fontana.
Diplomatosi nel 1959, si trasferisce a Parigi dove lavora come pittore di scena e approfondisce i linguaggi artistici del tempo e le avanguardie storiche. I lavori di quegli anni ne sono chiaramente influenzati, con rimandi a Hans Arp e Fernand Léger. Dopo Parigi sono i soggiorni a Londra, e due lunghi viaggi in Olanda e Spagna. Dalla metà degli anni Sessanta, il lavoro di Scaccabarozzi rielabora le istanze concretiste, programmate e di nuova astrazione, definendo il proprio linguaggio visuale come Equilibrio Statico-Dinamico, con chiaro riferimento al Neoplasticismo e a certo Cinetismo europeo. Rientrato in Italia, a Milano, si trasferisce per un breve periodo nel Quartiere delle Botteghe di Sesto San Giovanni, e qui si confronta con personalità quali Castellani, Bonalumi, Vermi, De Filippi, Fabro, Nagasawa. È a partire dalla fine degli anni ’60 che Scaccabarozzi definisce programmaticamente un piano di lavoro basato su un metodo rigoroso, destinato negli anni a tradursi in cicli di opere dove proprio la tensione tra perseguimento della regola e suo necessario superamento dà risultati inattesi e di novità rispetto allo scenario europeo. Sono dei primi anni Settanta i Fustellati, formati da una successione di elementi cilindrici, ottenuti lavorando con una fustella e praticando sul supporto neutro elementi modulari emergenti o incavati, di diversa e graduale dimensione ed estensione. Nel clima linguistico nord-europeo l’artista trova quindi una sua ideale collocazione e istanza di ricerca. È dei primi anni Settanta anche l’elaborazione di un nuovo ciclo di lavori, definiti Prevalenze: il supporto, neutro, si anima di punti, dapprima monocromi, poi colorati, disposti sulla tela o tavola in un ordine che risulta da un calcolo matematico esatto. A partire dal 1983, l’artista avvia una nuova fase, partendo concettualmente dall’idea che stendere una quantità di colore sia già fare pittura, e così liberandosi dai calcoli e da ogni forma evidente e obbligata di schema prestabilito. Nascono le Quantità libere, che poi portano Scaccabarozzi a sperimentare e scegliere un nuovo materiale: il foglio di polietilene. Se le Quantità libere sono il corpo della pittura, gli Essenziali – così l’artista nomina questo ciclo di lavori che si avvia con il nuovo decennio ’90 – ne diventano l’ossatura. Alla sua ricerca, sono intanto dedicate le prime mostre antologiche: dalla Retrospektive 1965-1993, alla Galerie Hoffmann di Friedburg a quella a Villa Zanders a Bergisch Gladbach nel 1994. Alla fine degli anni ’90, Scaccabarozzi torna a quello che era stato il supporto delle sue Quantità libere: il polietilene. Gradualmente i fogli di polietilene diventano membrane cromatiche fluttuanti nello spazio, sospese dalla parete e dal soffitto grazie al filo di nylon. Dal 2002 si sviluppano le Ekleipsis (Polietileni), formate da due fogli plastici di diverso colore. Nel 2003, Scaccabarozzi approda alle Banchise (Polietileni): si tratta, in questo caso, di un’altra variazione sul tema del polietilene, in quanto qui la riflessione è tra dimensione-foglio più esposto/in evidenza e quella invece nascosta. Attorno al 2005 l’artista sente la necessità di tornare al dipingere: stende sottilissimi veli di colore ad olio, su un colore-base steso su tela o cartone telato, così da stabilire una pellicola che assorba e diversamente diffonda la luce incidente: sono leVelature. Un incidente interrompe drasticamente la vita di Antonio Scaccabarozzi nell’agosto 2008. La sua eredità è assunta pienamente da Anastasia Rouchota, che fonda nel 2010 l’Archivio Antonio Scaccabarozzi. Dal 2017 Ilaria Bignotti lavora quale curatore scientifico e Special Project Manager dell’Archivio stesso, affiancando il team già esistente. Il Catalogue raisonné di Antonio Scaccabarozzi è un altro degli obiettivi dell’Archivio previsto per i prossimi anni.
Inaugurazione: 25 ottobre 2018 ore 17
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