Apichatpong Weerasethakul. Primitive
![Apichatpong Weerasethakul. Primitive Apichatpong Weerasethakul. Primitive](http://www.arte.it/foto/600x450/0d/14666-croppedimage479305-XXballoffire.jpg)
Apichatpong Weerasethakul. Primitive
Dal 08 Marzo 2013 al 28 Aprile 2013
Milano
Luogo: HangarBicocca
Indirizzo: via Chiese 2
Orari: giovedì, venerdì, sabato e domenica 11-23
Curatori: Andrea Lissoni
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 66111573
E-Mail info: info@hangarbicocca.org
Sito ufficiale: http://www.hangarbicocca.org
L’artista e filmmaker thailandese Apichatpong Weerasethakul presenta Primitive, progetto avviato nel 2009 ed esposto nella sua interezza in un allestimento appositamente concepito per gli spazi di HangarBicocca. Nel buio quasi totale dello Shed, lo spettatore è immerso in un’atmosfera magica e misteriosa evocata da immagini che alternano luce e ombra, videoclip e documentario, narrazione e silenzio totale, realtà e finzione, passato e futuro.
Il racconto del regista parte da Nabua, villaggio nord-thailandese protagonista di tragiche repressioni e assedi da parte dell’esercito di Stato tra gli anni ’60 e ’80 del secolo scorso, la cui storia è ri-pensata e re-immaginata coinvolgendo i giovani del luogo – discendenti dei dissidenti di un tempo – con i quali l’artista ha vissuto e lavorato per alcuni mesi nell’estate 2008. Culmine di questa esperienza di condivisione è la creazione di una navicella, opera d’arte partecipata nella quale la vitalità dei ragazzi si fonde con la visionarietà dell’artista. Il termine primitive può evocare così un doppio significato: da un lato il desiderio primordiale dell’uomo di tornare alle origini, dall’altro, in una sfumatura più politica, lo stato primitivo cui spesso sono costrette le popolazioni da parte dei governi e dell’establishment.
Le opere di Apichatpong Weerasethakul non presentano una struttura narrativa lineare, ma si sviluppano come apparenti documentari che si trasformano continuamente in racconti onirici: si passa da lunghe riprese dettagliate di un luogo o di un personaggio a situazioni nell’ordine del surreale, come l’apparizione improvvisa di un fantasma. Bizzarri incroci che in parte riflettono il modo di vivere della Thailandia rurale, tuttora fondato su antiche credenze animistiche, su leggende e superstizioni, sull’inesistenza di una netta linea di demarcazione tra realtà concreta e dimensione spirituale.
Il racconto del regista parte da Nabua, villaggio nord-thailandese protagonista di tragiche repressioni e assedi da parte dell’esercito di Stato tra gli anni ’60 e ’80 del secolo scorso, la cui storia è ri-pensata e re-immaginata coinvolgendo i giovani del luogo – discendenti dei dissidenti di un tempo – con i quali l’artista ha vissuto e lavorato per alcuni mesi nell’estate 2008. Culmine di questa esperienza di condivisione è la creazione di una navicella, opera d’arte partecipata nella quale la vitalità dei ragazzi si fonde con la visionarietà dell’artista. Il termine primitive può evocare così un doppio significato: da un lato il desiderio primordiale dell’uomo di tornare alle origini, dall’altro, in una sfumatura più politica, lo stato primitivo cui spesso sono costrette le popolazioni da parte dei governi e dell’establishment.
Le opere di Apichatpong Weerasethakul non presentano una struttura narrativa lineare, ma si sviluppano come apparenti documentari che si trasformano continuamente in racconti onirici: si passa da lunghe riprese dettagliate di un luogo o di un personaggio a situazioni nell’ordine del surreale, come l’apparizione improvvisa di un fantasma. Bizzarri incroci che in parte riflettono il modo di vivere della Thailandia rurale, tuttora fondato su antiche credenze animistiche, su leggende e superstizioni, sull’inesistenza di una netta linea di demarcazione tra realtà concreta e dimensione spirituale.
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