Elena Mezzadra. Dipinti e incisioni
Dal 16 Aprile 2014 al 15 Giugno 2014
Milano
Luogo: Spazio Oberdan
Indirizzo: viale Vittorio Veneto 2
Orari: 10-19.30 (martedì e giovedì fino alle 22)
Curatori: Giorgio Prevosti
Enti promotori:
- Provincia di Milano/Assessorato alla Cultura
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 77406302
E-Mail info: p.merisio@provincia.milano.it,
Sito ufficiale: http://www.provincia.milano.it/cultura
La mostra presenta una selezione di dipinti e opere calcografiche dell’artista Elena Mezzadra, nata a Pavia nel 1926 ma vissuta da sempre a Milano.
Dopo un iniziale tirocinio in campo grafico Mezzadra inizia la propria carriera artistica alla fine degli Anni Sessanta, stringendo presto un lungo sodalizio con la Galleria delle Ore. Ha tenuto importanti mostre personali, fra cui al PAC (1992) e al Museo di Lissone (2004). Suoi dipinti sono conservati a Milano presso il Museo del Novecento, la Casa-Museo Boschi Di Stefano, il Museo della Permanente e presso la sede Circolo del Commercio. Altre opere sono al Museo Diotti di Casalmaggiore, al Museo civico Parisi Valle di Maccagno e alla Civica Galleria d'Arte di Lissone, mentre sue incisioni si conservano presso la Galleria Villa dei Cedri di Bellinzona, il Museo della grafica di Hannover e il gabinetto disegni e stampe Achille Bertarelli di Milano.
La ricerca di Elena Mezzadra affonda nell’informale, come messa in discussione dialettica della pittura di segno e materia, che lei dirige verso l’astrazione lirica, ricompattando quella gestualità mossa e aperta dentro strutture formali fatte di sovrapposizioni e stratificazioni di tono e di colore.
La produzione del primo periodo, ancora legata al paesaggio e alla figura, appartiene - a detta dell'autrice stessa - ad una "fase di formazione", tesa soprattutto all' acquisizione del "mestiere". E' con gli anni Settanta che, grazie all' influsso esercitato su di lei dall'opera di artisti quali Afro e Scanavino, la Mezzadra matura completamente la sua scelta in favore dell' astrattismo. Le grandi composizioni nascono da un gesto iniziale tracciato direttamente sulla tela, senza alcun disegno di preparazione: questo primo abbozzo, il cui tratto arancione resta visibile a volte in trasparenza, è poi velato e ricoperto da diversi strati di pittura fino ad ottenere il meditato equilibrio dell'opera finita. L'immagine conserva in questo modo, nonostante l'omogeneità delle tinte e l'accuratezza della pennellata, una particolare forza espressiva.
Mezzadra ha condotto un processo di purificazione formale, fra pittura e arte calcografica, in un progressivo approfondimento cromatico e strutturale. La sua non è una geometria “descrittiva”, esattamente misurabile, ma si accompagna a un’eco di natura. In questa selva di rette e di forme, di vibrazioni della trama pittorica per progressivi passaggi tonali, si assiste a repentine e taglienti accensioni cromatiche, a guizzi luminosi e dinamici che orientano il senso del racconto astratto. Le sue opere rappresentano uno stato transitorio, dinamico, non per la traccia di un segno lasciato d’impulso, ma proprio per un senso di movimento interno alla struttura compositiva, all’andamento delle linee rette e spezzate che si intrecciano sul piano: il “racconto” è dato dal movimento dell’occhio, che viene guidato sulla superficie della tela secondo direttrici ben precise. Un meccanismo “futurista” in senso lato, se si vuole, quanto a restituzione di un movimento per via di forme, con un temperamento deciso e poco incline a facili concessioni.
Le opere in mostra coprono un periodo di attività dal 1989 al 2013, sono quadri ad olio di grandi dimensioni, incisioni eseguite su lastre di zinco o rame a punta secca o passaggio all’acido, alcune in due o più lastre sovrapposte ed in particolare una di grande formato e “libri d'arte” con incisioni che dialogano con testi di Umberto Eco, Roberto Sanesi, Giuseppe Curonici, in mostra e sfogliati in un video.
In mostra viene presentato inoltre un video con un’intervista all'artista a cura di Angelo Ferranti e Gian Franco Poletto.
Dopo un iniziale tirocinio in campo grafico Mezzadra inizia la propria carriera artistica alla fine degli Anni Sessanta, stringendo presto un lungo sodalizio con la Galleria delle Ore. Ha tenuto importanti mostre personali, fra cui al PAC (1992) e al Museo di Lissone (2004). Suoi dipinti sono conservati a Milano presso il Museo del Novecento, la Casa-Museo Boschi Di Stefano, il Museo della Permanente e presso la sede Circolo del Commercio. Altre opere sono al Museo Diotti di Casalmaggiore, al Museo civico Parisi Valle di Maccagno e alla Civica Galleria d'Arte di Lissone, mentre sue incisioni si conservano presso la Galleria Villa dei Cedri di Bellinzona, il Museo della grafica di Hannover e il gabinetto disegni e stampe Achille Bertarelli di Milano.
La ricerca di Elena Mezzadra affonda nell’informale, come messa in discussione dialettica della pittura di segno e materia, che lei dirige verso l’astrazione lirica, ricompattando quella gestualità mossa e aperta dentro strutture formali fatte di sovrapposizioni e stratificazioni di tono e di colore.
La produzione del primo periodo, ancora legata al paesaggio e alla figura, appartiene - a detta dell'autrice stessa - ad una "fase di formazione", tesa soprattutto all' acquisizione del "mestiere". E' con gli anni Settanta che, grazie all' influsso esercitato su di lei dall'opera di artisti quali Afro e Scanavino, la Mezzadra matura completamente la sua scelta in favore dell' astrattismo. Le grandi composizioni nascono da un gesto iniziale tracciato direttamente sulla tela, senza alcun disegno di preparazione: questo primo abbozzo, il cui tratto arancione resta visibile a volte in trasparenza, è poi velato e ricoperto da diversi strati di pittura fino ad ottenere il meditato equilibrio dell'opera finita. L'immagine conserva in questo modo, nonostante l'omogeneità delle tinte e l'accuratezza della pennellata, una particolare forza espressiva.
Mezzadra ha condotto un processo di purificazione formale, fra pittura e arte calcografica, in un progressivo approfondimento cromatico e strutturale. La sua non è una geometria “descrittiva”, esattamente misurabile, ma si accompagna a un’eco di natura. In questa selva di rette e di forme, di vibrazioni della trama pittorica per progressivi passaggi tonali, si assiste a repentine e taglienti accensioni cromatiche, a guizzi luminosi e dinamici che orientano il senso del racconto astratto. Le sue opere rappresentano uno stato transitorio, dinamico, non per la traccia di un segno lasciato d’impulso, ma proprio per un senso di movimento interno alla struttura compositiva, all’andamento delle linee rette e spezzate che si intrecciano sul piano: il “racconto” è dato dal movimento dell’occhio, che viene guidato sulla superficie della tela secondo direttrici ben precise. Un meccanismo “futurista” in senso lato, se si vuole, quanto a restituzione di un movimento per via di forme, con un temperamento deciso e poco incline a facili concessioni.
Le opere in mostra coprono un periodo di attività dal 1989 al 2013, sono quadri ad olio di grandi dimensioni, incisioni eseguite su lastre di zinco o rame a punta secca o passaggio all’acido, alcune in due o più lastre sovrapposte ed in particolare una di grande formato e “libri d'arte” con incisioni che dialogano con testi di Umberto Eco, Roberto Sanesi, Giuseppe Curonici, in mostra e sfogliati in un video.
In mostra viene presentato inoltre un video con un’intervista all'artista a cura di Angelo Ferranti e Gian Franco Poletto.
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