Emilio Longoni. Atmosfere
Dal 18 Settembre 2014 al 18 Ottobre 2014
Milano
Luogo: Gallerie Maspes
Indirizzo: via Manzoni 45
Orari: da martedì a sabato 10-13 / 15-19
Curatori: Francesco Luigi Maspes
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 863885
E-Mail info: info@galleriemaspes.com
Sito ufficiale: http://www.galleriemaspes.com/
Dal 18 settembre 2014 al 18 ottobre 2014, le Gallerie Maspes (via Manzoni 45) ospitano una mostra dedicata a Emilio Longoni (Barlassina 1859 – Milano 1932), uno tra i grandi esponenti del Divisionismo, la cui esperienza artistica è stata fortemente caratterizzata dall’amicizia e collaborazione con Giovanni Segantini.
Due autori che a settembre si ritroveranno “idealmente” a Milano grazie alla concomitante monografica del pittore di Arco a Palazzo Reale.
Curata da Francesco Luigi Maspes, l’esposizione ripercorrerà la carriera artistica di Longoni attraverso una selezione di venti opere, tutte provenienti da collezioni private, che toccheranno il primo periodo delle nature morte, la sfera degli affetti infantili, dedicata ai ritratti di fanciulli dell’ultima decade del XIX Secolo, passando poi per i luoghi incontaminati della montagna, e approdando negli anni venti alle vedute del lago di Garda .
Nato a Barlassina nel 1859, Emilio Longoni frequenta l’Accademia di Brera dove conosce il celebre pittore Giovanni Segantini e con il quale instaura un forte legame artistico ma soprattutto personale, tanto da essere presentato nel 1882 ai fratelli Grubicy e da soggiornare insieme per due anni (1882-1884) in Brianza per un periodo di intenso lavoro comune: entrambi futuri esponenti del Divisionismo, seppur divisi dalla varietà dei loro soggetti, fondono la loro arte su una nuova percezione del colore, sperimentando la tecnica divisionista e l’espressione della luce.
Nel 1885 Longoni si trasferisce sul Lago Maggiore ma l’anno successivo rientra a Milano adibendo il suo appartamento a studio e cominciando a dedicarsi alla realizzazione di ritratti e dettagliate rappresentazioni di nature morte, come “Angurie” che torna eccezionalmente esposta a Milano dopo la sua prima volta alla mostra annuale della Permanente nel 1890, o come “Ortensie” del 1890, in cui esprime un intenso attaccamento alla realtà e una grande capacità di incontrare il gusto della borghesia milanese; la sua attività procede con opere a carattere sociale, tra le più celebri e conosciute dell’artista, in particolare “L’oratore dello sciopero” presentato nel 1891 alla Prima Triennale di Brera insieme allo straordinario quadro “Le due madri” di Segantini. L’ultimo decennio dell’Ottocento è caratterizzato da un interessante e sentito tema, dedicato alla sfera infantile, come “Ritratto alla bambola” o “Bambino con trombetta e cavallino” in cui viene indagata la miseria dei bambini tramutata in grande dignità dalle dolci pennellate dei loro piccoli sorrisi.
Con l’inizio del Novecento il suo avvicinamento alla spiritualità buddhista lo porta a ricercare la pace nella natura incontaminata d’alta montagna, soggiornando per alcuni mesi soprattutto nella zona del Bernina, che, già alla fine dell’Ottocento, aveva ispirato l’arte di Giovanni Segantini; indimenticabile e di grande rilevanza la serie di raffigurazioni di laghetti alpini: un’intera sezione permetterà di ammirare queste stupende opere, alcune esposte per la prima volta e altre ripresentate al pubblico dopo la grande esposizione commemorativa tenutasi a Milano nel 1935.
Il maestoso e incontaminato paesaggio alpino costituisce dunque uno dei soggetti prediletti delle tele del Longoni, che raffigurerà con fedeltà e piena adesione in altri dipinti come “Eriofori” e “Primavera alpina”. Sempre nei primi anni del Novecento Longoni si lascia trasportare da una vena simbolista che sfocia in alcune bellissime opere, come “Vallata alpina”, in cui le atmosfere evanescenti e i colori tenui e sfumati regnano incontrastati e dove il lento procedere della figura ritratta non può che accompagnarci verso un sentimento d’infinito.
Costretto infine a rinunciare ai soggiorni d’alta quota per l’avanzare dell’età, Longoni trascorrerà gli ultimi anni della sua carriera tra le Prealpi Bergamasche, l’Alta Brianza e i laghi di Como e di Garda dando vita a opere quali “Serina”, “Paese”, “Sul Garda” e “Lago di Garda, Monte Baldo”.
Certamente influenzato dal grande pittore divisionista per eccellenza Giovanni Segantini, negli anni sviluppa tuttavia, da grande artista, un divisionismo personale e una interpretazione unica che gli permettono di partecipare tra il 1900 ed il 1932 alle maggiori esposizioni nazionali e internazionali.
Muore a Milano il 29 Novembre del 1932.
Accompagna la mostra un catalogo Gallerie Maspes Edizioni.
Due autori che a settembre si ritroveranno “idealmente” a Milano grazie alla concomitante monografica del pittore di Arco a Palazzo Reale.
Curata da Francesco Luigi Maspes, l’esposizione ripercorrerà la carriera artistica di Longoni attraverso una selezione di venti opere, tutte provenienti da collezioni private, che toccheranno il primo periodo delle nature morte, la sfera degli affetti infantili, dedicata ai ritratti di fanciulli dell’ultima decade del XIX Secolo, passando poi per i luoghi incontaminati della montagna, e approdando negli anni venti alle vedute del lago di Garda .
Nato a Barlassina nel 1859, Emilio Longoni frequenta l’Accademia di Brera dove conosce il celebre pittore Giovanni Segantini e con il quale instaura un forte legame artistico ma soprattutto personale, tanto da essere presentato nel 1882 ai fratelli Grubicy e da soggiornare insieme per due anni (1882-1884) in Brianza per un periodo di intenso lavoro comune: entrambi futuri esponenti del Divisionismo, seppur divisi dalla varietà dei loro soggetti, fondono la loro arte su una nuova percezione del colore, sperimentando la tecnica divisionista e l’espressione della luce.
Nel 1885 Longoni si trasferisce sul Lago Maggiore ma l’anno successivo rientra a Milano adibendo il suo appartamento a studio e cominciando a dedicarsi alla realizzazione di ritratti e dettagliate rappresentazioni di nature morte, come “Angurie” che torna eccezionalmente esposta a Milano dopo la sua prima volta alla mostra annuale della Permanente nel 1890, o come “Ortensie” del 1890, in cui esprime un intenso attaccamento alla realtà e una grande capacità di incontrare il gusto della borghesia milanese; la sua attività procede con opere a carattere sociale, tra le più celebri e conosciute dell’artista, in particolare “L’oratore dello sciopero” presentato nel 1891 alla Prima Triennale di Brera insieme allo straordinario quadro “Le due madri” di Segantini. L’ultimo decennio dell’Ottocento è caratterizzato da un interessante e sentito tema, dedicato alla sfera infantile, come “Ritratto alla bambola” o “Bambino con trombetta e cavallino” in cui viene indagata la miseria dei bambini tramutata in grande dignità dalle dolci pennellate dei loro piccoli sorrisi.
Con l’inizio del Novecento il suo avvicinamento alla spiritualità buddhista lo porta a ricercare la pace nella natura incontaminata d’alta montagna, soggiornando per alcuni mesi soprattutto nella zona del Bernina, che, già alla fine dell’Ottocento, aveva ispirato l’arte di Giovanni Segantini; indimenticabile e di grande rilevanza la serie di raffigurazioni di laghetti alpini: un’intera sezione permetterà di ammirare queste stupende opere, alcune esposte per la prima volta e altre ripresentate al pubblico dopo la grande esposizione commemorativa tenutasi a Milano nel 1935.
Il maestoso e incontaminato paesaggio alpino costituisce dunque uno dei soggetti prediletti delle tele del Longoni, che raffigurerà con fedeltà e piena adesione in altri dipinti come “Eriofori” e “Primavera alpina”. Sempre nei primi anni del Novecento Longoni si lascia trasportare da una vena simbolista che sfocia in alcune bellissime opere, come “Vallata alpina”, in cui le atmosfere evanescenti e i colori tenui e sfumati regnano incontrastati e dove il lento procedere della figura ritratta non può che accompagnarci verso un sentimento d’infinito.
Costretto infine a rinunciare ai soggiorni d’alta quota per l’avanzare dell’età, Longoni trascorrerà gli ultimi anni della sua carriera tra le Prealpi Bergamasche, l’Alta Brianza e i laghi di Como e di Garda dando vita a opere quali “Serina”, “Paese”, “Sul Garda” e “Lago di Garda, Monte Baldo”.
Certamente influenzato dal grande pittore divisionista per eccellenza Giovanni Segantini, negli anni sviluppa tuttavia, da grande artista, un divisionismo personale e una interpretazione unica che gli permettono di partecipare tra il 1900 ed il 1932 alle maggiori esposizioni nazionali e internazionali.
Muore a Milano il 29 Novembre del 1932.
Accompagna la mostra un catalogo Gallerie Maspes Edizioni.
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