Frontiere varcate. Il critico Guido Lodovico Luzzatto 1922-1940

Frontiere varcate. Il critico Guido Lodovico Luzzatto 1922-1940, Museo del Novecento, Milano

 

Dal 06 Aprile 2014 al 31 Luglio 2014

Milano

Luogo: Museo del Novecento

Indirizzo: via Marconi 1

Orari: LUN. 14.30 - 19.30; MAR. MER. VEN. e DOM. 9.30 - 19.30; GIO. e SAB. 9.30 - 22.30

Curatori: Fondazione Guido Lodovico Luzzatto di Milano, Valeria Iato, Paolo Rusconi

Costo del biglietto: intero € 5, ridotto € 3

Telefono per informazioni: +39 02 88444061 / 02 43353522

E-Mail info: museodelnovecento@civita.it

Sito ufficiale: http://www.museodelnovecento.org


Curata dalla Fondazione Guido Lodovico Luzzatto di Milano, la mostra intende far conoscere al pubblico il critico d’arte Guido Lodovico Luzzatto (Milano 1903-1990) a ventiquattro anni dalla sua scomparsa e a diciotto dalla nascita della Fondazione a lui intitolata. Antifascista della prima ora, figlio di uno dei dodici professori che nel 1931 rifiutarono il giuramento al regime, dopo la laurea in storia dell’arte con Paolo D’Ancona iniziò a collaborare a “La Giustizia”, “La Sera” e a numerose riviste d’arte, come “Le Arti Plastiche”, “Il Giornale dell’arte”, “La Casabella”, “L’Arte” di Adolfo e Lionello Venturi, oltre che ai giornali della concentrazione antifascista di Parigi per i quali tenne dal 1929 al 1933 un costante aggiornamento sui fatti italiani.
I soggiorni degli anni venti a Francoforte, Berlino e Parigi gli permisero il primato dell’aggiornamento sulla pittura espressionista tedesca (Franz Marc, Hermann Lismann, Oskar Kokoschka) e sull’École de Paris (Kisling, Chagall, Muter) sulla stampa italiana. Nel 1936 pubblicò la prima monografia italiana su Van Gogh presso l’editore Guanda, che circolò fra gli artisti del nascente gruppo di “Corrente” influenzandone e rafforzandone gli orientamenti stilistici.
Il percorso della mostra intende mettere in luce l’originalità della proposta critica di Luzzatto nel contesto storico coevo. Saranno esposti, infatti, i materiali dell’archivio privato che fotografano il critico nell’esercizio del suo mestiere: le corrispondenze personali con Marc Chagall, Oskar Kokoschka, Max Liebermann, Adolfo Wildt, Felice Casorati, Arturo Nathan, Albin Egger-Lienz, le riproduzioni d’epoca delle loro opere d’arte, i manoscritti, le monografie e i cataloghi di mostre. 
Edizioni molto rare come la collana francese di arte ebraica Le Triangle, cataloghi e libri introvabili degli editori dell’avanguardia come Cassirer, Walden, Klinhardt & Biermann, Galerien Tannhauser si alterneranno alle tracce lasciate da Luzzatto nei suoi pellegrinaggi oltre frontiera, nelle grandi capitali europee: Amsterdam, Berlino e Parigi. Uno spazio appropriato sarà riservato al pionieristico lavoro su Vincent van Gogh e ai materiali ad esso connessi.
Verranno, inoltre, esposti alcuni dipinti, disegni e incisioni che Luzzatto ricevette in dono dagli artisti, in segno di ringraziamento per i suoi scritti (Anselmo Bucci, Siro Penagini, Dario Viterbo, Adolfo Wildt), oltre al Ritratto di Claudio Treves, il politico socialista antifascista emigrato a Parigi nel 1926,  dipinto nella capitale francese nel 1930 da Mela Muter, oggi conservato presso il Museo di Milano e di Storia Contemporanea al quale Luzzatto lo aveva proposto all’inizio degli anni settanta quando, morta la pittrice, rintracciò il quadro in una galleria privata di Colonia.
Una sezione documentaria riservata alla famiglia di Guido e alla vicenda personale, infine, sarà complementare all’attività nell’ambito artistico; dimostrando che le matrici dell’impegno etico e politico erano radicate nella famiglia di provenienza e strettamente correlate all’idea di avvicinare democraticamente il pubblico all’arte. La sempre più rapida, catastrofica, trasformazione del clima culturale europeo alla fine degli anni trenta portò Luzzatto a scrivere una cronaca della campagna razziale, quasi un diario della terribile precarietà dell’esistenza prima dell’esilio permanente degli anni di guerra.
Completa la mostra un video che documenta la storia di Luzzatto attraverso le immagini della casa dove il critico abitò per tutta la vita.

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