Giancarlo Marchese. Il vetro che vive
Dal 07 Giugno 2013 al 26 Luglio 2013
Milano
Luogo: Palazzo Lombardia
Indirizzo: piazza città di Lombardia 1
Orari: da lunedì a venerdì 15-19
Curatori: Elena Pontiggia
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 349 3545279
Sito ufficiale: http://www.regione.lombardia.it
A Milano, dal 7 giugno al 26 luglio 2013, Palazzo Lombardia ospiterà la personale di Giancarlo Marchese (Parma, 1931), dal titolo Il vetro che vive.
La mostra curata da Elena Pontiggia,in collaborazione con la Regione Lombardia ripercorrerà la produzione in vetro dell’artista parmense, ma milanese d’adozione, attraverso 40 opere, realizzate tra gli anni ’80 e oggi.
L’esposizione testimonierà l’evoluzione del linguaggio espressivo di Marchese con questo materiale, da un’iniziale concezione del vetro come superficie piana, alla scoperta della sua estrema duttilità, che lo porterà a lavorare su forme curve, capaci di dargli movimento e di rimandare immagini diverse e distorte.
Marchese riesce ad animare e a rendere vivo il vetro industriale – lo stesso che si ritrova nelle comuni finestre - attraverso una lavorazione, ottenuta ispirandosi alla tecnica di trattamento dell’acciaio, ovvero attraverso stampi in cui cola il vetro e lo porta a 700 gradi; la forma ondulata della forma produrrà l’idea di movimento tipica delle sue opere.
Spesso l’artista associa il vetro a vari materiali, come l’argento, l’acciaio, il piombo, che vengono inseriti durante il processo lavorativo, senza alcun intento ornamentale. Come dice lo stesso Marchese, “quando uso l’oro non lo faccio per un’intenzione decorativa, ma m’interessa per il suo significato sacrale e per la sua dimensione di spiritualità”.
Marchese attraverso le sue opere, vuole sottolineare come, nella realtà in cui viviamo, che è sempre più virtuale, nulla sia reale, e tutto possa sparire in un solo attimo, così come fanno le immagini che si spostano, si deformano e cambiano in continuazione, a seconda del soggetto che le guarda e dall’angolazione da cui le osserva. Ed è proprio in virtù della particolare lavorazione del vetro, che le sculture di Marchese riescono a dialogare con l’ambiente che le circonda.
Il percorso espositivo prende avvio negli anni Ottanta, con gli ‘Sviluppi spaziali’ da cui nascono ‘Le scatole della memoria’, piccole sculture in bronzo, che rappresentano i personali ricordi dell’artista, come un edificio o un monumento arabo incontrato in Spagna, e che lasciano nel calco dell’opera un ricordo indelebile.
La mostra prosegue fino ai giorni nostri, attraverso la ricerca sul vetro, in cui viene sperimentato il movimento e la torsione della materia su cui lavora e si conclude idealmente all’esterno di Palazzo Lombardia dove verrà collocata una scultura di grandi dimensioni.
Giancarlo Marchese è nato a Parma. Trasferitosi presto a Tortona, già nell’infanzia ama la scultura, e si avvicina da subito al mondo dell’arte, studiando poi all’accademia di Brera; dopo un breve inizio dedicato alla pittura, torna l’interesse per la scultura e vede in Medardo Rosso, il suo maestro ideale “Medardo Rosso – ricorda - è stato il mio primo vero maestro, lo scultore che ho più amato. In lui la forma non è mai centripeta, come accade di solito nella scultura, ma è centrifuga. Nelle sue opere si assiste a un’esplosione della forma, e questo mi ha sempre interessato, perché le forme se non hanno movimento, hanno poco significato”. Per Marchese il vetro è quello che per Medardo Rosso era la cera. “Medardo Rosso – continua - rappresentava soggetti poveri: scolpiva le portinaie, non le contesse, ma soprattutto usava un materiale povero come la cera”.
La mostra curata da Elena Pontiggia,in collaborazione con la Regione Lombardia ripercorrerà la produzione in vetro dell’artista parmense, ma milanese d’adozione, attraverso 40 opere, realizzate tra gli anni ’80 e oggi.
L’esposizione testimonierà l’evoluzione del linguaggio espressivo di Marchese con questo materiale, da un’iniziale concezione del vetro come superficie piana, alla scoperta della sua estrema duttilità, che lo porterà a lavorare su forme curve, capaci di dargli movimento e di rimandare immagini diverse e distorte.
Marchese riesce ad animare e a rendere vivo il vetro industriale – lo stesso che si ritrova nelle comuni finestre - attraverso una lavorazione, ottenuta ispirandosi alla tecnica di trattamento dell’acciaio, ovvero attraverso stampi in cui cola il vetro e lo porta a 700 gradi; la forma ondulata della forma produrrà l’idea di movimento tipica delle sue opere.
Spesso l’artista associa il vetro a vari materiali, come l’argento, l’acciaio, il piombo, che vengono inseriti durante il processo lavorativo, senza alcun intento ornamentale. Come dice lo stesso Marchese, “quando uso l’oro non lo faccio per un’intenzione decorativa, ma m’interessa per il suo significato sacrale e per la sua dimensione di spiritualità”.
Marchese attraverso le sue opere, vuole sottolineare come, nella realtà in cui viviamo, che è sempre più virtuale, nulla sia reale, e tutto possa sparire in un solo attimo, così come fanno le immagini che si spostano, si deformano e cambiano in continuazione, a seconda del soggetto che le guarda e dall’angolazione da cui le osserva. Ed è proprio in virtù della particolare lavorazione del vetro, che le sculture di Marchese riescono a dialogare con l’ambiente che le circonda.
Il percorso espositivo prende avvio negli anni Ottanta, con gli ‘Sviluppi spaziali’ da cui nascono ‘Le scatole della memoria’, piccole sculture in bronzo, che rappresentano i personali ricordi dell’artista, come un edificio o un monumento arabo incontrato in Spagna, e che lasciano nel calco dell’opera un ricordo indelebile.
La mostra prosegue fino ai giorni nostri, attraverso la ricerca sul vetro, in cui viene sperimentato il movimento e la torsione della materia su cui lavora e si conclude idealmente all’esterno di Palazzo Lombardia dove verrà collocata una scultura di grandi dimensioni.
Giancarlo Marchese è nato a Parma. Trasferitosi presto a Tortona, già nell’infanzia ama la scultura, e si avvicina da subito al mondo dell’arte, studiando poi all’accademia di Brera; dopo un breve inizio dedicato alla pittura, torna l’interesse per la scultura e vede in Medardo Rosso, il suo maestro ideale “Medardo Rosso – ricorda - è stato il mio primo vero maestro, lo scultore che ho più amato. In lui la forma non è mai centripeta, come accade di solito nella scultura, ma è centrifuga. Nelle sue opere si assiste a un’esplosione della forma, e questo mi ha sempre interessato, perché le forme se non hanno movimento, hanno poco significato”. Per Marchese il vetro è quello che per Medardo Rosso era la cera. “Medardo Rosso – continua - rappresentava soggetti poveri: scolpiva le portinaie, non le contesse, ma soprattutto usava un materiale povero come la cera”.
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