GLI OCCHI DI CARAVAGGIO. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano
![](http://www.arte.it/foto/600x450/91/751-medusacaravaggio.jpg)
Dal 11 Marzo 2011 al 03 Luglio 2011
Milano
Luogo: Museo Diocesano
Indirizzo: Corso di Porta Ticinese, 95
Orari: Martedì - domenica ore 10-18 Lunedì chiuso
Costo del biglietto: Intero € 12,00 Ridotto € 10,00
Telefono per prevendita: 02.89420019
Telefono per informazioni: 02.89420019
E-Mail info: info@museodiocesano.it
Sito ufficiale: http://www.museodiocesano.it/
Vittorio Sgarbi torna nel capoluogo lombardo per presentare una nuova grande mostra che illustra la nascita di un genio quale è il Caravaggio. Ricostruendone la formazione artistica, da Simone Peterzano ai maestri veneti e lombardi, un entusiasmante percorso documenta i precursori e gli artisti contemporanei a Michelangelo Merisi (1571-1610), mettendo in evidenza le opere che l’artista vede di persona negli anni giovanili e ciò che i suoi occhi assorbono nel clima artistico tra Venezia e Milano, prima della definitiva partenza per Roma, che verosimilmente può datarsi intorno al 1595-96, come mettono in luce gli ultimi studi.
Curata da Vittorio Sgarbi, la mostra “Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano” è prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con il Museo Diocesano di Milano, promossa dalla Regione Lombardia e realizzata grazie al fondamentale contributo di Banca Popolare di Milano e di Terna.
La mostra riunisce circa sessanta capolavori, realizzati dai più grandi interpreti del tempo, che saranno esposti negli spazi del Museo Diocesano, dall’11 marzo al 3 luglio 2011.
Le opere di Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Lorenzo Lotto, Jacopo da Bassano, Moretto da Brescia, Giovan Battista Moroni, Gerolamo Savoldo, Vincenzo e Antonio Campi, Giovanni Ambrogio Figino e Simone Peterzano e molti altri ancora, in alcuni casi mai esposte prima, documentano il delinearsi di un nuovo gusto e di una nuova concezione della figura, nel suo rapporto con lo spazio e con la luce, che è fondamentale per la crescita del giovane Merisi.
Naturalmente in mostra non poteva mancare la presenza del Caravaggio, documentato dalla presenza di alcune opere altamente significative: è la cosiddetta “Murtola” (chiamata così dal nome del poeta che nel 1600 ne scrisse un poema), ossia la prima versione della celeberrima “Medusa” degli Uffizi.
Quest’opera, conservata da sempre in collezione privata, fu realizzata dal Caravaggio nel 1596 e può essere considerata come emblema della formazione giovanile del Caravaggio, in particolare per il disegno preliminare, messo in evidenza dalle precisissime indagini diagnostiche che sono state eseguite sull’opera di recente. Le stesse indagini consentono di datare la “rotella” tra il 1596 e il 1597, anni in cui Caravaggio si trasferisce a Roma e quindi, idealmente, la Medusa Murtola chiude il ciclo lombardo e apre quello romano, quando, come ricorda Vittorio Sgarbi: “lui improvvisamente sconvolge tutto al punto tale che il boato della sua rivoluzione arriva in tutta Europa e non c’è un solo grande pittore che non arrivi dalla Francia, dalla Spagna, dalla Germania, dai paesi bassi per vedere quello che ha fatto Caravaggio”.
Altri due capolavori del Caravaggio da non perdere sono, “Il riposo durante la fuga in Egitto”, straordinaria opera proveniente dalla collezione Doria Pamphilj di Roma e la “Flagellazione di Cristo”, nella sua struggente e sensuale bellezza, proveniente dal Museo di Capodimonte (Napoli), per la prima volta a Milano dopo la celebre mostra del 1951.
Quanto alla ricostruzione della sua formazione, seguendo le parole del noto storico dell’arte Roberto Longhi, “…non si pretende di segnare itinerari precisi ai suoi viaggi (o siano pure vagabondaggi) di apprendista; ma non si potrebbe porli mai in altra zona da quella che da Caravaggio porta a Bergamo, vicinissima; a Brescia e a Cremona, non distanti; e di lì, a Lodi e a Milano. Era questa la plaga dove un gruppo di pittori lombardi, o naturalizzati, tenevano aperto da gran tempo il santuario dell’arte semplice”.
Sin dal saggio del 1917, Cose bresciane del 500, e poi negli ancora più famosi Quesiti caravaggeschi, del 1929, Longhi afferma che per gli anni giovanili è bene rintracciare le sue “strade di predestinazione fra il 1584 e il 1589 circa” nelle “strade di Lombardia”, ovvero è proprio il mondo artistico tra Veneto e Lombardia che può aver ispirato e formato Caravaggio e la cui eco riaffiora costantemente nelle sue opere.
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Curata da Vittorio Sgarbi, la mostra “Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano” è prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con il Museo Diocesano di Milano, promossa dalla Regione Lombardia e realizzata grazie al fondamentale contributo di Banca Popolare di Milano e di Terna.
La mostra riunisce circa sessanta capolavori, realizzati dai più grandi interpreti del tempo, che saranno esposti negli spazi del Museo Diocesano, dall’11 marzo al 3 luglio 2011.
Le opere di Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Lorenzo Lotto, Jacopo da Bassano, Moretto da Brescia, Giovan Battista Moroni, Gerolamo Savoldo, Vincenzo e Antonio Campi, Giovanni Ambrogio Figino e Simone Peterzano e molti altri ancora, in alcuni casi mai esposte prima, documentano il delinearsi di un nuovo gusto e di una nuova concezione della figura, nel suo rapporto con lo spazio e con la luce, che è fondamentale per la crescita del giovane Merisi.
Naturalmente in mostra non poteva mancare la presenza del Caravaggio, documentato dalla presenza di alcune opere altamente significative: è la cosiddetta “Murtola” (chiamata così dal nome del poeta che nel 1600 ne scrisse un poema), ossia la prima versione della celeberrima “Medusa” degli Uffizi.
Quest’opera, conservata da sempre in collezione privata, fu realizzata dal Caravaggio nel 1596 e può essere considerata come emblema della formazione giovanile del Caravaggio, in particolare per il disegno preliminare, messo in evidenza dalle precisissime indagini diagnostiche che sono state eseguite sull’opera di recente. Le stesse indagini consentono di datare la “rotella” tra il 1596 e il 1597, anni in cui Caravaggio si trasferisce a Roma e quindi, idealmente, la Medusa Murtola chiude il ciclo lombardo e apre quello romano, quando, come ricorda Vittorio Sgarbi: “lui improvvisamente sconvolge tutto al punto tale che il boato della sua rivoluzione arriva in tutta Europa e non c’è un solo grande pittore che non arrivi dalla Francia, dalla Spagna, dalla Germania, dai paesi bassi per vedere quello che ha fatto Caravaggio”.
Altri due capolavori del Caravaggio da non perdere sono, “Il riposo durante la fuga in Egitto”, straordinaria opera proveniente dalla collezione Doria Pamphilj di Roma e la “Flagellazione di Cristo”, nella sua struggente e sensuale bellezza, proveniente dal Museo di Capodimonte (Napoli), per la prima volta a Milano dopo la celebre mostra del 1951.
Quanto alla ricostruzione della sua formazione, seguendo le parole del noto storico dell’arte Roberto Longhi, “…non si pretende di segnare itinerari precisi ai suoi viaggi (o siano pure vagabondaggi) di apprendista; ma non si potrebbe porli mai in altra zona da quella che da Caravaggio porta a Bergamo, vicinissima; a Brescia e a Cremona, non distanti; e di lì, a Lodi e a Milano. Era questa la plaga dove un gruppo di pittori lombardi, o naturalizzati, tenevano aperto da gran tempo il santuario dell’arte semplice”.
Sin dal saggio del 1917, Cose bresciane del 500, e poi negli ancora più famosi Quesiti caravaggeschi, del 1929, Longhi afferma che per gli anni giovanili è bene rintracciare le sue “strade di predestinazione fra il 1584 e il 1589 circa” nelle “strade di Lombardia”, ovvero è proprio il mondo artistico tra Veneto e Lombardia che può aver ispirato e formato Caravaggio e la cui eco riaffiora costantemente nelle sue opere.
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